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Autore: Virgiz01    08/08/2018    0 recensioni
Un omicidio.
Un arresto, una pena e un ergastolo come conseguenze.
Ecco cos'avrebbe dovuto affrontare Armand.
Ma è riuscito a fuggire da tutto questo.
Fuggendo ha incontrato qualcuno.
La persona giusta al momento giusto.
La persona giusta per riflettere.
La persona giusta a cui raccontare la verità.
La persona giusta a cui chiedere aiuto.
Di solito si dice che gli opposti si attraggono.
E i simili? I simili si comprendono e si aiutano a vicenda...
Anche se forse una speranza per loro non c'è.
"Gli occhi sono lo specchio dell'anima, dicono. Allora la sua era grigia e vuota".
Questa storia si ispira alla meravigliosa canzone "Il pescatore" di Fabrizio De André
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Durante quella sera d'agosto, una delle più belle, l'atmosfera era temperata, mentre il vento fresco smorzava l'umidità e un assassino si avvicinava con passo felpato alla costa di una località desolata. Il sole di color arancio dipingeva il mare irrequieto come la sua anima e lo induceva a sospirare.
Il suo nome era Armand, un nome che odiava, ma che veniva ammirato da quasi tutti quelli ai quali veniva presentato.

Molti si stupivano per i suoi grandi occhi marroni, altrettanti per i suoi ricci capelli rossi che, insieme al suo nome, lo rendevano identico a quel personaggio immaginario, così irresistibile e soporifero che popolava molti dei libri di una famosa saga fantasy e che era il protagonista di uno di essi.

Lesse quel libro per placare la sua famelica curiosità e ne restò incantato come farebbe qualunque persona che non sa creare anche leggendo un libro dalla scrittura scadente.

Gli altri scrittori potevano giudicarlo una favoletta, ma, per lui e per i sui canoni, era un capolavoro.

Doveva ammettere di essere molto geloso di quel personaggio. Forte, sicuro di sé e controllato, quando aveva a che fare con estranei, dolce e tenero con le persone che amava. Quando stava con queste ultime, sapeva mettere da parte la sua aria calcolatrice e tendeva a sciogliersi, mostrando il suo lato buono.

Lui aveva invece una personalità chiusa, che non lasciava trapelare i sentimenti e che nei momenti di ira diventava brutale.

Mentre pensava, osservava le onde e piangeva.
Piangeva per quello che aveva commesso, per i suoi errori, per essere stato così irruento nel prendere quella decisione.

Come se delle lacrime avessero potuto cancellare tutto.

Mentre si sfogava, l'assassino percepì la presenza di qualcun'altro nel porto abbandonato. Non poteva sapere che si trattava di qualcuno che aveva provato le sue stesse emozioni, tempo fa, qualcuno che aveva provato il dolore sulla propria pelle e aveva visto la disperazione negli occhi di una persona amata, qualcuno che, come lui, stava scappando da qualcosa, forse dai ricordi.

Voltò la testa di lato e scorse la sagoma di un vecchio pescatore. Stava curvo sulla canna da pesca e guardava l'orizzonte il cui colore sfumava nel vermiglio. Poi anche il pescatore si girò e il suo sguardo incontrò quello di Armand il quale indietreggiò per lo stupore.

Il vecchio che lo fissava aveva un ché di nostalgico in volto. L'assassino sostenne lo sguardo per osservarlo meglio e allora li vide.
Il pescatore aveva dei malinconici occhi grigi, ridotti a delle piccole fessure a causa della vista scarsa, e questi occhi erano vuoti.

Ad Armand sembrava che qualcosa avesse risucchiato loro tutte le emozioni esprimibili. Non sembravano più dei piccoli universi nati attorno ad un buco nero. Non avevano più l'aspetto di un'esplosione di colori. Non mostravano più i soliti raggi di luce che pulsano dal loro centro scuro.

Davano semplicemente l'idea di una stanza dove era stata spenta la luce, una stanza dove il buio aveva sovrastato tutto il resto.

Gli occhi sono lo specchio dell'anima, dicono. Allora la sua era grigia e vuota, pensò Armand.

Una paura antica lo prese.
Armand percepiva che l'altro aveva vissuto le sue stesse esperienze, i suoi stessi traumi e che erano stati quelli a trasformalo nella persona che era ora.

Allora anche lui sarebbe diventato come quel vecchio?
Anche lui si sarebbe svegliato una mattina senza più emozioni e senza più colori negli occhi?
Anche lui sarebbe rimasto solo con i ricordi che gli divorano il cuore?
Tutte queste domande gli riempivano la testa e non lo aiutavano a ragionare lucidamente.

Il pescatore, a differenza sua, appariva calmo e, con un gesto della mano, lo invitò a sedersi accanto a lui.
Con passo incerto, l'assassino si avvicinò e si sedette alla destra del pescatore; per un attimo si perse a guardare il galleggiante mosso dal vento.

Poi il pescatore disse «Il mare è bellissimo questa sera».

«Sì». L'imbarazzo e la paura di Armand si potevano palpare con le dita da quanto erano densi e accumulati nell'aria intorno a lui.

«Qual è il tuo nome?».

L'assassino ci pensò un momento prima di rispondere «Sono Armand». Questa volta non avrebbe mentito sul suo nome. Un po' si fidava di quel vecchio signore. Perché, dopotutto, quel pescatore era come lui.

Intanto l'altro rifletteva sul suo nome. «Armand, Amadeo, Andrei. Il tuo nome ha una lunga storia».

«Lo so, sono in molti a dirlo» rispose Armand con tono irritato.

Il pescatore lo guardò per un attimo per poi portare di nuovo l'attenzione al mare con la chiara intenzione di non voler più proferir parola, se non interpellato.

Armand si accorse che il viso del vecchio si era incupito e si dispiacque nel pensare di averlo offeso. La voce con cui aveva parlato il pescatore era completamente diversa da come se la aspettava e cioè bassa e tagliente. Aveva invece un tono dolce e gentile che evidentemente non era scomparso insieme al cambiamento dei suoi occhi.

All'assassino piaceva quella voce e voleva ascoltarla di nuovo.

«Ha già abboccato qualcosa?». Il pescatore fece segno di no con la testa.

«Ed è da tanto che attendi?».

Il pescatore annuì.

«Ma se questo non è luogo pescoso, perché vieni qui?».

Il pescatore trasse un profondo respiro. «Mi reco tutte le sere su questo molo perché vedere questo mare muoversi ad un ritmo tutto suo, indisturbato, mi tranquillizza e affoga la mia memoria e il mio dolore. Io le ammiro le onde, sai? Perché quando si infrangono, riescono sempre a trovare la forza e il coraggio di riprovarci. Le onde sono delle amiche, per me. Hanno sempre qualcosa da insegnarmi».

Forse non è una persona del tutto inconsistente, pensò Armand.

«Tu perché sei qui?» chiese il pescatore, continuando a osservare le onde.

Armand emise a sua volta un gran respiro, abbassò lo sguardo e poi sputò fuori tutto d'un fiato. «Ho... ucciso».

L'aveva detto. Aveva preso questa decisione ascoltando solo il proprio istinto. Aveva messo da parte la ragione. Aveva rischiato.

«Ma sono riuscito a sfuggire alla polizia» finì di dire.

Il pescatore non rispose subito. Probabilmente aveva bisogno di un po' di tempo per assimilare l'idea di avere vicino un assassino in carne ed ossa. «Quindi stai scappando?» chiese.

«Sì» ammise Armand, alzando lo sguardo dalle sue scarpe rovinate e volgendolo di nuovo al mare. Poi rimasero in silenzio, contemplando il tramonto e il sole che scendeva sempre più giù, fino a venir nascosto del tutto dal mare, come se fosse stato ricoperto d'acqua, fino ad affogare e a spegnersi.

Dopo aver assistito a quello spettacolo, il vecchio si rivolse all'assassino: «Presumo che tu non abbia dimora. Vieni, ora ti accompagno a una capanna qua vicino, una capanna sul mare. Ci tengo gli attrezzi da pesca, ma penso che sia abbastanza accogliente perché tu ci possa dormire».

Il pescatore posò la canna alla sua sinistra e si alzò. Raccolse i suoi attrezzi, diede un'ultima occhiata alle nuvole violacee e si avviò. Anche Armand guardò il cielo, si alzò e seguì il vecchio.
Camminarono per un tratto sul limitare del molo. L'uno guardava avanti, l'altro a terra.
L'assassino non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto il pescatore. Si era appena offerto di aiutare lui, un assassino, un pazzo istintivo.

Quando la muraglia di canne selvatiche alla loro sinistra terminò, si aprì loro un passaggio verso una radura attorniata da vegetazione paludosa. Al centro vi era una vecchia casetta in legno.
Mentre si avvicinavano, notò che le tavole di legno con cui era costruita non erano ricoperte di alcuna vernice e che col tempo e con la pioggia, erano marcite. Consapevolmente accettò il fatto che il tetto gli sarebbe potuto cadere in testa da un momento all'altro, quando si fosse ricoverato in quella casupola.

Il pescatore aprì la porta e fece entrare un po' di luce in quel luogo angusto, buio e pieno di polvere. Poi lasciò entrare l'assassino che iniziò a guardarsi attorno incuriosito.
Intanto l'altro camminò verso un angolo e sparì nell'ombra.
ùArmand si voltò e guardò verso il buio. La paura tornò. Dov'era finito il pescatore?

Poi si udì un cigolio stridulo e si aspettò il peggio.
Dall'ombra uscì invece il vecchio trascinando una branda arrugginita che produceva quei suoni acuti.

Armand tirò un sospiro di sollievo e poi accorse ad aiutarlo. Insieme portarono la branda al centro della stanza, in fine il pescatore riempì un secchio d'acqua e tirò fuori dalla sua bisaccia un pezzo di pane e una bottiglia di vino.
Di nuovo Armand si stupì di quanto era stato magnanimo il pescatore nei suoi confronti. Sarebbe stato così sempre? O anche lui avrebbe compreso veramente chi aveva di fronte?

«Grazie» sussurrò.

Per la prima volta da tanto tempo era riuscito a ridire quella parola e l'aveva detta ad una persona che veramente la meritava.

«Prego» rispose semplicemente il pescatore. 

Poi i due si guardarono e, con un saluto intenso, profondo e unico, si congedarono l'uno dall'altro, come due amici che si capiscono e non hanno bisogno di parole.

Appena il pescatore uscì, Armand rimase solo in quella capanna, in piedi, a osservare la porta malconcia che si era appena chiusa alle spalle del vecchio.
Sospirò, poi si diresse a una finestrella per aprire i balconi e far entrare un altro po' di luce.
I raggi che provenivano dalla finestra sembravano illuminare l'aria attorno a lui e individuare i piccoli granelli di polvere che fluttuano nei luoghi chiusi da tempo. Armand si perse per un attimo a osservare quelle piccole particelle volanti e ad ammirarne la leggerezza e l'eleganza.

Lui voleva rimediare, anche se sapeva di non poter sottrarsi alla pena che lo attendeva dietro l'angolo.
Voleva smettere di scappare e rimanere lì, per sempre, in quel piccolo paradiso nascosto dalle canne di palude.
Voleva cambiare e sarebbe cambiato.

Distolse lo sguardo dall'affascinante polvere fluttuante e lo volse al paesaggio oltre la finestrella. Fuori era ormai buio e l'unica luce che illuminava tutto era la luna piena che faceva capolino nel cielo stellato.
La guardò per l'ultima volta con i suoi veri occhi, socchiuse i balconi lasciando un grande spiraglio per far passare i raggi, in modo che durante la notte gli fungessero da guida, poi andò a coricarsi aspettandosi una notte sicuramente agitata.

Mentre si stendeva sulla branda consunta temeva che non sarebbe arrivato vivo al mattino dopo, temeva che gli incubi sarebbero riusciti a sopraffarlo prima del sorgere del sole, anche se in realtà non avrebbe dovuto preoccuparsi per questo, dal momento che dormì di un sonno profondo, come un bambino.

Il giorno seguente venne svegliato dalla forte luce del sole che filtrava dal grande spiraglio che aveva lasciato nelle persiane malconce e che premeva e bruciava contro le sue palpebre.

Armand si coprì il viso con le mani e sbadigliò. Si stropicciò gli occhi e li aprì, poi si sedette sul letto, ancora frastornato. Dopo un po' prese a giocherellare con le ciocche ricce dei suoi capelli rossi che, illuminati dal sole, sembravano infuocati.

Quanta gente aveva toccato quei capelli, quanta gente aveva pagato il prezzo di quell'azione.

Avrebbe potuto avere una gran vita, avrebbe potuto avere molte persone ai suoi piedi. Ma aveva fatto le scelte sbagliate. Si era trovato implicato in brutte faccende e in brutte compagnie, e tutto quello che gli era accaduto aveva modellato la sua anima, la sua personalità, fino a renderlo l'uomo che era ora.

Un elenco di rimpianti lo seguiva dappertutto, come legato al suo polso da una cordicella. O forse era semplicemente lui a prendere la cordicella in mano e a portarla con se, forse era semplicemente lui che non riusciva a lasciar andare la cordicella.

E quella sembrava essere solo un'altra mattina passata a ricordare.

Ma Armand non voleva più ricordare.

Si alzò dalla branda e camminò fino al secchio che pieno d'acqua stava a terra. Si piegò in avanti e lavò via le ultime tracce di sangue incrostato da sotto le unghie. Per sua fortuna il buon pescatore non le aveva notate. O forse sì, ma non ne aveva fatto parola. Continuava a stupirlo.

Chiuse gli occhi e si sciacquò il viso. Poi lasciò che le goccioline d'acqua gli scivolassero giù dalla fronte e gli pendessero dal naso, dal mento e dalle labbra, per poi tornare nel secchio.

Con gli occhi ancora chiusi e bagnati, alzò il volto e si passò le maniche della maglia sul viso, per asciugarlo. Sentì un forte fastidio alle palpebre quando vennero strofinate dal tessuto, ma non ci fece molto caso.

Si passò le mani trai i capelli rossi, mettendo tutta la lentezza possibile in ogni movimento, per godersi di più quelle piccole cose della vita di cui aveva ignorato l'importanza fino a quel momento.
Infine riaprì gli occhi.

Voltò lo sguardo a sinistra e vide un alto specchio appoggiato ad una colonna di legno marcio e semi bucherellato. Doveva ammettere di non averlo notato la sera prima. Incrociò le braccia al petto per i brividi provocati dall'aria fresca che gli batteva sul viso umido e si avvicinò allo specchio.

Quando gli fu davanti, Armand si vide in tutta la sua altezza e fisicità, illuminato dalla luce mattutina. Si vide rinnovato. La sua anima era calma e non sentiva più timore del suo destino ormai scritto.

Ma, osservando meglio, rimase sconvolto da un dettaglio dell'immagine riflessa sulla superficie sporca.
Qualcosa era cambiato. Il suo volto era cambiato.
I suoi occhi non erano più come prima, di un marrone profondo, quasi nero.

Ora erano grigi e vuoti, come quelli del vecchio pescatore.

   
 
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