Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Asia Dreamcatcher    10/08/2018    2 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
27
http://i1171.photobucket.com/albums/r557/JasmineL211/DE01_1.jpg







Capitolo Ventisette: Motherhood

Vedi, la gioia che prova una madre

quando coglie il primo sorriso del suo bambino

dev'essere proprio la stessa che prova Iddio ogni volta che, su dal cielo,

vede un peccatore che gli rivolge una preghiera con tutto il suo cuore.”

~ “L'Idiota”, Fëdor Dostoevskij



Qualcosa stava mutando.

Il buio che l'avvolgeva si stava diradando.

Per primo percepì un formicolio leggero alle mani, le dita si mossero sentendo nuovamente lo spazio attorno a sé. Finalmente l'oscurità si stava ritirando.

Un profumo conosciuto le risvegliò i sensi... Il profumo della persona amata.

Il suo corpo iniziò a riprendere contatto con la realtà, si risvegliava, tornando prepotentemente alla vita.

Inspirò a pieni polmoni e finalmente il mondo rivide il verde cristallino che possedevano gli occhi di Natasha Romanoff.

Mosse il capo a destra e a sinistra riconoscendo quasi immediatamente il luogo in cui si trovava, la sua mano corse al ventre, un gesto ormai familiare e istintivo ed un panico inaspettato la colse. Si levò di scatto tastandosi spasmodicamente la pancia trovandola vuota, piatta...

Dov'era? Dov'era il suo bambino?” si chiese disperatamente. Poi piano piano i ricordi iniziarono a tornarle in mente e si quietò.

Lei aveva partorito, suo figlio era venuto alla luce, ci era riuscita...

«Steve...?».

La voce le uscì arrochita, stentata. Sapeva per certo che lui era stato lì, sentiva la sua presenza tutta attorno a sé; in quel momento però vi era un'altra domanda che le premeva: dov'era suo figlio ora? Il desiderio di vederlo era di minuto in minuto sempre più bruciante.

Il prolungato silenzio però la mise in allerta, distogliendola dai suoi pensieri. C'era qualcosa di innaturale, erano pur sempre in un ospedale, perché tutto sembrava così “sospeso”?

Si alzò con cautela, una volta assicuratasi di essere stabile sulle proprie gambe passò a stiracchiarsi, tese i muscoli cercando di capire quanto il suo fisico era in grado di reggere. Si sentiva in forma e decise di uscire a dare uno sguardo fuori dalla sua stanza.

Qualcosa di certo non andava. La luce era fioca, poiché solo quelle d'emergenza erano funzionanti, il personale assente; pareva di essere in un brutto film dell'horror.

Natasha, cercando di tenere i suoi sensi ben allerta, si diresse verso le porte che dividevano un reparto dall'altro, ma quando ne aprì una la sorpresa fu grande.

«Bobbi? Hunter-».

I due agenti dello S.H.I.E.L.D. erano riversi a terra, Lance Hunter era svenuto e la sua testa era sorretta da Bobbi Morse appoggiata contro la parete, il respiro pesante.

«Natasha? Grazie a Dio sei sveglia!» esalò la ragazza.

Vedova si avvicinò ai due, entrambi erano messi male.

«Hunter sta bene? Ce la fate?»;

«Sì. Io credo- Lance ha ricevuto un brutto colpo alla testa... Ma non è importante al momento – le afferrò il braccio – vogliono tuo figlio! Il capitano e gli altri stanno affrontando l'Hydra, ma uno dei loro Winter Soldier è penetrato all'interno, noi ci abbiamo provato, Natasha ci abbiamo provato-»

«Sh, non ti affaticare, ne sono certa. Dov'è ora?»

«Nella nursery alla fine del corridoio dietro di te. L'ho ferita al fianco ma-»

«Ho capito. Resistete d'accordo?» Bobbi le dette la sua parola.

Natasha inspirò e si voltò. Percorse il corridoio con lo sguardo che prometteva atroci sofferenze a chiunque si sarebbe messo fra lei e il suo bambino.

Entrò nella nursery ed osservò la coraggiosa infermiera frapporsi fra suo figlio e la giovane, per poi cadere a terra colpita con violenza.

«Sfioralo e sei morta» sibilò glaciale.

K si voltò sorpresa di non aver avvertito prima la sua presenza. Ma non si tirò indietro e le si scagliò contro.

Natasha si preparò all'urto mentre veniva spinta contro l'armadio dietro di lei, la sua mente registrò con dolore il pianto disperato di suo figlio.

Decisa, afferrò la sua avversaria e la allontanò da sé, poi senza darle abbrivio le artigliò il braccio e la fece scontrare duramente contro il vetro protettivo, che si crepò.

Resistente, malgrado la ferita causata da Morse le bruciasse, la soldatessa si riprese e continuò a colpire Vedova Nera, che però riuscì a sferrarle prima un calcio e poi compiendo mezza piroetta in aria gliene rifilò un altro.

K provò per la prima volta in uno scontro reale terrore, quella donna possedeva una furia controllata, la sua espressione prometteva morte. Strinse i denti continuando ad affrontarla.

Ma la ragazza non poteva comprendere la forza della sua avversaria, che scaturiva da un primordiale istinto di protezione nei confronti del proprio figlio. Natasha era forte, ma ciò che la rendeva superiore era che aveva qualcuno da proteggere, aveva qualcosa per cui combattere.

Alla fine Vedova riuscì a scaraventarla nuovamente contro il vetro che si ruppe definitivamente attorno al corpo di K che crollò ferita dalle schegge, la carne lacerata, nel corridoio e dopo aver boccheggiato per qualche istante, come se l'ossigeno non le fosse più sufficiente, svenne.

Assicuratasi che fosse davvero svenuta rivolse la sua attenzione all'infermiera che stoicamente si era rimessa in piedi.

«Sta bene?» domandò «La ringrazio per averlo protetto».

«Oh bambina – l'appellativo la fece sorridere – sono solo dei graffi questi. Piuttosto sono felice che si sia ripresa, mi sono presa la libertà di occuparmi anche di lei durante la sua convalescenza, il povero Capitano era così in pena, per non parlare di questo piccolino, sa sentiva molto la sua mancanza» Natasha non aveva mai provato istintivamente affetto o simpatia per una persona, sopratutto non appena conosciuta; Miss Jenkins fu la prima.

«La ringrazio allora per essersi presa cura della mia famiglia. Le potrei chiedere un favore? Ci sono due agenti feriti in fondo al corridoio, potrebbe occuparsene?»;

«Nessun problema.» poi la guardò con dolcezza «Ora invece lei dovrebbe occuparsi di questo scricciolo qui» disse accennando al bambino nella culla, che continuava a singhiozzare.

Natasha trattenne il fiato, ora era lei ad avere paura. Aveva lottato come una leonessa perché nessuno gli facesse del male, ed in cuor suo era preoccupata di poterlo ferire. Ma non poteva più ignorare il suo pianto, la stava reclamando a gran voce, scavando un solco nel suo petto.

«E' sua madre, non potrà fargli nulla di male» la incoraggiò l'infermiera con un sorriso gentile.

La russa si sporse verso la culla ed il suo cuore tremò d'emozione nel vedere finalmente suo figlio. Dio, era così bello ed anche così piccolo... era perfetto, sì non avrebbe saputo usare parola migliore, con i capelli folti e rossicci, il naso piccolo, le labbra delineate e piene.

Una parte di lei aveva timore di sporcarlo con il semplice tocco, le sembrava che le sue mani fossero lordate di sangue impossibile da lavare. Ma l'altra parte di sé prese il sopravvento e sorrise: un sorriso dolce e rassicurante. Facendo estrema attenzione lo prese fra le braccia, avvicinandoselo al petto; non sapeva come, ma le sembrò che le sue mani sapessero già come sorreggerlo.

Il bambino emise ancora qualche vagito agitato poi si calmò d'improvviso, lentamente le sue sottili palpebre si sollevarono e i suoi occhi, di un colore ancora non ben definito – ma Natasha era convinta che avrebbero avuto la stessa tonalità di azzurro del suo papà – puntarono dritti verso il suo volto, come se sapesse già dove guardare, come se sapesse già chi fosse; e forse era davvero così. Natasha lo sentì forte dentro di sé, loro due – madre e figlio – già si conoscevano, era come se guardandolo la spia sapesse già tutto di lui, nei suoi occhioni lei poteva leggere ogni cosa del suo bambino.

«Ciao...» mormorò commossa Vedova. Il neonato gorgogliò vivace e si agitò nel suo fagotto di coperte, lasciandola senza fiato, era felice di vederla. Le sue labbra tumide tremarono appena senza che smettessero di sorridere;

«Ciao... солнешко [piccolo sole]» ripeté baciando piano la fronte liscia, e quelle guance adorabili. L'aveva chiamato “piccolo sole”, le sue labbra avevano articolato quell'appellativo spontaneamente, senza nemmeno che la mente si fosse impegnata. Era proprio ciò che suo figlio era per lei: un sole. Un'incredibile fonte di luce e calore; lui e Steve i suoi soli.

Le aveva scaldato l'anima semplicemente riconoscendola: allungando le braccia grassocce verso di lei, perché l'aveva riconosciuta, sapeva che lei era la sua mamma.

«...Posso-?» domandò incerta a Miss Jenkins, che annuì intenerita da quella donna così letale e che ora trasmetteva, senza rendersene conto, una dolcezza sconfinata.

«Certo mia cara, è suo figlio dopotutto».

Prima di tornarsene in stanza con suo figlio, si assicurò che la Winter Soldier non potesse più nuocere, aiutando l'infermiera a legarla saldamente e a porla sotto flebo di un sedativo potente. La lasciò occuparsi di Bobbi e Lance e le chiese di contattare lo S.H.I.E.L.D. per la custodia.


*


Steve inspirò pesantemente prima di abbassare con decisione la maniglia.

Dio! Ti prego se è un sogno non svegliarmi. Fu quello il suo primo e sciocco pensiero. Poiché ciò che i suoi occhi gli mostravano, era la più bella e struggente visione che lui avesse mai visto. Natasha e il loro bambino.

La spia era appoggiata contro la finestra: il suo profilo leggermente circonfuso dalla luce dell'alba, chinata verso il figlio che dormiva beatamente, perché fra le braccia più sicure del mondo. Si voltò ad osservarlo: i suoi occhi possedevano una luce nuova ed intensa, gli sorrise con dolcezza. Era tutto ciò di cui Steve aveva bisogno.

«Ciao...» sussurrò «Si è appena addormentato» continuò posando il suo sguardo sul figlio.

In silenzio il supersoldato si avvicinò e lei riportò gli occhi su di lui. Restarono l'uno davanti all'altra, i corpi che si sfioravano.

Steve levò il braccio e con attenzione avvolse entrambi, stringendoseli delicatamente contro.

«Non farlo mai più» sospirò Steve contro la sua tempia, provocandole un sussulto «Non provare mai più a lasciarmi Natasha.» esitò un istante in cui la donna percepì i battiti singhiozzanti del suo cuore contro l'orecchio, e avvertendo il proprio petto stringersi sofferente per il dolore che gli aveva causato «Ho avuto paura...» confessò.

«Una maledetta paura di perderti per sempre».

Natasha poggiò la fronte contro il petto, chiuse gli occhi e poi li riaprì alzando il volto verso il compagno; dolci amare emozioni si agitavano in lei. Facendo attenzione liberò un braccio, mentre il supersoldato l'aiutò a sorreggere il figlio, e la sua mano sfiorò il mento, costringendolo a guardarla.

«Mi dispiace di averti fatto aspettare любовь к моей жизни [amore della mia vita]. Ma ce lo siamo promessi, troveremo sempre il modo di tornare l'uno dall'altra...»;

Steve si lasciò andare ad un lieve sorriso. Il bambino si mosse un poco fra loro e i loro sguardi scivolarono immediatamente verso di lui che continuava a dormire pacifico le manine strette a pugnetto contro il viso.

Natasha rialzò lo sguardo sul compagno:

«Io tornerò sempre da te e da... James»;

Steve sgranò lo sguardo sorpreso, poi sorrise;

«Allora è così che vuoi chiamarlo?» domandò dolcemente mentre Vedova annuì sicura.

«Io credo che questo sia il nome giusto; anche per James, se non fosse stato per lui probabilmente ora non saremmo qui» il biondo soldato la osservò perplesso «Lui mi ha aiutato a decidere, mi fatto comprendere. E James ha bisogno di capire, a sua volta, che può andare avanti, che c'è qualcosa di buono che lo sta aspettando sulla sua strada. Che lui può abbracciare quella vita che Sharon e Jace gli promettono... Che può ricominciare, che c'è davvero del buono in lui...» affermò sicura. E Steve capì, annuì, gli occhi azzurri accesi.

Si guardarono complici, poi la mano della spia corse fra i suoi crini chiari;

«Hai un aspetto orribile per la cronaca» celiò semiseria. Lui ridacchiò, e gli sembrò che tutta la tensione accumulata scivolasse finalmente via dal suo corpo ancora una volta provato. Strinse a sé le due persone che definitivamente detenevano il controllo del suo cuore, respirò il loro profumo. La sua famiglia.


«Pronta?» domandò Steve allungando la mano verso la porta. Natasha gli scoccò un'occhiata divertita rafforzando la presa sul piccolo James, che nel frattempo si era svegliato e cercava di muoversi, emettendo versetti entusiasti, o almeno sembrava.

«Sì sono pronta» replicò, accarezzando poi con tocco leggero il figlio.

Sharon quasi travolse Steve: zoppicava appena ed era totalmente scarmigliata ma gli occhi scuri lucidi erano pieni di sentimento.

«Nat» sospirò commossa, portandosi le mani alla bocca, emozionata, vedendo per la prima volta il piccolo Rogers fra le braccia della madre, com'era giusto che fosse.

«Stai bene?» sussurrò sedendosi accanto a lei; Natasha annuì.

«Sto bene, stiamo entrambi bene. Tu piuttosto, dovresti farti medicare al più presto» ribatté osservandola con occhio clinico.

Sharon scrollò le spalle, come se la cosa nemmeno la riguardasse, era semplicemente troppo felice di riavere Natasha.

«Ti va di tenerlo un po'?» le chiese poi, ci teneva che suo figlio e colei che sarebbe diventata la sua madrina legassero.

Sharon arrossì ma annuì piano, un movimento quasi impercettibile ma Natasha sorrise e si sporse aiutandola a posizionare le braccia nel modo corretto.

«Ecco qui. E' zia Sharon, солнешко».

L'agente 13 sussultò nel vedere quell'innocente creatura fra le braccia, percepire la sua pelle calda e morbida, saggiarne il peso. Una lacrima tracciò dolcemente la guancia della donna, osservò Natasha e Steve, l'uno accanto all'altra esausti ma felici.

«Dio mio! Ciao, sono la zia» mormorò sopraffatta dalle emozioni, cullandolo piano.

«E' permesso?» si fece avanti Sam tutto sorridente, malgrado i segni della battaglia appena conclusa ben evidenti sulla sua pelle, seguito dal resto della squadra, fra cui Bucky; il cui cuore iniziò a accelerare nel vedere Sharon con suo nipote fra le braccia e per un solo istante si concesse di immaginarla con il loro bambino. Avvertì il petto scaldarsi ad un immagine tanto struggente, si costrinse a tornare alla realtà; una realtà in cui la donna che amava gli rivolgeva a malapena la parola e che lui ogni giorno temeva di perdere sempre più. Sorrise concentrandosi sulla coppia, sollevato che Natasha fosse tornata fra loro, guardò Sharon commossa che con premura affidava nuovamente il piccolo al legittimo genitore, i loro sguardi si incrociarono, abbozzò un sorriso mentre lei abbassò gli occhi imbarazzata.

Steve sistemò meglio il figlio fra le braccia e si sedette sul letto accanto alla compagna.

«Abbiamo molto di cui discutere, ma prima... Visto che ci siete tutti vorremmo – si scambiò un'occhiata complice con Natasha – ufficialmente presentarvi nostro figlio: James Samuel Rogers» disse il capitano con evidente orgoglio e commozione.

Ci mancò poco che Sam scoppiasse a piangere a dirotto e Bucky avesse un infarto lì seduta stante. Mentre gli altri si congratulavano ancora una volta con i due genitori; i due uomini, i cui nomi erano stati dati al figlio del loro migliore amico e compagno d'armi, erano rimasti senza parole.

James rivolse uno sguardo a Natasha e lei gli regalò un piccolo e sincero sorriso, comprese in quel momento ciò che aveva fatto, ciò che voleva comunicargli. Le fece un cenno col capo, ringraziandola silenziosamente.

Più plateale fu Sam che si sporse verso la coppia ringraziandoli e promettendo le cose più folli al piccolo James, che rimaneva placido fra le braccia del padre.

«Voi due!» sospirò compiendo un evidente sforzo per trattenere le lacrime.

Clint e Maria fecero del loro meglio per trattenerlo, l'arciere osservava i neo genitori con evidente orgoglio e sollievo, Steve lo ringraziò per ciò che aveva fatto per loro, per avergli permesso di stare vicino alla sua famiglia.

L'atmosfera rilassata venne interrotta da Meredith Montgomery, che chiese di poter parlare con il capitano e vedova in privato. La squadra acconsentì senza troppe proteste, era vero avevano ancora molte cose di cui discutere – fra cui un Winter Soldier bellamente sedato – ma erano tutti, senza esclusione alcuna, distrutti, sfiancati dall'ultima battaglia e ben felici di potersi riposare, sopratutto ora che Natasha era nuovamente con loro.


Bucky dietro a Sam, non riuscì a reprimere l'impulso e trattenne Sharon, restando così isolati mentre il resto dei loro compagni proseguiva.

«James! Per favore-»

«Ti prego parlami...» la interruppe lui, stremato e con gli occhi pieni di desiderio. All'agente 13 salirono le lacrime agli occhi, lo voleva, ma non era ancora pronta.

«No. Io non sono pronta, non ancora e sopratutto non adesso. Sono stanca» quando lui aveva deciso di andarsene, lei aveva perso completamente il controllo. Lui aveva deciso per entrambi e l'aveva costretta ad accettare quella situazione senza alcuna possibilità di scelta; ciò l'aveva ferita, ed era rimasta totalmente in balia delle sue peggiori emozioni, fra cui la paura di averlo perso per sempre.

«Sharon, per quanto vuoi punirmi? - mormorò sconsolato – non riesco a respirare se non ci sei tu...» confessò con sincerità disarmante.

Chiuse gli occhi e trattenendo le lacrime si sottrasse bruscamente al suo tocco;

«Non chiederò scusa per come ho deciso di riparare qualcosa che tu hai rotto» disse piano.

Bucky abbassò la testa sconfitto, ma non rimase in silenzio a lungo;

«Io ti aspetterò. Dovesse volerci una vita intera».


«Natasha mi fa molto piacere che ti sia ripresa» esordì la dottoressa, sinceramente sollevata.

«La ringrazio, mi ha salvato la vita, non lo dimenticherò» replicò la russa con sicurezza mentre Steve le ridava il piccolo James, per poi avvolgere entrambi con il braccio e tenerli saldamente accanto a sé.

«Vorrei aver fatto di più» asserì invece Meredith, lanciò un'occhiata al capitano ma lui negò col capo, non aveva avuto occasione di dirglielo.

«Natasha, purtroppo a seguito delle complicazioni in seguito al parto, abbiamo dovuto asportarti l'utero. Questo significa che-»

«Non potrò più avere figli» terminò per lei quel doloroso discorso. La donna si limitò ad annuire mortificata.

La spia osservò prima il figlio che si muoveva fra le sue braccia, poi volse lo sguardo davanti a sé; annuì lentamente. Avvertiva la presa di Steve forte contro il proprio corpo.

Un corpo privato di qualcosa di prezioso, una parte di sé. Poiché un conto era poter prendere la decisione consapevole di non generare altri figli, un altro era che la natura, le circostanze avessero deciso per lei, privandola della libertà di scegliere.

«Io vi lascio soli, per qualsiasi cosa resto a vostra disposizione» celiò con delicatezza Meredith prima di andarsene.

«Nat» la richiamò Steve «Mi dispiace». Non c'era nulla di diverso che potesse dirle o aggiungere.

Vedova Nera strinse a sé il bambino, gli baciò piano la tempia, lo guardò e lo vide sano, in forze, vivace. Si volse verso il padre di suo figlio e le sue labbra si stesero in un sorriso lievemente tremante.

«Nonostante tutto non c'è nulla che cambierei» disse semplicemente. Nove mesi prima aveva scelto di avere quel bambino, aveva deciso che qualsiasi cosa le fosse capitata lei l'avrebbe accettata ed era quasi morta per poter dare alla luce il suo piccolo sole, ne aveva pagato il prezzo, qualcuno avrebbe detto troppo alto, ma non lei. Avrebbe potuto perderlo in qualsiasi momento, ma invece no, James Samuel Rogers aveva già dimostrato la sua forza e lei non sarebbe stata da meno.

__________________________________________________________Asia's Corner
Salve a todos!
Miei carissimi lettori un altro capitolo è terminato, è vero ci sono tante cose di cui parlare e nel prossimo capitolo ne leggerete delle belle non preoccupatevi, ma per questo capitolo ho scelto solo di concentrarmi su Natasha e il piccolo James (so che qualcuno aveva già idea del nome, d'altronde ho solo rispettato l'effettivo nome del figlio di Cap e Vedova - anche se Samuel è stata una mia aggiunta personale).
"Motherhood" parla chiaro e spero davvero che vi sia piaciuto, come a me è piaciuto moltissimo scriverlo!
Detto ciò, volevo comunicarvi che ho fatto un rapido conto e riflessione e teoricamente mancherebbero più o meno 4/5 capitoli al termine di questa terza ed ultima parte, a cui poi si aggiungerà un capitolo EXTRA, su... Beh credo che prima della fine lo intuirete su che cosa sarà ;)
Io ringrazio dal profondo del mio cuore tutti voi che siete giunti fino a qui! E vi auguro (a chi ancora non ci è andato, ma anche a chi ci è già stato) BUONE VACANZE, io per i prossimo nove giorni sarò a zonzo nei Balcani. Tornerò con il prossimo capitolo a SETTEMBRE!  L'aggiornamento sarà VENERDI' 14!
Stay tuned!


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Asia Dreamcatcher