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Autore: Stria93    11/08/2018    1 recensioni
Probabilmente mi sono solo immaginata tutto.
Ma proprio mentre formulava quel pensiero, il movimento e il rumore di poco prima si ripeterono, ma, stavolta, Belle riuscì a identificarne la fonte.
Si trattava di un vecchio e austero armadio, con le ante di legno massello scuro, posto in un angolo della stanza. Oscillava e ondeggiava ripetutamente, sbattendo contro il muro, come se qualcosa al suo interno si agitasse e si dibattesse, nel disperato tentativo di uscire.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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mollicci

CONFESSIONS




Quando Rumpelstiltskin se ne fu andato, Belle percorse le quattro rampe di scale che la separavano dai sotterranei, ancora con l'immagine di suo padre (che non era suo padre) chiara e spaventosa davanti agli occhi.
Una volta giunta nella sua cella, la ragazza si svestì e si lavò con l'acqua fredda di un catino di legno, posto accanto al rudimentale giaciglio che accoglieva il suo corpo stanco tutte le notti.
Le sue mani si muovevano automaticamente, come se qualcun altro avesse preso possesso dei suoi arti e li stesse manovrando a suo piacimento. I suoi pensieri, infatti, non avevano ancora lasciato la stanza del terzo piano ed erano ancora fissi sul ricordo di quanto era avvenuto in quel luogo solo pochi minuti prima. Maurice in fin di vita, le sue parole a proposito della presa di Avonlea da parte degli orchi e dell'inutilità del suo sacrificio, l'intervento di Rumpelstiltskin, la sua spiegazione in merito all'accaduto... Tutto era successo così in fretta! Il cuore di Belle ancora faticava a riprendersi dallo spavento e a rallentare i suoi battiti furiosi, mentre la mente della giovane non era ancora riuscita a superare lo shock.
Era un Molliccio. Nient'altro che un Molliccio. Nient'altro che un'illusione. Tuo padre sta bene e il regno è salvo.
Per un momento, alla giovane parve di udire la voce del Signore Oscuro mormorarle quelle stesse parole all'orecchio, con un tono caldo e rassicurante che non gli apparteneva.
Quando ebbe finito di lavarsi, Belle indossò un abito pulito e finalmente libero dalla polvere, dopodiché pensò di recarsi nelle cucine per prepararsi qualcosa da mangiare, dato che non aveva pranzato; ma sarebbe stato assolutamente inutile perché l'incontro raccapricciante con il Molliccio le aveva chiuso lo stomaco e tolto ogni appetito.
Fuori dalle finestre splendeva un tiepido sole primaverile, che, dopo un lungo e monotono susseguirsi di giornate piovose, sembrava aver finalmente dissipato le nubi e portato un po' di calore anche in quel luogo isolato e cinto da una corona di vette alte e perennemente innevate, così la ragazza decise di uscire e fare una passeggiata nel vasto parco che circondava il Castello Oscuro.
Camminare all'aperto, inspirare l'aria fresca e fragrante, ascoltare i suoni della natura erano piccoli gesti che l'avevano sempre aiutata a scacciare le preoccupazioni e i brutti pensieri, fin da quando era una bambina.


Proprio mentre Belle varcava la soglia del castello, diretta verso il parco, Rumpelstiltskin era alle prese con la distillazione di una particolare pozione che proprio non voleva saperne di dargli soddisfazione e si ostinava a diventare di un nauseante color vomito e a ribollire rabbiosamente quando, secondo le indicazioni dell'antico manuale runico che il folletto stava consultando, sarebbe dovuta risultare perlacea e dalla superficie piatta e fluida come un lago in una giornata senza vento.
Con un ringhio di frustrazione, il Signore Oscuro fece per l'ennesima volta evanescere con la magia quel disastro e tutti gli strumenti da pozionista tornarono lucidi e splendenti, pronti ad essere utilizzati per un altro tentativo. Ma Rumpelstiltskin sapeva che, almeno per il resto di quella giornata, non avrebbe combinato un bel niente e avrebbe collezionato solo un fallimento dietro l'altro.
Il perché di tutto ciò gli era chiarissimo, per quanto fosse riluttante ad ammetterlo: l'incontro con il Molliccio-Bae l'aveva turbato molto più di quanto si sarebbe aspettato.
Lo sguardo di biasimo e delusione negli occhi di suo figlio era la sua più grande paura e trovarsela di fronte a quel modo improvviso e inaspettato l'aveva fatto sentire completamente indifeso e gli aveva sgradevolmente rammentato la sensazione di impotenza, vergogna e terrore che era la sua compagna quotidiana prima che diventasse il Signore Oscuro, quando ancora non era altro che Rumpelstiltskin, il codardo che si era ferito da solo per non affrontare la battaglia contro gli orchi, la cui andatura zoppa era diventata un marchio d'infamia nonché testimonianza visibile a tutti di quella vigliaccheria, il misero uomo che era stato abbandonato dalla moglie e si trovava a dover crescere da solo il proprio bambino.
Il folletto scosse la testa con rabbia. Non doveva indugiare su quei ricordi. Il passato apparteneva al passato e non era il caso di rievocarlo proprio in quel momento cruciale. Era a un passo dal completare il suo piano per far lanciare a Regina il Sortilegio Oscuro e riuscire finalmente a raggiungere il mondo senza magia in cui avrebbe potuto ricongiungersi con Baelfire e non poteva lasciarsi distrarre da quei pensieri inutili e addirittura dannosi.
Decise che un po' d'aria fresca l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee e a dissipare l'immagine del Molliccio che si ostinava a danzargli nell'occhio della mente come con l'intenzione deliberata di provocarlo.
Rumpelstiltskin si avvicinò alla finestra ad arco della torre e inspirò a pieni polmoni l'etere fresco e denso di profumi di quel pomeriggio di fine aprile.
Lo spettacolo che si ammirava da quella postazione era mozzafiato: miglia e miglia di terreno boscoso si estendevano come un tappeto di smeraldi fino alle vette più alte dei monti che circondavano il Castello Oscuro e lo cingevano come una corona. Le cime frastagliate svettavano fiere verso l'alto e si stagliavano contro il cielo terso, alcune avvolte da un'aureola di soffici nubi bianche o ancora innevate e impreziosite da scintillanti ghiacciai perenni che facevano brillare la roccia al sole come diamante.
Tuttavia, lo sguardo del Signore Oscuro in quel momento non si posò su alcuna di queste meraviglie naturali, intercettò invece un piccolo movimento proprio sotto di sé; una macchia celeste che avanzava lentamente nel parco, con incedere mesto e pensieroso.
Il folletto riconobbe immediatamente la sua domestica e rimase colpito quando la vide lasciarsi cadere su una panchina di pietra e tirare un lungo sospiro triste. All'improvviso si rese conto di non essere l'unico che ancora rimuginava sul Molliccio.
Le sue gambe si mossero da sole ben prima che la ragione potesse fermarle e, chissà come, in meno di cinque minuti Rumpelstiltskin raggiunse Belle fuori dal castello e si avvicinò lentamente alla panca dove la giovane era ancora seduta, o meglio, acciambellata con le ginocchia al petto circondate dalle braccia e lo sguardo perso nel vuoto a contemplare qualcosa che vedeva solo lei.
Il folletto esitò un istante. Non era sicuro di ciò che stava facendo, ma se lui e Belle erano egualmente attanagliati dal ricordo del Molliccio, tanto valeva cercare di distrarsi a vicenda. Inoltre era spinto da uno stranissimo desiderio di condivisione e vicinanza. A un tratto, dopo secoli di segreti custoditi gelosamente e di rigida chiusura a qualsiasi confidenza o rapporto umano che esulasse dai suoi piani, sentiva il bisogno di parlare con qualcuno... no, non con qualcuno. Con lei.
- Posso sedermi, dearie? -
Belle sobbalzò per lo spavento e sollevò la testa di scatto, andando a sbattere contro lo schienale di pietra della panchina.
- AHIA! Che male! -
Prese a massaggiarsi la nuca con una smorfia di dolore e rivolse un'occhiata storta verso il Signore Oscuro, che, dal canto suo, ce la stava mettendo tutta per non mostrarsi divertito. - RUMPELSTILTSKIN! Dovete smetterla di comparire così all'improvviso e farmi prendere un colpo ogni volta! -
- In realtà, dearie, ero qui già da qualche minuto. Sei tu che non ti sei neanche degnata di notare la mia presenza, persa com'eri in chissà quali fantasie. -
Gli occhi di Belle si velarono nuovamente di tristezza e malinconia e il suo corpo tornò spontaneamente nella posizione difensiva e un po' infantile di poco prima. - Scusate. Stavo ancora pensando... -
- Al Molliccio? Sì, lo sospettavo. Allora, posso sedermi o no? -
- Be', questa panchina vi appartiene, così come del resto il parco e l'intero castello quindi suppongo proprio di sì. - rispose Belle, con voce stranamente piatta, scevra di emozioni.
Rumpelstiltskin prese posto accanto a lei e per un po' rimasero entrambi in silenzio, fianco a fianco. Alla fine fu Belle a prendere la parola per prima: - Perché siete qui? Credevo che steste lavorando alle vostre pozioni e non voleste essere disturbato. -
Il Signore Oscuro sospirò. - Be', dearie, diciamo che... a volte è meglio concedersi una pausa e riprendere il lavoro in un altro momento con più concentrazione. -
La giovane sollevò lo sguardo, vagamente sorpresa. - Il Signore Oscuro ha problemi a concentrarsi? Questa mi è nuova. -
Sul volto squamoso del folletto passò un lampo di stizza. - Tu non sai tutto di me, dearie. Non mi conosci affatto, in realtà. -
- Allora fatevi conoscere. - replicò pronta la ragazza. - Potreste cominciare col dirmi la vera ragione per cui oggi non riuscite a lavorare ai vostri intrugli magici e siete venuto a sedervi qui fuori proprio come me... -
- Non ti devo proprio nessuna spiegazione. Tu, piuttosto... mi dici perché mai hai quell'aria abbattuta e stranita? Non è da te; hai l'irritante tendenza ad essere sempre allegra e chiacchierona. -
Dalle labbra di Belle uscì un lungo sospiro che parve svuotarle i polmoni e renderla ancora più piccola nella sua posizione raggomitolata. Rumpelstiltskin si sentì afferrare da un moto di tenerezza che cercò di soffocare immediatamente.
- Si tratta di quello che è successo prima. Non riesco a smettere di pensare a mio padre e a quello che mi ha detto. -
Il Signore Oscuro ribatté con impazienza: - Quante volte devo ripetertelo, Belle?! Quello non era tuo padre. Era un maledetto Molliccio e il suo preciso scopo era proprio quello di spaventarti. -
- E allora perché neanche voi riuscite a togliervi dalla testa quel ragazzino? - ribatté la ragazza.
Rumpelstiltskin incassò il colpo senza reagire e questo confermò automaticamente i sospetti della sua domestica, che annuì. - Come pensavo. Quel Molliccio ha turbato anche voi. Ho notato l'espressione del vostro viso quando quel bambino vi si è materializzato davanti. Non vi avevo mai visto così prima d'ora. Sembravate... terrorizzato e triste allo stesso tempo. Molto triste. -
Per la seconda volta quel giorno, Rumpelstiltskin si sentì completamente privo di ogni difesa, come se gli occhi intelligenti e privi di malizia di Belle potessero mettere a nudo il suo animo oscuro e scrutarvi ogni anfratto fino a cogliere le sue emozioni più profonde, quelle che lui si ostinava a combattere da tanto tempo.
Improvvisamente sentì che sarebbe stato del tutto inutile continuare a negare e, per una volta in vita sua, optò per la verità. - Il Molliccio ha preso le sembianze di mio figlio. Ti ho già detto che un tempo sono stato padre, no? Be', quella era una patetica copia del mio Baelfire. Quell'incapace di un Molliccio non è riuscito a riprodurre nient'altro che una scadente imitazione del mio bambino. -
Belle pareva sinceramente confusa. - Ma... come può un'immagine di vostro figlio spaventarvi tanto? -
Rumpelstiltskin sapeva di star addentrandosi in un terreno molto pericoloso. Rivelare la sua più grande paura in quel modo non era saggio, chiunque avrebbe potuto usare quell'informazione contro di lui per indebolirlo o soggiogarlo... ma Belle non era chiunque.
Prese un altro sospiro profondo e proseguì, avendo cura di non incrociare lo sguardo di lei per non rendere il tutto ancora più difficile. - Ti ho detto di averlo perduto... ma la verità è che alcune mie azioni lo hanno portato ad allontanarsi da me e ci hanno condotto alle circostanze in cui siamo stati separati per sempre. Quel Molliccio mi ha ricordato quanto l'abbia deluso come padre, mi ha rammentato come tutto sia successo per colpa mia. -
Belle non disse nulla ma lo guardò con intensità e comprensione, senza alcuna ombra di giudizio o biasimo, semmai dispiacere. Rumpelstiltskin sentiva i suoi occhi su di sé ma non osò distogliere i suoi dal vuoto che stava fissando da ormai qualche minuto. A un tratto però avvertì qualcosa sfiorargli la mano e abbassò lo sguardo. Belle aveva delicatamente intrecciato le proprie dita candide e affusolate alle sue. Era una visione difficile da sostenere e quantomai grottesca: la bellezza di lei e la mostruosità di lui stridevano in quel contatto che aveva qualcosa di innaturale, di enormemente sbagliato, eppure incredibilmente armonioso, come se le loro mani fossero state due pezzi di un puzzle che si incastravano alla perfezione.
Qualcosa nella mente del Signore Oscuro gridava a gran voce di ritrarre immediatamente la mano e di scostare quella della ragazza, ma il suo corpo non reagiva e sembrava come paralizzato, scollegato da ogni canale razionale.
Ancora una volta passarono diversi minuti di silenzio prima che uno dei due parlasse e, di nuovo, fu Belle a dare voce ai suoi pensieri. - Grazie. -
Rumpelstiltskin la guardò senza capire. - Per che cosa, dearie? -
- Per essere stato sincero con me. Posso immaginare quanto vi sia costato confidarmi una cosa tanto personale e dolorosa. -
Il Signore Oscuro non rispose e Belle continuò. - Suppongo che ora tocchi a me essere sincera con voi. Vedete, da quando sono qui ho sempre cercato di non pensare alla mia vecchia vita, alla mia famiglia, al mio regno e a mio padre. Ho tentato di trovare conforto nella certezza di aver preso la decisione giusta accettando di seguirvi e di aver compiuto un'impresa eroica salvando Avonlea dagli orchi. Ma quel Molliccio mi ha fatto pensare... e se le cose non stessero davvero così? E se la mia partenza avesse creato più problemi e sofferenza di quanto pensassi? Come sta mio padre? Si strugge nel dolore per la mia perdita o magari è attanagliato dai sensi di colpa? E se fosse malato? E se ce l'avesse con me per quello che ho fatto? Vorrei tanto sapere come sta. L'incontro con il Molliccio ha fatto emergere una miriade di dubbi e paure e da quel momento continuo a figurarmi gli scenari più cupi. -
Un leggero tremito scosse dapprima la sua voce, poi il suo corpo minuto e Rumpelstiltskin notò di sfuggita una piccola lacrima rigarle una guancia. Belle si morse forte il labbro nel tentativo di controllarsi e arrestare sul nascere quell'incontenibile voglia di piangere.
A quel punto, il Signore Oscuro le cinse le spalle con un braccio, usando una tale dolcezza che la giovane sentì crollare ogni resistenza e scoppiò in singhiozzi senza ritegno, accoccolandosi contro il petto di lui.
Contro ogni buon senso, Rumpelstiltskin non si ritrasse e lasciò sfogare la ragazza provando un segreto piacere nel tenerla così stretta a sé e nella sensazione dei suoi capelli morbidi e profumati che gli solleticavano il viso, eppure non poteva fare a meno di percepire anche uno spiacevole senso di disagio. In fondo era colpa sua se Belle si trovava in quella situazione. Certo, il Molliccio di quella mattina aveva scatenato tutto ma aveva solo fatto scoppiare un ordigno già innescato da tempo e pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
A un tratto ebbe un'idea e quando la ragazza si fu calmata, il Signore Oscuro la prese delicatamente per le spalle e la allontanò da sé quel tanto che bastava per guardarla negli occhi, ora arrossati e gonfi a causa del pianto. - Belle, c'è un modo per vedere tuo padre e sapere se sta bene. Vieni con me. -
La giovane era ancora scossa ma si lasciò guidare da Rumpelstiltskin all'interno del castello e lungo infinite rampe di scale che li condussero alla torre nord, di fronte al laboratorio del folletto.
Entrambi si accorsero subito che qualcosa non andava; da sotto la porta filtrava un liquido denso dall'odore acre e nauseabondo e dall'interno della stanza si udivano schiocchi e gorgoglii poco rassicuranti.
- MALEDIZIONE! - imprecò il Signore Oscuro spalancando la porta con un gesto fulmineo e precipitandosi dentro il laboratorio che ormai era irriconoscibile.
Le pareti e il soffitto erano schizzati di macchie viscide e verdastre che sgocciolavano sul pavimento. Alcune ampolle di vetro erano andate in frantumi e il loro disgustoso contenuto era sparso per tutta l'area della stanza circolare.
Rumpelstiltskin compì alcuni gesti rapidi ed eleganti con le braccia e tutto quel pasticcio si ripulì nel giro di pochi minuti. Il laboratorio tornò come nuovo, fatta eccezione per quello sgradevole odore che ancora aleggiava nell'aria.
Belle se ne stava sulla soglia, sbigottita alla vista di tutto quel caos, ma quando il folletto si voltò verso di lei scoppiò a ridere di gusto vedendolo tutto scarmigliato e con i vestiti e i capelli schizzati di pozione.
- Dannato Molliccio! - ringhiò Rumpelstiltskin, togliendosi di dosso quel sudiciume con la magia. - Ero così intento a rimuginare che devo aver dimenticato di spegnere il fuoco sotto il calderone di rame. E tu piantala di sbellicarti, dearie! -
Eppure, dopo il pianto e la tristezza di poco prima, il Signore Oscuro non poté non provare una punta di sollievo per lo scoppio d'ilarità della sua domestica.
- Sembra proprio che quel Molliccio abbia provocato molti più disastri del previsto. - disse alla fine la giovane.
- Pare proprio di sì, ma ora occupiamoci di tuo padre. -
Rumpelstiltskin si diresse con decisione ad un vecchio mobile, aprì uno dei cassetti e ne estrasse un magnifico specchio a mano, finemente lavorato in argento e madreperla.
Lo mostrò a Belle e lasciò che la giovane lo prendesse tra le mani e lo studiasse con curiosità.
- Che cos'è? -
- Si tratta di un oggetto magico molto utile. Vedi, questo specchio può mostrarti chiunque tu voglia, dovunque si trovi. Basta che glielo ordini. Su, prova. -
Belle esitò; aveva paura di ciò che lo specchio avrebbe potuto mostrarle. E se tutti i suoi timori si fossero rivelati fondati?
Il Signore Oscuro sembrò leggerle nel pensiero. - Non serve a niente rimanere nel dubbio, Belle. Non ti darai mai pace se adesso non guardi nello specchio. -
Lei annuì e prese un respiro profondo, poi scandì a voce alta e chiara: - Mostrami Re Maurice di Avonlea. -
La superficie dello specchio prese a vorticare come se fosse stata costituita d'acqua e alla fine si delineò un'immagine nitida della sala del trono del palazzo reale di Avonlea.
Belle ebbe un tuffo al cuore vedendo suo padre afflosciato sul trono con il viso stanco e tirato dalle preoccupazioni. Contemplava un foglio che teneva tra le mani con aria triste.
A un tratto un uomo entrò nel perimetro visivo dello specchio e si fermò di fronte a Maurice con un inchino. Belle riconobbe Philip, il fidato consigliere di corte.
- Vostra Maestà, - lo sentì rivolgersi al padre. - il reame è salvo. Anche l'ultimo avamposto degli orchi è stato neutralizzato. Il Nemico è scomparso e il popolo è in pace e festeggia in ogni villaggio. -
Maurice non diede segno d'aver udito le parole di Philip, invece gli mostrò il foglio che ritraeva il volto di Belle, sorridente e radioso. - Come? Dimmi, amico mio, come ho potuto lasciare che quel mostro la prendesse e la portasse via? Perché non l'ho impedito? -
- È stata una decisione di vostra figlia, Maestà. Voi non avreste potuto fare niente per fermarla. -
Il barlume di un sorriso nostalgico illuminò il volto del re. - Già, è sempre stata cocciuta e ostinata, proprio come sua madre. Voleva tanto diventare un'eroina. -
- E ci è riuscita, Maestà. - proseguì Philip. - Tutti nel regno acclamano il suo nome e parlano del suo coraggio e del suo spirito di sacrificio. Ha salvato Avonlea e nessuno dimenticherà mai il suo gesto nobile e impavido, per quanto ognuno di noi senta la sua mancanza. Il suo nome verrà ricordato per sempre nella storia del reame. -
Qualcosa nel cuore di Belle si sciolse come neve al sole. Allora aveva funzionato! Aveva davvero salvato il suo regno e la sua gente!
- So che vi manca, Maestà. Ma ormai Belle è una donna responsabile delle proprie azioni e del proprio destino. Non avreste comunque potuto tenerla con voi e proteggerla per sempre. -
- Hai ragione, Philip. Spero solo che quella bestia scellerata non le faccia del male. Non mi perdonerei mai se le accadesse qualcosa per mano di quel mostro. -
In quel momento, l'immagine s'increspò di nuovo e lo specchio tornò al suo aspetto originario e a riflettere il viso commosso di Belle.
- Be', hai avuto la conferma che cercavi? - chiese Rumpelstiltskin.
- Sì, l'ho avuta. Avonlea è al sicuro dagli orchi e la popolazione è tornata a vivere serenamente grazie a voi. -
- Grazie a te. - la corresse il folletto. - Ricorda che sei stata tu a salvare il tuo reame acconsentendo di seguirmi al Castello Oscuro. Io non ti ho mai obbligata. È stata una tua libera scelta. Avresti potuto fuggire in un altro regno con la tua famiglia e abbandonare Avonlea agli orchi invece hai scelto di sacrificare la tua libertà in cambio della salvezza del tuo popolo. Non per niente ora acclamano il tuo nome e narrano del tuo coraggio. Sembra che tu sia finalmente diventata l'eroina che hai sempre desiderato. Come vedi, alla fine questo accordo si è rivelato proficuo per entrambi. -
- Sì, pare proprio così. Mi dispiace solo per mio padre. Detesto vederlo così preoccupato e sofferente, ma so che Philip gli starà vicino e lo conforterà. È sempre stato un amico saggio e leale. -
Belle fece per restituire lo specchio a Rumpelstiltskin, ma questi scosse la testa. - Tienilo tu. A me non serve e in questo modo potrai vedere tuo padre e la tua casa ogni volta che lo vorrai. Certo, lui non potrà vedere te ma... -
Il Signore Oscuro non poté terminare la frase perché la giovane gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a sé.
- Grazie. - mormorò contro la sua spalla.
Il Signore Oscuro ricambiò goffamente la stretta. Tutto quel contatto fisico in un giorno solo stava seriamente minando la resistenza dei muri impenetrabili che egli si era costruito intorno negli anni addietro per erigere una barriera tra sé e il mondo. Ed ecco che, in meno di una giornata, quegli stessi muri crollavano e si sgretolavano pezzo a pezzo, demoliti da quella giovinetta che sembrava portare uno sprazzo di sole ovunque andasse e che riusciva a leggere nel cuore del Signore Oscuro e a scorgere l'Uomo dietro le parvenze della Bestia, l'amore dietro la malvagità, la flebile scintilla di luce che ancora non era stata offuscata dalle tenebre.
Quando la ragazza sciolse l'abbraccio un silenzio colmo d'imbarazzo e incertezza aleggiò nella stanza ma fortunatamente quel vuoto di suoni venne presto riempito dai possenti rintocchi di una pendola che, da qualche parte nel castello, stava provvidenzialmente battendo le 5 del pomeriggio.
- Oh, sono già le 5... Ehm, sarà meglio che vada di sotto a preparare il tè. -
Stando ben attenta a non incrociare lo sguardo del folletto, Belle colse al volo l'occasione per dileguarsi, tenendo ben stretto tra le mani lo specchio incantato.
Rumpelstiltskin si lasciò cadere su una sedia e solo in quel momento si rese conto di aver trattenuto il respiro. A volte aveva l'impressione che il cuore gli si fermasse ogni volta che la vicinanza fisica tra lui e Belle si faceva troppo stretta. Non era una sensazione propriamente sgradevole ma in qualche modo ne rimaneva sempre profondamente toccato e scosso, come se ogni fibra del suo essere dovesse poi faticosamente ricomporsi per riformare lo stesso Rumpelstiltskin e non una sua versione trasformata, indebolita da componenti umane che aveva deciso molto tempo prima di lasciarsi alle spalle.
Il Signore Oscuro si passò stancamente una mano sugli occhi e si ripromise di setacciare tutto il castello per sbarazzarsi di ogni singolo Molliccio. Ne era bastato uno solo per creare tutta quella catena di circostanze ed emozioni che lo avevano pericolosamente riavvicinato all'uomo che era stato, e questo non sarebbe più dovuto accadere... nonostante una parte di lui non desiderasse altro che poter tenere di nuovo Belle tra le sue braccia.





Da Stria93: Per la serie “meglio tardi che mai”, eccomi di nuovo qui con il secondo e ultimo capitolo di questa storia che ormai è diventata un reperto archeologico.
Chiedo scusa a tutti i lettori che aspettavano il seguito anni fa ma ho scritto e riscritto la seconda parte di questa breve fic un sacco di volte senza mai esserne soddisfatta. Fortunatamente sembra che questo agosto bollente mi stia portando una ventata di ispirazione come non mi capitava da moltissimo tempo e sto sfruttando la cosa per cercare di terminare i lavori in sospeso e magari dedicarmi a qualche nuovo progetto... ;)
All'inizio non avevo intenzione di abbandonarmi a tutto questo fluff, che forse ha reso Rumpel fin troppo OOC... ma che posso dire? Ho bisogno di fluff RumBelle come ho bisogno dell'aria in questo periodo! Spero che possiate capirmi.
Grazie di cuore a chi, nonostante la mia lunghissima assenza, avrà ancora voglia di dare un'occhiata ai miei deliri a tema RumBelle.
Love you, dearies

  
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