Il
giorno dell'esame era arrivato...
Quella
mattina, Anna, si alzò presto per prepararsi e ripetere
almeno un'ultima volta.
Erano
le 8 e 30 e corse verso l'università senza nemmeno fare
colazione dato che era
in ritardo, come al solito, anche perché era così
agitata che era convinta che,
se avesse anche bevuto solo un po' d'acqua, sarebbe stata capace di
vomitarla
davanti alla commissione.
"Maledizionemaledizionemaledizione."
Imprecò mentre correva e guardava l'orario sul cellulare.
Alle nove doveva iniziarlo
e d'erano già meno venti. Aveva anche dei messaggi ma non
aveva né il tempo né
la tranquillità per leggerli.
Il
tempo di arrivare ed era meno un quarto. Si fece largo tra il corridoio
pieno
di studenti che proprio quella mattina avevano deciso di affollarsi
lì. Entrò
in aula e tirò un sospiro di sollievo nel vedere la
situazione abbastanza
tranquilla, i professori avevano appena fatto appello ad un'altra
ragazza e
aveva almeno una decina di minuti per calmare il fiatone.
Così prese il
cellulare e decise di controllare i messaggi.
Uno
era di Elsa, poi sua madre e suo padre che le davano gli auguri e poi
ne lesse
un altro.
H: In
bocca al lupo carotina.
Anna
non ci credette ma sentiva se stessa sorridere.
"Anna
Arendelle."
Quando
la commissione chiamò il suo nome Anna scattò
all'improvviso. Fece un profondo
respiro e si alzò per avvicinarsi
alla
cattedra, prima di sedersi salutò la commissione e prese
posto.
Un
ultimo respiro e via.
"Allora..."
28
non era male, sapeva di aver fatto quanto meglio poteva e ne era
soddisfatta.
Cosa più importante aveva fatto una buona impressione ai
professori. Più
liberata che mai, camminava serena tra i corridoi col suo stomaco che
brontolava per la fame, avrebbe premiato se stessa con un bel waffle al
miele.
Mentre
usciva sentì una mano sulla spalla.
"Congratulazioni."
Anna
si sentì trattenere il fiato. "Hans, ciao."
"Ciao
pel di carota, 28 eh, niente male."
"Oh
grazie_ aspetta che? Come lo sai?"
Hans
sorrise. "Ero seduto dietro di te e tu non te ne sei nemmeno accorta, e
poi ti lamenti che ti chiamo distratta."
Anna
sbatte le palpebre degli occhi. "Tu... sei venuto per vedere il mio
esame."
"Certo."
Rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "E ti
ho preso
qualcosa." Alzò il braccio per mostrare che teneva un
bicchiere in mano.
"Il
cappuccino! Grazie, sto morendo di fame." Anna lo prese grata.
"Veramente
è latte al cioccolato, so che lo preferisci."
"Ancora
meglio! Sai, Hans Westergard, non sei poi così malvagio."
"Ma
davvero?! Anna non farti ingannare dalle apparenti buone azioni." Rise.
Anna
rispose ridendo anche lei.
"E
comunque, il latte al cioccolato non è mica
chissà che. Servirà a malapena a
toglierti quello spaventoso ringhio allo stomaco. Vieni, facciamo una
colazione
decente."
Anna
lo seguì volentieri.
Si
sentiva felice dopo aver mangiato il suo agognato waffle, e di aver
scambiato
quattro chiacchiere con Hans.
"Non
ci crederai Elsa!" Dichiarò Anna a sua sorella dopo che la
cena era finita
e finalmente avevano chiuso la porta della stanzetta.
"Fammi
indovinare, Hans è venuto a vedere il tuo esame."
"E
tu come lo sai?"
"Ha
chiesto a me l'orario, voleva farti una 'sorpresa'."
Una
sorpresa?
Hans
improvvisamente diventa gentile con lei, non la prende più
in giro (non più del
solito), le porta il cappuccino e la cioccolata, le chiede di uscire,
le offre
la colazione e vuole anche farle le sorprese?
Un'idea
stava cominciando a formarsi nella mente di Anna, ma lei volle
cacciarla via
prima del tempo.
Magari
avrebbe potuto chiedere un parere ad Elsa, magari del perché
di tutto questo,
invece l'unica cosa che fece trasparire Anna fu:
"E
perché diavolo glielo hai detto?"
"Ma
sul serio Anna?"
Anna
si sentì in difficoltà e aveva uno sguardo
confuso sul viso, girò le spalle e
andò in bagno.
Ma
Elsa non si arrese e la seguì. "Anna adesso ti comporti come
una bambina,
si può sapere che c'è di male che lui sia venuto
a trovarti?"
"Tutto,
Elsa! Mi fa strano, molto strano. Improvvisamente, il tipo che ti ha
tormentata
per oltre quindici anni di scuola, diventa gentile e cortese, ti offre
la
colazione e ti chiede di uscire. Non sembra strano anche a te?"
Elsa
si rassegnò sospirando e sorridendo contemporaneamente.
"Anna, adesso sei
diventata paranoica, sono io quella che deve esserlo, non tu. E poi, io
non ci
vedo niente di strano anzi, l'unica cosa che può significare
è che..."
Anna
aspettò per un po' che sua sorella finisse la frase. "E
che...?"
"Mhm,
niente." Elsa scrollò le spalle.
Anna
a stento represse un gemito di frustrazione. "Ma perché
ultimamente parli
a metà?!"
"Per
il semplice motivo, sorellina, che le cose devi iniziare a capirle da
sola."
Anna
fece un broncio ostinato e andò di nuovo in camera sua per
dormire, dopotutto
era stata una giornata molto piena.
Domenica
arrivò fredda e veloce, le due sorelle si alzarono
volentieri più tardi; almeno
una volta a settimana se lo potevano permettere.
La
domenica era un giorno sacro per la famiglia Arendelle, era d'obbligo
infatti
passare l'intera giornata insieme, non come le altre volte, di domenica
si
discuteva e si parlava molto più apertamente di questioni
serie e non.
Era
una regola di Agdar e Idun dato che era il giorno in cui non c'era lo
stress
del lavoro e degli studi, per rafforzare il legame familiare, ed Elsa e
Anna lo
apprezzavano più di quanto volessero ammettere.
Il
momento della colazione era quello più pigro, di solito si
scherzava e si
parlava di sciocchezze, anche Agdar era il segretario in un ufficio di
polizia,
evitava sempre di appesantire la famiglia con avvenimenti scandalosi
che
accadevano sul lavoro per cui parlava di tutt'altro e non osava leggere
il
giornale.
Dopo
colazione poi, ognuno aveva dei ruoli da svolgere per avere la casa
decente
entro l'orario di pranzo, e fu a pranzo che avvenne l'interrogatorio,
davanti a
spaghetti e polpette.
"Allora
ragazze, voi per caso avete piani per stasera?" Chiese suo padre per
primo.
Sia
Anna che Elsa s irrigidirono alla domanda e poi si guardarono in faccia.
"Ehm..."
"Ecco
io, noi..."
"Avevamo
pensato..."
"Andiamo
al Central Park per la festa."
"Già."
Il
padre le guardò sospettoso.
Elsa
fu la prima a prendere coraggio. "In realtà, Kristoff ed
alcuni amici mi
hanno invitata." E aggiunse subito. "Anche Anna ha un
appuntamento." Sorrise a sua sorella.
Anna,
invece, guardò Elsa con occhi sgranati. E fece un segno tipo
"questa me la paghi."
Sua
madre la guardò e poi fece un sorriso sbilenco. "Ah si? E
con chi hai questo appuntamento?"
Anna
fece di tutto per non arrossire e fare una figuraccia davanti ai suoi
genitori.
"Sono stata invitata." Rispose più piano possibile.
Suo
padre alzò un sopracciglio. "Ho capito, ma desideriamo tanto
sapere da chi
sei stata invitata."
Anna
mormorò il nome senza farsi comprendere.
I
suoi genitori risposero all'unisono. "Come dici?"
Elsa
strinse i denti un po' imbarazzata per sua sorella e un po' divertita.
Anna
deglutì e aprì bocca.
Elsa
la anticipò soccorrendola. "Hans Westergard, è
stata invitata da Hans
Westergard."
"Cosa?"
Esclamarono nuovamente in coro i suoi genitori. Però sua
madre era entusiasta e
suo padre... un po' di meno.
"Mio
Dio tesoro! Come mai questa cosa?" Le chiese sua madre.
"Non
era appena una settimana fa che, parlando di lui, te ne andasti
infuriata?" Chiese invece suo padre.
"Beh
è perché avevamo litigato!" Rispose Anna.
"Come
sempre." Ribatterono suo padre ed Elsa. I suoi genitori avevano passato
un
po' l'inferno, perché per quanto tenessero alla famiglia
Westergard e le due
mamme erano amiche, sapevano che i loro figli non andavano propriamente
d'accordo.
All'asilo
Anna tornava piangendo sempre perché il più
piccolo della carica dei 13 le
faceva sempre scherzi poco carini; alle elementari, medie e superiori
invece,
Anna tornava spesso sia dolorante che trionfante, perché?
Perché lei e Hans,
non importa quale sia stata la loro età, finivano spesso col
prendersi a botte.
Agdar ricordava quella volta in cui Idun insistette per pagare delle
medicine a
Carol perché Anna aveva ridotto male il 'povero' Hans in
terza media.
"Mi
ha invitata proprio perché voleva scusarsi."
Suo
padre non sembrava convinto della situazione. Al contrario di sua madre.
"Waw,
è davvero un bel gesto, no?"
"Mamma
ti prego, la smetti di parlare così e fare quei strani
sorrisi? Mi
inquietano." Implorò la più giovane.
"Non
posso farci a meno cara! Sono troppo felice che finalmente qualche
ragazzo ti
chiede di uscire."
Anna
voleva scappare.
"Perché
non ce lo hai detto?" Chiese di nuovo suo padre.
"Adgar
la smetti?! Sono grandi e certe cose, si sa, i figli tendono a non
raccontarcele." La difese sua madre e Adgar si rassegnò
aggiungendo un
ultimo pensiero.
"Comunque
ho sempre pensato che fossi troppo esagerata ad avercela con Hans in
quel modo.
Si sa, i maschietti tendono a fare scherzi, è una cosa
normale."
Anna
si indignò contro suo padre. "Non è una cosa
normale papà! Kristoff non lo
ha mai fatto!"
"Kristoff
è un raro esempio di ragazzo d'oro, anche perché
altrimenti non gli avrei mai
permesso di uscire con Elsa." Quest'ultima frase la aggiunse molto a
bassa
voce tra se e se.
Dopo
essere sopravvissute al colloquio a pranzo, le due sorelle cominciarono
a
scavare nei loro armadi per trovare l' 'outfit' prefetto per
l'occasione.
Anna
senz'altro era la più complessata, non sapeva se avrebbe
dovuto semplicemente
vestirsi come se stesse facendo solo una passeggiata con un amico in
una sera
d'ottobre o prepararsi in modo particolare da sembrare il
più carina possibile
per un appuntamento.
Fortunatamente
Elsa decise di darle una mano. "Ti preparerai in modo da essere
attraente
ma camuffata da semplicità e naturalezza." Le aveva detto.
Stivaletti
a tronchetto col tacco medio, neri con un cinturino ai lati. Un paio di
jeans
con dei ricami anch'essi ai lati. Scelse poi una camicetta blu scuro
con dei
voile sul petto e come cappotto prese un trench bordeaux e nero.
Elsa
le consigliò di acconciarsi i capelli diversamente dalle sue
trecce, così li
tirò solo indietro con una molletta argentata lasciandoli
poi sciolti.
"E
ora il trucco. Il segreto è: tamponare bene il rossetto da
sembrare quasi
impercettibile, lo stesso vale con la cipria e poi, stendere bene il
mascara.
Più semplice e naturale di così non si
può." Disse Elsa con fare esperto
mentre terminò l'opera con sua sorella.
"Grazie
Elsa."
Ovviamente
l'orario arrivò senza nemmeno farsi notare, lo capirono
quando sentirono il
campanello di casa.
"Sono
già arrivati." Disse Elsa guardando l'orologio con quanta
più disinvoltura
possibile. "Sei pronta?"
Anna
non era pronta, era terrorizzata. Ma annuì.
"Dai
che sei bellissima." La rassicurò Elsa.
Quando
arrivarono in cucina videro sia Kristoff che Hans, ovviamente Idun
stava
abbracciando quest'ultimo come se non ci fosse un domani, accanto al
loro padre
dalla postura e lo sguardo intimidatorio.
Kristoff
fu il primo a notare le ragazze e mimò un 'waw' con la bocca.
"Mamma,
papà lasciateli stare." Intervenne Elsa in salvezza dei due.
"Chiudi
quella bocca Kristoff o ci farai entrare le mosche." Lo prese in giro
Hans.
Agdar
simulò una tosse e tutti zittirono. "Allora,
dov'è che porterete le nostre
bambine?"
"Papà!"
Sussurrò Anna imbarazzata.
"Ehm
noi v-volevamo..." Kristoff farfugliava.
"Volevamo
andare al Central Park , stasera ci sarebbe una specie di festa." Hans
andò in soccorso di Kristoff.
Il
padre li fissò per un secondo e poi parlò. "Bene.
Basta che prima delle
undici ce le riportate."
"Agdar."
Lo rimproverò sua moglie. "Va bene anche per le undici e
mezza ragazzi, ma
prima di mezzanotte per favore."
"Certo!"
Risposero in coro i due ragazzi.
***
"Fa
freddino stasera." Disse Hans che si vide costretto a indossare la
sciarpa.
Dopo
che uscirono di casa e raggiunsero il Central con la macchina, senza
che Anna
se ne accorgesse subito, Elsa e Kristoff si staccarono dal 'gruppo' e
lasciarono soli Hans e Anna. E quest'ultima sospettava che sua sorella
l'avesse
fatto apposta.
"Già."
Anna si pentì di non aver portato una sciarpa, soprattutto
perché avrebbe
voluto nascondervi la faccia ogni volta che provava imbarazzo.
"Sei
silenziosa." Osservò semplicemente lui.
"S-si?
A volte mi succede." Anna si maledisse per la goffaggine onnipresente
in
lei anche nelle conversazioni.
Hans
la guardò come se volesse dirle tante cose, lei poteva
vederlo formulare
battute in quella sua mente strana. "Hai fame?" Invece chiese.
"Ad
essere sincera si."
"Ma
tu hai sempre fame." Sorrise malignamente lui.
Anna
gli diede un broncio omicida e dopo che lui rise, si avvicinarono al
primo che
incontravano che avesse a che fare col cibo.
Dieci
minuti dopo erano intenti a finire gli hot dog che stavano mangiando,
il tutto
in perfetto e imbarazzantissimo silenzio. Almeno mangiare lo
giustificava quel
silenzio, ma ancora per poco dato che avevano quasi finito.
Anna,
che era sempre una chiacchierona cronica, non riusciva ad iniziare una
conversazione; al dire il vero ancora non ci credeva nella situazione
assurda
in cui si trovava, ovvero ad uno pseudo appuntamento, con Hans() per
giunta.
Ed
Hans, lui sembrava sempre che stesse per dire una miriade di cose ma
invece gli
morivano in gola e non diceva nulla. E gli hot dog erano finiti! Doveva
porre
fine a quel silenzio.
"Era
davvero buono, grazie." Orribilmente formale ma poteva andare.
"Di
nulla."
Okay,
c'era decisamente qualcosa che non andava in Hans.
"Hai
detto che stasera sono silenziosa, ma tu non sei da meno al momento."
Ridacchiò lei.
Hans
rimase spaventosamente serio per qualche istante, poi
parlò." Stai bene
con i capelli acconciati così."
Ad
Anna cascò il sorriso. "Oh. Grazie."
"Voglio
dire, con le due trecce non stai male, ti preferisc... sei
più te stessa con le
trecce. Ma sciolti non sei affatto male."
Anna
continuò a fissarlo inebetita. "G-grazie." Ripetette.
"Credo."
"...
Prego."
Dov'era
la sciarpa di cui aveva tanto bisogno?
In
quello stesso istante Hans si rianimò e tirò un
lungo sospiro. " Comunque,
Anna..." Si fermò ma riapparve quel sorriso da schiaffi
sulla faccia.
Anna
alzò un sopracciglio. "... Comunque... ?"
"T-ti
va di passeggiare?"
Lo
guardò curiosa. "Certo."
Purtroppo
la camminata proseguiva ugualmente imbarazzante come
l’insieme della serata in
generale, Hans camminava con le braccia dietro la schiena guardando
ovunque
tranne lei e, ovviamente, in silenzio. Anna sentiva nuovamente il
bisogno di
dire qualcosa per scongiurare quell’atmosfera.
“Anna
posso dirti una cosa?” Lui la batté sul tempo.
Però
ad Anna agitava molto quella frase e il suo cuore cominciò a
battere. Deglutì
più silenziosamente possibile e prese coraggio.
“Ho
come l’impressione che è tutta la serata che vuoi
dirmi qualcosa.”
Hans
la fissò un attimo. “In effetti è
così, si.”
“Bene…
e cosa vuoi dirmi?”
Hans
era evidentemente imbarazzato e fece di nuovo per massaggiarsi la nuca
come
quel giorno in biblioteca. “Anna, io…”
sospirò di nuovo.
Lei
lo aspettò pazientemente.
“…
Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare in questi anni, e
per cui
ora mi odi.”
Anna
lo guardò per alcuni istanti in silenzio per poi scoppiare
in una risata che
era più di sollievo che divertimento.
“Ora
mi vuoi far capire che sei stato l’intera serata
così teso e silenzioso perché
volevi chiedermi scusa? Andiamo Hans, è vero che mi hai reso
la scuola un
inferno più di quanto fosse già stata ma non
c’è bisogno di sentirti così. Non
è che ti odio… “
Anna si fermò un
istante estremamente turbata, effettivamente lei non odiava Hans,
sentiva piuttosto
quasi il contrario, il cuore le batteva e provava una sensazione sia
gradevole
che sgradevole allo stesso tempo per i sentimenti che provava in quel
momento,
ma non volle palesarlo proprio ora davanti a lui anche la stava
guardando molto
incuriosito per la sua interruzione per cui inghiottendo saliva col
cuore in
gola continuò. “… Voglio dire ti ho
detestato tanto non fraintendermi, per
avermi quasi appesa per le bretelle della salopette in seconda media,
avermi
dato le risposte sbagliate al compito, per avermi rubato la merendina
alle
elementari e fatto gli sgambetti e il gavettone all’asilo,
per non parlare di
tutte le volte che a causa tua venivo rimproverata dai miei e dagli
insegnanti,
presa in giro e umiliata però…
non fa
nulla, ti perdono.” Si era resa conto di aver detto cose
senza molta cognizione
per l’imbarazzo quindi non appena finì di parlare
si voltò subito per camminare
anche a costo di lasciare Hans da solo alle spalle.
Ma
non appena si girò si sentì tirare bruscamente
per la spalla, trovandosi faccia
a faccia con Hans.
“La
vuoi sapere una cosa?” Le chiese improvvisamente.
Anna
si rese conto di avere un espressione idiota sul volto. “Ehm
okay.”
“Scusa
non è esattamente la cosa che
volevo dirti. Cioè mi dispiace davvero ma non è
quello che volevo davvero…
dire. “
“E…
cosa volevi dire?”
Lui
fece un profondo respiro e lei aveva davvero paura di cosa avesse da
dire.
“Vorresti
sapere chi è la ragazza che mi piace?”
Sicuramente
ora il suo cuore andava così forte che temeva si sentisse
dall’esterno. E col
suo silenzio lo rispose.
“Ce
l’ho proprio davanti agli occhi.”
Qualcuno
la prendesse, stava certamente per svenire.
Detto
ciò Hans la lasciò piano e abbassò lo
sguardo. Anna continuava a fissarlo
intensamente cercando di rimettere insieme gli ultimi dieci secondi di
frase.
“C-cosa?”
L’unica parola flebile che riuscì a pronunciare.
“Vuoi
sapere perché ti ho detto che eri distratta
l’altra volta? Perché tutti, Anna, tutti
se ne erano accorti, l’intera
scuola tranne te. E dall’asilo che
mi piaci; quel giorno vidi una bimba sorridente e con qualche dente
mancante
che correva attorno all’amica di mia madre, non mi conoscevi
nemmeno e già mi
tirasti per giocare con te. Nessun bambino aveva mai voluto giocare con
me
prima di allora.”
Ad
Anna venne in mente quel giorno, sua madre e Carol stavano
chiacchierando
mentre lei scivolava dalla sua presa e le correva attorno quando vide
il bimbo
solitario che teneva per mano la sua mamma con un uno sguardo insicuro.
Anna
realizzò, la prima volta che vide Hans seppe subito che
sarebbero stati amici
perché provava simpatia per lui dal primo momento. E
nonostante i litigi quella
sensazione non passò mai. Oh Dio, la verità era
che per quanto non volesse
ammetterlo… anche a lei piaceva Hans! Però volle
limitarsi a guardarlo non
dicendo nulla, incoraggiandolo a continuare.
“In
realtà anche a Kristoff piacevi, e l’unico motivo
per cui non hai mai mostrato
interesse più del dovuto era proprio perché
sapeva che piacevi già a me, e lo
sai com’è Kris, non è esattamente il
tipo da affronti.”
Cosa!? Anna non sapeva che
reazione provare, se rabbia nei confronti di Hans o divertimento per
l’assurdità di quella cosa.
“Però
alla fine è stato meglio così no? Kristoff
è pazzo di Elsa e tu avresti
sofferto.”
Anna
rimase indignata.
“Ti
prego Anna dì qualcosa.”
“Vuoi
che dica qualcosa? Bene, cosa ti ha fatto pensare di avere
proprietà privata su
di me? Inoltre dimmi come tutte le cose che hai fatto in questi anni
dimostrano
che ti piacevo, non fai dispetti alla ragazza che ti piace!”
Hans
ridacchiò in imbarazzo. “Scusa, era il mio modo di
dimostrarlo. Non sono bravo
a esternare i miei veri sentimenti.”
Anna
non rispose.
“Quel
giorno in biblioteca quando ti ho incontrato per la prima volta dopo
due anni
mi sono sentito talmente sollevato, ero davvero felice credimi. Ho
avuto per
anni il rimpianto di non essermi mai dichiarato e di aver avuto solo
qualche
fidanzatina al caso. Quando quel giorno ti stavo guardando non era
perché
pensavo che avevi troppe lentiggini, era perché ti trovavo
davvero bellissima
in quel momento in particolare sotto i raggi del sole.”
Anna
arrossì profondamente a quello. Era sempre più
convinta che se non si sarebbe
seduta sverrebbe all’istante. “M-mi trovavi carina
per davvero?”
“Ti
trovavo bellissima. E… anche stasera lo sei. Ma quando hai
le tue trecce e sei
vestita in modo semplice come sei tu mi fai impazzire. Davvero Anna,
forse puoi
pensare che per come sono fatto mi piacciono le ragazze che si truccano
o si
preparano perché l’aspetto è la loro
priorità ma in realtà le trovo solamente
frivole, e con tutta onestà non possono nemmeno competere
con te.”
“Oh
Dio.” Mormorò lei. “Hans, mi aspettavo
di tutto tranne che questo, non avevo
idea che…” Sospirò “In
realtà, dentro di me avevo un certo presentimento e non
voglio essere ipocrita.”
Hans
la incoraggiò a continuare con lo sguardo.
“Hans
anche tu mi piaci.” L’aveva detto.
“Davvero?”
“Si,
davvero. Nonostante tutto. Da quando ero piccola sapevo che
c’era qualcosa che
in un certo senso mi univa un po’ a te anche se col tuo
comportamento sono
riuscita a nasconderlo. Ora ci sono così tante cose da dirci
che proprio non da
dove_”
Hans
le prese la mano. “Tranquilla, ci sarà
tempo.” Poi sorrise. “Ti va di…
“
“Camminare
per mano? Certo.” Lei quindi sorrise di rimando.
Anche
se con un imbarazzante silenzio, i due camminarono mano nella mano.
“
Chissà dove sono mia sorella e Kris.”
“Penso
che anche loro stiano facendo i piccioncini, si sono nascosti per
troppo tempo
anche loro secondo me.”
“Già.”
Dopo una fredda folata di vento Anna si abbracciò con la
mano libera finché non
sentì qualcosa di caldo che si avvolgeva attorno al collo.
“Ecco,
fa freddo qui.” Hans le aveva appena avvolto la sciarpa, la
sua() sciarpa
attorno al collo.
Anna
arrossì di nuovo. “Grazie.”
“Di
nulla. Vuoi che ti accompagno a casa? Tanto quei due sono adulti e
vaccinati.”
“In
effetti si, mi farebbe piacere.”
Nel
frattempo del rientro lasciarono le mani e chiacchieravano di tanto in
tanto di
cose al caso. Dopo un po’ si fermarono difronte casa di Anna.
“Grazie
per la sciarpa.” Gli disse mentre la restituiva.
“Figurati,
e Anna! Io non voglio chiederti di fidanzarti con me perché
so che c’è ancora
da lavorare per quello ma… quindi ti farebbe piacere, non
so, frequentarci?
Così possiamo vedere se funziona. Cosa che… spero
molto.”
Anna
rimase sbalordita dall’audacia di quella proposta ma si
sentì sciogliere
improvvisamente un secondo dopo.
“Certo
che mi farebbe piacere.” Disse tutto d’un fiato e
nell’istante in cui parlò agì
d’istinto sporgendosi avanti dando un bacio sulle sue labbra
a stampo. Sentì
Hans rimanere impietrito per poi approfondirlo rendendo quello il suo
primo
bacio con l’ultima persona che si sarebbe aspettata. Altro
che farfalle nello
stomaco.
“Oh
cielo ai miei verrà un infarto. A mia madre di gioia e mio
padre dal terrore.”
Hans
ridacchiò però non riuscì a dire
più nulla e sapeva che come prima avrebbe
voluto dire molto più ma bastava così, come aveva
già accennato lui, avevano
tempo.
“Grazie
per essere te Anna.”
Anna
si fermò ma capì subito quello che voleva dire.
“Beh grazie per apprezzare
quello che sono allora.”
“Io
non apprezzo quello sei, io amo
ciò
che sei.”
“O-oh
bene! Okay io allora vado… “
Anna
vide l’espressione estremamente divertita sul volto di Hans
quando la salutò.
“Ciao Anna.”
**
Non
appena chiuse la porta ad Anna quasi venne un infarto vedendo Elsa
appoggiata
con braccia conserte e un ghigno aspettandola già a casa.
“E-Elsa!
Sei già qui?”
Sua
sorella continuò a sorridere. “Ora hai capito di
cosa parlavo? Com’è stato il
tuo primo bacio sorellina?
“Mi
stavi spiando dalla finestra!?”
“Certo
Anna, ricorda che io ti sarò sempre vicino, che ti piaccia o
no.” Ridacchiò
“Grazie
Elsa e comunque… è stato bellissimo! Mi batte
così forte il cuore.”
Elsa
la abbracciò. “Sono davvero felice per te Anna.
Sapevo che sarebbe andato tutto
bene.”
“A
proposito, tu e Kristoff? “
“Tutto
bene.” Detto questo Elsa alzò la mano mostrando un
anello al dito.
“Oh
mio Dio non posso crederci! Elsa congratulazioni!”
“Grazie
Anna, finalmente Kristoff è riuscito a propormi il
fidanzamento, sai com’è
fatto; vuole essere sempre sicuro che stia facendo la cosa giusta
nonostante ci
voglia pazienza e io lo amo anche per questo. Penso che domani mamma e
papà
avranno qualche infarto.
Anna
rise. “È quello che ho detto
anch’io.”
Dopo
che le due sorelle andarono a letto il cellulare di Anna
squillò.
H:
Buona notte, Pel di Carota.
Anna
sorrise col cuore che riprese a battere.
-
Buonanotte, Rosso Malpelo.
NdA:
Salve
ragazzi, so che è da più di un anno che
non ci sentiamo e ne sono accadute di cose, sia brutte che
belle.
Questa
storia sarebbe potuta essere pronta già settembre
scorso ma tra tante cose non sono mai riuscita a finirla. Ora
però sono
finalmente in vacanza sulle montagne del Sud Tirolo per cui ho trovato
un po'
di tempo, luogo e soprattutto pace per scrivere :)
Spero
davvero vi sia piaciuta e ricordate che il vostro
parere sarà sempre apprezzato e gradito.
Dolce
notte! <3
-Amberly