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Autore: Ahiryn    09/08/2018    5 recensioni
La famiglia Uchiha e la famiglia Uzumaki sono legatissime da molti anni ormai e trascorrono gran parte delle vacanze insieme. Sarada e Boruto hanno appena finito la scuola e si preparano ad affrontare il consueto weekend estivo insieme alle due famiglie nella casa in campagna degli Uzumaki. C'è solo un piccolo problema: aspettano un bambino e non hanno idea di come dirlo ai loro strampalati genitori.
-BoruSara - SasuSaku - NaruHina
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Boruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Pranzo in Famiglia
I



Boruto diventerà un venditore di tacos

 


La lunga e travagliata storia dell’amicizia indissolubile fra Uzumaki e Uchiha si perdeva nella notte dei tempi, precisamente più di trent’anni fa, quando un piccolo e irruento Naruto Uzumaki si era pulito una caccola sulla divisa dell’asilo di un precisino e perfetto Sasuke Uchiha. Quello era stato l’inizio di una lunga e difficile amicizia, segnata da battibecchi, risse, insulti, ma anche da risate, da abbracci e da momenti di sostegno. Ben presto il duo si era allargato con l’arrivo di Sakura, dando un tocco di equilibrio a quell’amicizia scapestrata. Né le relazioni, né l’università e il lavoro avevano diviso i tre sopracitati, che anche dopo aver messo su famiglia avevano continuato a essere legati come fra parenti.
Abitavano nello stesso isolato, cenavano almeno una volta a settimana insieme, andavano a sciare, al mare, all’estero e trascorrevano gran parte delle feste tutti a casa di una famiglia o dell’altra.
Avevano le loro tradizioni, come l’albero di Natale decorato da Sasuke in modo talmente sobrio da sembrare un semplice albero; la birra fatta in casa da Naruto che non piaceva a nessuno; Sakura al volante durante i viaggi che prendeva sempre almeno una multa e Hinata che portava ovunque i cerotti sapendo che un incidente di qualche tipo lo avrebbero causato. Partecipavano a queste tradizioni attivamente anche i due cugini Uchiha, Itachi con la sua pessima abilità culinaria e Shisui con le ragazze nuove che imbucava a ogni festa rovinando tutte le foto di famiglia. Poi c’era Hanabi, che solo Hinata aveva avuto il piacere di conoscere da sobria.
In questo clima di profonda amicizia era stato più che naturale, quasi obbligato crescere Boruto e Sarada come fratelli, iscrivendoli allo steso asilo nido, agli stessi sport, portandoli ovunque insieme, facendogli abiti coordinati durante le feste in maschera e tutte quelle cose che fanno due famiglie amiche con i propri figli.
Boruto e Sarada sapevano letteralmente tutto l’uno dell’altro, erano corsi nudi a tre anni per il giardino con Naruto che usava il tubo per inondarli, erano stati sgridati da Sakura per aver rasato le sopracciglia di Shisui mentre Sasuke alle spalle della moglie approvava, avevano studiato con Hinata e con Sasuke, andando sempre molto bene a scuola.
Boruto era stata la prima persona a cui Sarada aveva confessato di aver avuto le mestruazioni e lui si era sempre confrontato tranquillamente con lei sui suoi dubbi sessuali durante la preadolescenza.
Qual è la differenza fra un preservativo e un profilattico?
Ma secondo te è vero che nell’idromassaggio una ragazza può rimanere incinta anche senza fare sesso?
Erano talmente uniti, talmente fraterni, che la prima volta che avevano fatto sesso avevano riso come due idioti per tutto il tempo.
– Dai dì una frase porca.
– Ma che ne so.
– Allora inizio io: le tue tette me lo hanno fatto diventare duro come una roccia.
Sarada ancora lo derideva sguaiatamente per quella frase da attore porno, reazione che sul momento aveva minato profondamente il suo orgoglio maschile. Lei d’altronde non riusciva a essere mai seria, neanche quando si era dichiarata era riuscita ad abbandonare l’aria scanzonata e i toni sarcastici.
Era difficile essere seri l’uno con l’altro anche quando le situazioni richiedevano serietà, si conoscevano troppo bene per fare pause a effetto, sguardi profondi e pregni di significato. Erano ormai molto oltre quel livello e si amavano.
Sapevano di non avere una consueta storia d’amore, sapevano che non avrebbero potuto restare così spensierati e idioti per sempre, una relazione prima o poi richiede anche momenti seri, o almeno era ciò che dicevano gli altri. Loro litigavano, discutevano, ma tutto aveva un gusto leggero, anche lo scontro più acceso non pesava addosso davvero. Andavano al cinema, leggevano fumetti, ridevano sui meme che i genitori non capivano, avevano le loro serate dedicate alle serie e tutto era semplice, a tal punto che se ne rendevano conto anche loro.
Per questo Sarada aveva commentato il suo ritardo con la consueta battuta. – Due giorni di ritardo, ma mi capita ogni tanto. Ci riesci a immaginare con un bimbo? Tu che vendi tacos in un chiosco e io con sette mocciosi che guardo male le ragazze più giovani facendo la bacchettona.
Avevano riso entrambi, aggiungendo dettagli ancora più deprimenti.
Poi quell’immagine aveva iniziato a prendere connotati pericolosamente concreti e Sarada aveva smesso di ridere. Aveva smesso di dare corda a Boruto, indecisa se far finta di nulla, ignorare il problema per sempre così da fingere che non ci fosse, o comprare un test. Ma comprare un test di gravidanza le sembrava qualcosa di così lontano e distante dalla sua vita, roba da telefilm sugli adolescenti, questi aggeggi leggendari lei non li contemplava nemmeno nella vita di tutti i giorni.
D’altronde non era tipo da rimandare, come le aveva insegnato suo padre, era sempre meglio occuparsi prima delle faccende più scomode.
Era convinta di non aver bisogno del sostegno di Boruto, dunque era andata da sola, spavalda, pronta a rispondere a tono a farmacisti, clienti e passanti se solo qualcuno avesse osato guardarla storto.
Invece nessuno la aveva degnata di uno sguardo e questo la aveva fatta sentire ancora più spaventata in qualche modo.
Non aveva chiesto il supporto morale di nessuno, né di Boruto, né di Chouchou e Mitsuki. Voleva essere sola, perché in fondo era sicura, certa, che non potesse capitare a lei. Sì, una volta erano stati disattenti perché ubriachi, ma era impossibile.
O forse no.
Dopo due giorni intensi di ricerche su casi in cui i test di gravidanza avevano mentito, consulti di forum, siti, equazioni e grafici per trovare le probabilità di sbaglio e una chiromante chiamata al telefono, si era arresa a comunicare la notizia al suo spensierato fidanzato. Come comunicare a una persona che vive nel mondo dei ragazzi che deve uscirne per affrontare qualcosa di così tragicamente adulto? Con una battuta? Con serietà? Con un post? Con una chiamata in lacrime?
– Sai che ti avevo detto di quel ritardo…
– Sì?
– Uhm ho fatto il test. Sembra che forse diventerai davvero un venditore di tacos – e subito dopo era scoppiata a piangere fra le braccia di Boruto che aveva capito semplicemente “tacos” prima di ritrovarsela scossa dai singhiozzi addosso.
Non c’era stato bisogno che si spiegasse meglio. Conosceva Sarada e sapeva che c’erano ben poche cose in grado di sconvolgerla così. Aspettava un bambino e non Josué, il bambino immaginario che aspettavano entrambi quando mangiavano troppa pizza, ma un vero bambino, uno di quelli con gli occhi, il naso, la bocca, vivo e di carne. Dunque doveva essere forte, doveva essere un pilastro per entrambi in quel momento tremendo e difficile. Sarada era sempre stata la sua ancora e ora doveva esserlo lui per lei. Doveva prendere in mano la situazione…
– Diventerò un venditore di tacos! – aveva singhiozzato, buttandosi fra le braccia di Mitsuki con Sarada al fianco, lasciandosi abbracciare e consolare mentre gli imbrattava la maglia di moccio.
– Nessuno diventerà un venditore di tacos. Prima di tutto Sarada deve andare da un ginecologo, i test possono fallire. Vi accompagno io, così non dovrete andare da soli.
Ma anche quell’ultima speranza era fallita, precipitata nel mare di lacrime che avevano versato entrambi come due mocciosi, mentre Mitsuki cercava di rassicurarli.
Alla fine erano rimasti soli al parco, mentre il sole veniva inghiottito dal lago e tingeva il cielo d’arancione.
Boruto aveva gli occhi arrossati ed era seduto scomposto, come se gli avessero sparato, mentre Sarada teneva le gambe al petto e tirava su con il naso.
– A me neanche piacciono tanto i bambini.
– Io ho fatto morire il mio pesce rosso. E dovevo solo dargli da mangiare e cambiargli l’acqua.
– Non voglio andare all’università col pancione. Mi fa schifo solo l’idea, non lo potrei sopportare.
– Dovrei sposarti?
– Dovremmo vivere insieme?
Si guardarono impauriti. Sarada si stropicciò gli occhi, singhiozzando. – Sembro una persona di merda se spero di perderlo? Se spero domani di svegliarmi e scoprire che è sparito per sempre? Faccio schifo, vero?
Boruto scosse la testa. – Tu non farai mai schifo, quattrocchi.
Sarada gli poggiò la testa sulla spalla, lasciandosi carezzare i capelli. – Almeno sono contenta che sia successo con te, che sei la persona che mi conosce meglio al mondo.
Era strano perché una frase del genere fino a poco tempo prima non avrebbe saputo dirla senza ridere. Non avrebbe saputo dirla con quella serietà.
– Di sicuro quel deficiente con cui stavi prima sarebbe stato la persona peggiore del mondo.
– Boruto? Ti sembra il momento della gelosia?
– No… anch’io sono contento che sia successo con te, so di poter contare sempre su di te. Comunque, Mitsuki ha detto che dobbiamo stare tranquilli.
– Meno male che c’è Mitsuki con noi.
– Già. Ma… come lo diciamo ai nostri genitori?
 
 
*
 
 
– Vuoi… vuoi dirglielo?
Sarada gli fece cenno di abbassare la voce. Erano a casa di Boruto nella sua camera. Quel weekend avrebbero raggiunto la casa in campagna degli Uzumaki per la festa di paese che tenevano d’estate a cui andavano tutti gli anni.
– Prima o poi lo capiranno, a meno che non fingo la mia morte – rispose lei, seduta a gambe incrociate sul suo letto. Sembrava propensa a valutare quella soluzione.
Boruto guardò distrattamente la sua collezione di fumetti americani. – È che a me piace avere tutti i pezzi del corpo al posto giusto.
Sarada si pulì gli occhiali, lanciandogli un’occhiata rassegnata. – Anche a me eh, ma cosa possiamo fare?
– Ho capito, ma lo sai come la prenderanno!
– Si tratta solo di una cortesia, non li riguarda e se mi dicono qualcosa sarà loro da lezione, perché perderanno per sempre la mia fiducia.
Boruto non disse nulla, sospirando. Sarada quando aveva paura diventava aggressiva e fingeva questo menefreghismo sprezzante; ma lui non era fatto allo stesso modo, non poteva fare a meno di immaginare la faccia di Itachi, Shisui, Sakura e… Sasuke. Per non parlare di suo padre e sua madre. Insomma si erano talmente impegnati per fargli un discorso sul sesso così imbarazzante che aveva ancora gli incubi la notte e lui aveva capito talmente tanto che aveva ingravidato la sua ragazza. Pensarlo era una pugnalata al petto.
– E poi non so ancora se lo terrò – aggiunse Sarada, poggiando il corpo sulle braccia dietro.
Boruto non sapeva neanche cosa dirle, non sapeva cosa voleva o cosa non voleva. Anzi forse sì; avrebbe voluto stare più attento, avrebbe voluto non dover pensare a queste cose ora che si era finalmente liberato della scuola.
– E tu?
Essere interpellato lo gettò nel panico. D’altronde non poteva di certo nascondersi e fingere che non fosse successo niente.
S’immaginò per un attimo con un bambino in braccio, ma non riusciva proprio a figurarsi ed era sopraffatto dall’ansia.
– Penso che… qualsiasi cosa deciderai io ti sosterrò – disse, sorridendo nervoso.
– Questo mi sembra uno scaricabarile. Dobbiamo deciderlo insieme.
– E se ti dico che lo voglio? Che fai, me lo impacchetti e me lo spedisci a casa?
Sarada abbassò lo sguardo. – Io non la so prendere questa decisione.
– Nemmeno io.
Rimasero seduti sul letto in silenzio. Boruto le teneva la mano distrattamente, ma erano entrambi persi in un turbinio di pensieri da accorgersi a malapena della presenza dell’altro.
– Cambierebbe così tanto la nostra vita? – domandò cauta Sarada.
– L’università è in città, non pianificavamo di andare via. Però forse ti dovrei sposare.
Sarada lo guardò togliendo la mano. – La mia risposta è no. Non mi sposo a diciott’anni.
– Ma magari i tuoi…
– Non mi riguarda, è la mia vita, la nostra vita. Magari ti innamorerai di un’altra all’università.
S’irritò subito. – Odio quando fai questi discorsi.
Lei bofonchiò qualcosa. – Sono stressata.
 – Abbiamo ancora tempo per pensarci no?
Lei rifletté che voleva una sigaretta, ma non poteva più prenderne da quando… quello. – Se abortisco non dovremo neanche dirglielo – valutò con fare pratico.
Quel verbo ebbe l’effetto di una doccia gelata su Boruto. – Non sono contrario, ma lo faresti davvero alle loro spalle? Senza dirgli nulla? Per poi far finta di niente? Sarada io non ne sono capace, non sarei mai capace di tornare a casa e fingere che sia tutto come prima.
– Sei tu quello che non vuole dirglielo.
Boruto sbuffò. – Perché me la sto facendo addosso.
– E pensi di essere l’unico? Mia madre è un medico cazzo, prima ancora di saper fare le equazioni sapevo cosa fosse il sesso e pure sono stata così cretina da… –  s’interruppe serrando i denti.
Si guardarono sconsolati. – Io neanche me la ricordo quella sera – commentò Boruto amareggiato.
– Neanche io. Ricordo solo che mi hai vomitato addosso mentre facevamo sesso.
– Grazie per avermi appena ricordato che questo concepimento è stato talmente squallido. Neanche potremo raccontare al bambino che è stata una cosa romantica.
Il fatto che avesse detto “il bambino” fece trasalire entrambi. Di nuovo scese il silenzio. Sarada guardò il proprio telefono, soffocando una risata.
– Cosa?
– Chou continua a mandarmi battute sulle gravidanze. Credo sia il suo modo di farmi stare meglio.
Boruto poggiò il mento sulla mano. – Molto appropriato – commentò seccato.
Lui neanche lo aveva detto ai suoi amici a parte Mitsuki. Non sapeva spiegarsi bene il perché, ma temeva che gliela facessero sentire come una faccenda tremendamente negativa e sì, non era positiva, ma solo lui poteva pensarlo, non voleva altra negatività. L’unica altra persona che lo sapeva era sua sorella a cui lo aveva confessato mentre vedevano una serie demenziale.
Questa serie è geniale, i quadri dei clown, i calamari giganti, se rido ancora scoppio.
Ahahaha anch’io. Sarada è incinta.
Non era uno che sapeva scegliere i momenti giusti per sganciare certe informazioni, ma Himawari lo aveva lasciato sfogare e aveva sentito anche Sarada.
– Quindi quando glielo diciamo?
La ragazza rinfilò il cellulare nello zaino. – Dopo la festa in campagna. Io lo dico alla mia e tu alla tua. Lasciamo passare questa ricorrenza, così si divertono, si rilassano, anche perché non ho intenzione di trasformarla nella sagra delle urla. Ti ricordi quando mi hai battuto a carte quel Natale del 2012? Mio padre e Naruto vanno ancora avanti a discuterne.
Boruto allargò gli occhi. – Il prossimo anno avranno di sicuro qualcosa di nuovo su cui scannarsi… tuo padre mi farà a pezzi. Poi tua madre, Shisui e tutti gli altri.
– Gli dirò di andare a quel paese. La responsabilità è di entrambi.
– Quindi durante la cena fingeremo che vada tutto bene?
Sarada forzò un sorriso. – Esatto.
– Forse potrei dirlo a mia madre, lei non la prenderebbe così male, ne sono sicuro – rifletté. – Però non riuscirebbe mai a mentire bene a mio padre.
– No, glielo diciamo dopo. D’accordo?
 
 
*
 
 
La casa in campagna degli Uzumaki era una villetta circondata da un rigoglioso giardino; era situata lungo la strada di fronte a un ampio campo di granoturco e si trovava leggermente fuori il piccolo paese dove ogni estate veniva organizzata una festa e una gara di ciclismo amichevole che coinvolgeva quasi tutti gli abitanti.
Il pastore tedesco di famiglia, Kurama, aveva abbaiato a ogni nuovo arrivato, facendo sbraitare Naruto che stava cucinando il pranzo. Col grembiule dai bordi rosa se ne stava in cucina, molto concentrato sulla cottura della carne. Himawari gli teneva compagnia seduta vicino al lavello e gli raccontava dell’ultima partita di pallavolo che aveva giocato mentre mangiucchiava una mela.
– Li abbiamo distrutti. Credo che il capitano della squadra avversaria si sia preso una cotta per me – commentò ridacchiando.
Naruto annusò la carne che sfrigolava. – Non tirare troppo la corda, lo sai che gli uomini pensano a una cosa sola.
– Il ramen?
– Precisamente… ehm, no, non volevo dire questo – sbuffò. – Beh comunque devi fare come ho fatto io con tua madre.
– Non accorgersi di nulla per anni come un allocco?
Naruto sbatté le palpebre. – Forse non sono bravo a dare consigli sull’argomento. Ha rosicato per la sconfitta?
– Moltissimo – sorrise.
Anche il padre ridacchiò. Gli piaceva il lato sadico di sua figlia verso gli uomini.
Boruto e Sarada avevano apparecchiato in un silenzio lugubre, lanciandosi sguardi di avvertimento o occhiate nervose.
 Intanto Hinata offriva un caffè a Sakura nel giardino sul retro, sotto un ombrellone che le copriva dal sole. Kurama aveva poggiato il muso sulla gamba della dottoressa per chiedere coccole e lei lo aveva accontentato sorridendo.
– Lo hai usato quel completino intimo che ti ho regalato? – domandò maliziosamente Sakura portandosi la tazzina alle labbra.
Hinata si strozzò col caffè, battendosi il petto. – Uhm dobbiamo proprio parlare di questo?
Sasuke aveva raggiunto la cantina per scegliere un vino, dopo aver tentato inutilmente di convincere Sarada a giocare a racchettoni con lui nel giardino. Quando era piccola voleva sempre giocarci e non capiva proprio perché gli avesse risposto così freddamente. Poco dopo aveva raggiunto la moglie, ma gli era bastato sentire “completino intimo” per fare dietrofront e allontanarsi.
Itachi era appena arrivato e si era messo a parlare con Hanabi ridendo dei pettegolezzi che snocciolava su Shisui.
– Anche quest’anno porterà qualche sgallettata o si deciderà a dirci che gli piacciono più gli uomini?
– Hai troppa fiducia in lui se pensi che quest’anno ci sarà una svolta.
– Tu come stai?
Itachi aveva accettato il caffè che gli offriva Hinata, unendosi al gruppo in giardino. – Meglio.
Shisui fu l’ultimo ad arrivare, facendo la sua comparsa alla guida della sua fiammante moto rossa; portava un giubbetto di pelle, occhiali da sole a specchio e una formosa donna dai capelli ramati avvinghiata alla schiena.
Le due famiglie lo accolsero con sufficienza. Hanabi si era vestita con un top e una gonna lunga apposta per l’occasione; sfoderò un sorriso perfido. – Ciao Shisui, chi è la tua affascinante ospite?
Sasuke si sporse verso Sakura. – Un’altra sconosciuta nell’album di famiglia – sussurrò seccato.
Shisui si schiarì la gola. – Lei è… uhm – esitò un attimo. – Eiko? – disse guardandola.
– Molto piacere – trillò lei, sorridendo.
Il saluto di rimando fu piuttosto fiacco, se non per Naruto, Boruto e Hanabi che avevano la bocca spalancata e la salutarono calorosamente. La ragazza infatti aveva una minigonna sensuale e una scollatura vertiginosa. Sarada richiuse la bocca al suo fidanzato, seccata.
– Hai un po’ di bava.
Si riprese tossicchiando. – Non è vero!
Hanabi si fece avanti, prendendola sotto braccio. – Che bella ragazza, siamo lieti di averti qui. Vieni, ti faccio vedere la casa.
Shisui sembrava piuttosto contrariato, ma Sasuke si frappose. Aspettò che Eiko entrasse in casa prima di sciorinare la sua ramanzina.
– Un’altra, sul serio?
– Non c’è bisogno di essere invidiosi, cugino.
Sakura lasciò andare un verso divertito. – Invidioso di quella?
– Quante altre foto di famiglia vuoi rovinare? Ogni anno abbiamo qualche tipa strampalata a casa.
S’intromise Himawari divertita. – Anche una prostituta – ridacchiò.
– Ehi, non avevo idea che quella fosse una escort! – si difese.
Hinata cercò di distendere gli animi. – Shisui non preoccuparti, puoi portare chi vuoi a casa nostra – disse dolcemente. Poi si voltò preoccupata verso la direzione in cui era sparita Hanabi con la nuova arrivata.
Naruto seguì il suo sguardo. – Tua sorella sembra aver gradito il regalo – bisbigliò nel suo orecchio divertito.
Shisui parve sentire, perché incrociò le braccia seccato. – Si portasse le sue ragazze invece di fregare le mie! – bofonchiò irritato, entrando in casa.
 
 
*
 
 
– Dunque, Eiko, cosa fai nella vita? – domandò Naruto affabile, versandole del vino.
Si erano radunati per il pranzo cucinato da Naruto e la sala da pranzo rimbombava di voci per quanti erano a tavola. Kurama scodinzolava, girando sotto il tavolo in cerca di briciole o gentili donazioni.
Quella accettò il bicchiere felicemente. – Sono una modella – rispose.
– Wow – commentò il padrone di casa. – E ti rende bene?
– Oh no, ma non mi pagano. Lo faccio per diventare famosa.
Naruto si finse impressionato per educazione, mentre Hanabi e Himawari sopprimevano le risate. Sasuke sospirò scuotendo la testa.
Shisui le mise un braccio intorno al collo. – La mia Eiko è una donna eccezionale. È come se facesse beneficenza – e la strinse sensualmente.
Sasuke gli assestò un calcio nello stinco, facendolo trasalire. – La beneficenza va fatta nei luoghi appositi – sibilò, con lo sguardo da bacchettone che rivolgeva sempre a Shisui quando diventava lascivo di fronte ai “bimbi”.
Naruto si alzò per controllare le pietanze sul fuoco e Hinata lo seguì per aiutarlo. Prese in mano i vassoi mentre il marito abbassava il fuoco.
– La ragazza di Shisui è molto bella – commentò con tono disinteressato.
Naruto afferrò le presine. – Eh? Ah già, è bellissima.
Hinata lo guardò leggermente imbronciata. Il marito se ne accorse, guardandosi intorno.
– Cosa?
– Niente.
Inclinò lo sguardo, confuso, ma Hinata lo rassicurò scuotendo la testa e tornando verso la sala da pranzo.
– Quindi hai scelto la facoltà, Sarada? – stava chiedendo Itachi quando i coniugi Uzumaki ritornarono al tavolo.
Sarada bevve un sorso d’acqua, tetra. – Ancora no.
– Sarada è uscita col massimo dei voti – ci tenne a precisare Sasuke. – Può entrare in qualunque facoltà, non è neanche detto che debba rimanere qui. Stavamo valutando anche college all’estero.
Boruto le rivolse uno sguardo sconvolto. Sarada tossicchiò. – No, ho detto chiaramente che voglio restare qui.
– Ci sta ancora riflettendo.
Sarada strinse gli occhi irritata e Boruto le poggiò una mano sulla gamba per calmarla. Shisui scosse Sasuke per la spalla. – E lasciala in pace, che pesantezza. Riesci sempre a incupire le cene. Perché non la prendi un po’ più come Naruto? Eiko è vero che Naruto è molto più simpatico?
La ragazza guardò il diretto interessato, arrossendo leggermente e ammiccando. Naruto era a disagio e non si accorse dello sguardo di ghiaccio di Hinata.
I tre figli sospirarono per quella provocazione, sapendo che era l’inizio di un bisticcio senza fine.
– Shisui, è una causa persa – rispose Naruto pomposo. – Lui e il relax, lui e il vivi l’attimo sono due rette parallele. Rinunciaci.
– Immagino che sia stato il tuo “vivi l’attimo” a farti scegliere quella camicia.
– Scusami dovevo vestirmi da becchino come te?
Sasuke distese il tovagliolo. – Non capisco come un uomo rozzo come te sia riuscito a sposarsi lei.
Hinata infatti indossava un lungo abito morbido azzurro sobrio, aveva i capelli raccolti e dei piccoli orecchini argentati. Naruto le prese la mano sotto il tavolo.
– E io non capisco perché Sakura abbia scelto di vivere in un’agenzia funebre.
Il battibecco proseguì di sottofondo, mentre Sakura e Hinata parlavano dei figli, della scuola appena finita e del lavoro, ignorando completamente le due serpi accanto a loro. Eiko civettava con Shisui, che le versava vino. Dall’altro lato Hanabi cercava di strapparla dalle attenzioni dell’Uchiha, flirtando.
– Quindi Boruto tu pensi di entrare all’università? – domandò Itachi con voce calma, ma ferma, sovrastando Naruto e Sasuke, che si zittirono.
Il ragazzo impallidì come se gli avessero chiesto quali tipi di porno gli piacesse guardare di solito. – Uhm non so…
– Come non sai? – intervenne Naruto. – Ma se hai detto tutto l’anno che volevi andare a fare l’indirizzo sugli effetti speciali.
Boruto appariva molto insofferente. – Lo so papà, lo so.
Sasuke si versò un po’ di vino. – Pensi che possa aiutarti a trovare lavoro?
– Papà – si lamentò Sarada. – Smettila con questi discorsi.
– Era solo per chiedere.
Sakura poggiò il mento sulle mani e sorrise. – Sembra davvero interessante invece, ricordo quando giraste da piccoli quel film amatoriale sull’invasione zombie! Eravate così carini, e Shikadai la parte dello zombie la faceva così bene.
– Mamma è successo due anni fa, smettila di parlarne come se avessimo avuto due anni. Boruto ci ha anche vinto un premio.
Boruto percepiva un’ondata di negatività da Sarada non indifferente. Gli aveva detto di rilassarsi e fingere, ma era lei quella veramente incapace di riuscirci. Era nervosa e arrabbiata senza un vero motivo, come se stesse in territorio nemico e dovesse guardarsi le spalle.
– Ma sì, era per dire, a me piacque molto. Boruto è sempre stato bravo con la telecamera e i computer.
Lui arrossì, bofonchiando qualcosa.
Naruto sorrise orgoglioso. – Mi aiuta sempre con i video di famiglia, non so come farei senza di lui.
Boruto stava sprofondando nella sedia e sperava di essere inglobato nel velluto del cuscino e di diventare parte dell’arredamento.
Itachi anche sorrideva. – Un bel progetto.
– Dopo potremmo vedere il video sulla vacanza che facemmo a Disneyland tutti insieme, quando erano piccini e Himawari a malapena camminava – propose Hinata.
Boruto e Sarada la guardarono spaventati. – No, non va a nessuno.
– A me non dispiace – la appoggiò Sakura.
– Nemmeno a me, anche se Sasuke rovina metà delle foto con quella sua aria da funerale. Shisui ti devo far vedere la foto di tuo cugino imbronciato mentre Topolino e Minnie lo prendono sotto braccio.
Sasuke si stropicciò gli occhi. – E dopo quella di te che vomiti sugli altri passeggeri delle montagne russe, così ridiamo.
– Devi sempre esagerare.
Himawari stava bevendo il vino senza farsi vedere e continuava a messaggiare al cellulare. – Parlate di quel video dove ero una neonata obesa che sbavava tutto il tempo? Passo, grazie, poi esco dopo pranzo.
Naruto aggrottò le sopracciglia. – Dove devi andare?
– A drogarmi.
– Hima…
Questa levò gli occhi al cielo. – Dio papà, dove devo andare? Esco con le mie amiche, andiamo al bar in piazza a vedere l’inizio della gara di bici prima della festa.
Naruto guardò gli altri. – Neanche più mezza domanda posso fare ormai che mi mangia vivo.
Sakura rise. – Anche Sasuke è così.
– Non mi pare.
Sarada aprì le braccia scioccata. – Che bugiardo.
La discussione riprese tranquilla fra risate e ricordi nostalgici di viaggi disastrosi fra Uzumaki e Uchiha. Le loro famiglie erano talmente legate da così tanti anni, per Sarada era normale considerare Naruto, Hinata, Himawari e Hanabi come parenti, era sempre stato così. Erano persone che venivano ai suoi compleanni e di cui frequentava sempre la casa, che le passavano dei soldi quando prendeva qualche voto particolarmente alto, strizzandole l’occhio e che la chiamavano per sapere dove fosse Boruto. In questo senso era stata fortunata perché quella famiglia era anche la sua, ma questo le rendeva tutto più difficile. Aveva paura di guastare tutto, di distruggere quell’equilibrio, quella serenità.
– Voi uscite dopo? – domandò Sakura, quando ormai stavano mangiando il dolce.
Né Boruto né Sarada avevano particolarmente fame e mangiucchiarono inappetenti. – Penso di sì, Chouchou anche è qui, forse viene anche Buntan.
– La ragazza che è stata bocciata? – domandò Sasuke.
Sarada lo guardò storto. – Già, problemi?
– Oggi sei particolarmente aggressiva. Pensavo solo che magari l’anno prossimo potrei darle una mano.
– Non è un caso umano papà, è solo andata male a scuola.
Sasuke stava sbucciando un mandarino. – Volevo solo aiutarla, visto che è tua amica e…
– E cosa? Essere bocciati è così drammatico?
Avrei preferito essere bocciata che questo.
La tavolata la stava guardando un po’ a disagio e Boruto ormai era talmente sudato che sentiva l’urgente bisogno di andarsi a cambiare.
– Non è neanche qualcosa da festeggiare – ribatté Sasuke, guardandosi intorno e cercando appoggio morale.
Lo trovò solo in Naruto. – Se Boruto si fosse fatto bocciare non so cosa gli avrei combinato.
Sasuke annuì. – Può capitare e la aiuterei volentieri. Ma non è positivo per lei.
– Perché ha perso un anno? Wow, che tragedia.
– Va bene, allora festeggiamo la prossima volta. Se Himawari viene bocciata, io e te festeggiamo Naruto – replicò acido Sasuke.
Himawari alzò lo sguardo dal telefono. – Fantastico.
Sarada incrociò le braccia. – Forse mi dovrei prendere un anno sabbatico.
Boruto percepiva chiaramente quella situazione come un aereo in rotta di collisione contro una montagna, ma lui non aveva le mani sul volante. Provò a ridere, per far credere che fosse uno scherzo.
Shisui era d’accordo. – Hai faticato talmente tanto al liceo, che secondo me dovresti prendertelo.
Eiko gli diede ragione annuendo. – Poi l’università è talmente noiosa.
– Non è divertente – li riprese Sasuke.
Sakura appoggiò il marito. – Non ci si riprende dagli anni sabbatici, non si studia più poi, guarda Ino – scherzò.
– Credo che me lo prenderò comunque. Voglio riposarmi.
I suoi la guardarono stralunati. – Penso che tu abbia bevuto troppo vino stasera, scricciolo – disse Sasuke, notando poi che il bicchiere era vuoto.
– Sono seria.
Boruto le stritolò la gamba, mandandole occhiate di allarme in ogni modo possibile. – Woo Sarada basta trangugiare vino, non lo reggi proprio.
– Scusa da dove ti è venuta quest’idea geniale dell’anno sabbatico? – domandò Sasuke cauto. Poi si voltò verso Boruto. – Da te?
Naruto intervenne. – Ma perché devi sempre mettere in mezzo lui, dattebayo?
– Perché i miei credono che io sia facilmente manipolabile – commentò Sarada infastidita.
Sakura allungò una mano verso la sua. – Questo non è vero. Dai, ne riparliamo a casa.
– Ne possiamo parlare anche qui in modo tranquillo – disse Sasuke, fingendosi amichevole. – Se ha delle ragioni non vedo perché non ascoltarle.
Sarada guardò il piatto, ignorando Boruto che ormai stava per tirare fuori i cartelloni “STOP. TORNARE INDIETRO. FARE MARCIA INDIETRO ORA”.
– Perché sono incinta. Di Boruto.
Questo si buttò a fare l’unica azione possibile. Ridere, ridere in falsetto come un povero pazzo. Presto lo seguì anche Naruto che aveva le labbra sporche di panna, scoppiò a ridere nel silenzio generale con suo figlio, battendo la mano sul tavolo. Shisui fu il terzo a unirsi alla risata generale, dando gomitate a Itachi che invece sembrava diventato una statua.
– Incinta! – ripeté Shisui, sganasciandosi dalle risate.
Naruto riprese fiato. – Non dirmi che è di nuovo un tuo scherzo.
– Non c’entro niente stavolta! Genialità di famiglia.
 Quando si accorsero di non essere seguiti dagli altri, né tanto meno da Sarada, abbandonarono presto le risate per ammutolirsi. Shisui si riempì il bicchiere di vino fino all’orlo, trangugiandolo.
L’unico suono rimasto era l’applauso entusiasta di Eiko. – Oh ma che cosa dolce! Che bella notizia!
Si guardò intorno, ma nessuno sembrò concordare con lei. Alla fine Hanabi le interruppe dolcemente l’applauso, deglutendo.
Sarada teneva lo sguardo ancorato sul piatto neanche ci fosse una botola dove calarsi lì dentro.
– Cosa? – la voce giunse inaspettatamente da Sasuke che in mezzo a una tavolata di statue sembrava essersi ripreso.
Sarada si pulì le labbra con disinvoltura, cercando di apparire calma. – Ve lo sto dicendo solo per cortesia, visto che non vi riguarda.
Hinata era impallidita. – Tesoro, dite sul serio?
Boruto gemette e si arrese. – Sì, mamma, mi dispiace.
– Ti dispiace? – balbettò Naruto.
Si girò in giro in cerca di un qualche aiuto dal pubblico. Sembrava ancora più scombussolato di quando Hinata gli aveva detto di essere incinta. Si girò verso Himawari che scrollò le spalle e poi di nuovo verso Shisui, ancora sperando che fosse uno scherzo.
– Sarada tu stai dicendo sul serio? Da quanto lo sai? – chiese Sakura.
– Una settimana o poco più – rispose, fingendosi di ghiaccio.
Lo sguardo di Sasuke le bruciava addosso come un marchio. – Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ma cosa vi è saltato in mente? Cosa…
Sasuke sembrava aver ricevuto un colpo alla testa e non era messo meglio di Naruto.
– Noi stiamo… ancora decidendo – osò dire Boruto nel silenzio.
La sua presenza venne ricordata in quel momento e Sasuke puntò lo sguardo su di lui. Sakura aveva la bocca aperta e non riusciva a parlare.
– Ditemi che è uno scherzo, Hinata? Eh? Sakura? È uno scherzo vero? Dai Shisui, lo so che ci sei tu dietro – domandò Naruto, cercando nei loro sguardi qualche segno di burla.
– Taci dobe, qui la faccenda è seria, i nostri figli aspettano un bambino.
– Sapevo che non dovevamo dirglielo – commentò Sarada sprezzante.
Sakura deglutì. – Sarada inizia a essere più calma che non sei nella posizione di…
– Nella posizione di cosa? Non vi sto chiedendo niente.
Il padre aprì le braccia. – Niente? E come pensate di fare? Ci avete riflettuto? Eh? Girerete film sugli zombie per vivere? No scusa fammi capire.
Sarada si addentò la gengiva per non piangere e iniziò a tremare di rabbia. Shisui tossì appena.
– Dai, ora calmiamoci tutti.
– No Shisui, stai zitto. Come… com’è successo? No, voglio dire lo so come, perché?
Naruto si passò le mani fra i capelli. – Ma che caspita di domande fai? Vuoi un disegnino per caso? Direi che il problema è un altro! Dio Santo Boruto! L’ape e il fiore cavolo, il signor Profilattico e tutti quei discorsi che ti ho fatto!
– Grazie per aver appena riacceso il trauma. È stato un incidente, può capitare!
Sasuke si voltò verso Naruto. – Come caspita lo hai cresciuto tuo figlio? Come? Ma cosa ci voleva a dargli quei quattro insegnamenti scemi di base? Ci è riuscito Shisui a non mettere incinta nessuna che è il più stupido della famiglia!
– Veramente mi basta uno sguardo per mettere incinta una donna – e fece l’occhiolino verso il suo pubblico, senza essere degnato di attenzione se non da Eiko che ridacchiò.
Itachi sospirò seccato. – Shisui, non è davvero il momento.
Sasuke nel frattempo era in pieno sfogo aggressivo: –  ma d’altronde cosa mi aspettavo da un moccioso che ha i tuoi geni, una cosa dovevi spiegargli, una!
Naruto serrò le labbra e spalancò gli occhi. – Scusami? Guarda che i figli si fanno in due, imbecille, credi che non gli abbia spiegato certe cose? Tu invece la avrai talmente annoiata con le tue spiegazioni da maestrino che alla fine la poveretta si sarà addormentata. Ma che dico, figuriamoci nemmeno al liceo riuscivi a parlare di sesso senza avere una crisi isterica – replicò furibondo.
– Oh scusami se non ero il classico stereotipo dell’adolescente arrapato come te – si voltò verso Sarada, serio. –  Ti ha costretto a farlo senza protezioni?
Boruto sbarrò la bocca. – Non lo farei mai! Eravamo ubriachi e abbiamo fatto una stronzata, tutto qui.
– Ah quindi era ubriaca e incapace di dare il suo consenso. È questo che mi stai dicendo?
Il ragazzo andò in panico e Sarada gli impedì di rispondere. – Non dargli corda, non riesce ad accettare che sua figlia provi desiderio sessuale. Che le piaccia fare sesso – disse scandendo bene quelle parole.
L’occhio di Sasuke si contrasse a ogni “s” di sesso che la ragazza calcò. Arrossì, imprecando. – Ti sbagli, dicevo solo che se non eri in te…
– Nessuno dei due era in sé! Nessuno dei due ha dato il consenso, ci siamo saltati addosso e basta di comune accordo, papà smettila, non è questo il punto!
Hinata si portò una mano alla bocca, cercando di riprendere il controllo. Himawari si sentì in dovere di difendere il fratello che sembrava sull’orlo di un pianto.
– Poteva capitare a tutti…
Itachi fu l’unico a darle manforte. – Himawari ha ragione, perciò calmatevi.
Sakura guardò sua figlia. – Ti ho spiegato tutto, ti ho messa in allerta in ogni modo, ti ho anche comprato i preservativi – scoppiò, ricevendo un’occhiata scandalizzata e tradita dal marito.
– Tu cosa?
– Oh stai zitto Sasuke, l’ho fatto per prevenire.
Lui allargò le braccia. – Ci sei proprio riuscita vedo.
– Cosa dovevo fare? Continuare a fingere come te che Sarada non fosse cresciuta?
Sasuke si sentiva punto sul vivo e distolse lo sguardo. – Potevi parlarmene…
La moglie guardò di nuovo sua figlia con il volto contratto. – Sarada come pensi di fare con l’università adesso? Hai solo diciott’anni – mormorò, rendendosi conto di quanto fosse poco.
– Credevo che fosse un giorno sicuro ed ero ubriaca, io ho fatto una cazzata.
– Chissà da dove l’ha presa questa fiducia idiota nelle cose! Di certo non dagli Uchiha – sibilò Sasuke.
Naruto lo incenerì. – Non mi è mai passato per il cervello che Sarada avesse preso da te il suo brio, visto che una fila alle poste è più divertente di una cena con te.
– Scommetto che non hai mai insegnato niente a tuo figlio sul sesso. Signor Profilattico, ci credo che questo poveretto non ne sapesse nulla.
– Non mi faccio dare lezioni da uno che se l’è dovuto far spiegare da sua moglie.
Sasuke arrossì fino alle orecchie e fece per colpirlo, ma Naruto si tirò indietro. – Smettila di dare la colpa a Boruto e a me!
Itachi mise una mano sulla spalla di Sasuke. – Ora calmati.
Lo ignorò, scrollandosi di dosso le sue dita. – Quando succedono disastri ci sei sempre di mezzo tu dobe. Sempre.
– Sì certo, come quando ti sei unito a quella banda di punk, l’Akatsuki e ti hanno sospeso.
– Oh non tirare di nuovo fuori quella storia usuratonkachi! La tiri fuori ogni volta, sei come un disco rotto.
Naruto allargò le braccia. – Sei tu che porti solo negatività. Eri contrario a loro due, se fossimo stati più di supporto magari questo non sarebbe successo!
– Più di supporto? È stato proprio perché gli abbiamo concesso totale fiducia che è successo! Ma sì, lasciamoli andare alla festa in spiaggia, ma certo che potete andare allo chalet per le vacanze, oh una gita nei boschi in campeggio andate pure, cosa potrà mai succedere di male?
– L’idea del campeggio io non la approvavo.
– Perché non volevano farti venire dobe, non di certo perché eri contrario! È questo che succede quando lasci due adolescenti pieni di ormoni a briglia sciolta – sancì.
Naruto levò gli occhi al cielo. – Quindi è colpa mia? Come cazzarola è possibile che qualsiasi cosa succeda sia colpa mia per te?
– Siamo a casa tua, a un pranzo organizzato da te e tuo figlio ha messo incinta mia figlia. Scusami se sono leggermente dell’idea che sia anche colpa tua.
– Tu invece hai zero responsabilità, padre dell’anno. Dategli un encomio, lui aveva capito tutto dal principio!
Itachi si passò una mano sul viso, mentre Shisui si sporse verso i due ragazzini, chiedendogli se volessero scommettere su uno dei due.
– Non sono abbastanza ubriaca per questo – commentò Hanabi, riempendosi il bicchiere.
Sarada serrò i pugni vedendoli bisticciare come due vecchie comari al parco, mentre Boruto non riusciva a distogliere lo sguardo, come se stesse assistendo a uno scontro fra macachi, esotico e patetico.
– Forse se hai tanto da ridire su come educo i figli, teme, dovresti andartene.
– Penso proprio che lo farò, prima che mia figlia combini qualche altra sciocchezza.
Un colpo al tavolo interruppe l’ultima frase. – CHIUDETE LA BOCCA SHANNAROOO.
Naruto e Sasuke si ammutolirono, guardando nei rispettivi piatti come Sarada.
Sakura si passò le mani fra i capelli. – Lo so che è difficile Sarada, lo so e mi dispiace che la sto prendendo così. Ma siete così piccoli… –  sussurrò.
– Neanche sanno usare un preservativo – commentò Himawari, beccandosi occhiatacce da tutte le direzioni. –   Ma in effetti è un’azione difficile.
– Se Boruto…
– Papà – lo interruppe Sarada. – Lo abbiamo fatto insieme. Io e Boruto abbiamo lo stesso grado di responsabilità.
Sasuke la guardò come se non la vedesse, distratto, pensieroso. Shisui gli batté una mano sulla schiena. – Dai ora non...
– Devo fumare.
Si alzò senza dire nulla, prese le sigarette e lasciò il soggiorno nel silenzio generale. Sarada lo seguì con gli occhi sentendosi ferita come mai nella vita. Itachi sembrava intenzionato a seguirlo, ma rinunciò quando Sakura scosse leggermente la testa. Naruto anche lo guardò andare via e poi osservò Boruto.
– Il signor Profilattico…
– Papà finiscila ti prego.
Sarada si trattenne stoicamente dal piangere, sorridendo con amarezza. – Lo sapevo che reagiva così. Ho intralciato i suoi piani perfetti – commentò con disprezzo.
Sakura era svuotata. – Dagli un po’ di tempo, tuo padre ha bisogno di elaborare.
– Si è solo preoccupato – mormorò Itachi, cercando di distendere l’aria.
Hinata si alzò e poggiò una mano sulla spalla di Sarada e su quella di Boruto.
– Sono contenta che ce lo abbiate detto. State tranquilli.
Sarada annuì, forzando un sorriso. Boruto la prese per mano, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Si alzarono entrambi.
– Dobbiamo parlare fra noi un attimo – esordì lui, portandola via verso l’ingresso.
Non cercarono di fermarli, lasciandogli i loro spazi. Anche perché dovevano tutti rielaborare.
– Questo pranzo non poteva andare peggio – commentò tetro Naruto.
Sua moglie si alzò per sparecchiare. – Dovremmo calmarci tutti. Agitarli e farli piangere non porterà a nulla.
– Calmarci? – ripeté il marito, alzandosi a sua volta per aiutarla. – I nostri figli aspettano un bambino, Sasuke è andato in crash come il mio portatile e… e anche Shisui!
Shisui stava sul telefono da dieci minuti ormai. – Sto cercando casi di ginecologhi che si sono sbagliati. C’è un due percento di possibilità che sbaglino, insomma è possibile che Sarada e Boruto ci rientrino, no?
Eiko annuì. – Io ho sentito di ginecologhi che si inventano le gravidanze solo per farli tornare e ricevere più soldi – asserì molto seria.
Sakura si sentì punta sul vivo nel suo orgoglio da medico ed evitò di rovesciare il tavolo solo perché Hinata le lanciò un’occhiata implorante.
– Sicuro, è risaputo – commentò con un’ironia pungente.
Si alzò a sua volta, decidendo di raggiungere Sasuke e farlo rientrare, così che avrebbero parlato con Sarada da soli.
Hanabi riempì il bicchiere anche a Shisui. – Non fate i genitori stronzi, hanno fatto una cavolata, non c’è bisogno di crocifiggerli.
Naruto la squadrò e andò in cucina, deciso a non raccogliere la provocazione. Era incredibilmente abbattuto. Hinata posò i piatti vicino al lavello e gli toccò una mano. Immaginava perfettamente quali fossero i suoi pensieri.
– Andiamo a parlare con Boruto.
 
 
*
 
 
Sarada indossò velocemente il casco, allacciandolo e si avvicinò alla moto di Shisui. Anche Boruto aveva indossato il casco e le lanciò le chiavi.
– Ladruncolo – commentò lei, prendendole al volo.
Boruto si mise in posa. – Tuo zio era piuttosto distratto.
La ragazza lo guardò esitante. – Ah non posso credere di aver sganciato la bomba così, di fronte a tutti – mormorò, passandosi le mani sul viso. – Scusami.
Quello guardò verso l’ingresso. – Ormai è andata. E sono ancora vivo.
Sarada si sporse a baciarlo, lasciandosi stringere per qualche secondo. Al che montò sulla moto rossa luccicante, dove toccava a malapena. Boruto le si accodò dietro, tenendosi ai sostegni. – Sicura di saperla guidare?
– Zio mi ha insegnato. Ce ne andiamo sul serio?
Il ragazzo annuì. – Che si urlino addosso fra loro, fanculo, dattebasa.
Sarada sorrise con gli occhi ancora umidi. – Ben detto.
 Accese la moto, sgasò e partì, sollevando un nugolo di polvere.

 

Ciao a tutti!
Questa storia è nata dal nulla e avrà solo due capitoli, entrambi piuttosto lunghi come avete visto, ma il secondo lo sto ancora scrivendo. Ringrazio tanto le persone che si sono lette il primo capitolo in anticipo per darmi un parere generale e Hatta che mi ha consigliato il sottotitolo xD.
Grazie per aver letto!
 
   
 
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