Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Amberly_1    10/08/2018    2 recensioni
"Oh ma guarda guarda un po' chi c'è. Anna pel di carota."
Anna strinse gli occhi in segno di sfida. "Hans Westergard."
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Hans, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dell'esame era arrivato...

Quella mattina, Anna, si alzò presto per prepararsi e ripetere almeno un'ultima volta.

Erano le 8 e 30 e corse verso l'università senza nemmeno fare colazione dato che era in ritardo, come al solito, anche perché era così agitata che era convinta che, se avesse anche bevuto solo un po' d'acqua, sarebbe stata capace di vomitarla davanti alla commissione.

"Maledizionemaledizionemaledizione." Imprecò mentre correva e guardava l'orario sul cellulare. Alle nove doveva iniziarlo e d'erano già meno venti. Aveva anche dei messaggi ma non aveva né il tempo né la tranquillità per leggerli.

Il tempo di arrivare ed era meno un quarto. Si fece largo tra il corridoio pieno di studenti che proprio quella mattina avevano deciso di affollarsi lì. Entrò in aula e tirò un sospiro di sollievo nel vedere la situazione abbastanza tranquilla, i professori avevano appena fatto appello ad un'altra ragazza e aveva almeno una decina di minuti per calmare il fiatone. Così prese il cellulare e decise di controllare i messaggi.

Uno era di Elsa, poi sua madre e suo padre che le davano gli auguri e poi ne lesse un altro.

 

H: In bocca al lupo carotina.

 

Anna non ci credette ma sentiva se stessa sorridere.

 

"Anna Arendelle."

 

Quando la commissione chiamò il suo nome Anna scattò all'improvviso. Fece un profondo respiro e si alzò per avvicinarsi  alla cattedra, prima di sedersi salutò la commissione e prese posto.

 

Un ultimo respiro e via.

 

"Allora..."

 

 

 

 

28 non era male, sapeva di aver fatto quanto meglio poteva e ne era soddisfatta. Cosa più importante aveva fatto una buona impressione ai professori. Più liberata che mai, camminava serena tra i corridoi col suo stomaco che brontolava per la fame, avrebbe premiato se stessa con un bel waffle al miele.

 

Mentre usciva sentì una mano sulla spalla.

 

"Congratulazioni."

 

Anna si sentì trattenere il fiato. "Hans, ciao."

 

"Ciao pel di carota, 28 eh, niente male."

 

"Oh grazie_ aspetta che? Come lo sai?"

 

Hans sorrise. "Ero seduto dietro di te e tu non te ne sei nemmeno accorta, e poi ti lamenti che ti chiamo distratta."

 

Anna sbatte le palpebre degli occhi. "Tu... sei venuto per vedere il mio esame."

 

"Certo." Rispose lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "E ti ho preso qualcosa." Alzò il braccio per mostrare che teneva un bicchiere in mano.

 

"Il cappuccino! Grazie, sto morendo di fame." Anna lo prese grata.

 

"Veramente è latte al cioccolato, so che lo preferisci."

 

"Ancora meglio! Sai, Hans Westergard, non sei poi così malvagio."

 

"Ma davvero?! Anna non farti ingannare dalle apparenti buone azioni." Rise.

 

Anna rispose ridendo anche lei.

 

"E comunque, il latte al cioccolato non è mica chissà che. Servirà a malapena a toglierti quello spaventoso ringhio allo stomaco. Vieni, facciamo una colazione decente."

 

Anna lo seguì volentieri.

 

 

Si sentiva felice dopo aver mangiato il suo agognato waffle, e di aver scambiato quattro chiacchiere con Hans.

 

 

 

"Non ci crederai Elsa!" Dichiarò Anna a sua sorella dopo che la cena era finita e finalmente avevano chiuso la porta della stanzetta.

 

"Fammi indovinare, Hans è venuto a vedere il tuo esame."

 

"E tu come lo sai?"

 

"Ha chiesto a me l'orario, voleva farti una 'sorpresa'."

 

Una sorpresa?

 

Hans improvvisamente diventa gentile con lei, non la prende più in giro (non più del solito), le porta il cappuccino e la cioccolata, le chiede di uscire, le offre la colazione e vuole anche farle le sorprese?

Un'idea stava cominciando a formarsi nella mente di Anna, ma lei volle cacciarla via prima del tempo.

Magari avrebbe potuto chiedere un parere ad Elsa, magari del perché di tutto questo, invece l'unica cosa che fece trasparire Anna fu:

 

"E perché diavolo glielo hai detto?"

 

"Ma sul serio Anna?"

 

Anna si sentì in difficoltà e aveva uno sguardo confuso sul viso, girò le spalle e andò in bagno.

 

Ma Elsa non si arrese e la seguì. "Anna adesso ti comporti come una bambina, si può sapere che c'è di male che lui sia venuto a trovarti?"

 

"Tutto, Elsa! Mi fa strano, molto strano. Improvvisamente, il tipo che ti ha tormentata per oltre quindici anni di scuola, diventa gentile e cortese, ti offre la colazione e ti chiede di uscire. Non sembra strano anche a te?"

 

Elsa si rassegnò sospirando e sorridendo contemporaneamente. "Anna, adesso sei diventata paranoica, sono io quella che deve esserlo, non tu. E poi, io non ci vedo niente di strano anzi, l'unica cosa che può significare è che..."

 

Anna aspettò per un po' che sua sorella finisse la frase. "E che...?"

 

"Mhm, niente." Elsa scrollò le spalle.

 

Anna a stento represse un gemito di frustrazione. "Ma perché ultimamente parli a metà?!"

 

"Per il semplice motivo, sorellina, che le cose devi iniziare a capirle da sola."

 

Anna fece un broncio ostinato e andò di nuovo in camera sua per dormire, dopotutto era stata una giornata molto piena.

 

 

 

Domenica arrivò fredda e veloce, le due sorelle si alzarono volentieri più tardi; almeno una volta a settimana se lo potevano permettere.

La domenica era un giorno sacro per la famiglia Arendelle, era d'obbligo infatti passare l'intera giornata insieme, non come le altre volte, di domenica si discuteva e si parlava molto più apertamente di questioni serie e non.

Era una regola di Agdar e Idun dato che era il giorno in cui non c'era lo stress del lavoro e degli studi, per rafforzare il legame familiare, ed Elsa e Anna lo apprezzavano più di quanto volessero ammettere.

 

Il momento della colazione era quello più pigro, di solito si scherzava e si parlava di sciocchezze, anche Agdar era il segretario in un ufficio di polizia, evitava sempre di appesantire la famiglia con avvenimenti scandalosi che accadevano sul lavoro per cui parlava di tutt'altro e non osava leggere il giornale.

Dopo colazione poi, ognuno aveva dei ruoli da svolgere per avere la casa decente entro l'orario di pranzo, e fu a pranzo che avvenne l'interrogatorio, davanti a spaghetti e polpette.

 

"Allora ragazze, voi per caso avete piani per stasera?" Chiese suo padre per primo.

 

Sia Anna che Elsa s irrigidirono alla domanda e poi si guardarono in faccia.

 

"Ehm..."

 

"Ecco io, noi..."

 

"Avevamo pensato..."

 

"Andiamo al Central Park per la festa."

 

"Già."

 

 

Il padre le guardò sospettoso.

 

Elsa fu la prima a prendere coraggio. "In realtà, Kristoff ed alcuni amici mi hanno invitata." E aggiunse subito. "Anche Anna ha un appuntamento." Sorrise a sua sorella.

 

Anna, invece, guardò Elsa con occhi sgranati. E fece un segno tipo "questa me la paghi."

 

Sua madre la guardò e poi fece un sorriso sbilenco. "Ah si? E con chi hai questo appuntamento?"

 

Anna fece di tutto per non arrossire e fare una figuraccia davanti ai suoi genitori. "Sono stata invitata." Rispose più piano possibile.

 

Suo padre alzò un sopracciglio. "Ho capito, ma desideriamo tanto sapere da chi sei stata invitata."

 

Anna mormorò il nome senza farsi comprendere.

 

I suoi genitori risposero all'unisono. "Come dici?"

 

Elsa strinse i denti un po' imbarazzata per sua sorella e un po' divertita.

 

Anna deglutì e aprì bocca.

 

Elsa la anticipò soccorrendola. "Hans Westergard, è stata invitata da Hans Westergard."

 

"Cosa?" Esclamarono nuovamente in coro i suoi genitori. Però sua madre era entusiasta e suo padre... un po' di meno.

 

"Mio Dio tesoro! Come mai questa cosa?" Le chiese sua madre.

 

"Non era appena una settimana fa che, parlando di lui, te ne andasti infuriata?" Chiese invece suo padre.

 

"Beh è perché avevamo litigato!" Rispose Anna.

 

"Come sempre." Ribatterono suo padre ed Elsa. I suoi genitori avevano passato un po' l'inferno, perché per quanto tenessero alla famiglia Westergard e le due mamme erano amiche, sapevano che i loro figli non andavano propriamente d'accordo.

All'asilo Anna tornava piangendo sempre perché il più piccolo della carica dei 13 le faceva sempre scherzi poco carini; alle elementari, medie e superiori invece, Anna tornava spesso sia dolorante che trionfante, perché? Perché lei e Hans, non importa quale sia stata la loro età, finivano spesso col prendersi a botte. Agdar ricordava quella volta in cui Idun insistette per pagare delle medicine a Carol perché Anna aveva ridotto male il 'povero' Hans in terza media.

 

"Mi ha invitata proprio perché voleva scusarsi."

 

Suo padre non sembrava convinto della situazione. Al contrario di sua madre.

 

"Waw, è davvero un bel gesto, no?"

 

"Mamma ti prego, la smetti di parlare così e fare quei strani sorrisi? Mi inquietano." Implorò la più giovane.

 

"Non posso farci a meno cara! Sono troppo felice che finalmente qualche ragazzo ti chiede di uscire."

 

Anna voleva scappare.

 

"Perché non ce lo hai detto?" Chiese di nuovo suo padre.

 

"Adgar la smetti?! Sono grandi e certe cose, si sa, i figli tendono a non raccontarcele." La difese sua madre e Adgar si rassegnò aggiungendo un ultimo pensiero.

 

"Comunque ho sempre pensato che fossi troppo esagerata ad avercela con Hans in quel modo. Si sa, i maschietti tendono a fare scherzi, è una cosa normale."

 

Anna si indignò contro suo padre. "Non è una cosa normale papà! Kristoff non lo ha mai fatto!"

 

"Kristoff è un raro esempio di ragazzo d'oro, anche perché altrimenti non gli avrei mai permesso di uscire con Elsa." Quest'ultima frase la aggiunse molto a bassa voce tra se e se.

 

 

 

 

 

Dopo essere sopravvissute al colloquio a pranzo, le due sorelle cominciarono a scavare nei loro armadi per trovare l' 'outfit' prefetto per l'occasione.

 

Anna senz'altro era la più complessata, non sapeva se avrebbe dovuto semplicemente vestirsi come se stesse facendo solo una passeggiata con un amico in una sera d'ottobre o prepararsi in modo particolare da sembrare il più carina possibile per un appuntamento.

 

Fortunatamente Elsa decise di darle una mano. "Ti preparerai in modo da essere attraente ma camuffata da semplicità e naturalezza." Le aveva detto.

 

 

Stivaletti a tronchetto col tacco medio, neri con un cinturino ai lati. Un paio di jeans con dei ricami anch'essi ai lati. Scelse poi una camicetta blu scuro con dei voile sul petto e come cappotto prese un trench bordeaux e nero.

 

Elsa le consigliò di acconciarsi i capelli diversamente dalle sue trecce, così li tirò solo indietro con una molletta argentata lasciandoli poi sciolti.

 

 

"E ora il trucco. Il segreto è: tamponare bene il rossetto da sembrare quasi impercettibile, lo stesso vale con la cipria e poi, stendere bene il mascara. Più semplice e naturale di così non si può." Disse Elsa con fare esperto mentre terminò l'opera con sua sorella.

 

"Grazie Elsa."

 

 

Ovviamente l'orario arrivò senza nemmeno farsi notare, lo capirono quando sentirono il campanello di casa.

 

"Sono già arrivati." Disse Elsa guardando l'orologio con quanta più disinvoltura possibile. "Sei pronta?"

 

Anna non era pronta, era terrorizzata. Ma annuì.

 

"Dai che sei bellissima." La rassicurò Elsa.

 

 

Quando arrivarono in cucina videro sia Kristoff che Hans, ovviamente Idun stava abbracciando quest'ultimo come se non ci fosse un domani, accanto al loro padre dalla postura e lo sguardo intimidatorio.

 

 

Kristoff fu il primo a notare le ragazze e mimò un 'waw' con la bocca.

 

"Mamma, papà lasciateli stare." Intervenne Elsa in salvezza dei due.

 

"Chiudi quella bocca Kristoff o ci farai entrare le mosche." Lo prese in giro Hans.

 

Agdar simulò una tosse e tutti zittirono. "Allora, dov'è che porterete le nostre bambine?"

 

"Papà!" Sussurrò Anna imbarazzata.

 

"Ehm noi v-volevamo..." Kristoff farfugliava.

 

"Volevamo andare al Central Park , stasera ci sarebbe una specie di festa." Hans andò in soccorso di Kristoff.

 

Il padre li fissò per un secondo e poi parlò. "Bene. Basta che prima delle undici ce le riportate."

 

"Agdar." Lo rimproverò sua moglie. "Va bene anche per le undici e mezza ragazzi, ma prima di mezzanotte per favore."

 

"Certo!" Risposero in coro i due ragazzi.

 

***

 

 

"Fa freddino stasera." Disse Hans che si vide costretto a indossare la sciarpa.

 

Dopo che uscirono di casa e raggiunsero il Central con la macchina, senza che Anna se ne accorgesse subito, Elsa e Kristoff si staccarono dal 'gruppo' e lasciarono soli Hans e Anna. E quest'ultima sospettava che sua sorella l'avesse fatto apposta.

 

"Già." Anna si pentì di non aver portato una sciarpa, soprattutto perché avrebbe voluto nascondervi la faccia ogni volta che provava imbarazzo.

 

"Sei silenziosa." Osservò semplicemente lui.

 

"S-si? A volte mi succede." Anna si maledisse per la goffaggine onnipresente in lei anche nelle conversazioni.

 

Hans la guardò come se volesse dirle tante cose, lei poteva vederlo formulare battute in quella sua mente strana. "Hai fame?" Invece chiese.

 

"Ad essere sincera si."

 

"Ma tu hai sempre fame." Sorrise malignamente lui.

 

Anna gli diede un broncio omicida e dopo che lui rise, si avvicinarono al primo che incontravano che avesse a che fare col cibo.

 

 

 

Dieci minuti dopo erano intenti a finire gli hot dog che stavano mangiando, il tutto in perfetto e imbarazzantissimo silenzio. Almeno mangiare lo giustificava quel silenzio, ma ancora per poco dato che avevano quasi finito.

Anna, che era sempre una chiacchierona cronica, non riusciva ad iniziare una conversazione; al dire il vero ancora non ci credeva nella situazione assurda in cui si trovava, ovvero ad uno pseudo appuntamento, con Hans() per giunta.

Ed Hans, lui sembrava sempre che stesse per dire una miriade di cose ma invece gli morivano in gola e non diceva nulla. E gli hot dog erano finiti! Doveva porre fine a quel silenzio.

 

"Era davvero buono, grazie." Orribilmente formale ma poteva andare.

 

"Di nulla."

 

Okay, c'era decisamente qualcosa che non andava in Hans.

 

"Hai detto che stasera sono silenziosa, ma tu non sei da meno al momento." Ridacchiò lei.

 

Hans rimase spaventosamente serio per qualche istante, poi parlò." Stai bene con i capelli acconciati così."

 

Ad Anna cascò il sorriso. "Oh. Grazie."

 

"Voglio dire, con le due trecce non stai male, ti preferisc... sei più te stessa con le trecce. Ma sciolti non sei affatto male."

 

Anna continuò a fissarlo inebetita. "G-grazie." Ripetette. "Credo."

 

"... Prego."

 

Dov'era la sciarpa di cui aveva tanto bisogno?

 

In quello stesso istante Hans si rianimò e tirò un lungo sospiro. " Comunque, Anna..." Si fermò ma riapparve quel sorriso da schiaffi sulla faccia.

 

Anna alzò un sopracciglio. "... Comunque... ?"

 

"T-ti va di passeggiare?"

 

Lo guardò curiosa. "Certo."  

 

 

Purtroppo la camminata proseguiva ugualmente imbarazzante come l’insieme della serata in generale, Hans camminava con le braccia dietro la schiena guardando ovunque tranne lei e, ovviamente, in silenzio. Anna sentiva nuovamente il bisogno di dire qualcosa per scongiurare quell’atmosfera.

 

“Anna posso dirti una cosa?” Lui la batté sul tempo.

 

Però ad Anna agitava molto quella frase e il suo cuore cominciò a battere. Deglutì più silenziosamente possibile e prese coraggio.

 

“Ho come l’impressione che è tutta la serata che vuoi dirmi qualcosa.”

 

Hans la fissò un attimo. “In effetti è così, si.”

 

“Bene… e cosa vuoi dirmi?”

 

Hans era evidentemente imbarazzato e fece di nuovo per massaggiarsi la nuca come quel giorno in biblioteca. “Anna, io…” sospirò di nuovo.

 

Lei lo aspettò pazientemente.

 

“… Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare in questi anni, e per cui ora mi odi.”

 

Anna lo guardò per alcuni istanti in silenzio per poi scoppiare in una risata che era più di sollievo che divertimento.

 

“Ora mi vuoi far capire che sei stato l’intera serata così teso e silenzioso perché volevi chiedermi scusa? Andiamo Hans, è vero che mi hai reso la scuola un inferno più di quanto fosse già stata ma non c’è bisogno di sentirti così. Non è che ti odio… “  Anna si fermò un istante estremamente turbata, effettivamente lei non odiava Hans, sentiva piuttosto quasi il contrario, il cuore le batteva e provava una sensazione sia gradevole che sgradevole allo stesso tempo per i sentimenti che provava in quel momento, ma non volle palesarlo proprio ora davanti a lui anche la stava guardando molto incuriosito per la sua interruzione per cui inghiottendo saliva col cuore in gola continuò. “… Voglio dire ti ho detestato tanto non fraintendermi, per avermi quasi appesa per le bretelle della salopette in seconda media, avermi dato le risposte sbagliate al compito, per avermi rubato la merendina alle elementari e fatto gli sgambetti e il gavettone all’asilo, per non parlare di tutte le volte che a causa tua venivo rimproverata dai miei e dagli insegnanti, presa in giro e umiliata però…  non fa nulla, ti perdono.” Si era resa conto di aver detto cose senza molta cognizione per l’imbarazzo quindi non appena finì di parlare si voltò subito per camminare anche a costo di lasciare Hans da solo alle spalle.

 

Ma non appena si girò si sentì tirare bruscamente per la spalla, trovandosi faccia a faccia con Hans.

 

“La vuoi sapere una cosa?” Le chiese improvvisamente.

 

Anna si rese conto di avere un espressione idiota sul volto. “Ehm okay.”

 

Scusa non è esattamente la cosa che volevo dirti. Cioè mi dispiace davvero ma non è quello che volevo davvero… dire. “

 

“E… cosa volevi dire?”

 

Lui fece un profondo respiro e lei aveva davvero paura di cosa avesse da dire.

 

“Vorresti sapere chi è la ragazza che mi piace?”

 

Sicuramente ora il suo cuore andava così forte che temeva si sentisse dall’esterno. E col suo silenzio lo rispose.

 

“Ce l’ho proprio davanti agli occhi.”

 

Qualcuno la prendesse, stava certamente per svenire.

 

Detto ciò Hans la lasciò piano e abbassò lo sguardo. Anna continuava a fissarlo intensamente cercando di rimettere insieme gli ultimi dieci secondi di frase.

 

“C-cosa?” L’unica parola flebile che riuscì a pronunciare.

 

“Vuoi sapere perché ti ho detto che eri distratta l’altra volta? Perché tutti, Anna, tutti se ne erano accorti,  l’intera scuola tranne te. E dall’asilo che mi piaci; quel giorno vidi una bimba sorridente e con qualche dente mancante che correva attorno all’amica di mia madre, non mi conoscevi nemmeno e già mi tirasti per giocare con te. Nessun bambino aveva mai voluto giocare con me prima di allora.”

 

Ad Anna venne in mente quel giorno, sua madre e Carol stavano chiacchierando mentre lei scivolava dalla sua presa e le correva attorno quando vide il bimbo solitario che teneva per mano la sua mamma con un uno sguardo insicuro. Anna realizzò, la prima volta che vide Hans seppe subito che sarebbero stati amici perché provava simpatia per lui dal primo momento. E nonostante i litigi quella sensazione non passò mai. Oh Dio, la verità era che per quanto non volesse ammetterlo… anche a lei piaceva Hans! Però volle limitarsi a guardarlo non dicendo nulla, incoraggiandolo a continuare.

 

“In realtà anche a Kristoff piacevi, e l’unico motivo per cui non hai mai mostrato interesse più del dovuto era proprio perché sapeva che piacevi già a me, e lo sai com’è Kris, non è esattamente il tipo da affronti.”

 

Cosa!? Anna non sapeva che reazione provare, se rabbia nei confronti di Hans o divertimento per l’assurdità di quella cosa.

 

“Però alla fine è stato meglio così no? Kristoff è pazzo di Elsa e tu avresti sofferto.”

 

Anna rimase indignata.

 

“Ti prego Anna dì qualcosa.”

 

“Vuoi che dica qualcosa? Bene, cosa ti ha fatto pensare di avere proprietà privata su di me? Inoltre dimmi come tutte le cose che hai fatto in questi anni dimostrano che ti piacevo, non fai dispetti alla ragazza che ti piace!”

 

Hans ridacchiò in imbarazzo. “Scusa, era il mio modo di dimostrarlo. Non sono bravo a esternare i miei veri sentimenti.”

 

Anna non rispose.

 

“Quel giorno in biblioteca quando ti ho incontrato per la prima volta dopo due anni mi sono sentito talmente sollevato, ero davvero felice credimi. Ho avuto per anni il rimpianto di non essermi mai dichiarato e di aver avuto solo qualche fidanzatina al caso. Quando quel giorno ti stavo guardando non era perché pensavo che avevi troppe lentiggini, era perché ti trovavo davvero bellissima in quel momento in particolare sotto i raggi del sole.”

 

Anna arrossì profondamente a quello. Era sempre più convinta che se non si sarebbe seduta sverrebbe all’istante. “M-mi trovavi carina per davvero?”

 

“Ti trovavo bellissima. E… anche stasera lo sei. Ma quando hai le tue trecce e sei vestita in modo semplice come sei tu mi fai impazzire. Davvero Anna, forse puoi pensare che per come sono fatto mi piacciono le ragazze che si truccano o si preparano perché l’aspetto è la loro priorità ma in realtà le trovo solamente frivole, e con tutta onestà non possono nemmeno competere con te.”

 

“Oh Dio.” Mormorò lei. “Hans, mi aspettavo di tutto tranne che questo, non avevo idea che…” Sospirò “In realtà, dentro di me avevo un certo presentimento e non voglio essere ipocrita.”

 

Hans la incoraggiò a continuare con lo sguardo.

 

“Hans anche tu mi piaci.” L’aveva detto.

 

“Davvero?”

 

“Si, davvero. Nonostante tutto. Da quando ero piccola sapevo che c’era qualcosa che in un certo senso mi univa un po’ a te anche se col tuo comportamento sono riuscita a nasconderlo. Ora ci sono così tante cose da dirci che proprio non da dove_”

 

Hans le prese la mano. “Tranquilla, ci sarà tempo.” Poi sorrise. “Ti va di… “

 

“Camminare per mano? Certo.” Lei quindi sorrise di rimando.

 

Anche se con un imbarazzante silenzio, i due camminarono mano nella mano.

 

“ Chissà dove sono mia sorella e Kris.”

 

“Penso che anche loro stiano facendo i piccioncini, si sono nascosti per troppo tempo anche loro secondo me.”

 

“Già.” Dopo una fredda folata di vento Anna si abbracciò con la mano libera finché non sentì qualcosa di caldo che si avvolgeva attorno al collo.

 

“Ecco, fa freddo qui.” Hans le aveva appena avvolto la sciarpa, la sua() sciarpa attorno al collo.

 

Anna arrossì di nuovo. “Grazie.”

 

“Di nulla. Vuoi che ti accompagno a casa? Tanto quei due sono adulti e vaccinati.”

 

“In effetti si, mi farebbe piacere.”

 

Nel frattempo del rientro lasciarono le mani e chiacchieravano di tanto in tanto di cose al caso. Dopo un po’ si fermarono difronte casa di Anna.

 

“Grazie per la sciarpa.” Gli disse mentre la restituiva.

 

“Figurati, e Anna! Io non voglio chiederti di fidanzarti con me perché so che c’è ancora da lavorare per quello ma… quindi ti farebbe piacere, non so, frequentarci? Così possiamo vedere se funziona. Cosa che… spero molto.”

 

Anna rimase sbalordita dall’audacia di quella proposta ma si sentì sciogliere improvvisamente un secondo dopo.

 

“Certo che mi farebbe piacere.” Disse tutto d’un fiato e nell’istante in cui parlò agì d’istinto sporgendosi avanti dando un bacio sulle sue labbra a stampo. Sentì Hans rimanere impietrito per poi approfondirlo rendendo quello il suo primo bacio con l’ultima persona che si sarebbe aspettata. Altro che farfalle nello stomaco. 

 

“Oh cielo ai miei verrà un infarto. A mia madre di gioia e mio padre dal terrore.”

 

Hans ridacchiò però non riuscì a dire più nulla e sapeva che come prima avrebbe voluto dire molto più ma bastava così, come aveva già accennato lui, avevano tempo.

 

“Grazie per essere te Anna.”

 

Anna si fermò ma capì subito quello che voleva dire. “Beh grazie per apprezzare quello che sono allora.”

 

 

“Io non apprezzo quello sei, io amo ciò che sei.”

 

“O-oh bene! Okay io allora vado… “

 

Anna vide l’espressione estremamente divertita sul volto di Hans quando la salutò. “Ciao Anna.”

 

**

 

Non appena chiuse la porta ad Anna quasi venne un infarto vedendo Elsa appoggiata con braccia conserte e un ghigno aspettandola già a casa.

 

“E-Elsa! Sei già qui?”

 

Sua sorella continuò a sorridere. “Ora hai capito di cosa parlavo? Com’è stato il tuo primo bacio sorellina?

 

“Mi stavi spiando dalla finestra!?”

 

“Certo Anna, ricorda che io ti sarò sempre vicino, che ti piaccia o no.” Ridacchiò

 

“Grazie Elsa e comunque… è stato bellissimo! Mi batte così forte il cuore.”

 

Elsa la abbracciò. “Sono davvero felice per te Anna. Sapevo che sarebbe andato tutto bene.”

 

“A proposito, tu e Kristoff? “

 

“Tutto bene.” Detto questo Elsa alzò la mano mostrando un anello al dito.

 

“Oh mio Dio non posso crederci! Elsa congratulazioni!”

 

“Grazie Anna, finalmente Kristoff è riuscito a propormi il fidanzamento, sai com’è fatto; vuole essere sempre sicuro che stia facendo la cosa giusta nonostante ci voglia pazienza e io lo amo anche per questo. Penso che domani mamma e papà avranno qualche infarto.

 

Anna rise. “È quello che ho detto anch’io.”

 

 

 

Dopo che le due sorelle andarono a letto il cellulare di Anna squillò. 

 

H: Buona notte, Pel di Carota.

 

Anna sorrise col cuore che riprese a battere.

 

- Buonanotte, Rosso Malpelo.

 

 

 

 

 

 

NdA:

Salve ragazzi, so che è da più di un anno che non ci sentiamo e ne sono accadute di cose, sia brutte che belle. 
Questa storia sarebbe potuta essere pronta già settembre scorso ma tra tante cose non sono mai riuscita a finirla. Ora però sono finalmente in vacanza sulle montagne del Sud Tirolo per cui ho trovato un po' di tempo, luogo e soprattutto pace per scrivere :)
Spero davvero vi sia piaciuta e ricordate che il vostro parere sarà sempre apprezzato e gradito. 
Dolce notte! <3

-Amberly 

  
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