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Autore: Myzat    08/08/2018    2 recensioni
[Brevissima shot Izuku x Ochaco]
"Lei è la mia unica certezza, e non smetterò mai di pensare che sia bellissima anche quando piange, anche quando è sporca di polvere e sangue, e torna a casa con il costume stracciato, i capelli impregnati di sudore e fumo, ma con l'espressione di chi ha superato l'Inferno girone dopo girone, correndo per il Purgatorio e raggiungendo il Paradiso.
Lei, assieme al mio lavoro, è la ragione per cui vivo".
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei.
Una IzuOcha, probabilmente diabetica e anche troppo breve per venire apprezzata sul serio, di Myzat.

Questa è dedicata alla mia lei, per ricordarle quanto sia preziosa, pure più di Ochaco stessa.


  

Ne ho conosciute di ragazze nel corso della mia vita. More, rosse, bionde, basse ed alte. Alcune timide, altre troppo egocentrice, alcune che passivamente fingevano di non vedere, altre che ridevano ogni volta che le lacrime da bambino solcavano il mio viso. E ne ho conosciute anche di gentili, talentuose, rumorose, ma lei, lei è indescrivibile.
Potrei azzardare dicendo che è perfetta, ma lei non è affatto perfetta. È un po' impacciata, arrossisce e mi vede come un esempio da seguire. E nonostante questo, non ha mai chiesto nulla in cambio, era onesta ed anche troppo buona in questo universo fondato sugli errori e gli orrori. Ma lei, lei, lei... era troppo per me, per chiunque. Eppure l'ho abbracciata, baciata, vista nuda e l'ho raccolta tra le lenzuola del mio letto.
Ochaco Uraraka, Uravity, è la donna che mi ha insegnato cosa significasse non arrendersi davanti a quella vastità di male rivestito di bianco, e non ho idea di cosa significhi davvero amare, ma semplicemente mi serviva il suo sorriso per capire che quel mondo fosse ancora salvabile.
Lei è la mia unica certezza, e non smetterò mai di pensare che sia bellissima anche quando piange, anche quando è sporca di polvere e sangue, e torna a casa con il costume stracciato, i capelli impregnati di sudore e fumo, ma con l'espressione di chi ha superato l'Inferno girone dopo girone, correndo per il Purgatorio e raggiungendo il Paradiso.
Lei, assieme al mio lavoro, è la ragione per cui vivo.

 

Era seduta sul letto, Ochaco. fissava la televisione ed aspettava che Izuku uscisse dalla doccia. Teneva una semplice camicia rosa pastello addosso e le gambe incrociate, e valutava se dovesse già preparare qualcosa da mangiare o aspettare ancora un po'.
Izuku spesso le ripeteva che sarebbe stata una moglie perfetta, e Ochaco si convinceva che quel passo non fosse parecchio grande da fare, anche se in effetti non sarebbe cambiato nulla. Convivevano, e si amavano quanto una coppia sposata, sarebbero state solo delle carte in più quelle là.
Nonostante questo, Ochaco era veramente parecchio romantica, e sognava di potersi sposare con l'uomo della sua vita, di mettersi uno di quei bellissimi vestiti da sposa ma di un colore diverso dal bianco, di brindare assieme ai suoi amici, di baciare davanti a milioni di persone l'eroe numero uno, il suo eroe ed il suo uomo.
Ma ancora le bastava la normalità di un fidanzamento, e quelle piccole cose che la intenerivano. Come Izuku che le baciava la fronte prima di uscire la mattina presto, o nelle urgenze di stringerle la mano e sorriderle come al solito suo.
Sentì la porta del bagno aprirsi, e poi vide l'uomo entrare nella loro camera in boxer e l'asciugamano sui capelli. Gli occhi color smeraldo si posarono gentilmente sulle guance della donna, e sorrise inspiegabilmente addolcito da quest'ultime che amava tanto stringere.
"E' la prima volta che ci vediamo oggi" disse lui muovendo l'asciugamano sul suo cespuglio di capelli, nel tentativo di asciugarli velocemente.
"Già... è stata davvero una giornata stressante" mugolò lei sospirando, ed effettivamente lo si notava dai suoi occhi stanchi quanto avesse pesato il lavoro di poche ore prma.
"Non ne parliamo, Kacchan oltre ad aver disintegrato un cattivo mi ha disintegrato anche un timpano" rispose, facendola ridacchiare. Izuku amava la sua risata, era carina.
"Dai, un po' è cambiato da tempi della scuola" lui era affacciato alla finestra, e guardava quello che poteva definirsi tramonto. L'aria calda e piacevole delle sere estive gli sferzava il viso, adornato dalle piccole lentiggini scure che lo facevano sembrare sempre un bambino; eppure il fisico era quello di un uomo, ed era estremamente bello, Izuku.
"Più di un po'; Kacchan è sempre stato così... violento, diciamo. Ma questa sua violenza di adesso, devo dire la verità, è molto utile in battaglia. Ed è cambiato, non ha più bisogno di scacciare gli altri per innalzare se stesso, è una bella cosa" Izuku sorrideva leggermente. Ricordava con tristezza le medie, ma Katsuki in un qualche modo era riuscito a chiedergli scusa, in maniera indiretta ma ci era riuscita.
"Beh, è anche ovvio che sia cambiato. Insomma, con un ragazzo come Kirishima non si può non essere un po' gentili; dovremmo ringraziare lui!" disse ridendo la ragazza, alzandosi dal letto ed avvicinandosi all'uomo. Passò le dita sulle sue spalle, poi gli baciò la schiena. Izuku rabbrividì per il solletico e si lasciò sfuggire una piccola risata.
"Già, Kirishima è l'unico che sa tappargli la bocca..." Ochaco non seppe dire se, in quella frase, ci fosse della vera e propria ambiguità o meno. Scorse l'espressione divertita di Izuku e gli diede uno schiaffetto sul braccio, ridendo a sua volta.
"Se ti avesse sentito..."
"Sarei morto. Ma non importa, non lo avrebbe fatto comunque" rispose voltandosi posando le mani sui suoi fianchi. Le baciò la punta del naso, facendola arrossire leggermente. Certe cose non cambiavano mai, ed Ochaco con la sua timidezza era una delle tante cose.
"E tu sei bellissima" le sussurrò, a pochi centimetri dalle sue labbra. E in quel momento il fiato veniva trattenuto, le labbra si congiungevano e gli occhi si perdevano.
Izuku la prese in braccio e continuò a baciarla, mentre Ochaco gli aveva allacciato le braccia al collo ricambiandò. L'appoggiò sul letto e le lasciò alcuni baci sul collo, poi si allontanò un po'. Ochaco sorrise, rossa in viso, e gli accarezzò le guance quasi lisce. Sentiva sui palmi un centimetro di barba, giusto perché lui se la faceva sempre dato che non si piaceva con essa.
"Ti amo, Izuku" bisbigliò, portando una mano sui bottoni della camicia rosa; ed anche quell'indumento in breve tempo finì sul pavimento, assieme all'asciugamano di prima.
Silenziosa, gentile, bella e pura, era entrata con forza nella vita di Izuku, e avrebbe fatto di tutto per non uscirne più. E certamente, per l'amore che lui provava nei suoi confronti, lei non aveva neanche troppo timore di perderlo in alcun modo.
 

Erano finiti col fare l'amore e si erano dimenticati della cena, e in effetti si era fatto un po' tardi.
L'orologio segnava le dieci, ed Ochaco era davanti ai fornelli a friggere qualcosa di veloce con addosso il grembiulino a scacchi, e nel mentre Izuku aveva apparecchiato. Bastava davvero poco per rendere la serata interessante, come patatine e fritte e cotolette davanti ad una puntata di The Big Bang Theory, ridere delle battute stupide degli attori e tenersi per mano. Solitamente Ochaco amava strofinare il pollice sulla mano di Izuku, piene di cicatrici dal liceo.
Portò i due piatti sul tavolo, e richiamò Izuku che era scomparso dalla cucina pochi minuti prima.
"Eccomi, eccomi" cantilenò sedendosi di fronte alla donna e cominciando a mangiare, conversando del più e del meno con lei, ridendo e facendola arrossire come al solito.
Izuku ogni volta che la guardava si perdeva completamente, scordava qualsiasi cosa e le orecchie non erano più capaci di sentir nulla se non il suo cuore battere, e il suo cervello urlargli contro "la voglio, la voglio, la voglio". Perché di fronte a lei, Izuku, Deku, non sapeva più chi fosse davvero; sapeva solo di amarla e di esserne dipendente quanto lo era ogni essere umano con l'ossigeno. E sapeva anche che la morte era lontana da loro, non la temeva, perché quando la stringeva tra le sue braccia si sentiva davvero invincibile, si sentiva davvero il numero uno. Lei, col suo metro e sessanta, le ginocchia sbucciate e la bocca che sapeva di mochi e succo all'arancia, lei, col suo profumo buono e delicato, lei con quel suo carattere troppo onesto e quella forza interiore lo aveva prosciugato di tutto quello che possedeva.

Era quasi mezzanotte, e Ochaco era affacciata al balcone, con la camicia svolazzargli di qua e di là, e i pantaloncini bianchi che venivano nascosti da quest'ultima. Amava guardare il cielo, la notte stellata, canticchiare qualcosa di nuovo e che solo lei conosceva, aspettare che Izuku la seguisse e le baciasse la guancia, addormentarsi sulla sua spalla conscia che l'avrebbe presa in braccio come una principessa.
"Ehi" fece lui, avvicinandosi e appoggiando i gomiti sulla ringhiera del balcone. I capelli dell'uomo venivano lievemente scompigliati dal vento, e lui apprezzava particolarmente quell'arietta non troppo calda che stava fuori.
"Ehi" rispose a sua volta, senza distogliere lo sguardo dalle stelle. La Luna rifletteva sul suo viso e lo illuminava più quanto esso non fosse già, e la rendeva bella, luminosa quanto un angelo.
"Deku, a volte mi chiedo ancora come faccia io a piacerti" Izuku sussultò e si fermò per un attimo a guardarla di profilo.
"Voglio dire, tu sei forte. Sei il più forte, e se anche gentile, determinato, buono ed onesto. Non sbagli mai, non hai mai paura; io al tuo confronto mi sento così insufficiente in tutto, e ho paura che tu un giorno possa non tornare da me, da nessuno. Ho paura che tu un giorno sparisca senza dire nulla" Ochaco teneva il naso sempre all'insù, sorrideva, ma Izuku aveva capito il nervosismo da quella semplice azione che era solita a fare in quei momenti; ovvero torturarsi le mani, stringendole.
"Sono il più forte, il simbolo della pace, è vero. Ma anch'io sono debole, Ochaco. Guardami" disse afferrandole il mento, sorridendole malinconico.
"Non sono un eroe senza macchia e paura. Anch'io ne ho tanta, ogni volta ho paura di morire, di non poter salvare gli altri, ho paura che qualcuno possa morire e che io non riesca ad impedirlo; e ho paura anche di non essere abbastanza resistente per poterti vedere ancora. Tutti abbiamo paura, ma non vuol dire che non siamo abbastanza. Tu sei più che abbastanza- nel senso che sei davvero straordinaria in tutto ciò che fai- e, Dio, spero che tu stia capendo quello che voglio dirti, anche se è imbarazzante, sono davvero infantile".
Ochaco lo guardò, lo quadrò e, dopo qualche secondo, scoppiò a ridere.
Era bellissimo come Izuku, con più di venti anni addosso, fosse sempre lo stesso ragazzino un po' timido e adorabile che si perdeva nei discorsi romantici.
"Mi piace quando ridi, ad esempio. Mi piaci sempre, ma in quell'attimo scopro di amarti sempre di più"
"Izuku..." sussurrò avvicinandosi, tornando seria. Il cuore le stava esplodendo, e gli occhi erano diventati inspiegabilmente lucidi. Non aveva ancora idea di come lui, con pochissime parole a suo favore, riuscisse a farle quell'effetto.
Lui non esitò, le accarezzò la guancia e le scoccò un bacio sulle labbra. Uno di quelli morbidi, senza malizia, uno di quelli tremendamente dolci e forse anche un po' tristi.
Poi si guardarono ancora, e tornarono a baciarsi, sussurrandosi dei 'ti amo' ad ogni piccola pausa per riprender fiato.
"Grazie" mormorò infine Izuku, prendendola per mano.
"Di cosa?" chiese, inclinando il capo. Improvvisamente la giovane donna sentiva di essere l'unico essere vivente su quel pianeta, assieme a lui. Ed era bello, era meraviglioso sentirsi così isolata da tutti, con l'unica persona che gli serviva nella vita.
"Di essere mia. E di sorridere, soprattutto".
Ed in quell'attimo, Ochaco si convinse che sorridere per Deku era diverso dal sorridere per gli altri, e che non avrebbe mai dovuto smettere di farlo, nonostante tutto.

 


N.A.

Fotte un cazzo se fa schifo, è breve e non so scrivere.

Questa la dedico alla mia Lei e basta.

Detto questo, oltre ad averla dedicata alla mia bæ questa IzuOcha introduce una certa coppia, ovvero la KiriBaku.

Butterò sangue per loro, sì. Ma più in là, sempre per Agosto ma non adesso.

Lasciatemi qualche giorno per riprendermi, poi farò nottata anche per loro due.

E niente, ripeto che a me fa davvero schifo questa storia, ma chissene, tanto non la leggeranno in molti.

Grazie per essere passati, se vi va fatemi sapere che ne pensate.

 

Myzat.

 

 

 

   
 
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