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Autore: syila    10/08/2018    4 recensioni
In effetti si.
Quella volta se l'era presa a morte.
Non tollerava che qualcuno insinuasse certi pettegolezzi su Victor.
Come figlia “virtuale” era suo dovere difendere la reputazione del padre, ma soprattutto come ogni figlia innamorata del papà, si rifiutava di concepire che quei due combinassero porcherie a letto.
Il che non le impediva di apprezzare fanfic, fanart e doujinshi che celebravano le loro gesta erotiche.
Misteri e contraddizioni dell'animo fangirl.
[Seconda classificata al contest "Una Storia per un Quadro"col pacchetto La camera di Vincent Van Gogh ad Arles indetto da Wurags sul forum di EFP]
Genere: Azione, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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[Storia partecipante al contest "Una Storia per un Quadro" col pacchetto La camera di Vincent Van Gogh ad Arles indetto da Wurags sul forum di EFP]
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Capitolo II°

Era ancora intenta a crogiolarsi nel letto, tra i cuscini e le mutande sparpagliate ovunque quando una luce accecante si accese sopra di lei e dissolse i suoi sogni di gloria facendola precipitare nel panico.
All'ingresso della stanza, due persone immobili e parimenti spaventate la stavano fissando.
Le occorse qualche decimo di secondo per riconoscerle.
Nel passaggio dai poster alla vita reale avevano guadagnato in risoluzione e tridimensionalità impedendole di identificarli subito come i padroni di casa.
Il suo Piano non contemplava una simile circostanza.
“Oh merda...”

Un paio di minuti prima...

“Victor dove hai messo le chiavi?”
“In fondo alla valigia pare...” rispose il russo intento a rovistare nel trolley.
“Fa lo stesso, ho le mie”
Yuuri fece tintinnare il suo mazzo prelevandolo dalla tasca e nell'infilare la serratura cercò di fare meno rumore possibile.
Erano arrivati alle due di notte e voleva evitare di svegliare i vicini.
“Lascia stare i bagagli, ce ne occuperemo domani con calma” suggerì appoggiando il suo in anticamera, senza nemmeno accendere la luce.
“Quando chiameranno dalla clinica veterinaria?” s'informò Victor.
“Se non ci sono problemi in tarda mattinata, così andremo a prendere Makka nel pomeriggio”
“Ah... Mi dispiace per la vacanza...” sospirò il russo cingendolo alla vita.
“Non dirlo neanche”
“È la seconda indigestione dall'inizio dell'anno, quel cane manca di senso della misura”
“Già...” il giapponese ridacchiò “E di chi sarà la colpa? Magari di una certa persona che gli allunga i bocconi sotto il tavolo e pensa che io non me ne accorga...”
“Guarda che ti ho visto anche io: esageri sempre coi biscottini! Da domani ci mettiamo tutti a dieta stretta!”
“Io faccio già la dieta!” protestò Yuuri.
“Allora vuol dire che faremo più attività fisica... Domestica” concluse il russo facendogli l'occhiolino, poi lo strinse a sé “Anzi cominciamo subito...”
Un tramestio sospetto proveniente dalla camera da letto raffreddò i bollenti spiriti di entrambi.
Erano sicuri di aver chiuso tutto in casa prima di partire, Yuuri era molto scrupoloso su certe cose, quindi esclusero la presenza di un piccione o un gatto, che potevano essersi intrufolati
nell'appartamento da una finestra lasciata aperta.
Esclusero subito dopo anche alieni e cause sovrannaturali; ciò che rimaneva in campo era l'ipotesi più ovvia e spaventosa: un ladro.
Il russo intimò al compagno di fare silenzio e provvide ad armarsi della prima cosa che trovò sottomano: un ombrello da borsa, mentre Yuuri aveva già pronto il telefono per comporre il numero della polizia.
Avanzarono a passi felpati lungo il corridoio e si affacciarono con estrema cautela all'ingresso della stanza, ma ciò che scoprirono una volta accesa la luce era destinato a lasciarli di sasso.


“Cazzo! Cosa ci fate voi qui!”
Strepitò la nanerottola che fino ad un attimo prima se ne stava beatamente sbracata sul letto sfatto in mezzo alla loro biancheria.
La scena era così surreale che né Yuuri, né Victor ebbero la prontezza di reagire, limitandosi a fissarla con uno sguardo allucinato e l'espressione incredula.
“V-veramente noi ci abitiamo...” esordì il giapponese quasi scusandosi dell'improvvisa intrusione.
“Merda!” ruggì facendoli trasalire, si diede una spinta e balzò in piedi sul materasso “Dovevate tornare domani sera!” sbraitò di nuovo contro la coppia che rinculò verso la cabina armadio.
Se i due si fossero fermati a riflettere un attimo avrebbero realizzato che l'unico pericolo rappresentato dalla piccoletta era l'indice minaccioso che gli stava puntando contro.
“Victor cosa facciamo?”
“Diamine, non mi sono mai trovato in una situazione del genere...” bisbigliò l'interpellato.
La ragazzina sembrava una belva in gabbia, continuava a guardarsi attorno, in cerca di una via di fuga.
“A-abbiamo dei soldi...” propose e subito il compagno lo zittì.
“Victor dobbiamo catturarla, non darle la mancia!”
“Ma...”
“Siamo in due, lei è disarmata, cosa può farci?”
La faccenda stava prendendo una brutta piega e per quanto adorasse la coppietta l'intrusa non era disposta a finire in prigione!
Tentò una finta puntando verso il bagno e vide i due scattare, pronti a saltarle addosso; questo le diede i decimi di secondo necessari a lanciarsi verso il vero obiettivo: la porta della camera.
I padroni di casa la videro saltare e planare nel corridoio con la stessa spudorata agilità dei lemuri e nel breve lasso di tempo che impiegarono a riguadagnare l'uscita lei era già arrivata al terrazzino e stava scavalcando il parapetto.
“No!” strillarono all'unisono terrorizzati “Fermati!”
Quando la videro sparire rimasero senza fiato e si precipitarono sul balcone, esitando un attimo a guardare di sotto, inorriditi all'idea di quello che avrebbero trovato sull'asfalto del marciapiede.
“Yuuri è là!”
La mano di Victor non indicava la strada, bensì il cornicione due piani più in basso.
Un ragnetto nero si muoveva lungo la parete agganciato ad un filo sottilissimo.
“Sta scendendo... Con un'attrezzatura da alpinista?” mormorò il giovane giapponese sbalordito “Chi diavolo è? Spidergirl?”
“Non lo so, ma so che sta scappando! Con le mie mutande preferite in testa!” rispose indignato il russo.
Ciononostante rimasero con gli occhi incollati su di lei, ad osservarne la spericolata discesa e solo nel momento in cui toccò terra si concessero un sospiro di sollievo.
La piccoletta alzò lo sguardo verso di loro e gli regalò un sorriso spavaldo prima di scomparire nell'oscurità della notte.

“Dovevo ascoltare Yakov quando diceva di installare un antifurto...”
Una volta scappata la coppia decise che era inutile chiamare la polizia; una ladra con simili capacità acrobatiche poteva già essere ovunque in quel momento.
Victor stava raccogliendo i frammenti di vetro caduti dalla porta-finestra e non aveva smesso un attimo di sacramentare, mentre Yuuri controllava la camera da letto per capire cosa fosse stato effettivamente rubato, a parte le preziose mutande del compagno.
“... E comunque anche se non avesse preso niente è gravissimo che abbia violato la nostra casa, il nostro spazio privato! Vorrei averla davanti cinque minuti! Solo cinque minuti per farle un bel discorsetto!”
“Davvero?” Yuuri tornò in salotto e si appoggiò alla penisola della cucina con un sorrisetto divertito “Perché, volendo, ne avremmo la possibilità...”
Il russo lo osservò interdetto e l'altro si decise a mostrargli quello che nascondeva dietro la schiena: aveva trovato lo smartphone dell'intrusa, lo aveva perso in mezzo al caos della biancheria buttata alla rinfusa sul letto.
“Ha dimenticato di inserire il blocco della tastiera” precisò con un piccolo ghigno diabolico.



Per la terza volta sbagliò il passaggio di mano sull'appiglio e rimase appesa all'imbracatura di sicurezza come un sacco di patate.
Iliana conosceva quella parete artificiale come le sue tasche; di solito impiegava una decina di minuti a risalirla, invece, quel pomeriggio non riusciva ad imbroccare la giusta combinazione di piedi e mani. Almeno non c'era nessuno a guardarla e si era risparmiata i commenti sarcastici dei compagni della palestra.
A proposito...
Dov'erano finiti tutti?
Riguadagnò il pavimento e guardandosi attorno notò che l'enorme ambiente era vuoto, mentre dalla reception proveniva un indistinto brusio.
Che fosse successo qualcosa?
Magari qualcuno si era fatto male e se non riusciva a concentrarsi sul percorso di arrampicata tanto valeva andare a vedere.
Più si avvicinava all'ingresso, più montava la confusione e dai gridolini chiocci delle altre ragazze dedusse che non si trattava di un infortunio.
Fu con un attimo di tragico ritardo che individuò la vera causa dell'affollamento e comprese perché tutto il personale della palestra e i suoi frequentatori si era riversato nell'atrio; in quello stesso attimo il suo coach si girò verso di lei esclamando a gran voce “Ah! Signor Nikiforov! Eccola! Eccola la nostra Regina dei Tetti di San Pietroburgo!” e Iliana capì di essere fottuta.

“Proprio ieri ci ha detto di aver perso il cellulare e di essersene accorta solo dopo il suo arrivo a casa”
“Che siate stati proprio voi a trovarlo è una coincidenza straordinaria! Iliana è una vostra grande fan, ha contagiato tutti qui!”
“Non la chiamerei esattamente una coincidenza...” abbozzò Victor sgranando un sorriso a cuore a beneficio dei presenti.
“C'è un posticino tranquillo per parlare con lei?” chiese Yuuri al termine di un selfie con un gruppo di iscritti “Vorremmo fare due chiacchiere con la nostra sostenitrice numero uno... Credo che se lo meriti”


A quel punto le possibilità di fuga erano inesistenti; l'unica nota positiva era l'assenza delle auto della polizia fuori dalla palestra, ma questo non provava niente; nei telefim americani di solito i buoni incastravano il colpevole, gli facevano un tremendo cazziatone e poi con calma lo affidavano ai poliziotti.
Quindi continuava a tenere d'occhio le vetrate anche adesso che si trovavano nel locale adibito a pausa caffè dove erano state sistemate le macchinette per i dolci e le bevande oltre ad un paio di tavolini e qualche sgabello.
“Aspetti qualcuno?” chiese educatamente il giapponese.
“Si beh... Tipo... Di vedere i lampeggianti della polizia...” fu la risposta accompagnata da una rassegnata alzata di spalle.
“Ohh...” la coppia si scambiò un sorrisino, poi le misero davanti il cellulare “Penso che ti sarebbe dispiaciuto perderlo, ci sono parecchie cose interessanti sopra, come le ultime dieci stagioni delle nostre gare...”
“Le tue trasferte e i raduni col gruppo di sostenitori” aggiunse Victor.
“Le vacanze sulle alpi francesi... Le foto del diploma...” gli fece eco Yuuri.
“La mia collezione di cravatte... E il mio primo paio di pattini, sai, volevo buttarli, ma Yuuri mi ha convinto a tenerli, perché dice che sono kawaii!” rilanciò il russo lasciandosi prendere dall'entusiasmo.
“Sono kawaissimi!!!” annuì enfaticamente la ragazza.
“Victor!” il compagno lo richiamò all'ordine e lo rimise nei ranghi con un'occhiata storta, allora era vero che comandava lui nella coppia!
“Non siamo qui per farle i complimenti, ricordi? Il discorsetto...”
“Ah... Si” rispose mogio l'interpellato e ritrovò una parvenza di severità “Quello che hai fatto è stato... Riprovevole!”
Prese una pausa tecnica per cercare conferma nello sguardo del giapponese, che assentì deciso.
“Non solo... è stato pericoloso! Hai messo a repentaglio la tua vita per... Cosa? Rubare un souvenir?”
La colpevole si limitò a chinare la testa con aria contrita.
“Se ti fosse successo un incidente, se fossi caduta come pensi che avrebbero reagito i tuoi genitori e i tuoi amici? Hai pensato a loro almeno per un attimo? A quanto avrebbero sofferto a causa della tua sconsideratezza?”
“Yuuri basta...” stavolta fu il russo a intervenire rifilando delle leggere gomitate nel fianco del compagno quando vide che la ragazza stava per mettersi a piangere “Penso che abbia capito”
“Io credo di no; non ha pensato nemmeno a noi quando ha progettato la sua bravata! Alle conseguenze nel caso fosse successa una disgrazia a casa nostra! E tu saresti una nostra fan? Anzi la nostra fan numero uno! Cerchiamo di trasmettere un messaggio positivo col nostro sport, di essere un esempio, di incoraggiare chi non si sente amato o accettato nella sua diversità, invece tu volevi solo un argomento di conversazione con le amiche del tuo gruppo!”
Victor alzò gli occhi al cielo, quando Yuuri ci si metteva era peggio di un pitbull.
“Volevo... Conoscervi meglio... Far parte della vostra vita, solo un po', come voi siete parte della mia... ” mormorò piano la ragazza.
La risposta li ammutolì, quelle parole li avevano spiazzati.
Per loro il prototipo delle fans scatenate erano le Yuri's Angels, che inseguivano Yura fin dentro agli spogliatoi, lo costringevano ad indossare le orecchie da gatto e a posare con loro in snervanti sessioni di selfies.
Visionando le photogallery del suo smartphone alla fine si erano ricordati di lei; non si era persa una gara delle loro in Russia, seguiva Victor fin dagli Juniores e spesso era andata anche all'estero.
Lei era quella che coordinava i vari gruppi di fans russi e aveva gemellaggi online in ogni parte del mondo dal Sud America, all'Europa, all'Asia.
Un simile impegno andava molto al di là del semplice tifo sportivo o della simpatia verso un personaggio pubblico.
Il tempo e le energie che vi profondeva lo facevano somigliare a...
“Un lavoro!” esclamò Victor all'improvviso.
“Ehh?” Yuuri e Iliana lo fissarono sconcertati.
“Il tuo somiglia proprio ad un lavoro!” ribadì il russo contento e prima che il compagno potesse intervenire aggiunse “Quindi che ne diresti di trasformarlo in una vera occupazione?”
“Cosa?”
“V-victor... No!”
“Naturalmente solo alle nostre condizioni!” trillò l'interpellato “Come non intrufolarti ancora in casa nostra di nascosto, non rubare, non mettere a repentaglio la tua vita, non trascurare lo studio e la famiglia e...”
“E?” chiesero all'unisono gli altri due.
“Fare del tuo meglio per diventare una campionessa di arrampicata!” concluse col suo più bel sorriso a forma di cuore.
Stavolta toccava al giapponese scuotere la testa e sollevare gli occhi; Victor era uscito di casa intenzionato a fare una severa ramanzina alla marmocchia e a metterle paura, invece se ne veniva fuori con una proposta di lavoro.
“Magari dobbiamo anche pagarla...” bofonchiò rassegnato.
“Si capisce! La sua passione e il suo tempo vanno retribuiti, ma deve prometterci che userà questi soldi per le attività sportive e l'università!”
La ragazza prese ad assentire vigorosamente.
"Ho dei progetti grandiosi!" esclamò "Potremmo organizzare un'incontro in chat col gruppo e poi dovreste ascoltare le idee della mia amica Nadiya sul merchandising! Possiamo fare un planning mensile e..."
"Per fare un planning ti servirà questo " Victor sorrise e le porse nuovamente il cellulare, tuttavia la ragazza esitò un attimo a prenderlo e il russo lo notò "Ebbene?"
"Dovrò cancellare le foto di casa vostra immagino..." disse palesemente dispiaciuta.
"Uhm..."
Yuuri si limitò ad alzare le mani in segno di resa, ormai era Victor a gestire la trattativa.
"Vogliamo fidarci, saprai da sola qual è la cosa giusta da fare!" trillò lo Zar del pattinaggio e il lieve sospiro del giapponese servì a sottolineare la sua approvazione.

"Rimane solo un'ultima questione in sospeso..."
Iliana li aveva accompagnati all'uscita, dove i due si erano prestati di buon grado ad altre foto, che l'indomani sarebbero state pubblicare sul sito della palestra.
"Quale? Tutto quello che posso fare, possibile o impossibile!"
"Oh è piuttosto semplice in verità... Si tratta delle... Delle mie mutande nere!"
"Victor..." il suo compagno strabuzzò gli occhi.
" Quelle che avevi in testa quando sei scappata! Sai ci tengo molto!"
"Oh... Oh! Quelle..." la giovane prese tempo, ma aveva la faccia di chi si era appena strozzato con un boccone indigesto "Barcellona 2016, Finale del Grand Prix, piscina dell'Hotel, bagno fuori stagione con Christophe Giacometti.... Una delle gallery più clikkate di sempre"
"Si! Si! Proprio loro!"
"Ahm no... No, mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto! Ma temo di averle perse mentre correvo a recuperare l'attrezzatura!"

Victor dovette arrendersi all'evidenza e se ne andò con le pive nel sacco; Yuuri, che lo conosceva bene, vedendolo così abbattuto gli chiese “Tu le credi? Sulla questione delle mutande intendo”
“Assolutamente no!” brontolò il russo “È capacissima di averle incorniciate e appese in camera, o magari dentro un altarino coi fiori e le candele!”
Yuuri faceva del suo meglio per non ridere, ma alla fine esplose “Ben ti sta! Hai voluto fare lo splendido e offrirle un lavoro? Adesso ti ritrovi col sedere scoperto...”
L'uomo al suo fianco avrebbe voluto arrabbiarsi, invece fu contagiato dalla risata limpida del giapponese.
“Ohi-Ohi... In fondo un piccolo souvenir lo merita, considerando quello che è stata in grado di architettare per impossessarsene!”
“Sei fortunato che non sia giapponese, o le avresti trovate imbustate e sigillate in vendita su un'asta online per feticisti di biancheria intima!”
Victor sgranò gli occhi come se avesse appena ricevuto una rivelazione divina, circondò le spalle di Yuuri col braccio e lo spinse ad avanzare a passo di carica.
“V-victor dove andiamo così di corsa?”
“E me lo domandi? A casa a controllare internet! Se esiste anche la remota possibilità di ritornare in possesso di quelle mutande io la troverò! Non mi arrenderò mai!”
“Sono solo... Un paio di mutande!”
“Già! Però, se non sbaglio, a te piace come fasciano il mio fondo schiena...” rispose l'altro strizzandogli l'occhio e di fronte all'inoppugnabilità di quel ragionamento Yuuri fu costretto a convenire e ad affrettare il passo.



Qualche giorno più tardi

"Il nuovo blog del Fan club è strepitoso... Le ragazze hanno fatto un lavoro incredibile"
Sdraiato col portatile sulla pancia e Victor che gli massaggiava i piedi dopo un estenuante allenamento pomeridiano Yuuri si godeva la quiete e l'atmosfera soffusa della camera da letto, che era tornata ad essere il loro nido privato ed esclusivo, dopo i fatti movimentati della settimana precedente.
Iliana aveva mantenuto la parola: a tempo di record aveva organizzato una tabella di marcia, messo in riga il gruppo, spartendo i ruoli tra i membri, affinché non si sbranassero come succedeva di solito e rivoluzionato il blog, che adesso aveva una veste decisamente più professionale.
"Se va avanti di questo passo dovremo affidarle la gestione di tutta la comunicazione" ridacchiò sommessamente il russo.
"Oh guarda c'è un quiz: Testa la tua conoscenza dei Victuuri. I Victuuri siamo noi" precisò a beneficio del compagno.
"Lo so, pensi che sia una specie di dinosauro dell'era digitale?" brontolò offeso l'interessato, ma Yuuri non lo ascoltava più, aveva cominciato il Test e ci si era messo d'impegno.
"Come si chiama il Palazzetto del Ghiaccio di Hasetsu... He-he... Ice Castle... facile. Qual'è il diminutivo di Makkachin... Makka! Facile anche questo! Che modello di auto hanno noleggiato per la vacanza negli Stati Uniti? La Cadillac rosa!"
"Oh, sei un profondo conoscitore della materia vedo" disse Victor, baciandogli la nuca dopo essersi sistemato al suo fianco.
"Chi è stato il primo allenatore di Victor? Dai è troppo facile così! Si tratta di Yakov!"
"No! Aspetta non spuntare la risposta!"
Il giovane giapponese si voltò e lo fissò stupito.
"Nei primi sei mesi come Esordiente sono stato allenato da mio padre..."
"Eh?" Yuuri era passato da sorpreso a sconvolto "Tuo... Padre?"
"È una cosa che non sa praticamente nessuno, non avevo ancora compiuto otto anni e non c'erano coach disponibili qui a Pietroburgo. Yakov arrivò da Mosca solo all'inizio dell'anno successivo. È una domanda trabocchetto" disse spuntando il cognome Nikiforov tra le opzioni possibili.
"Ma... Ma Iliana come faceva a..."
"Saperlo? Mai sottovalutare la determinazione e la curiosità di una fangirl!"
Intanto la pagina macinava dati e il loading vorticava impazzito “Diamine l'esito deve essere piuttosto pesante, o magari si è interrotta la connessione, provo ad aggiornare...”
Tuttavia prima che potesse premere il tasto F5 il monitor si illuminò abbagliandoli e in un tripudio di luccichini, arcobaleni e cuoricini comparve una foto a tutto schermo che lì lasciò di stucco.
“Le mie... Mutande!” esclamò Victor appena ritrovò la parola “Lo ha fatto davvero! Le ha messe in rete!”
“Un Easter Egg...” mormorò Yuuri.
“Cosa c'entra l'uovo di Pasqua adesso?”
“Baka, sei proprio un dinosauro e scommetto che non giocavi nemmeno ai videogame da piccolo... Questo è un premio virtuale nascosto, praticamente inaccessibile, ci si può arrivare solo superando prove difficili o risolvendo degli enigmi complicati” rispose il più giovane con un sorriso “in questo caso il test di conoscenza”
“E dato che noi siamo gli unici a sapere la faccenda del coach...”
“Saremo gli unici a ottenere il premio. Vedrai le tue preziose mutande tutte le volte che vorrai, ti basterà compilare il quiz”
“Marmocchia diabolica...” sentenziò il legittimo proprietario socchiudendo le palpebre.
“A proposito di mutande...”
“Uhm?”
“Che ne diresti di togliere le tue e di proseguire il discorso sotto le coperte?” sussurrò malizioso Yuuri al suo orecchio.
“Oh lyubov moy! Riesci sempre a sorprendermi! Andiamo a produrre un po' di materiale indecente su cui le nostre fans potranno fantasticare!”
Yuuri riuscì a spegnere la videocamera del portatile appena in tempo prima di essere travolto dal suo focoso compagno; l'entusiasmo di Victor era contagioso, ma certe cose preferiva che continuassero a rimanere un segreto, da tenere al sicuro tra le candide mura della loro camera da letto.

Fine


♥ La voce della fangirla ♥

Complice l'ennesima indigestione di Makkachin (barboncino goloso!) i padroni di casa sono rientrati anzitempo e hanno scoperto ciò che mai avrebbero dovuto scoprire!
La nostra fangirl deve improvvisare la fuga, ma nella confusione del momento dimentica il cellulare e i nostri due piccioncini vedono bene di escogitare una piccola vendetta...
Anche in questo caso però la "variabile Nikiforov" ha il suo peso e ciò che era partito come un mostruoso cazziatone si trasforma in una opportunità di lavoro!
La coraggiosa arrampicatrice avrà l'incarico ufficiale di curare il fanclub dei Victuuri e potrà tenersi le ambitissime mutande nere del russo.
A volte i sogni si realizzano e vanno addirittura oltre le aspettative e dato che sognare non costa nulla continuiamo a farlo! *-*


   
 
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