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26
prompts challenge: 15/26: MIRACOLO: 2. Il
verificarsi di una contingenza inaspettata e favorevole, spesso
decisiva ai
fini di modificare o invertire il corso degli eventi.
Parole:
1041.
Miracolo
Le
urla e i passi strascicati
di altri non-morti sono l’unica cosa che mi rimbomba nella
testa. Ogni rumore
mi ferisce, trasalirei, se il mio corpo non sembrasse bloccato in
questa
posizione.
Cacciati,
inseguiti,
rinchiusi, assediati dalla via bianca.
Noi,
i maledetti. Ed ora
sono rinchiuso qui, in questa cella.
Ricordo
solo vagamente il
mio nome, poco altro. Sto divenendo lentamente un essere vuoto, ad ogni
goccia
d’acqua lercia che precipita da queste pareti umide sono un
po’ più vuoto.
Un
derelitto, scacciato
da tutti, un ‘discriminato’, che può
solo consumarsi. Non c’è niente in questa
cella, a parte i topi che cercano di divorare la mia carne in
decomposizione.
Si
pensa che dopo la
morte ci sia la meritata pace, ma noi siamo maledetti. Gli un-dead non
hanno
nemmeno questo conforto, prigionieri di un ciclo di rinascite. Il tempo
per noi
si ferma ed, infatti, io sono immobile, ad attendere il mio unico
destino.
Prigioniero
di queste
quattro luride pareti, trattato peggio di una bestia, sento che la
paura, la
rabbia, la tristezza, la solitudine e persino la disperazione si stanno
stemperando.
Come
se questo ‘marchio’,
come se il ‘segno oscuro’, in quel gorgo centrale
circondato da una striscia di
fiamma, stesse assorbendo ogni cosa dentro di sé.
L’odore
di morte sembra
non riuscire a darmi fastidio come dovrebbe, come se persino
l’olfatto stesse
venendo meno. Al contrario l’udito aumenta sempre di
più e la vista… diviene
sempre più interiore. Come se non guardassi più
davvero attraverso gli occhi.
L’aria
stagnante, putrida
e di sangue probabilmente impedirebbe la vita a qualsiasi altro essere
umano.
Io
sono ancora umano?
Penso di star perdendo la mia umanità,
il mio senno. Tutto ciò che mi tiene ancora ancora a questo
mondo è il ciondolo
che porto al petto. Il regalo di una donna, sembrerebbe. Qualcuno che
mi amava,
qualcuno che forse si ricorda di me.
Forse
non sono sempre
stato un rinnegato. Forse ero un guerriero o qualcosa di
più. O forse lei mi
amava anche se non ero niente, ma nel suo cuore comunque ero importante.
Una
madre? Una moglie?
Una sorella? Una figlia? Se solo potessi ricordare. Se solo non fossi
una
carcassa vivente, di carne putrefatta.
Non
ho più il coraggio di
tentare d’aprire la porta dalle pesanti barre metalliche.
Nonostante sembri
arrugginita, dev’essere incantata, perché non si
apre e con gli anni rimane
salda al suo posto. Questo posto è sferzato dal vento,
lasciato alle intemperie,
ma lei mantiene fede al suo compito. Ho smesso di provare a liberarmi
per non
vedere più altri non morti, vuoti, che si sono
cristallizzati nel tempo.
Continuano a camminare, privi d’intelletto, famelici di vita,
completamente ‘hollow’,
ricordandomi la fine che mi aspetta.
Perché
questo destino di
essere richiamati eternamente su questa Terra di lacrime? Solo per
essere
temuti e odiati? Questo non è un contagio che si
può fermare, una malattia per
cui basti un lazzaretto.
Sento
un rumore diverso,
ma non voglio dargli retta, è troppo soffocato. Forse
è iniziata la follia, si
sta solo avvicinando il momento in cui inizierò a vagare per
questa cella,
scarnificato e privo di ogni cosa. In fondo sono nudo, ho solo un
drappo a
coprire queste orrende nudità.
Dal
buco sul soffitto
della mia prigione, da cui filtrava la poca luce, cade qualcosa di
grosso con
un tonfo.
Si
tratta di un morto, qualcuno
che ce l’ha fatta dove io ho fallito. Di morti ne ho visti
tanti, ma questo ha
qualcosa di diverso. O che io non avevo mai notato: una fiammella. Come
se da questa
carcassa si emanasse qualcosa che mi attrae. Prima ancora della
curiosità, è
quella luce che mi porta a gattonare fino a questa novità.
Noto
che il cadavere
stringe qualcosa spasmodicamente: una chiave.
Allora
capisco… Alzo la
testa e solo per un attimo lo vedo. Un cavaliere, così
diverso da me,
illuminato dalla luce del sole esterna. In quella frazione di secondo,
prima
che si sposti, sembra mi stia fissando benevolmente dal suo elmo.
Il
mio miracolo, la mia
salvezza… Lui è la mia
salvezza, la mia seconda possibilità per attaccarmi a uno
scopo e al senno. Recupero
la chiave e mi accingo ad aprire la porta, il mio corpo è
agile, come se non
fosse stato immobile per anni.
Sembra
reagisca alla mia finalmente
ritrovata volontà. Sono pronto a combattere e a morire
infinite volte pur di
raggiungere il fine che mi si sta dischiudendo davanti.
Gli
eventi stanno
cambiando, muterò con loro.
*********
“Oh,
tu.
Non
sei vuoto, eh? Grazie agli dei.
Ormai
sono finito, temo. Morirò presto, poi perderò il
senno.
Vorrei
chiederti una cosa. Tu ed io, siamo entrambi
non morti. Mi ascolterai, vero?
Purtroppo
ho fallito la mia missione, ma forse tu riuscirai
a mantenere la fiamma accesa.
Nella
mia famiglia c’è un’antica leggenda: se
il non
morto è il prescelto, nel suo esodo dal rifugio dei non
morti, deve pellegrinare
fino alla terra degli antichi lord. Una volta suonata la campana del
risveglio,
se sei tu il ‘chosen undead’, verrai a conoscenza
del fato dei non morti.
Bene,
ora lo sai. Ed io posso morire con la speranza nel
cuore.
Oh,
un’ultima cosa. Tieni, prendi questa: una
fiaschetta estus, la preferita dei non morti”.
La
mia mano si avvolge intorno a una fiaschetta calda,
che brilla di una luce che sembra gialla, una specie di pallido fuoco
in
bottiglia. Sento scorrere energia e vita, come da un cuore pulsante. Mi
chiedo
come possa esistere qualcosa del genere.
“Oh,
e questa…
Ora
devo dirti addio. Non voglio nuocerti dopo la mia
morte. Perciò vattene e grazie…”.
Mi
allontanò lentamente da Oscar di Astora, abbandonato
contro quella parete di pietra. Rimango ancora qualche attimo. Ormai
è prossimo
a diventare non morto, come me e questo lo sta privando delle sue
energie.
Lui,
il mio miracolo, si sta rapidamente svuotando.
Incapace di sopportare il fallimento della sua missione. Che sia
codardia, decisione
divina o una disfatta che non ha potuto evitare, sto vedendo
l’uomo che ha
portato a me un miracolo spegnersi.
Lui
mi ha ridato fiducia, mi ha consolato. Ora tocca a
me ripagare tutto questo.
Con
un cenno del capo lascio questo cavaliere,
disperatamente aggrappato al suo scudo Cimiero come se stesse annegando.