Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: Liz_Eagle    11/08/2018    0 recensioni
Avete presente tutte le informazioni biografiche sui vostri idoli? Quelle che avete visto scritte talmente tante volte da impararle a memoria? Beh.. dimenticatele.
Perchè questa è una storia senza tempo, che tratta episodi realmente accaduti (ogni tanto).. ma non in ordine cronologico, che cita personaggi veramente coinvolti nelle vicende dei Guns.. ma anche personaggi mai esistiti. E soprattutto.. che vive la Los Angeles del 2012 come fosse quella del 1986.
Ma chissene frega se Axl non ha mai avuto figli, o se Perla è l'unica donna di casa Hudson. Uno Slash padre a poco più di vent'anni è difficile da immaginare? Basta un po' di fantasia in più.. che poi, chi l'ha detto che Grace e Mae Marie McKagan debbano per forza essere due dolci e innocenti bimbe bionde?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13. Il primo giorno di scuola non si scorda mai

13 – IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA NON SI SCORDA MAI

“Building A, Building B, Central Sqaure, Bruin Centre… mannaggia dove sarà la mia aula?”

Erano ormai 10 minuti buoni che Giada si guardava intorno, ancora troppo poco abituata al campus per sapersi orientare. Nessuno dei nomi che leggeva sui cartelli sembrava darle un indizio sulla direzione giusta da prendere per raggiungere l’edificio che sulla sua piccola mappa era indicato come History building.

“Che poi History cosa che ho lezione di inglese?!”

La frustrazione cominciava a farsi sentire. Fermò un ragazzo con cappellino da baseball e zainetto sulle spalle che camminava di fretta con le spalle curve, la testa bassa come se volesse evitare i raggi mattutini del forte sole californiano: “Ehi! Scusa potresti aiutarmi?”

Il ragazzo la guardò come se avesse visto un fantasma. Sembrava avesse paura della sua ombra… figuriamoci di una bella ragazza! Balbettò un “non lo so” quasi impercettibile, per poi nascondere di nuovo lo sguardo nell’abbassarlo per osservare la piccola mappa del campus che Giada gli stava mostrando.

“Devo arrivare all’History building. Sai per caso dov’è?”

Il ragazzo la guardò con occhi spalancati e scosse la testa in segno negativo prima di dileguarsi balbettando qualcosa tra sé e sé. Giada sospirò e mosse qualche passo incerto in direzione di un piccolo incrocio non molto distate da lei, dove erano stati installati altri cartelli, nella speranza che uno di questi le indicasse l’edificio giusto.

Arrivata all’incrocio però, purtroppo, perse la poca speranza che aveva. Nessuno di quei cartelli indicava la direzione da prendere. Sbuffò di nuovo e con una mano si sposto i capelli biondi che le ricadevano davanti agli occhi a causa del vento. Fece un paio di giri su sé stessa cercando di farsi venire un’idea, quando riconobbe in lontananza una figura familiare.

Accennò una corsetta nell’avvicinarsi a quel ragazzo che aveva visto solo la sera prima e che al momento rappresentava la sua unica chance…

“MARK!” Urlò per essere sicura di farsi sentire. L’amico di Gin si girò di scatto sorridendole amichevole nel riconoscerla.

“Ehi Italy! Ciao! Come stai?”

“Bene! Oh mamma che fortuna trovarti qui. Ti prego dimmi che sai dov’è l’History building. La mia lezione inizia tra 10 minuti e non ho idea di dove andare!”

Mark non trattenne una risatina nel vedere la ragazza in agitazione, ma cambiò subito espressione quando vide lo sguardo stressato e irritato di Giada.

“Ok ok scusa, niente risate. Allora fammi un po’ vedere quella mappa che ti porti dietro” aggiunse in tono di scherno “Ok è vicino al campo da baseball, segui questa discesa fino alla piazza dei Bruins. Non puoi sbagliare, c’è una grande statua di un orso nel mezzo. A quel punto gira a sinistra, sorpassa il campo da baseball e di nuovo a sinistra attraverso uno spiazzo verde. L’edificio che cerchi è più bassi degli altri e ha una grande vetrata centrale” mentre le descriveva il percorso da prendere, Mark gesticolava come un’hostess per sottolineare il concetto. “Poi dicono che siamo noi italiani a gesticolare tutto il tempo” Pensò Giada tra sé e sé, facendo comunque attenzione a non perdersi la spiegazione del ragazzo.

“Ok, alla piazza a sinistra e poi di nuovo a sinistra dopo il campo da calcio…” ripeté lei per memorizzare le indicazioni.

“Da baseball!! Non confondiamo!” la rimproverò scherzosamente lui. Giada accennò una pernacchia, lo ringraziò di cuore sorridendo prima di correre via come una furia.

***

Arrivò all’aula giusta trafelata e rossa in viso per la corsa. “Maledizione questo campus è una giungla!” Anche correndo velocemente, Giada ci aveva impiegato più di dieci minuti a percorrere la strada. Il campus era immenso e i giardini tra un edificio e l’altro non erano da meno. Si ricompose un minimo e si spostò di nuovo una ciocca ribelle dalla fronte prima di aprire la porta dell’aula con delicatezza, sentendo la chiara voce del professore che aveva già iniziato la lezione.

Il Professor Stinson era un uomo sulla cinquantina, alto e dalla postura retta. Nonostante l’età avesse già iniziato ad avanzare i suoi primi segni, incluse diverse ciocche di capelli brizzolate, la figura in sé non lasciava spazio a cedimenti. Il Professore teneva la testa alta e le spalle aperte, racchiuso nel suo abito da lavoro grigio, camicia e cravatta. Si vedeva che era un uomo di vecchio stampo e non solo dalla ventiquattrore in pelle nera poggiata sulla scrivania. Aveva due occhi scuri e accesi, fermi ma non severi, abituati dagli anni di insegnamento ad osservare più elementi allo stesso tempo e a dar peso alle piccole cose. Si voltò verso la porta dell’aula attirato dal suo movimento e osservò Giada con sguardo attento mentre quest’ultima muoveva piccoli passi di ingresso.

“Good morning Miss…”

“Cavalli, good morning Sir”

“Cavalli. Si accomodi prego. Le chiederei di essere puntuale in futuro per l’inizio della lezione. Per oggi va bene così perché immagino non sapesse dove era situata l’aula. Da domani sa dove deve andare. Finite le scuse.”

“Certo Sir, mi spiace per il ritardo”

“Prego si accomodi, c’è un posto libero proprio in prima fila. Stavo spiegando ai suoi compagni come verrà valutata la vostra prestazione all’interno del corso. Come tutti sapete il corso di lingua inglese è obbligatorio per tutti gli studenti stranieri. Sono anche convinto che molti di voi pensino che sia solo una formalità e che l’utilità di questa classe sia limitata. Beh, vi consiglio di ricredervi fin da subito.

So che molti di voi arrivano con un livello di lingua inglese alto o quanto meno accettabile, e che probabilmente non farete fatica a seguire i corsi. Ma quello che la maggior parte degli studenti stranieri fatica a comprendere, è che per ottenere buoni risultati in questa università non vi basterà una buona padronanza dell’inglese. Alcuni di voi sono iscritti alla facoltà di Lettere, altri a Filosofia… e sono abbastanza sicuro che tra voi ci sia anche uno studente di cinema. Corretto?”

Giada alzò la mano non troppo entusiasta di essere chiamata in causa fin dal minuto 0 (ok… ormai era probabilmente il minuto 12 visto il suo ritardo, però doveva chiamare proprio lei?).

“Corretto Professore, sono io”

“Bene Cavalli, ragione in più per essere puntuale d’ora in avanti. Allora come stavo dicendo, in queste facoltà vi troverete ad affrontare continuamente esami scritti, a consegnare saggi brevi e analisi, se non addirittura, come nel caso della signorina Cavalli, testi creativi. Dovrete quindi raggiungere un livello madrelingua per poter competere ad armi pari coi vostri colleghi nativi della California, anche se non troverete sempre dei poeti. Quindi, questa è la mia proposta:

Il corso di oggi si chiama inglese 1 FL perché Come far credere al tuo professore di storia che sei un americano D.O.C. era troppo lungo. Quello che cercherò di insegnarvi nei prossimi mesi non sarà solo come padroneggiare meglio la lingua inglese, ma come pensare con la lingua inglese. Imparerete a costruire un’argomentazione come farebbe un qualsiasi ragazzo americano, a pesare le vostre parole come un venditore esperto e ad utilizzarle a vostro vantaggio come ogni bravo Presidente della Casa Bianca. Rispetto e ammiro le differenze culturali di ognuno di voi, ma se volete veramente dare il meglio di voi nei vostri futuri esami, dovrete essere in grado di decidere quando giocare la carta “io ho girato il mondo” e quando invece, di fronte a un professore piuttosto antiquato e che passa la domenica al bar a lamentarsi di quanti stranieri ci sono negli USA, vi conviene disperdervi nell’americana massa. Almeno eviterete di veder volare D non giustificate.

A questo punto la palla passa in mano a voi. Studenti svogliati e senza una motivazione non ne voglio. Se pensate quindi che, in quanto studenti di Matematica, questo corso non vi serva, o se pensate di non poter imparare niente da me, vi pregherei di uscire dall’aula. Se siete qui solo perché il corso è obbligatorio, o se venendo qui cercavate di farvi nuovi amici e, perché no, magari di conoscere qualche ragazza carina, seguite pure i vostri compagni. Chi rimane qui dentro deve essere motivato e pronto a lavorare per migliorarsi. Per tutti gli altri, una bella B sul corso obbligatorio e non se ne parla più”.

Nell’aula calò il silenzio per qualche secondo. Tutti cercavano di capire se il professore stesse scherzando o se le sue parole fossero serie. Dal canto suo, il Prof Stinson si appoggiò alla cattedra e incrociò le braccia al petto, in attesa che qualcuno si muovesse.

Dopo attimi che parvero molto più lunghi di quanto non fossero in realtà, un ragazzo asiatico si alzò piano dalla sedia e tentando di fare il minimo rumore possibile, uscì piano dall’aula. “Nerd…” pensò Giada lasciandosi scappare un sorriso.

La lezione continuò tutto sommato tranquillamente, anche se le domande provocatorie del Prof fecero scappare di soppiatto qualche altro studente.

***

“Mamma mia mi sembra di essermi fritta il cervello” pensò Giada una volta uscita dalla sua ultima lezione. La prima giornata era stata piena e stancante, non aiutava il fatto che con le vacanze estive Giada aveva perso l’abitudine allo studio.

Mentre tornava verso il dormitorio, già pregustando un sano pisolino pomeridiano, sentì il telefono squillare. Non ebbe nemmeno bisogno di controllare il nome sullo schermo, sapeva perfettamente che si sarebbe trattato di Gin.

“Ehi bionda!” sentì la chiara voce dell’amica.

“Non potresti almeno provare a trovarmi un soprannome meno generico?” Chiese Giada in tono scherzoso.

“Scusa hai ragione. Fammi riprovare: ehi Pasta, Pizza, Mandolino! Meglio?”

“Ah. Ah. Ah. Molto simpatica…”

“Allora come è andato il primo giorno di lezioni? Quante volte ti sei persa?”

“Cinque! Una per ogni aula nuova… questo campus è veramente troppo grande”

“Non preoccuparti, tra qualche tempo lo conoscerai a memoria, e una volta pronta ti svelerò tutti i posti segreti per ogni evenienza, se capisci cosa intendo… sempre che uno dei tuoi spasimanti non ti ci porti prima”

Giada alzò gli occhi al cielo cogliendo al volo l’allusione dell’amica “Non cominciare per favore!”

“Va bene, va bene, chiudiamo la parentesi uomini per qualche istante. Dimmi un po’ dive sei?”

“Non ne ho la minima idea, in un giardino…”

“Ah beh… chiaro… senti avrei una proposta per te. Penso la troverai piuttosto interessante”

“Ti ascolto”

“Questa domenica mio padre organizza uno dei suoi barbecue. Non sto a raccontarti quante scene fa per un pranzo… manco fosse Natale. Ad ogni modo ci saranno i miei fratelli e un po’ di amici di famiglia. Ti va di venire?”

“Wow e me lo chiedi? Vengo con piacere! Don’t take this the wrong way, ma ogni scusa è buona per passare tempo con tuo padre” Rispose Giada con entusiasmo.

“Farò finta di non aver sentito, il tuo entusiasmo mi fa accapponare la pelle! Va bene allora è deciso. Ora vai a cambiarti, passo a prenderti tra un’ora”

“Come? Ma non hai detto domenica? Siamo a mercoledì!”

“Si domenica. Ma che centra scusa? Stasera usciamo comunque! La Hell House ci aspetta!” e senza aspettare una risposta, Gin chiuse la chiamata.

“Uff… mi farà diventare matta” pensò Giada tra sé e sé.

 

L'ultima volta che ho aggiornato questa storia era il lotano 2015... ormai non ci pensavo nemmeno più. Però ogni volta che ho avuto un problema a un computer, ogni volta che ne ho comprato uno nuovo, subito controllavo nel backup di avere tutti i capitoli delle mie storie. Una parte importante dei miei anni del liceo. Poi una settimana fa... complice il fatto che è agosto e tutti sono in vacanza oppure la mancanza temporanea di internet (una bella disitossicazione da Netflix ci voleva...) ho riaperto quella cartella "STORIE" che non ho mai cancellato. Ho riletto un po' questa storia di cui ero così entusiasta... non nascondo di aver avuto qualche colpo al cuore nel leggere parole che ora, 6 anni dopo la data di pubblicazione del primo capitolo, scriverei in maniera totalmente diversa.

E allora ecco che si riapre il mondo di EFP Fanfinction, che in passato ha occupato tante mie ore. Ho riletto le storie di ram, di Lau_McKagan, di Dizzyreads che mi piacevano moltissimo all'epoca (e le trovo ancora geniali) e così ho deciso di dare una seconda chance alle mie di storie. A Hold the Line e a Note e Chimica. Non so quanto durerà questa fase e se effettivamente riuscirò ad arrivare alla fine della mia Note e Chimica e a contiuare questa storia. Ma per ora sono ottimista. E magari chissà, una nuova generazione di fans dei Guns mi darà la spinta giusta per continuare ;)

Liz_Eagle

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: Liz_Eagle