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Autore: Lily710    09/08/2018    4 recensioni
“Ad entrambi mancavano gli abbracci regalati tra giornate di sole, di nuvole o notti di luna.
Si mancavano.
Quelle emozioni li portavano veramente lì, nel cielo, a ballare tra le stelle.
Che fosse giorno, notte, nuvoloso.
Bastava che fosse vero.”
[Song-fic ispirata dalla canzone “Basta così”, dei Negramaro feat. Elisa.]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Rose, Sonic the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'SonAmy'
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AVVISO IMPORTANTE:
Il dialogo tra i personaggi NON È di mia proprietà, ma fa parte del videoclip della canzone “Basta così”, dei Negramaro feat. Elisa, canzone inserita in questa song-fic e dai quali (canzone e videoclip) ho tratto ispirazione.
Se volete, potete anche guardare il videoclip della canzone, oppure potete ascoltarla - sempre se volete ^^ - durante la lettura. ^^
Link: https://youtu.be/fFNPSEOpPJw
 
Spero che la ff vi piaccia, segnalatemi eventuali errori e/o datemi qualche consiglio costruttivo se notate qualcosa che non vi convince e, detto questo, buona lettura! ^^
Baci, Lily :3
 
----------------
 
Quello sì che era il giorno, esattamente il pomeriggio, più triste della loro vita.
I due ricci avevano deciso di farla finita.
Troppi problemi, troppe liti.
Il sentimento c'era ma, con tutte quelle discordanze, forse avrebbero potuto andare avanti solo in un'altra vita.
 
“Liberi, ci sembrerà di essere più liberi.”
 
Arrivarono così al punto di incontro: un banalissimo parco, all'apparenza.
Ma era proprio il luogo dove tutto aveva avuto inizio.
 
“E sarà più semplice
sorridere alla gente, senza chiedere
se sia per sempre... o 
duri un solo istante.
E poi, che ce ne importa a noi?”
 
Una storia di ostacoli, strade in salita, alti e bassi.
Ma adesso basta.
 
“Sì, ma... basta così.
Fermiamoci qui.”
 
In quel momento erano faccia a faccia, gli occhi dell'una puntati su quelli dell'altro, scrutandosi a vicenda.
Stava piovendo.
Le gocce di pioggia scivolavano sul petto di lui, diventando delle ferite profonde appartenenti al suo cuore per un amore che, in realtà, non era mai finito, e sugli occhi di lei, come delle lacrime ormai piante che, sicuramente, sarebbero state versate ancora, ancora e ancora.
 
“Ridere, sarò sorpreso poi a vederti ridere,
senza il bisogno di dover decidere
per chi, se non per me?”
 
«È ancora bello qui... come la prima volta che ci siamo venuti.» fu Amy a parlare per prima, guardando nel frattempo gli alberi da cui erano circondati.
In quel momento erano privi di fiori, e la loro folta chioma verde scuro aveva perso qualche foglia per via del vento, che la scuoteva violentemente.
 
«Quel giorno non pioveva» ricordò l'altro, pensando a quando il sole di quel lontano pomeriggio picchiava sulle loro teste.
Sotto i violenti tuoni, causati da quei fulmini che a tratti illuminavano il cielo, i loro cuori vi facevano concorrenza a come pulsavano rapidi.
Il respiro era accelerato e la tensione aleggiava nell'aria.
 
“Sì ma, basta così, scendiamo qui,
che senza di noi c'è la libertà.”
 
«La vedi la pioggia? Qualcuno ci ha preceduti» notò lei, perdendosi tra le perle verde smeraldo dell'ancora compagno.
Silenzio.
Si percepiva solo il rumore dell'acqua che precipitava con aggressività sul prato e sull'asfalto.
 
«Sei sicura che sia la cosa giusta?» sentenziò Sonic all'improvviso guardandola negli occhi, verdi proprio come la chioma di quei bellissimi tronchi.
Gli tremavano le mani.
Non voleva farlo.
Nessuno dei due voleva.
Ma era la sola cosa giusta da compiere.
 
«Non lo so. Di quello che eravamo un tempo sì, ne sono sicura.» rispose lei sospirando, con la nostalgia che le riempiva il cuore, come se vi fosse un grande peso del quale, probabilmente, non si sarebbe mai liberata.
«Già...» sorrise il riccio, malinconico.
Quei sorrisi si sarebbero mancati per sempre.
 
“E tu baciami qui...
Che l'ultimo sia, e poi?
Che senso avrà?”
 
«Immagino che sarà un gran bel temporale, il nostro.
Di quelli che non si vedono spesso.» continuò lui angosciato, avvicinandosi sempre di più all'altra.
 
Si abbracciarono, fradici.
Volevano baciarsi.
A lui mancava la risata della rosa, a lei le giornate ad accarezzargli la folta chioma blu.
Ad entrambi mancavano gli abbracci regalati tra giornate di sole, di nuvole o notti di luna.
Si mancavano.
Quelle emozioni li portavano veramente lì, nel cielo, a ballare tra le stelle.
Che fosse giorno, notte, nuvoloso.
Bastava che fosse vero.
Poi l'ultima goccia di pioggia cadde dal firmamento.
 
“Liberi, ci sembrerà di essere più liberi.
E intanto farò a pugni contro il muro
per averti ancora qui.”
 
Il sole si nascondeva tra le nuvole, grigie come la cenere.
Il vento freddo soffiava, entrava dentro la loro pelle, facendogli venire la pelle d'oca sulla superficie candida e morbida delle loro braccia, fino a scivolare violento alle ossa.
 
«Adesso tocca a noi» sussurrò lei con la voce leggermente rotta dalle lacrime, le quali facevano luccicare i suoi grandi occhi.
E poi quelle cedevano, scivolando giù sulle sue dolci e morbide gote, confondendosi con l'acqua piovana.
Un brivido le percosse la schiena.
Faceva freddo, sia fuori che dentro le loro anime.
L'ennesimo tuono rimbombò nel silenzio: sembrava quasi volesse rompere il cielo.
Poi, con gli occhi lucidi, si allontanarono l'uno dall'altra, voltandosi le spalle a vicenda.
Il passo felpato, svelto.
Ma alla fine si girarono nuovamente e, mangiandosi con lo sguardo, corsero a più non posso, attraversando la loro storia tutta d'un fiato e vivendo in pochi attimi tutti i momenti - che fossero allegri o meno - passati insieme.
 
“Portami altrove!
Portami dove non c'è
nessuno che sappia di noi!
Fammi vedere come si muore,
senza nessuno che viva di noi!”
 
Una lacrima scese dalla guancia del blu.
Si abbracciarono ancora una volta...
E poi si lasciarono andare.
Questa volta, per sempre...
Lasciandosi un nuovo diluvio alle spalle.
   
 
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