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Autore: Virgiz01    08/08/2018    0 recensioni
"Harry, giurami che sarai sempre con me, fino alla fine"
Quella notte ti promisi che l'avrei fatto, Louis, che ti sarei sempre stato accanto. Lo promisi con tutto il mio cuore.
Peccato che l'abbia sciolto tu stesso, il mio giuramento.
Eri sempre stato solo sfuggevole fumo e io non ero mai riuscito ad afferrarti, per poterti realmente tenere con me, per poterti proteggere.
Questa lettera è la dimostrazione delle mie mancanze.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis, mio Louis,

ho deciso di scriverti una lettera.

Ti parlo già del più e del meno tutti i giorni, ma sento che quei dialoghi senza risposta non mi bastano più. Voglio che le mie parole rimangano impresse su carta, eterne. Il fatto che, se tutto andrà come previsto, né io né te avremo mai la possibilità di leggerla, è triste, lo so. Ma a me piace pensare che, se mai ci rincontreremo, questa lettera mi tornerà in mente e te ne parlerò, come se la stessi inventando al momento.

Continuo a pensare che abbiamo avuto troppo poco tempo per consolidare il nostro amore. Se la natura, un Dio o qualche altra causa astratta non ti avesse richiamato a sé proprio adesso, avremmo potuto invecchiare insieme, Louis, raccontandoci di quando eravamo due ragazzi contro il mondo. Ma soprattutto avremmo potuto conoscerci meglio.

Durante l'anno che abbiamo vissuto insieme non ho scoperto molto su di te. Sei sempre stato molto chiuso e silenzioso. Hai sempre voluto avere tu il controllo su tutto.

So pochissimo sulla tua famiglia. Non mi hai mai presentato i tuoi genitori. Dicevi sempre che non ne valeva la pena, che non ci avrebbero accettato e, anzi, che dopo essere venuti a conoscenza del nostro amore avrebbero tagliato ancor di più i rapporti con te, che erano già scarsi. Non sono riuscito a vederli al tuo funerale perché non c'ero. Pochi giorni prima di morire avevi raccontato loro della nostra storia. La conseguenza è stata quella che tu avevi predetto.

«Non provare a farti vivo. Una chiesa non è posto per persone come te. Già per noi è difficile accettare che ci debba essere un funerale, per Louis» mi hanno detto quando sono andato a fare loro visita, per porgergli le mie condoglianze, con dolore sincero e soltanto bisogno di un abbraccio in tuo ricordo. Per un attimo, quando mi sono presentato davanti alla tua casa d'infanzia, ho sperato che qualcosa fosse cambiato in loro, che la dolorosa consapevolezza di essersi sempre sbagliati gli fosse cresciuta nel cuore, magari trasformandoli in persone umili. «Porta rispetto per i morti» hanno aggiunto invece, con disprezzo. Non ho mai provato così tanto odio per una tale ipocrisia.

Ma non preoccuparti, Louis, vengo a vedere quel pezzo di marmo con su scritto il tuo nome ogni giorno, e vi lascio sopra dei fiori azzurri. Lo so che sono costosi e che probabilmente possono sembrare strani, ma non mi interessa. I tuoi occhi erano azzurri e io non voglio dimenticarli.

Gli unici argomenti riguardanti la tua famiglia di cui parlavamo erano quelli sulle tue sorelle. Quando mi raccontavi di loro ti brillavano gli occhi, come la prima volta che ci siamo incontrati.

Rivedo quel giorno nella mia mente sorridendo e anche piangendo sommessamente perché mi rendo conto che se non ci fossimo mai conosciuti, la mia vita ora sarebbe un disastro, per cui ne sono veramente grato.

Ricordo ancora come faceva caldo, anche se l'erba del prato del parco dove t'incontrai quella mattina era umida. Ti vidi per la prima volta seduto su una panchina di quel parco, mentre scrivevi qualcosa che ancora non potevo conoscere su un piccolo quadernetto rosso e ti guardavi intorno, come affascinato da tutto ciò che ti circondava. Più tardi parlerò di quel quadernetto rosso, Louis. Ci tengo al tuo passato.

Comunque ti vidi e mi fermai, incantato. Non sapevo spiegarmi l'esistenza di una persona così bella e interessante d'aspetto.

Eri molto diverso da me. Una cosa che notai subito furono i tuoi capelli, color caramello sotto l'effetto del raro sole inglese di quella mattina, completamente arruffati, nella loro perfezione. Il tuo viso era spigoloso, serio. Eri bassissimo, in confronto a me. Ricordi quando ti chiamavo il mio nanetto? Sorrido ancora a pensarci. Il colmo è che tu avevi pure tre anni più di me.

Si può forse chiamarla Colpo di fulmine, l'attrazione immediata che ho provato.

Sai, mi era già capitato, prima di quel giorno, di sentire un qualche sentimento nei confronti di qualcuno. Il punto è che non ho mai avuto la possibilità di capire se ciò che provavo per quel qualcuno era Amore, e il rimorso per il mio scarso coraggio spesso mi addolorava. Con te non volevo commettere lo stesso errore.

Così, con tutto il coraggio che avevo in corpo, mi sono avvicinato e mi sono seduto accanto a te, osservandoti con attenzione.

Tu mi hai guardato, incuriosito.

Avrei dovuto dare una spiegazione a quella strana invasione del tuo spazio personale, ma rimasi sconvolto dai tuoi occhi e non dissi nulla. Mi ero già innamorato di te e non riuscivo a spiccicare parola, confuso dal tuo sguardo azzurro. Tu invece eri una persona molto sicura e controllata. Infatti hai parlato per primo «Ciao» hai esordito, con una nota interrogativa nella voce.

«Ciao» ho balbettato io di rimando.

«Sono Louis». Mi hai dato la mano. Ho esitato un po' prima di stringerla e l'ho sentita così calda, così rassicurante.

«Sono Harry» ho risposto, dopo essermi ricomposto.
Abbiamo parlato e io mi sono sciolto un po', anche se la tua voce cristallina continuava a farmi esitare. Era così bella. Mi manca così tanto.

Ci siamo scambiati i numeri di telefono e dopo un po' di giorni mi hai chiamato tu. Io avevo paura di farlo.

Ci siamo dati diversi appuntamenti in un caffè e al parco dove ci eravamo conosciuti. Durante quei giorni insieme mi hai raccontato qualcosa di te. Per esempio mi hai detto che cantavi spesso, ma che odiavi la tua voce. Io ho riso. Una persona con un timbro vocale così bello non poteva non saper cantare.

Alla fine ti ho semplicemente reputato una persona di scarsa autostima e ne ho avuto conferma da tutte le mattine passate sotto la doccia con te, a cantare.

Due corpi uniti in una sola anima. Due voci unite in un solo coro.

Ma tu hai continuato a negare il tuo talento, tutte le volte che ti facevo i complimenti. Fino alla fine.

A volte mi chiedo come facessi io a sopportare la tua maledetta freddezza. La tua esagerata smania del controllo... Come, Louis? Come?

Tutte le risposte sono nel tuo piccolo quadernetto rosso a cui tanto tenevi. Quel quaderno per me benedetto, dove scrivevi le tue poesie più profonde.

So tutto ciò perché l'ho letto. Scusa Louis se ho in qualche modo disturbato la tua privacy ma, da quando non ci sei più, colgo ogni occasione.

Tocco tutto ciò che era tuo, leggo tutto ciò che hai scritto.

Per non dimenticarti.

Ecco, questa è la mia poesia preferita, perché parla del nostro primo incontro:

"Che persona è quel ragazzo che mi osservava nel parco, mi chiedo?

La rosa,

benché lo sappia,

non ha gola

e non può dirlo.

Era inquieto e balbettante quando gli ho offerto la mano.

Pensava che non l'avessi notato.

Che ingenuità.

Tutti i piccoli angeli sono ingenui,

ma magari con lui è solo apparenza.

Forse è la persona giusta.

Forse riuscirà a salvarmi."

Ho preso in mano i tuoi scritti solo dopo la tua morte. Sembravano quasi gelidi da quanto tempo era passato da quando tu ci scrivevi sopra.

Li ho letti e mi rendo conto di quanto poco sapevo di ciò che ti frullava in testa. Probabilmente quando credevo di conoscerti non ti conoscevo. Non ti ho mai compreso veramente.

Come farò a perdonarmi il fatto di non aver provato a scavare di più in quell'armatura che ti portavi sempre addosso? Forse avrei dovuto darti l'esempio, svelandoti i miei segreti più grandi o le mie percezioni e sensazioni più profonde. Questa lettera è la dimostrazione delle mie mancanze. In questo scritto non sto solo ripercorrendo molti dei momenti che abbiamo vissuto insieme, e che tu conosci, ma anche quei miei pensieri a cui raramente ho dato voce. Forse, se mi fossi comportato diversamente, sarei riuscito a impedirti di lasciarmi...

Ricordi, Louis, quei nostri incontri nei bar? Dopo che così spesso tu mi hai notato osservarti mentre pendevo dalle tue labbra, e dopo esserci sfiorati le mani tantissime volte, probabilmente tu avevi capito tutto e forse avevi anche paura di ciò che cercavo di farti intendere, ma non ne hai fatto parola, come sempre.

Una sera tu mi avevi riportato a casa e accompagnato fino alla soglia. Ci siamo guardati.

«Allora io vado...» hai detto. Ti stavi per voltare, quando, in un gesto istintivo, ti presi la mano.

«No, resta» dissi e iniziai a sfiorare col pollice le tue dita sottili e magre. Tu hai guardato le nostre mani unite. Le mie dita si facevano spazio fra le tue cercando di unire i palmi. Tu osservavi i miei movimenti. Dopo averle fatte combaciare le ho portate verso l'alto, verso la luce fioca emessa dalla lampada esterna di casa mia. Poi ho posato lo sguardo su di te. Hai iniziato a sorridere a poco a poco. Mi hai guardato.

«Rimani con me, ti prego» ho continuato. «Rimani perché dopo vent'anni sei per me la prima persona che è valsa la pena di conoscere veramente. Perché se sorridi per qualcosa a cui ho accennato, mi pare di aver detto la cosa più giusta del mondo e l'insicurezza scompare. Perché penso che il giorno del nostro incontro sia stato come un raggio di sole nella mia vita di tenebre. E ora so di avere ragione». I tuoi occhi erano magnetici, e faticavo a reggere il tuo sguardo. Dopo aver preso un profondo respiro, ho continuato. «Magari tutto questo ti sembrerà maledettamente fuori dalla norma e forse non ti bastano neppure le motivazioni che ti ho appena elencato, ma una cosa te la posso assicurare. Provo qualcosa per te, Louis. E tu?».

La cosa che non mi sarei mai aspettato che tu facessi, me l'hai mostrata in quel momento. Hai portato le nostre mani intrecciate verso di te, fino alle tue labbra, socchiuse. Senza smettere di guardarmi, hai lasciato un lieve bacio sul dorso della mia mano, dolce, innocente.

«Anche io Harry, dal giorno in cui ci siamo incontrati» hai risposto.

Poi mi hai attirato verso di te e mi hai baciato, sotto le luci bianche e fredde dei lampioni della strada. Da innamorati non ci importava di quello che sussurrava la gente che passava per caso e delle loro facce stupite. Tutto quello a cui pensavo eri tu, il mio angelo.

Quella notte, Lou, l'hai passata a casa mia. Ricordi? Siamo restati sul divano a guardare un film romantico, uno di quelli da tre soldi, tra un bacio e l'altro. Accoccolati e stretti l'uno all'altro, come per assicurarci che ogni momento che avremmo passato, lo avremmo passato assieme.

«Harry, giurami che sarai sempre con me, fino alla fine» mi hai detto, mentre accarezzavi dolcemente i miei capelli ricci.

E Dio, Louis, io ti promisi che l'avrei fatto! Ma tu non me lo hai permesso e hai voluto far cessare tutto da solo, hai voluto mettere la parola Fine senza di me. Perché, Louis?

Forse sono le domande che mi sono sorte dentro da quel giorno, piuttosto che la tua mancanza, a farmi voler compiere questo atto finale...

I mesi seguenti sono passati in un lampo.

Tu lavoravi come tatuatore mentre io facevo il barista a uno dei piccoli caffè dove molte volte ci eravamo dati appuntamento. Avevi lasciato il tuo vecchio e squallido appartamento e ora vivevamo entrambi a casa mia. Pensa a quanti nostri dolci momenti ha assistito quella piccola dimora. Dovrei ringraziare ancora a dovere i miei genitori per avermi aiutato a mantenerla economicamente per tutti quegli anni, sennò chissà dove saremmo finiti a vivere, eh Lou?

Durante quel periodo, nonostante qualche litigio, andava tutto bene. E ci volevamo bene.

Ma tra noi si era inserito un ostacolo: Claudia.

Claudia era la nuova cassiera del bar dove lavoravo. Era chiaramente bella, magra, forse anoressica, ma era stupida, antipatica e si dava moltissime arie, come se per via del suo aspetto fisico tutti gli uomini le dovessero per forza cadere ai piedi. Non era assolutamente il tipo di ragazza con cui avrei voluto avere a che fare e, a volte, proprio non la sopportavo. Ma lei mi voleva e cercava di continuo un contatto.

Quella sera ho provato a respingerla, ma Claudia continuava a tenere le sue labbra premute sulle mie, facendomi quasi soffocare.

Mi dispiace tantissimo che tu abbia assistito a quella scena, anche se mi rendo conto che le mie continue scuse non ti sono mai bastate né mai ti basteranno, dal momento che nulla è cambiato. Il dolore che provo è sempre lo stesso, se non più forte e intenso di prima.

«Harry?» hai sussurrato quando ci hai visto nel retro del caffè.

Stavi tremando e hai balbettato il mio nome ancora: «Harry, Harry, cosa stavi...?». Allora hai iniziato a piangere e a gridare «Harry che cazzo stavi facendo? Chi è lei?». Ti sei avvicinato e hai spinto via Claudia, che è scivolata ed è caduta a terra. 
Ti guardava impaurita, pronta al peggio, che però non è arrivato. La tua attenzione era puntata su di me.

«Louis, ho provato a fermarla ma mi ha costretto! Cerca di capire».

«Harry, stavi ricambiando, vero? Perché? Dimmelo!». Eri furioso e io non sapevo come comportarmi.

«Dimmelo!» hai gridato di nuovo.

Avevo paura e allora ho preso il tuo viso tra le mani in modo più delicato possibile, per avvicinarlo al mio. I nostri occhi avrebbero potuto fondersi insieme, da quanto erano intensi i nostri sguardi. L'azzurro delle tue iridi e il verde delle mie, chissà che bel colore avrebbero potuto far nascere.

«Louis, io non avrei ricambiato per nessun motivo al mondo. Tu sei l'unico, Louis. L'unico! L'unico! L'unico, Louis. L'unico che amo e con cui voglio trascorrere tutta la vita. Ricordi la nostra promessa? La promessa che ti ho fatto la notte del nostro primo bacio? Io la voglio mantenere quella promessa! Lascia che la mantenga..., Louis».

Tu ascoltavi e mi guardavi con gli occhi lucidi.

Ad un certo punto ho creduto che mi avresti perdonato, invece tu hai iniziato a scuotere la testa e ti sei staccato da me per allontanarti «No, Harry» hai detto. Poi hai fatto un sorriso amaro, pieno di disprezzo, che però non era indirizzato a me, o a Claudia. Hai aggiunto: «Sapevo che un giorno sarebbe successo, solo... speravo che tu fossi diverso, Harry. Me ne rendo conto, io non sono il tipo giusto per nessuno. Mi dispiace».

Hai alzato la mano tremante e mi hai accarezzato la guancia. Io mi sono abbandonato su di essa, chiudendo gli occhi e pronunciando il tuo nome in un sussurro. «Louis...».

Quando ho riportato lo sguardo su di te, il tuo corpo ha avuto un fremito. Per te è stato così faticoso pronunciare quelle dolorose parole: «Voglio poterti toccare un'ultima volta, Harry. Vorrei anche poterti veder sorridere un'ultima volta, ma ho compreso che non ti merito. Non ti ho mai meritato, come non ho mai meritato tutto il resto».

Avrei potuto sorriderti in quel momento, Lou, come tu avresti voluto che facessi, e forse se l'avessi fatto saresti rimasto. Invece no, non ti ho sorriso. Avevo solo uno sguardo pieno di paura e soprattutto incredulità. È stato probabilmente quello il momento lampante in cui mi sono reso conto che eri sempre stato solo sfuggevole fumo, e che io non ero mai riuscito ad afferrarti, per poterti realmente tenere con me, per poterti proteggere.

«Louis, no... ti prego, cerca di capire» sono riuscito a balbettare solo questo.

«Spero solo che chi amerai in futuro sappia apprezzare il tuo sorriso... Addio Harry».

Ti sei voltato e mi hai lasciato lì, in quel vicolo buio, con le lacrime che scorrevano giù e con il cuore che cadeva a pezzi piano piano.

Hai iniziato a correre e sei arrivato al parcheggio sul retro del bar. Io ti ho seguito, ma eri troppo lontano. Sei entrato velocemente in macchina, hai dato gas e sei schizzato via.

Io intanto gridavo il tuo nome e ti chiedevo di tornare, ma sapevo che restando lì non sarei riuscito a cambiare nulla. Non ti avrei lasciato andare via così.

Sono tornato da Claudia. Lei era ancora a terra e i suoi occhi erano spalancati. Non c'era cattiveria nel suo sguardo, solo paura.

«Vieni» le ho detto con tono freddo, aiutandola ad alzarsi. «Dimmi dov'è la tua auto».

Lei si è messa a correre, o più che altro a saltellare sui suoi tacchi vertiginosi, verso il parcheggio e ha raggiunto una Mercedes rossa.

«Dammi le chiavi» le ho detto. Velocemente lei me le ha passate, io ho aperto l'auto, sono entrato e ho messo in moto.

Sono partito e l'ho lasciata lì, barcollante sull'asfalto bagnato del retro del caffè.

Un po' mi aveva fatto pena, ma non avevo tempo per pensarci. Sarei di sicuro tornato a riportarle la macchina, e lei lo sapeva. Avendo lavorato per molto tempo con me, aveva capito che non ero il genere di persona che avrebbe lasciato crollare il proprio rapporto con colui che più amava al mondo per una stupida Mercedes rossa.

Ho preso la strada che avevi percorso tu. Ho dato ancora più gas e ho corso ad una velocità spropositata.

Ho dovuto superare qualche altro veicolo prima di raggiungerti. La tua auto procedeva veloce quasi quanto quella di Claudia.

Ho preso il telefono e ho composto il tuo numero. Ti ho visto sporgerti in macchina per afferrare il cellulare che stava sull'altro sedile. Miracolosamente mi hai risposto.

«Louis, Louis ascoltami» ho subito detto.

«No Harry, no» hai risposto velocemente. Stavi piangendo. «È inutile. Non provare a fermarmi».

«Louis, cosa diavolo stai dicendo? Perché non dovrei? Per favore accosta e parliamone» ho risposto tentando di assumere un tono di voce sicuro e controllato. È inutile dire che invece ti stavo letteralmente implorando.

«Harry, ti prego, non provare a chiedermi perché. Non provare a scavare in me, non provare a capirmi. Ti amo infinitamente solo per il fatto che tu abbia tentato di farmi sentire una persona migliore, ma nessuno mi può salvare. Lasciami andare e basta, Harry».

«Louis smettila! Accosta!».

«Harry...» hai sussurrato con voce flebile. «Lasciami andare».

«Louis fermati! Louis!» ho gridato. Ma era troppo tardi. Tu eri già caduto.

Con una svolta dell'auto eri caduto giù dal ponte che stavamo percorrendo. Con una svolta dell'auto ti eri ucciso, spento come una lampadina davanti ai miei occhi. Con una svolta dell'auto mi avevi fatto spalancare gli occhi in un istante e avevi dato inizio a questa disperata fase della mia vita a cui voglio dare una fine.

Adesso, mentre ti scrivo, sono su quel ponte, Louis.

Quando avrò finito, lascerò questa lettera ancorata all'asfalto della strada con un grosso e pesante sasso, in modo che il vento non la porti via e che venga ritrovata e riportata ai miei familiari, che spero la renderanno al mio corpo, quando sarà seppellito vicino al tuo.

Ora sono pronto a saltare, mio Lou, pronto a raggiungerti.

Perché sono sicuro che ti troverò. Sono sicuro che una persona come te c'è ancora, una persona che per me è stata come una scintillante stella cadente e ha illuminato la mia vita, anche se per così poco tempo.

Perché nonostante io abbia toccato tutto ciò che è tuo, nonostante io abbia letto tutto ciò che hai scritto, nonostante ti abbia portato fiori azzurri ogni giorno, ti sto dimenticando. Sto dimenticando il tuo sorriso, il tuo sguardo, la tua voce. Ma anche se li sto dimenticando, ricordo ancora quanto intensamente li amavo.

E perdonami, Louis, ma quella notte, quando mi hai chiesto di lasciarti andare, io non l'ho fatto. Non ci sono mai riuscito.

Tu sei ancora qui, stretto al mio cuore, che la tua mancanza sta straziando sempre di più.

Perché sì, Louis, mi manchi tantissimo.

Durante questi anni in tua assenza non mi sono mai arreso. Ho riflettuto molto e mi sono reso conto che quella notte non è stata solamente Claudia a farti decidere di lasciarmi in un modo così brusco. Quella è stata solo la scintilla che ha riacceso la fiamma del sentimento di disgusto verso te stesso che ti cresceva dentro da quando eri piccolo e avevi a che fare coi tuoi genitori, coloro che ti hanno odiato ancora di più, saputo del nostro rapporto. Quel sentimento di disgusto che ti ha fatto credere di essere una persona impossibile da amare e che non riusciva ad amare abbastanza.

Oh, eri così fragile, Louis. Le barriere che io avevo costruito per difenderti da questa tua ossessiva illusione nei confronti di te stesso si sono sgretolate come ossa marce, sotto il peso di tutti gli avvenimenti negativi che ti stavano capitando. È evidente che non sono stato abbastanza per salvarti.

Comunque ora voglio raggiungerti, Louis, e chiarire con te perché mi hai lasciato. Voglio ottenere delle conferme ai dubbi che mi divorano e penso che questo sia il momento migliore per farlo. Credo che se ora rinunciassi, in seguito non riuscirei più a trovare abbastanza coraggio per compiere questo atto. Devo approfittare di quel poco che mi è rimasto, finché sono in tempo.

Io salto, allora. Però tu prendimi e portami via con te. Vola con me, e lascia che io mantenga la mia promessa.

Voglio poterti toccare ancora, Louis, e sentire quanto è morbida la tua pelle, vedere come sono azzurri i tuoi occhi. Voglio poter respirare ancora il tuo profumo, ascoltare la tua voce meravigliosa e leggere tue nuove poesie... e credo che, nel profondo, tu desideri lo stesso.

Allora prendimi, quando cadrò.

Per sempre Tuo

Con amore, Harry.

   
 
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