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Autore: Diana_96writter    08/08/2018    0 recensioni
Quando neanche il tempo cancella la tenera carezza dell'amore, quando neanche gli occhi riescono a celare l'anima, quando la distanza non riesce a recidere un legame. Una storia che ama la vita e la libertà di viverla, una poesia che narra un'amore che non muore, una storia che non riesce a far del male a chi si ama e ammette il sacrificio, una poesia che non lo permetterà.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Adren stava osservando il corpo del ragazzo inerme da pochi istanti, recuperato insieme a quello dei soldati periti nell’attacco di alcuni giorni prima e improvvisamente il viso tornò a galla nei suoi ricordi: «Ma certo». Uscì dalla stanza stupendo Dylan: «Prepara il mio cavallo, farò un viaggio». Dylan sussultò sorpreso, quasi credette che Luke uscisse dalla stanza scherzando sulla sua morte: «Dove andrete?». Adren strinse la spada speranzoso: «Dov’era situato il feudo di Cora, è il luogo della morte di Corine, Luke era la loro guardia del corpo, non sono mai riuscito a vederlo in volto per poterlo riconoscere, arriverò in due giorni, spero di trovarla ancora lì».

Evee era seduta sull’erba davanti all’albero di quercia che faceva ombra al sole, stringeva tra le mani un pugnale e osservava le due pietre, dove aveva scritto i due nomi di chi era stato importante per lei e l’aveva lasciata: «Speravo di svanire prima che potessi raggiungermi». Adren scese dal cavallo legando le briglie ad un ramo per ascoltare quel che sembrava voler dire: «Era la vostra guardia del corpo, a stento lo vidi quel giorno». Evee strinse il pugnale sorridendo tristemente: «Era particolare, siamo state a lui affidate quando compimmo quattro anni, aveva sempre quell’espressione seria e impassibile sul volto, ci seguiva come un’ombra come se il pericolo si nascondesse tra i fili d’erba, non amava la spada, per lui era troppo pesante da portare e occupava spazio nell’equipaggiamento, per questo portava con sé solo pugnali». Adren si avvicinò di qualche passo ma rimase distante: «È il pugnale che hai usato per attaccarmi». Evee accennò ad un si accarezzandolo la lama: «Non mi apparteneva, fu un’idea di Corine regalarglielo e usarlo come uno scambio di fiducia, non le piaceva essere osservata da tanto lontano, chiamò il pugnale Saya, Luke lo accettò a condizione che quando avessimo urlato quel nome sarebbe accorso istantaneamente a proteggerci, funzionò con Lord troppo invasivi ma Corine cominciò ad usarlo come un richiamo per farlo partecipare ai nostri picnic, alle nostre fughe dal palazzo, alle lezioni di scherma o al tè che prendevamo sulla balconata della nostra camera. Luke veniva sempre anche quando sapeva che non eravamo in pericolo, era come un permesso per entrare a far parte della nostra vita. Era fin troppo permissivo con lei, sospettai subito che ci fosse di più ma Luke lo negò costantemente, certi sentimenti non si riescono facilmente a nascondere, Corine invece sapeva riconoscere quello che il suo cuore provava, voleva fin da subito scambiare i nostri matrimoni. Nella mia famiglia non erano tutti d’accordo sull’entrare nella famiglia reale, Corine era di questo parere per lei un feudo era sufficiente per la felicità, anche io la pensavo allo stesso modo e fin da subito le dissi che poteva fare quel che voleva, se fosse servito a renderla felice, il suo piano era quello di arrivare a corte, chiedere un titolo per Luke e rifiutare la proposta per sposare lui. Ero d’accordo, insieme li ho visti ridere e guardare al futuro, poi incontrai un ragazzo fuori luogo nella mia corsa in città, stavo scappando da Luke, non volevo che vedesse dove prendevo i dolcetti di marzapane, io e Corine amavamo quei dolcetti, non li abbiamo mai ceduti a nessuno, li andavamo a prendere perché non volevamo dividerli con altri, finché quel giorno ne cedetti uno ad un’affascinante ragazzo che guardava le case e le locande come se non ne avesse mai viste. Pensai a lui tutto il giorno chiedendomi se lo avrei rivisto, se fosse lui il mio amore, se un giorno lo avrei trovato anche io, sognavo. Mai mi sarei immaginata di ritrovarlo nel Principe che avrebbe dovuto sposarmi, ancor meno mi aspettavo che riuscisse a trovare l’unica differenza tra me e Corine».

Adren sorrise sussurrando la differenza che aveva scorto all’istante: «Gli occhi, i tuoi sono scuri come l’ossidiana, quelli di Corine erano lievemente più chiari». Evee accennò una risata ancora sorpresa che avesse notato la differenza: «Uno dei pochi capace di guardarmi negli occhi e trovare la differenza, l’unico che non mi avrebbe mai scambiata con Corine, non ci sarebbe stato modo di ingannarti ma diedi la mia approvazione allo scambio, infondo non sapevo chi tu fossi, non ti conoscevo, non volevo rovinare il sogno di Corine con il mio egoismo, per una persona che forse non sarebbe stata quella giusta. Quando finirono di cucire i vestiti per le nostre ufficiali presentazioni, Corine indossò il mio ed io il suo, ma guardandomi allo specchio sorridente, scoppiai in lacrime, piansi perché sapevo che non sarei stata felice, perché al mio fianco avevo visto una sola persona, piansi per Corine, per paura che mi avrebbe odiato, piansi per Luke volevo che fosse felice, piansi per te volevo amarti, fu in quel momento che irruppero a palazzo e scambiarono Corine per me, vidi appena di sfuggita la scena di lei stesa a terra e il vestito che stavo indossando pochi minuti prima, tinto di rosso. Luke mi allontanò dalle scale imponendomi di fingermi Corine, elaborare il mio lutto prima di decidere cosa fare della mia vita. In quei due anni imprigionata, mi fu difficile accettare che era morta, che erano tutti morti e che io ero ancora li, piansi di notte in notte e Luke rimase in silenzio, non si mostrò mai debole. Poi un giorno qualcuno entrò chiedendomi se volevo vivere o se preferivo raggiungere mia sorella. Luke scelse per me la vita e poi mi disse che sarebbe rimasto al mio fianco fino a che non mi avrebbe saputa al sicuro, mi disse che Corine aveva capito che mi ero innamorata e che stava per ritirare l’intero piano, mi disse che se volevo vivere e rinascere avrei dovuto afferrare questo pugnale e usarlo per tagliare le corde che mi avrebbero per tempo legata. Alla fine scelsi la vendetta e Saya divenne il mio nome di copertura, per ricordare ad entrambi che li eravamo in pericolo. Sospettavo che fosse stata Corine a dirgli di proteggermi, Luke non l’ha mai tradita ed è giusto che adesso che non sono più loro stiano insieme, il compito di questo pugnale è terminato quando Luke ha perso la vita».

Scavò con le mani nell’erba al di sotto della pietra depositando il pugnale avvolto in un panno, ricoprendolo di terra restando in silenzio a ringraziare entrambi. Adren rimase in silenzio con lei, Evee si alzò togliendo la polvere di terra dalla gonna alzando lo sguardo all’albero: «Volevo svanire, ma adesso che Luke non c’è più non so a cosa serva svanire, adesso che è finita non so che farmene di quella che sono». Adren si avvicinò abbracciandola da dietro: «Non sei rimasta sola Evee, Belle aspetta il tuo ritorno ogni giorno, e il mio cuore soffrirebbe alla tua assenza». Evee accennò ad un no singhiozzando: «Adren, sono stata una Duchessa in passato ma ora non ho nulla, nulla da poter dare a te o al regno, Leanne è più adatta, non saresti dovuto venire, io non esisto». Adren la voltò verso di sé asciugando le lacrime: «Evee tu esisti ancora, esisti in tutti i cuori che hai sfiorato, e c’è ancora speranza, Leanne ha rinunciato al suo ruolo al mio fianco, lo ha fatto a tuo favore, ha deciso di proteggere il regno sedendo al tavolo con i Ministri e non sul trono, Dylan si è adoperato per rivelare a tutti quanto le tue informazioni siano state utili per arrestare persone malvagie e fermare quei banditi fuggiti, dici di non avere nulla, di non potere nulla, ma nelle vesti di una cameriera tu hai protetto questo regno come una Regina, la corte è salva, Dylan e Belle sono salvi, io sono salvo, tutto grazie a te, non c’è nessun altro che il trono riconoscerebbe adatto, Evee tu appartieni a questo regno e se diventerai la mia Regina, il feudo di Cora continuerà a vivere, è la volontà che Luke e Corine ti hanno lasciato, stanno aspettando tutti il tuo ritorno».

Evee rimase senza parole a guardarlo con gli occhi lucidi e vividi di stupore: «Ma non ho un titolo, non ho prestigio, sono al pari di qualsiasi altra ragazza». Adren negò stringendo la sua mano sul suo petto: «No, Evee, tu sei unica, e per il titolo, Leanne ha voluto farti dono del tuo titolo di Duchessa, i Ministri non si sono opposti, hanno ritenuto opportuna una ricompensa per aver salvaguardato il regno dalle ombre, puoi avere tutto e di più, perciò Evee…». Si allontanò di un passo per indicare il cavallo: «Torna indietro con me, accetta di sedere al mio fianco sul trono che già ti riconosce». Evee deviò lo sguardo incerta, il sole era prossimo al tramonto e si strinse nelle spalle infreddolita, Adren comprese il suo turbamento e deciso di non forzarla: «Troviamo una locanda dove passare la notte». Lasciò che le stringesse la mano mentre proseguivano verso la città più vicina, legò il cavallo nella stalla entrando a chiedere una camera: «Perché è una camera doppia?». Adren sorrise divertito sistemando il borsone sulla sedia: «Perché non voglio lasciarti scappare, non questa volta». Era forse fin troppo evidente cosa volesse fare, rimase a guardarlo sistemare, le spalle, i fianchi, le gambe, il battito nel petto le colorò il viso al pensiero che l’aveva sfiorata. Era soli, un solo letto, amanti senza opportunità, eppure non riusciva a fermare lo sguardo, mordicchiava le labbra pensierosa, cosa avrebbe fatto quel ragazzo che era corso a raggiungerla: «Puoi dormire, non aspettarmi, scendo a parlare con il locandiere». Chiuse la porta e quell’adrenalina le lasciò una delusione dolorosa nell’anima, sospirò stendendosi sotto le coperte.

La stanza era al buio e nel silenzio notturno, il letto non era più vuoto, si voltò per assicurarsi che fosse davvero lì, le dava le spalle: «Perché sembra avermi deluso?». Sussurrò silenziosa avvicinando Adren per assaporarne il profumo, strinse la maglia modesta in confusione: «Perché è così difficile amarti? Perché non riesco a smettere di farlo?». Il movimento la impietrì, non aveva pensato che Adren potesse esser sveglio, si sollevò e senza esitazione le strinse le mani per bloccarla davanti a se: «Perché dovresti smettere? Non c’è altro che desidero, se non averti accanto, non rifiutarmi, non fingere di volerlo, perché so che vuoi restare, perché ti devi opporre se è quel che entrambi vogliamo?». Evee strinse le sue mani senza potersi sottrarre ai suoi occhi: «Ne ho paura…». Adren sorrise scendendo a baciarle la fronte e poi il collo: «Non devi, sarai al mio fianco e non dovrai mai più aver paura di nulla, di amare o di soffrire, perché ti regalerò il sorriso ogni giorni che passerà». Evee irrigidì le spalle al calore che stava scendendo sul petto: «Adren, ti voglio, non conosco modo per liberarmi dell’amore che ho per te, se potessi restare con te…se potessi davvero essere la tua Regina…io…». Non le lasciò finire la frase per baciarla finalmente, e prendere un bacio dopo l’altro come se fossero respiri, accarezzò la sua pelle come fosse una scultura di ceramica, impresse la sua voce in ogni movimento, mai mancò di perdersi nei suoi occhi e di ammirare ogni scintilla che riuscivano ad emanare. Evee riprese fiato osservando il viso sudato impresso nella sua mente e gli occhi così limpidi in cui si stava specchiando: «Eveleen, vorresti essere la mia consorte, per questa vita e per questo regno?». Evee strinse il cuscino lasciando andare le lacrime di gioia: «Solo se al posto dei fiori, mi regalerai dolcetti di marzapane». Adren scoppiò a ridere stringendo il suo corpo che lo riconosceva come la sua metà: «Avrai tutti i dolcetti di marzapane che desideri, la tua risposta?». Evee lo strinse respirando il profumo che avevano mescolato in quella notte fresca: «Si».

Dylan sorrise quando Adren la aiutò a scendere dal cavallo, Belle si precipitò ad abbracciarla e a rimproverarla per essere andata via, Leanne chinò il capo dirigendosi verso il consiglio che aspettava una risposta su chi avrebbe preso il posto accanto al Principe, prossimo all’incoronazione, c’era un futuro radioso ad aspettare quel regno. 
   
 
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