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Autore: JEANPAGET    09/08/2018    2 recensioni
Mi sono consegnato. E’ stata una mia scelta. Per salvare la mia famiglia, la mia citta’, i miei amici. Forse ho sbagliato. Mia luce, dove sei?
Ti sei consegnato. E’ stata una tua scelta. Io e William siamo lontani da te. Sono cambiata. Tu riuscirai a cambiare?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Clang clang clang.

Cambio di turno delle guardie carcerarie. 6 del mattino. Forse.

Non so bene da quanto sono qui. 6 o 7 mesi forse, ma non ne sono sicuro. Qui la luce non entra. Solo neon, a perforarti gli occhi quando tenti di dormire. A illuminare il resto delle ore di veglia con la ferocia della luce artificiale. Quello sopra lo specchio nella mia cella non mi abbandona mai.
Qui il tempo non si puo’ contare. E qualcosa di fluido. impalpabile. Senza ritmo. Notte. Giorno. Concetti che non esistono in questa prigione di massima sicurezza. Slabside Maximum Security Prison. Ne avevo sentito parlare prima. Prima. Quando ero un uomo libero. Quando ero qualcuno. Di notte il vigilante Green Arrow. Dio giorno Oliver Queen il sindaco di Star City. Adesso non sono piu’ nessuno. Qui dentro sono solo un numero. Detenuto 4587. Uno dei tanti carcerati rinchiusi in questa inespugnabile fortezza.

Sono fermo nella cuccetta. Dopo il cambio dei sorveglianti arrivera’ la colazione. Dovro’ farmi trovare in piedi, gia’ lavato e in ordine, pena una punizione. Qui non si scherza. La minima infrazione viene punita. Non ti trovano in piedi davanti alle sbarre pronto a ricevere il vassoio? Una giornata di punizione in servizio lavanderia. Umidita’ e calore asfissianti, come neanche ai tropici.  odore di detersivi oltre il sopportabile, il peso della biancheria di tutta una prigione da spostare. Ma io sono sopravvissuto a Lian Yu.  Non mi faccio piegare da una lavanderia.

Sono stanco eppure devo sforzarmi di alzarmi. Non ho dormito. Non dormo piu’  piu’ di due-tre ore per notte da parecchio tempo. Mi passo la mano sinistra sugli occhi per schermarli dalla luce violenta dei neon che illuminano questa prigione notte e giorno. E come sempre il pollice sfiora l’anulare. Trovo uno spazio vuoto. Non ho piu’ la fede al dito. Ho dovuto consegnarla quando mi hanno incarcerato, assieme al resto dei miei effetti personali. Non sento piu’ il conforto dell’oro al mio dito. Devo trovare un motivo per alzarmi. Un motivo per guardarmi allo specchio. Ma non lo faccio. Non mi guardo allo specchio. Giusto un’occhiata veloce e mi lavo in fretta la faccia, mi passo il pettine tra i capelli a memoria. Mi sono lasciato cresce la barba, un pizzetto lungo ma curato. Sono stato ieri dal barbiere a darmi una spuntata ai capelli, ma ho tenuto lo sguardo basso, non mi sono guardato allo specchio neanche la’. Sono corti, molto corti. A lei troppo corti non piacciono, mi ritrovo a pensare. Vuole qualcosa fra cui passare le dita. E giuro, a volte, nei lunghi dormiveglia, ho sentito le sue dita leggere con le unghie colorate di azzurro accarezzarmi i capelli. Ma non c’e’ nessuno qui ad accarezzarmi i capelli. E quindi li ho tagliati. Come se potessi tagliare via anche lei.

Felicity… William … mormoro a bassa voce. La mia preghiera mattutina. Vorrei tanto vedervi. Ma le visite sono severamente centellinate e voi siete in custodia protettiva. 6 mesi ho visto solo una persona, Diggle. Il mio buon fratello. Che mi ha fatto il dono piu’ prezioso. La vostra foto. La mia ancora di salvezza. In questa fortezza senza aria, senza finestre esterne il tempo non passa mai. Un bunker. Magari lo fosse. Almeno nel bunker ci troverei te, amore mio. Ti vedo seduta a lavorare ai computer del nostro bunker, le tue dita che cantano sulle tastiere dei PC. Ma la nostra Arrowcave non esiste piu’. Tu sei in un altro luogo, un’altra citta’, con William, probabilmente con nuove identita’. Fino a che Diaz non verra’ sconfitto. Spero che John e gli altri del team si stiano dando da fare. Cosi’ potrete tornare a Star City, un giorno.

Felicity. Penso a te ogni giorno, ogni istante. Quando chiudo gli occhi per tentare di riposare sono tuoi gli occhi che vedo per primi. Il tuo bel volto. Il volto che tanto amo, bagnato di lacrime. Mi sforzo di pensarti sorridente, a quel tuo bellissimo sorriso, di pensare ai tuoi occhi che mi hanno incantato fin dalla prima volta, alla tua coda bionda svolazzante, al profumo dei tuoi capelli, alle tue gambe sotto i vestitini corti e colorati che indossi, al tuo corpo snello e morbido sotto quei vestiti, corpo di cui conosco ogni curva, ogni anfratto, ogni segreto. La tua pelle. Ma no, vedo solo i tuoi occhi. Disperati. Pieni di lacrime. Come l’ultima volta che ti ho visto.

Mi rivedo in quella stanza, il nostro ultimo colloquio prima che mi prelevassero per portarmi qui, inginocchiata davanti a me, dopo che mi hai stretto le mani cosi’ forte da lasciarmi i segni. Il tavolo fra noi, come una protezione. Per me.

Non dovevi farlo da solo

Lo so. Lo so amore mio. Diaz ha cercato di uccidere quelli che mi stanno vicino. Dovevo trovare il modo per salvarvi tutti. E ’ andata cosi’. Questo ti ho detto. Ho dovuto farlo. Ma  non doveva andare cosi. Questo non te l’ho detto. Ti ho chiesto di chiamare William. Non ce la facevo piu’ a vederti piangere. Stavo tentando con tutte le mie forze di trattenere le lacrime, di non piangere assieme a te. Cuore mio.

Ma il peggio e’ stato dopo. Quando ho spiegato tutto a William, con te in fondo alla stanza che piangevi silenziosamente, le tue esili spalle che tremavano sotto al soprabito rosato.

Ho abbracciato mio figlio stretto, cosi stretto che quasi lo stritolavo. Gli ho sussurrato di vegliare su di te e William ha annuito, serio in volto. Anche lui si sforzava di non piangere.

Quando sono riuscito a lasciarlo andare, si e’ girato lentamente e si e’ avvicinato a te. Lo hai fatto uscire e stavi per seguirlo ma ti sei fermata, la mano sulla maniglia senza guardarmi.

Perche’ non me l’hai detto Oliver? perche’ mi ha escluso di nuovo? Perche’ …

Il tono della tua voce. Spezzato. La tristezza. Non erano domande le tue. Erano affermazioni. E mi hai ucciso.  Hai ucciso il mio cuore in un secondo.
Non sono riuscito a parlare. A risponderti. Non sono riuscito ad alzarmi. Non ti ho salutato. Non un abbraccio. non un bacio. Non hai capito che se lo avessi fatto non sarei mai stato capace di lasciarti andare?

E te ne sei andata tu invece. Sei uscita senza guardarmi, lasciando il vuoto, il freddo dietro di te. Tu non lo sai Felicity ma appena si e’ chiusa la porta mi sono arreso. Ho lasciato scorrere le lacrime.  Ho pianto. Pianto amaramente su quello che non poteva piu’ essere cambiato.

Per non essere riuscito a dirti che se ti avessi parlato tu mi avresti convinto a non farlo. Ci sai fare con le parole. Ci sai fare con me. Sei sempre riuscita a farmi ragionare, a toccare le corte piu’ profonde del mio cuore. Mi avresti convinto. E io invece lo dovevo fare. Dovevo salvarvi. Potevo rinunciare alla mia liberta’ non potevo rinunciare a te. Non potevo rinunciare a William.

Dopo che ho parlato alla stampa, prima che mi caricassero sul furgone, mi sono voltato a guardarti un’ ultima volta. Aggrappata a William. Lui mi guardava piangendo. Tu no. Tu fissavi risoluta per terra davanti a te, stringendo il braccio di mio figlio. il volto teso. Non piangevi piu’.

E poi mi hanno portato via. E ho capito che non avevo valutato bene quel che la mia decisione avrebbe comportato. Non ho capito quanto ti avrebbe ferito, fatto male. So che sei forte. Ma e’ stato troppo. Ho capito che ho scavato di nuovo un solco profondo tra di noi. Che avevo infranto quella promessa che e’ la base di un matrimonio: condividere. Esserci l’uno per l’altra, specie nei momenti difficili.  tu sei la persona con il cuore piu’ puro, generoso e compassionevole che conosca. Non dovevo avere la presunzione che tu potessi sopportare di nuovo il fatto che ti avevo escluso di nuovo.

Mi perdonerai amore? 

L’ho fatto per te. L’ho fatto per William. L’ho fatto per il mio team. L’ho fatto per la mia citta’. E sono rimasto da solo.
E il suo silenzio, il loro silenzio mi spaventa. Non ho ricevuto da loro neanche una lettera. Lo so che non dovevo aspettarmi niente, sono in una localita’ protetta e farmi arrivare una lettera sarebbe rischioso. Eppure… questo silenzio mi dice qualcosa. qualcosa che non so se saro’ in grado di accettare, di sopportare.

Il rumore del carrello della colazione mi riscuote dai miei amari pensieri.

Sono pronto, in piedi dietro alle sbarre. L’uniforme a posto. Braccia lungo i fianchi. Il detenuto che ho di fronte mi fissa adirato. Tutti sanno chi ero. E non mi lesinano insulti. Non li ascolto. Non li ascolto piu’. Ho reagito la prima volta durante l’ora d’aria quando hanno definito mia moglie una puttana e mio figlio un bastardo. L’ho pagata con una punizione ma non sono pentito. Ho gia’ dato prova piu’ volte di sapermi difendere. le ferite fisiche non mi spaventano. Ne ho prese e ne ho date. Sono finito in punizione e in infermeria piu’ volte. Ma da qualche settimana nessuno mi sfida piu’. Si limitano a insultarmi dietro alle sbarre. Non mi spaventa. Mi spaventa di piu’ il peso che ho nel cuore.

"Buongiorno carcerato 4587! E’ una bella giornata oggi!" La guardia carceraria mi saluta come al solito prendendomi in giro.

Bella giornata. Non esistono piu’ belle giornate per me. Ma non fiato. Non rispondo.

Poi passa l’addetto alla distribuzione, mi allunga il vassoio della colazione. Faccio per girarmi, tanto il carrello deve proseguire con la distribuzione e non c’e’ altro da vedere. Ma l’addetto mi afferra una manica fermandomi. Mi fa un cenno della testa. Lo guardo. Le sue sopracciglia cespugliose indicano il piatto. Spunta un angolo di carta da sotto il piatto. Annuisco. L’uomo prosegue. Il carrello si muove cigolando sulle ruote.

Mi appiattisco verso il fondo della cella, metto il piatto sul tavolo, vicino al libro che sto leggendo. Il Conte di Montecristo. Dentro al libro il mio tesoro piu’ prezioso, la foto che ho guardato e baciato ieri sera prima di addormentarmi e che ho nascosto lesto stamattina appena alzato. Guardo sotto al piatto. Una lettera. Sopra c’e’ scritto il mio nome.

Ho il cuore in gola. Ho riconosciuto la scrittura di mio figlio.

Apro la busta con mani tremanti.

Ciao Papa’,

come stai? So che la mia domanda puo’ sembrare un po’ stupida, sei in prigione e non in vacanza, ma non sapevo davvero come cominciare. Spero comunque che tu stia bene.
Prima che tu pensi qualsiasi cosa, noi stiamo bene. Non posso dirti dove siamo per ovvie ragioni ma ti assicuro che stiamo bene. la nuova casa e’ bella e confortevole. Ho cominciato ad andare alla nuova scuola e mi trovo bene. C’e’ un fantastico laboratorio di scienze e l’aula di informatica e’ davvero il massimo. Mi ricorda tanto i computer che avevate nel vostro bunker. Felicity ovviamente non e’ d’accordo, dice che come i suoi “bambini” non ce ne sono. E’ lei l’autorita’ in fatto di computer e non mi sogno di contraddirla.

Felicity..

Felicity sta… non so esprimere bene come sta.

Felicity, amore mio… come stai?

Fisicamente sta bene, mi assicuro sempre che mangi abbastanza, sai che come cuoca non e’ un granche’

Un sorriso mi sfiora le labbra. Il pensiero corre a tutte le sue omelettes bruciate.

Ha trovato lavoro, mi segue nei compiti, giochiamo ai video giochi e mi segue pure alle partite di baseball, lei che il baseball lo odia. Mi dice sempre di stare attento, di non fidarmi, mi chiede se sto bene, se sto male, si preoccupa per me. So che mi vuole bene e che posso contare su di lei. Ma e’ triste. Arrabbiata. Abbattuta. No, forse … scusa papa’ ma mi sembra piu’ che altro ..delusa.

Sento Il peso che ho sul cuore da quando sono entrato qui aumentare. Mi sento quasi soffocare. Le parole di mio figlio sono come frecce nel mio cuore. Delusa… si, io l’ho delusa. E non e’ la prima volta.

So che la decisione di consegnarti al l’FBI l’hai presa da solo. Immagino sia per questo che ce l’ha con te.

Si, William. Proprio cosi’. Un ricordo attraversa la mia mente. Quando avevo deciso di mandarti via, per il tuo bene. Anche allora avevo deciso da solo, senza parlarne a lei. Risento le sue parole risuonare nel mio cervello

Matrimonio vuol dire condivisione. Significa poter contare sul tuo compagno quando le situazioni si complicano. E non credo che tu sia capace di farlo.

Se n’era andata. lasciandomi da solo. Con un buco nel cuore talmente grande che nessuno aveva poteva colmarlo. Nessuno se non lei, tornando da me.

Non posso scriverti tante cose, il signor Diggle mi ha raccomandato di essere breve e di non dilungarmi in particolari.

Saggio consiglio, John. Grazie per essere accanto a William.

Felicity mi uccidera’ quando scoprira’ che te l’ho scritto, ma penso che sia giusto che tu lo sappia.
Vedi l’altro foglio dentro a questa lettera. Si spiega da solo.
Devo andare.
So che ti sei sacrificato per noi, perche’ avessimo una vita al di la’ della tua battaglia come vigilante. E anche Felicity lo sa. Quando le passera’ un po’, sono sicuro che ti scrivera’. 
Ti voglio bene papa’.  So che sei con me, sempre. Ma mi manchi tanto.
William

Ma nella busta non c’e’ niente altro. Guardo meglio ma c’e’ solo il foglio che ho in mano. La posta viene controllata prima di essere consegnata ai detenuti. Qualcuno ha preso l’altro foglio dalla lettera. qualcuno mi ha privato di qualcosa che era destinato a me…. devo assolutamente scoprire cosa. Cosa c’e’ sul foglio che mi ha mandato William che Felicity non voleva che sapessi?

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Eccomi qua, con la sorpresa, pronta a lanciarmi in una nuova avventura: scrivere una stagione 6.5-7.A come la vedrei io. Vi va?
Il trailer della stagione che hanno fatto vedere al SDCC 2018 e’ dark, spettacolare e promette bene.  Il mio punto di vista e’ un pochino diverso.
All’inizio pensavo a una one shot a chiusura della raccolta della 6A stagione, ma poi ho ci ho ripensato.
A parte la scena Olicity della 6x23 dove Stephen e Emily come solito sono stati immensi, lo stupido che risponde al nome di Oliver Queen ha di nuovo escluso Felicity dalla sua decisione di consegnarsi anche se per proteggere tutti (il trio coglione poi non se lo meritava neanche).
E io gliela vorrei far pagare un pochettino questa cosa che continua a non capire.  La mia Felicity non sara’ molto felice di… beh, non vi svelo tutto adesso. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Ci sentiamo a fine agosto. Buone ferie a chi e’ in ferie e buon lavoro a chi deve ancora lavorare.
Un bacio e a presto!
   
 
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