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– IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA NON SI SCORDA MAI
“Building
A, Building B, Central Sqaure, Bruin Centre… mannaggia dove sarà la mia aula?”
Erano
ormai 10 minuti buoni che Giada si guardava intorno, ancora troppo poco
abituata al campus per sapersi orientare. Nessuno dei nomi che leggeva sui
cartelli sembrava darle un indizio sulla direzione giusta da prendere per
raggiungere l’edificio che sulla sua piccola mappa era indicato come History building.
“Che
poi History cosa che ho lezione di inglese?!”
La
frustrazione cominciava a farsi sentire. Fermò un ragazzo con cappellino da
baseball e zainetto sulle spalle che camminava di fretta con le spalle curve,
la testa bassa come se volesse evitare i raggi mattutini del forte sole
californiano: “Ehi! Scusa potresti aiutarmi?”
Il
ragazzo la guardò come se avesse visto un fantasma. Sembrava avesse paura della
sua ombra… figuriamoci di una bella ragazza! Balbettò un “non lo so” quasi
impercettibile, per poi nascondere di nuovo lo sguardo nell’abbassarlo per
osservare la piccola mappa del campus che Giada gli stava mostrando.
“Devo
arrivare all’History building. Sai per caso dov’è?”
Il
ragazzo la guardò con occhi spalancati e scosse la testa in segno negativo
prima di dileguarsi balbettando qualcosa tra sé e sé. Giada sospirò e mosse
qualche passo incerto in direzione di un piccolo incrocio non molto distate da
lei, dove erano stati installati altri cartelli, nella speranza che uno di
questi le indicasse l’edificio giusto.
Arrivata
all’incrocio però, purtroppo, perse la poca speranza che aveva. Nessuno di quei
cartelli indicava la direzione da prendere. Sbuffò di nuovo e con una mano si
sposto i capelli biondi che le ricadevano davanti agli occhi a causa del vento.
Fece un paio di giri su sé stessa cercando di farsi venire un’idea, quando
riconobbe in lontananza una figura familiare.
Accennò
una corsetta nell’avvicinarsi a quel ragazzo che aveva visto solo la sera prima
e che al momento rappresentava la sua unica chance…
“MARK!”
Urlò per essere sicura di farsi sentire. L’amico di Gin si girò di scatto
sorridendole amichevole nel riconoscerla.
“Ehi
Italy! Ciao! Come stai?”
“Bene!
Oh mamma che fortuna trovarti qui. Ti prego dimmi che sai dov’è l’History
building. La mia lezione inizia tra 10 minuti e non ho idea di dove andare!”
Mark
non trattenne una risatina nel vedere la ragazza in agitazione, ma cambiò
subito espressione quando vide lo sguardo stressato e irritato di Giada.
“Ok
ok scusa, niente risate. Allora fammi un po’ vedere quella mappa che ti porti
dietro” aggiunse in tono di scherno “Ok è vicino al campo da baseball, segui
questa discesa fino alla piazza dei Bruins. Non puoi sbagliare, c’è una grande
statua di un orso nel mezzo. A quel punto gira a sinistra, sorpassa il campo da
baseball e di nuovo a sinistra attraverso uno spiazzo verde. L’edificio che
cerchi è più bassi degli altri e ha una grande vetrata centrale” mentre le
descriveva il percorso da prendere, Mark gesticolava come un’hostess per
sottolineare il concetto. “Poi dicono che siamo noi italiani a gesticolare
tutto il tempo” Pensò Giada tra sé e sé, facendo comunque attenzione a non
perdersi la spiegazione del ragazzo.
“Ok,
alla piazza a sinistra e poi di nuovo a sinistra dopo il campo da calcio…”
ripeté lei per memorizzare le indicazioni.
“Da
baseball!! Non confondiamo!” la rimproverò scherzosamente lui. Giada accennò
una pernacchia, lo ringraziò di cuore sorridendo prima di correre via come una
furia.
***
Arrivò
all’aula giusta trafelata e rossa in viso per la corsa. “Maledizione questo
campus è una giungla!” Anche correndo velocemente, Giada ci aveva impiegato più
di dieci minuti a percorrere la strada. Il campus era immenso e i giardini tra un
edificio e l’altro non erano da meno. Si ricompose un minimo e si spostò di
nuovo una ciocca ribelle dalla fronte prima di aprire la porta dell’aula con
delicatezza, sentendo la chiara voce del professore che aveva già iniziato la
lezione.
Il
Professor Stinson era un uomo sulla cinquantina, alto e dalla postura retta.
Nonostante l’età avesse già iniziato ad avanzare i suoi primi segni, incluse
diverse ciocche di capelli brizzolate, la figura in sé non lasciava spazio a
cedimenti. Il Professore teneva la testa alta e le spalle aperte, racchiuso nel
suo abito da lavoro grigio, camicia e cravatta. Si vedeva che era un uomo di
vecchio stampo e non solo dalla ventiquattrore in pelle nera poggiata sulla
scrivania. Aveva due occhi scuri e accesi, fermi ma non severi, abituati dagli
anni di insegnamento ad osservare più elementi allo stesso tempo e a dar peso
alle piccole cose. Si voltò verso la porta dell’aula attirato dal suo movimento
e osservò Giada con sguardo attento mentre quest’ultima muoveva piccoli passi di
ingresso.
“Good morning
Miss…”
“Cavalli, good morning
Sir”
“Cavalli.
Si accomodi prego. Le chiederei di essere puntuale in futuro per l’inizio della
lezione. Per oggi va bene così perché immagino non sapesse dove era situata
l’aula. Da domani sa dove deve andare. Finite le scuse.”
“Certo
Sir, mi spiace per il ritardo”
“Prego
si accomodi, c’è un posto libero proprio in prima fila. Stavo spiegando ai suoi
compagni come verrà valutata la vostra prestazione all’interno del corso. Come
tutti sapete il corso di lingua inglese è obbligatorio per tutti gli studenti
stranieri. Sono anche convinto che molti di voi pensino che sia solo una
formalità e che l’utilità di questa classe sia limitata. Beh, vi consiglio di
ricredervi fin da subito.
So
che molti di voi arrivano con un livello di lingua inglese alto o quanto meno
accettabile, e che probabilmente non farete fatica a seguire i corsi. Ma quello
che la maggior parte degli studenti stranieri fatica a comprendere, è che per
ottenere buoni risultati in questa università non vi basterà una buona
padronanza dell’inglese. Alcuni di voi sono iscritti alla facoltà di Lettere,
altri a Filosofia… e sono abbastanza sicuro che tra voi ci sia anche uno
studente di cinema. Corretto?”
Giada
alzò la mano non troppo entusiasta di essere chiamata in causa fin dal minuto 0
(ok… ormai era probabilmente il minuto 12 visto il suo ritardo, però doveva
chiamare proprio lei?).
“Corretto
Professore, sono io”
“Bene
Cavalli, ragione in più per essere puntuale d’ora in avanti. Allora come stavo
dicendo, in queste facoltà vi troverete ad affrontare continuamente esami
scritti, a consegnare saggi brevi e analisi, se non addirittura, come nel caso
della signorina Cavalli, testi creativi. Dovrete quindi raggiungere un livello
madrelingua per poter competere ad armi pari coi vostri colleghi nativi della
California, anche se non troverete sempre dei poeti. Quindi, questa è la mia
proposta:
Il
corso di oggi si chiama inglese 1 FL perché Come
far credere al tuo professore di storia che sei un americano D.O.C. era
troppo lungo. Quello che cercherò di insegnarvi nei prossimi mesi non sarà solo
come padroneggiare meglio la lingua inglese, ma come pensare con la lingua
inglese. Imparerete a costruire un’argomentazione come farebbe un qualsiasi
ragazzo americano, a pesare le vostre parole come un venditore esperto e ad
utilizzarle a vostro vantaggio come ogni bravo Presidente della Casa Bianca.
Rispetto e ammiro le differenze culturali di ognuno di voi, ma se volete
veramente dare il meglio di voi nei vostri futuri esami, dovrete essere in
grado di decidere quando giocare la carta “io ho girato il mondo” e quando
invece, di fronte a un professore piuttosto antiquato e che passa la domenica
al bar a lamentarsi di quanti stranieri ci sono negli USA, vi conviene
disperdervi nell’americana massa. Almeno eviterete di veder volare D non
giustificate.
A
questo punto la palla passa in mano a voi. Studenti svogliati e senza una
motivazione non ne voglio. Se pensate quindi che, in quanto studenti di
Matematica, questo corso non vi serva, o se pensate di non poter imparare
niente da me, vi pregherei di uscire dall’aula. Se siete qui solo perché il
corso è obbligatorio, o se venendo qui cercavate di farvi nuovi amici e, perché
no, magari di conoscere qualche ragazza carina, seguite pure i vostri compagni.
Chi rimane qui dentro deve essere motivato e pronto a lavorare per migliorarsi.
Per tutti gli altri, una bella B sul corso obbligatorio e non se ne parla più”.
Nell’aula
calò il silenzio per qualche secondo. Tutti cercavano di capire se il
professore stesse scherzando o se le sue parole fossero serie. Dal canto suo,
il Prof Stinson si appoggiò alla cattedra e incrociò le braccia al petto, in
attesa che qualcuno si muovesse.
Dopo
attimi che parvero molto più lunghi di quanto non fossero in realtà, un ragazzo
asiatico si alzò piano dalla sedia e tentando di fare il minimo rumore
possibile, uscì piano dall’aula. “Nerd…” pensò Giada lasciandosi scappare un
sorriso.
La
lezione continuò tutto sommato tranquillamente, anche se le domande
provocatorie del Prof fecero scappare di soppiatto qualche altro studente.
***
“Mamma
mia mi sembra di essermi fritta il cervello” pensò Giada una volta uscita dalla
sua ultima lezione. La prima giornata era stata piena e stancante, non aiutava
il fatto che con le vacanze estive Giada aveva perso l’abitudine allo studio.
Mentre
tornava verso il dormitorio, già pregustando un sano pisolino pomeridiano,
sentì il telefono squillare. Non ebbe nemmeno bisogno di controllare il nome
sullo schermo, sapeva perfettamente che si sarebbe trattato di Gin.
“Ehi
bionda!” sentì la chiara voce dell’amica.
“Non
potresti almeno provare a trovarmi un soprannome meno generico?” Chiese Giada
in tono scherzoso.
“Scusa
hai ragione. Fammi riprovare: ehi Pasta, Pizza, Mandolino! Meglio?”
“Ah.
Ah. Ah. Molto simpatica…”
“Allora
come è andato il primo giorno di lezioni? Quante volte ti sei persa?”
“Cinque!
Una per ogni aula nuova… questo campus è veramente troppo grande”
“Non
preoccuparti, tra qualche tempo lo conoscerai a memoria, e una volta pronta ti
svelerò tutti i posti segreti per ogni evenienza, se capisci cosa intendo…
sempre che uno dei tuoi spasimanti non ti ci porti prima”
Giada
alzò gli occhi al cielo cogliendo al volo l’allusione dell’amica “Non
cominciare per favore!”
“Va
bene, va bene, chiudiamo la parentesi uomini per qualche istante. Dimmi un po’
dive sei?”
“Non
ne ho la minima idea, in un giardino…”
“Ah
beh… chiaro… senti avrei una proposta per te. Penso la troverai piuttosto
interessante”
“Ti
ascolto”
“Questa
domenica mio padre organizza uno dei suoi barbecue. Non sto a raccontarti
quante scene fa per un pranzo… manco fosse Natale. Ad ogni modo ci saranno i
miei fratelli e un po’ di amici di famiglia. Ti va di venire?”
“Wow
e me lo chiedi? Vengo con piacere! Don’t take this the wrong way, ma ogni scusa
è buona per passare tempo con tuo padre” Rispose Giada con entusiasmo.
“Farò
finta di non aver sentito, il tuo entusiasmo mi fa accapponare la pelle! Va
bene allora è deciso. Ora vai a cambiarti, passo a prenderti tra un’ora”
“Come?
Ma non hai detto domenica? Siamo a mercoledì!”
“Si
domenica. Ma che centra scusa? Stasera usciamo comunque! La Hell House ci
aspetta!” e senza aspettare una risposta, Gin chiuse la chiamata.
“Uff… mi farà diventare
matta” pensò Giada tra sé
e sé.
L'ultima volta che ho aggiornato questa storia era il lotano
2015... ormai non ci pensavo nemmeno più. Però ogni volta che ho avuto un
problema a un computer, ogni volta che ne ho comprato uno nuovo, subito
controllavo nel backup di avere tutti i capitoli delle mie storie. Una parte
importante dei miei anni del liceo. Poi una settimana fa... complice il fatto
che è agosto e tutti sono in vacanza oppure la mancanza temporanea di internet
(una bella disitossicazione da Netflix ci voleva...) ho riaperto quella
cartella "STORIE" che non ho mai cancellato. Ho riletto un po' questa
storia di cui ero così entusiasta... non nascondo di aver avuto qualche colpo
al cuore nel leggere parole che ora, 6 anni dopo la data di pubblicazione del
primo capitolo, scriverei in maniera totalmente diversa.
E allora ecco che si riapre il mondo di EFP Fanfinction, che in
passato ha occupato tante mie ore. Ho riletto le storie di ram, di Lau_McKagan,
di Dizzyreads che mi piacevano moltissimo all'epoca (e le trovo ancora geniali)
e così ho deciso di dare una seconda chance alle mie di storie. A Hold the Line
e a Note e Chimica. Non so quanto durerà questa fase e se effettivamente
riuscirò ad arrivare alla fine della mia Note e Chimica e a contiuare questa
storia. Ma per ora sono ottimista. E magari chissà, una nuova generazione di
fans dei Guns mi darà la spinta giusta per continuare ;)
Liz_Eagle