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Autore: MielChan    11/08/2018    2 recensioni
Sherlock e John si ritroveranno davanti l'ennesimo caso particolare, le cose presto, però, si complicheranno e Sherlock finalmente avrà una conferma dei suoi veri sentimenti.
[Johnlock]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimer: Alcuni personaggi, ovviamente, non mi appartengono,  ma appartengono ai rispettivi autori, questa fanfiction non è a scopo di lucro.
Un ringrazio speciale a Giulia (Raviolo-kun) che mi ha aiutata molto per delle idee, senza di lei questa storia probabilmente non esisterebbe!

                                                     SHERLOCK HOLMES: E IL CASO DEI SENTIMENTI INFRANTI.

Un caso finalmente.
Sono stato giorni, anzi, settimane senza rapine, gente scomparsa o gente morta. Noiosa. Londra senza nulla di tutto ciò è semplicemente noiosa. Certo, nessuna persona penserebbe a qualcosa di catastrofico per tenere alto il morale, ordinari. Tutti.
-Omicidio. Vieni subito. SH
Conto fino a cinque, è quello il suo tempo, John ci mette esattamente 5 secondi ogni volta per rispondermi.
-Cristo Sherlock! Sono ad un appuntamento, lo sai. JW
Altri cinque secondi. Li conto. Come previsto, un altro messaggio.
-Mandami la posizione, arrivo tra dieci minuti. JW
Verrà sicuramente di nuovo lasciato. Samantha? Amelia? Nomi. Banali, di nessuna importanza per me, o per John. Dimenticate. Tutte.
Samantha, chiamiamola così, ora starà facendo un espressione adirata, scocciata, si starà lamentando e preparando per alzarsi, non pagherà, uscirà arrabbiata, John cercherà di chiederle scusa. cinque minuti, non di più. Si arrenderà e verrà da me. dieci minuti. Quindici, traffico? Assente. Tempo stimato per l’arrivo di John: esattamente quindici minuti.
Arrivo davanti al quartiere dove abitava la vittima, controllo in giro, poliziotti accostati fuori, tre nuovi, di prova, agitati. Il loro primo caso.
Oltrepasso, come sempre, con noncuranza (le strisce?) che circondavano l’abitazione. Campanello, etichetta: MT, LS  e RS. I poliziotti di prima mi fermano.
‘’Signore, non può stare qua senza autorizzazione.” Voce adirata. Scocciati perché messi solamente di guardia? Li ignoro.
“Signore se ne deve andare.”
“E’ con me, fatelo passare.” Interrompe George, o era Grant? Irrilevante.
Sei minuti, perdo tempo aspettando John. Faccio domande, pressoché  inutili, nulla a cui non potrei benissimo arrivare da solo, ma mi serve del tempo.
Anderson ha già classificato la situazione come incidente, stupido.  Sarà un omicidio.
Mi avvio verso la scena del crimine, il corridoio che spazia tra la sala e il resto delle stanze, la vittima si trova in posizione supina avvolta con un asciugamano vicino ad un piccolo comodino di legno con sopra un telefono fisso e un agenda di numeri, in se è pulito. C’era qualcosa, in questo punto il legno è più sbiadito e graffiato, un oggetto di vetro?
Riguardo la vittima sangue. Sangue che le esce dalla testa, continuo a controllare.
“Nessuno ha sentito nulla, nessuno ha visto nulla di sospetto, è stato un incidente, è scivolata ed ha sbattuto la testa sul comodino, lui non serviva Greg!” Sbuffa Anderson, patetico… si tratta di omicidio.
Greg, a quanto pare è questo il suo nome, lo ignora e riprende a parlare. “La vittima si chiamava Margaret Thompson.”
“Lo so, non m’interessa, passa oltre.” Interrompo.
“La conoscevi?” Chiede stranito. Tutti guardano ma non osservano. Noioso.
“Cielo, non ci vuole molto per capire tutte le cose irrilevanti, si chiama Margaret, ha una collanina d’oro con quel nome stampato sopra, poteva essere della figlia? Ovviamente no, hai controllato il campanello? MT, l’unico cognome diverso, M… Margaret, lei è Margaret, sposata, insicura sul matrimonio, tiene la fede nell’anulare destro, ha un cane, piccola taglia, è ossessionata dal cane, foto, sono ovunque, niente foto del marito però. La figlia, Rose, prima che m’interrompi a chiedere, ha il nome tatuato, denti ingialliti, pacchi di sigarette in cucina, è una fumatrice, ora, parlami dell’amante, lo avete trovato?”
“L’amante, cosa!?”
“Affascinante come sempre.” Una voce nuova. La sua. Controllo l’orologio, venti minuti, voce ansimante, ha corso, ma certo! Strada bloccata al secondo incrocio per manutenzione, è sceso dal taxi per poi correre fin qua.
Mi giro e lo osservo, camicia stropicciata, maniche tirate all’insù, lieve segno di rossetto sulla sua guancia sinistra, Samantha lo ha baciato appena visto, donna possessiva, sfacciata aggiungerei, è la nuova infermiera che lavora in clinica, ed ha subito chiesto un appuntamento a John, voleva fare bella figura, lui ci casca, sempre. Uno spostamento di capelli, delle palpebre sbattute un po’ di più ed un sorriso idiota, e lui ci casca, sempre. Gelosia nella mia voce? No. I sentimenti sono inutili. Ignoro.
“Cosa mi sai dire del corpo?” Chiedo ritornando a fissare la vittima, lui le si avvicina ed inizia ad esaminare.
“Donna, sui 40 anni, è morta da poche ore, ha dei lividi sulle braccia, sembra che qualcuno l‘abbia strattonata per spostarla, ha una ferita sulla nuca con un grosso segno, forse un oggetto?”
“Oggetto, logico, grande o piccolo?”
“Quasi quanto un sasso.”  Conclude John ritornando al mio fianco. “Idee?”
“Prima sette, adesso due, controllate se trovate un oggetto pulito sugli scaffali.” Urlo ai poliziotti accanto a me e Greg fa segno loro di cercare.
“Oggetto pulito sugli scaffali? Holmes è stato un incidente, ha sbattuto sul comodino!” Continua a Sbottare Anderson, infastidito. Anche io.
“Dio Anderson, osserva, la vittima è stata portata qui, non è morta qui. Guarda il comodino, nessun graffio, nessuna traccia di sangue sopra, smettila di tirar in ballo un incidente, i suoi vestiti, un asciugamano, capelli puliti e profumati, doccia. E’ stata interrotta mentre si asciugava i capelli, uccisa senza che se ne accorgesse e spostata qua per far credere a degli incompetenti come te che fosse stato tutto un incidente, ora sparisci.” Lo congedo con un gesto della mano e mi sposto per la casa insieme a John, sempre al mio fianco, con quel sorriso. Lo diverte quando insulto Anderson, lo so. Lo faccio per questo. 
“Capo, abbiamo trovato questo souvenir, è l’unico oggetto lavato con cura, nessuna polvere rispetto gli altri, combacia anche con i segni riportati, in più abbiamo ritrovato dei pezzi di vetro nel cesto, era un posacenere in vetro.” Dice uno. Metto i guanti e gli confisco l’oggetto dalla mano, lo osservo, pulito ma vecchio, ha alcuni punti scheggiati, un souvenir di una vacanza, l’assassino lo ha lavato per evitare impronte, una prova fin troppo palese, fin troppo facile, strano. Interessante.
“Chi pensi possa essere stato?” Interrompe John dai miei pensieri.
“Non lo so con precisione, manca qualcosa.” Dico ritornando a scavare nel mio palazzo mentale, un amante… perché le persone arrivano a tradire? Cosa li spinge a fare ciò? Amante. Tenerlo segreto? Scoperto? Sentimenti. Sempre. Emozioni che portano a confusione, non mi servono, non devono servirmi.
“John se noi due fossimo sposati, con chi mi tradiresti e come lo nasconderesti?”
“Sherlock ti ho già detto che io non sono gay.” Di nuovo calca su quella frase, ogni volta. La mia domanda è stata un’altra, che se lo stia autoimponendo? Probabile.
“Rispondi.” Insisto. Lui sbuffa.
“Non lo so, si da il caso che le mie relazioni vadano in fumo ogni volta a causa di qualcuno, non riesco ad avare una relazione stabile, figurati a tradire!” Pungente, mi sta incolpando, ha bisogno di incolpare qualcuno, è lui che sceglie me. Lo sa. “Comunque…” Borbotta. “Probabilmente incontrerei questa persona quando so di certo che tu non sia nei paraggi, le scriverei al telefono per poi cancellare i messaggi, cose così.”
“Scocciante.” Rispondo. “Gesti che diventano routine, elettrizzanti all’inizio, poi sfociano ad abitudine, qualcosa per chiamare ma senza lasciare traccia, telefoni, il telefono fisso, vecchio modello ma ancora funzionante, non puoi controllare chi sta chiamando ne sapere chi hai chiamato.”
“Sei proprio certo che abbia un amante?” Mi guarda incuriosito John, è ovvio che lo abbia.
“Certo, casi simili ne ho visti a bizzeffe, i segni sono sempre gli stessi, a partire dal letto per poi terminare con il matrimonio insicuro e l’agenda per tracciare gli spostamenti del marito, Gerald, potresti controllare le chiamate ricevute da questo telefono?” Gli faccio segno.
Controllo il bagno. Pulito ovviamente, nessuna traccia sospetta.
“Greg dice che era un ex poliziotta, ha smesso di lavorare dopo la nascita della figlia, è stata colpita di spalle, uno scontro faccia a faccia l’avrebbe saputo fermarlo, poverina, doveva pure finire di ristrutturare la sala.” Dice John mentre osserva il bagno, ignoro e torno nei miei pensieri.
La vittima colpita di spalle, si asciuga i capelli, sente un rumore sospetto, il posacenere in vetro che si rompe, chiama per  confermare ma nessuno risponde, insospettita esce dal bagno, si dirige verso il rumore, verrà colpita e poi spostata vicino al comodino, l’assassino conosceva la planimetria della casa, sapeva dove nascondersi aspettando fosse girata.   
“Qui per il momento abbiamo finito, possiamo andare, Gerald mandami i risultati.”
“Il mio nome è Greg comunque!” Sento dire prima di uscire da quella casa insieme a John.
Chiamo un taxi, arriva puntuale, gli dico di portarci al 221B di Baker Street. Arriviamo, pago al conducente e scendiamo dall’auto, la signora Hudson oggi è fuori, peccato, nessun the particolare per oggi. Salgo i 17 scalini, li conto ogni volta, entro nell’appartamento e mi siedo sulla mia poltrona, John fa altrettanto con la sua.
“Non chiuderti nel tuo palazzo mentale.” Mi ferma. “Voglio sapere cosa hai in mente.” Mi guarda negli occhi. Li incatena ai miei. Travolgenti. Mi piacciono i suoi occhi, distolgo lo sguardo, non ci devo pensare.
“E’ strano.” Dico.
“Potrebbe essere una scenata di gelosia? Il marito ha scoperto dell’amente e l’abbia uccisa?”
“Sentimenti, odio quando ci sono in mezzo i sentimenti, nulla diventa logico o razionale, inutili, tutti.”
“c’è l’amore Sherlock, è il sentimento più puro che ci possa essere, ma a quanto pare non fa proprio per te vero?” Termina. E’ rammaricato? Triste? Perché lo è?    
“E’ morta per questo.”
“No Sherlock.” Nega lui. “E’ morta a causa della gelosia probabilmente, a causa della possessione, quello non è amore.
“Insignificante, qualsiasi nome abbia, i sentimenti la hanno portata alla morte, belli o brutti che siano.” Termino, sta per ribattere ma non lo fa, non sa che dire, sospira. Cambia argomento.
“Probabilmente ci metteranno delle ore per avere dei risultati, Lestrade chiamerà direttamente domani mattina.” Fa notare John, affermo con un verso.
“Perché pensi sia strano comunque?”
“L’oggetto, pulire l’unico oggetto per evitare tracce, sembrava quasi che l’assassino volesse che lo trovavamo, ha ideato il finto incidente, ha avuto tempo per spostare la vittima, per nascondere tutte le prove, lascia perfino i pezzi di vetro, poteva semplicemente sbarazzarsi del corpo, invece ha sceneggiato il tutto, perché? Qualcosa mi sfugge.” Mi avvicino le mani sulla fronte, ripercorro la scena, le tracce trovate, niente. Nessuna traccia incriminante. Continuo a pensare. Niente di nuovo. Mi appoggio di peso sullo schienale della poltrona, sospiro adirato.
Di sottecchi noto John alzarsi e prepararsi del the, apre il frigo per prendere qualcosa, lo vedo sbuffare davanti agli occhi tenuti dentro un vasetto. Dovrei toglierli, a lui non piace che tenga i miei esperimenti lì, dovrei toglierli, sì, per John.
Mi passa la tazza contenente il  the. Delicatamente. Le nostre dita si toccano di sfuggita, calde, morbide e ruvide. Ossimoro. Adoro gli ossimori.   
Lui beve con calma, soffia, non gli piacciono le bevande bollenti.
“Andrà meglio domani, forse troveranno qualche segno con l’autopsia, non ti demoralizzare proprio adesso.” Dice John facendo un sorriso per rassicurarmi, mi piace il suo sorriso, pensandoci, mi piacciono un sacco di cose di John. Ignoro, ritorno a fissare il the.
Autopsia certo! Molly! Le mando un messaggio.
-Caso mai dovessi trovare dei segni particolari su Margaret Thompson domani, avvertimi. SH
Aspetto tre minuti, lei non è John, per qualche strano motivo le ci vuole tempo per rispondermi.
-Non posso rivelarti informazioni simili, lo sai Sherlock.
-Per favore, lo sai che mi fido delle tue ispezioni. SH
Un minuto, messaggio in risposta, funziona sempre.
-D’accordo Sherlock.
Chiudo gli occhi e continuo a pensare, mi servono più dettagli, prendo sonno. Non dormivo da quattro giorni, probabilmente il mio limite massimo, riesco sentire John lamentandosi dicendo che dovrei dormire sul letto e non sulla poltrona. Si alza, passi che si allontanano sempre di più, dice qualcos’altro ma ormai ho smesso di sentire. Mi addormento.
Vengo svegliato dalla luce del sole che irrompe con prepotenza, ho una coperta addosso. John. Controllo la stanza, lui non c’è, sta dormendo di sopra. Mi alzo dalla poltrona indolenzito e vado a farmi una doccia. Prima, però, tolgo gli esperimenti dalla cucina. Appena esco dal bagno mi dirigo nella sala.
‘’Buongiorno Sherlock.’’ Saluta.  ‘’Lestrade mi ha inviato le analisi mentre eri in doccia” Mi passa una scheda.
Chiamate provenienti sempre dallo stesso numero, frugo nel mio palazzo mentale, l’agenda di lei. Le chiamate combaciano con l’orario in cui il marito sta fuori per lavoro. Amante.
“Hanno già rintracciato il proprietario del numero?”
“Sì.” Risponde. Voce un po’ scossa?
“Quindi?” Insisto.
“E’ il fratello del marito di lei, Lestrade lo ha interrogato, a quanto pare avevi ragione, si trattava di tradimento, dice di non essere stato lui l’assassino però, ha un alibi confermato, ah! Forse abbiamo una pista, andiamo.” Termina entusiasta.
Usciamo dall’appartamento. Chiamo di nuovo un taxi e ci avviamo da George. Una pista dicono, sbagliata. Non è ciò che credono. Arriviamo.
Fortunatamente non c’è Anderson con lui, lo osservo, occhi stanchi, non ha dormito. stessi abiti di ieri. Ha lavorato al caso tutta la notte. Sorride. E’ soddisfatto, crede di aver in mano la situazione, pista sbagliata. Non è stato lui.
“Sospettiamo sia stato il marito.” Inizia a parlare. “Sapeva che la moglie lo stava tradendo, lo ha scoperto proprio ieri, guardate qua.” Ci mostra la foto con l’agenda di lei. La so perfettamente. “Nel momento dell’omicidio doveva essere al lavoro, ma a quanto pare dall’agenzia risulta essere uscito prima, proprio il giorno e poche ore prima della morte della moglie.” Termina, soddisfatto.
“Non ti vedo convinto Sherlock.” John, mi scruta.
Assassino furbo, far cadere in trappola il marito, l’agnello sacrificabile perfetto. lui non avrà nessun movente.  Nessuna giustificazione per esser uscito prima. Una prova. Lo terranno sotto osservazione fino a quando non avranno una prova. Uscirà. Sarà processato.
L’assassino stesso fornirà la prova nel momento giusto.
“State perdendo tempo.” Rispondo. L’ispettore è alterato, inarca le sopracciglia. “Cambiate pista, non è stato lui.” Continuo ferreo.
“Allora chi grande genio?!” Sbotta. Il sonno altera le sue capacità emotive.
“Sto ancora indagando, la figlia dove abita?” Gli chiedo direttamente.
“Mi sembra da sua zia, perché?”
“Bene, John andiamo.”  Sistemo il cappotto, Lestrade urla in lontananza, mi dirigo verso la casa della zia di Rose. John mi segue, è confuso.
“Lo so l’indirizzo.” Gli rispondo, sta per ribattere, probabilmente per chiedere come l’ho intuito. Facile. L’agenda.  Lì ci sono scritti tutti gli indirizzi.
“Perché credi non sia stato lui?” Chiede cambiando argomento mentre continua a seguirmi.
“Amore John, lo hai detto te.” Sopracciglia che si avvicinano. Sguardo perplesso, non sa a cosa mi riferisco, ridacchio. “Lo hai detto te.” Mi ripeto. “Lui l’amava, niente possessione,  lei non lavorava, eppure avevano una villa costosa, hai visto il volto di lei? Curata, la collana, un gioiello costoso, il marito l’amava, si prendeva cura di lei, voleva fosse felice, tutti quei turni lavorativi per permetterle il meglio.”
“Forse non ha retto all’idea del tradimento…” Continua lui.
“Tu riusciresti ad uccidere la persona che ami?” Chiedo, lui si ferma, mi fermo anche io. Mi guarda negli occhi, li incatena di nuovo. Abbassa lo sguardo.
“No…” Borbotta . continua a camminare in silenzio e arriviamo davanti al portone.
Suono il citofono,  sento dei passi. Stanchi, tremolanti. Ci apre il portone una ragazza adolescente, 18 o 19 anni, non ha dormito nemmeno lei. Occhi arrossati. Scossa per la morte della madre, scossa per l’interrogazione del padre, è una sportiva, indossa una tuta, muscoli nella braccia e nelle gambe, poco interessata all’aspetto esteriore, unghie mangiucchiate. Capelli molto corti, disordinati.
“Buongiorno Rose.” Inizia il discorso John. “Io sono il Dottor Watson, lui è Sherlock Holmes, so che adesso sei scossa, ma potremmo farti delle domande, sarebbe importante.”
“L’investigatore?” Chiede lei abbassa voce con una scintilla negli occhi ignorando John, mi conosce. Ha letto il blog.
“Consulente investigativo.” Correggo. 
“Vi dirò tutto ciò che occorre, ma vi prego, trovate l’assassino di mia mamma.” Voce strozzata quando lo dice. Messaggio da Molly, non adesso, ignoro.
“Rose chi è alla porta?” Voce di una donna. Sua zia deduco. Si affaccia alla porta anche lei. Capelli scuri tinti, si intravede la ricrescita, fondotinta per nascondere le occhiaie, anche lei scossa per l’omicidio? Unghie curate, ha una borsa in braccio, sta per uscire. Busta di plastica. Spesa.  Ci scruta, guarda John. Sorride lievemente. Tuffo al cuore. Gelosia. No, non posso.
“Salve sono Lara Evans, la zia di Rose.” Porge la mano a John, lui la ricambia presentandosi. La porge anche a me, Io la ignoro e la saluto con un lieve inchino della testa, sospira. Continua a sorridere.
“Siamo qui per fare delle domande a Rose se permette, è per le indagini.” John la guarda, lei guarda lui. Un altro tuffo.  
“Certo.” Dice, ma è sospetta. “Mi dispiace non poter restare, ma sono in ritardo per il lavoro, devo passare pure a fare la spesa.” Si sposta i capelli, John non dice nulla, non ci casca, strano. Sarà perché è sposata? Sua marito l’ha tradita, lei saluta di nuovo, John  ricambia il saluto, nulla di più, Rose ci fa accomodare dentro.
“Sai se tua madre aveva qualche problema con qualcuno?” Inizia a domandare John. Io ascolto in silenzio.
“No, che io sappia no, ha smesso di lavorare appena sono nata, non dovrebbe avere dei nemici, non dopo tutti questi anni almeno.” Ci pensa su ancora un po’.
“forse ha litigato con qualcuno recentemente?”
“Non mi sembra, no,  mi dispiace, so che non sono molto d’aiuto.” Tristezza nella sua voce, John cerca di rassicurarla, un altro messaggio. Continuo ad ignorare.
“Mia madre però aveva un amante, non so chi è,  l’ho scoperto da poco, mi sono arrabbiata parecchio con lei, mio padre le ha sempre dato tutto, io le ho rivolte delle brutte parole quando l’ho scoperto, poi sono scappata di casa, sono stata da una mia amica per un po’, ho già riferito tutto anche alla polizia.” Inizia quasi a piangere, John le porge un fazzoletto. E’ bravo a notare i dettagli quando si tratta di persone. Lo fisso, lui se ne accorge e mi guarda, distolgo lo sguardo.
Altro messaggio. Sbuffo, sono di Molly, li leggo.
-Mi dispiace Sherlock, non ho ritrovato nessun segno particolare, a parte una piccola cosa, non so se può aiutarti, ha un piccolo segno di matita nel pollice destro, ma è particolare, è il segno di una di quelle matite per occhi che si illuminano al contatto con la luce UV, si usano soprattutto per degli spettacoli.
-Forse non ti ha aiutato molto…
-Continuo a cercare.
Matita per gli occhi UV, sotto la giusta luce dovrebbe brillare, perché ha una cosa simile nel dito? Attrice per qualche spettacolo? No, anche se fosse, dopo la doccia il segno sarebbe dovuto andare perlomeno via. Strano. Sospetto. Il caso si fa sempre più eccitante.
“Rose tua madre faceva parte di qualche spettacolo?” Chiedo, John non capisce a dove io voglia arrivare.
“Spettacoli? Non li amava molto, no, faceva parte di un club sui libri però, ma nulla di più.”
“Trucchi UV, ne sai qualcosa?” Continuo ad insistere. Rose mi guarda stranito.
“Non ne sapevo nemmeno l’esistenza… non sono una di quelle ragazze fissate con la moda o col trucco, da questo ho preso da mia madre, nemmeno lei si è mai truccata.”
Segno di matita per occhi nonostante non si trucchi mai. Ha lasciato un messaggio invisibile. Geniale. Mi alzo velocemente.
“Sherlock che fai?” Mi domanda John.
“Devo controllare una cosa, John resta qua e vedi se riesci a scoprire qualcosa in più.” Sto per uscire. John mi ferma da un braccio. Vuole dire qualcosa, ribattere, non lo fa.
“D’accordo ho capito.” Mi lascia il braccio. “Stai andando nell’appartamento di Margaret? Hai scoperto qualcosa.” Mi sussurra abbassa voce.
“Forse.” Gli rispondo, lo saluto ed esco fuori dall’appartamento.
Mando un messaggio a Lestrade.
-Casa di Margaret. E’ urgente. Porta l’attrezzatura per le luci UV. SH
Risponde subito, chiede informazioni. Ignoro. Chiamo un taxi e gli indico la via, arrivo in quindici minuti, pago il conducente e scendo via.
Lestrade è già lì, sbuffa.
“Holmes mi dici cosa hai in mente?” Mi segue mentre entriamo nella casa e ci dirigiamo verso il bagno, l’ultima stanza usata dalla vittima prima di morire. Ha lasciato un messaggio. Devo trovarlo.  Spiego la situazione a Garret, lui ordina di chiudere le finestre e setacciare le altre stanze con la luce apposita, in bagno trovo la matita UV dentro ad un armadietto insieme ad altri trucchi però inutilizzati, c’è ne sono altre di matite, una per ogni stanza. Era preparata.
Incomincio ad esaminare il bagno. Bingo.  C’è qualcosa scritto sotto il lavello del lavandino, quasi vicino al muro. Un codice? No. Una data. 110812, esattamente tre mesi fa.  
“Non lo voglio sapere.” Dice l’ispettore alzando le mani in segno di resa. “Immagino non sia stato il marito quindi.” Conclude.
“C’è sotto qualcosa di più.” Sorrido. Un caso eccitante finalmente.  “Mandami il suo pc portatile, il telefono, e gli altri apparecchi.” Ordino.
“Cielo mi licenzieranno, ti mando tutto stasera.” Termina, mando un messaggio a John.
-Adesso abbiamo una pista, ti aspetto a casa. SH
Giunto al 221B John è già lì, è entusiasta , vuole sapere. Gli racconto velocemente tutto e mi siedo sulla poltrona, devo aspettare stasera per maggiori controlli. John, sempre sorridente, inizia a cucinare qualcosa, apre il frigo. Sguardo meravigliato, ho tolto tutti gli esperimenti stamattina, ne è felice. Mi piace quando è felice.
“Sei fantastico.” Dice appena mi porge un piatto, lo guardo incuriosito. “Il caso intendo.” Balbetta. “Sei riuscito a scovare tutto ciò in così poco tempo, fantastico.”  Si complimenta. Sorrido.
Restiamo il pomeriggio a parlare del più e del meno, non posso andare avanti con il caso per il momento, a John piace parlare, lo fa sentire normale, restiamo ognuno sulla propria poltrona, ogni tanto i nostri sguardi si incrociano, sorridiamo, che sia questo il migliore dei mondi possibili?
La sera arriva presto, Lestrade suona il campanello e porta dentro tutto ciò che apparteneva  alla vittima.
“Cosa dobbiamo controllare?” Chiede John accendendo il computer, sbuffa. Ha la password.
“Rose.” Gli dico, lui digita e riesce ad accedere. “Tutto gira intorno a lei. Era molto affezionata alla figlia, amore anche questo immagino.” Aggiungo, ridacchia.  “Cerca tutto ciò accaduto l’undici di agosto.”  Conferma con un verso.
Rimaniamo fino a tarda notte a cercare, questa volta è John che si addormenta sulla poltrona, gli sfilo via il computer silenziosamente e gli appoggio la stessa coperta che aveva appoggiato lui a me. Amore. Anche questi piccoli gesti sono considerati tali. Amo John? Lo guardo, l’osservo, i suoi occhi, adesso chiusi, mi piacciono i suoi occhi. Il suo sorriso, adesso trasformato in un espressione neutra, mi piace lo stesso… amore, no! I sentimenti sono inutili.
Continuo il mio lavoro.
John si sveglia la mattina dopo intontito.
“Buongiorno, mi sono addormentato io questa volta a quanto pare.” Si alza e si dirige verso il bagno.
Continuo a cercare, passano minuti, John esce dal bagno, niente.
Continuo a cercare, passano ore, John prepara da mangiare, non mangio. Ancora niente.
Appoggio frustrato il telefono controllato due volte, niente di nuovo.
Frustrato.
Continuo a cercare sul tablet questa volta, niente manco lì. Non è successo assolutamente nulla l’undici agosto, che non fosse una data? Una combinazione di numeri? Un codice? Ripenso ai numeri, scavo nel mio palazzo mentale. Niente.
Adirato. 
John cerca di parlarmi, lo ignoro, altre ore che passano, passa un giorno.
Intero giorno sprecato a cercare.     
Climax Crescente.
“Non capisco. Non c’è nulla! perché Margaret? Cosa rappresenta questo numero?!” Inizio ad urlare, perdo la pazienza. “Ho controllato qualsiasi cosa, contattato tutte le persone che hanno interagito con lei durante questa giornata, non c’è assolutamente nulla.” Lancio i fogli con gli appunti a terra.   
Inizio a camminare per la stanza. Velocemente.
“Sherlock! Per l’amor del cielo cerca di calmarti.” Mi rimprovera John fermandomi. “Ignora questo stra maledetto numero e cerchiamo un’altra pista.” Alza il volume della sua voce.
Mi butto sul divano, avvicino le dita alla fronte. Penso. Testa che martella. Lascio andare le braccia a peso morto, mi giro verso lo schienale. Un foglio, la scrittura di John. 170812.
“JOHN!”  Lo richiamo alzandomi. “Perché hai cercato il 17!?” Gli alzo il foglio, glielo avvicino ad un palmo dai suoi occhi.
“Sherlock, quello è un 11 scritto di fretta!”  Ribatte lui staccandosi il foglio da davanti.
Fretta. Ma certo anche Margaret ha scritto di fretta, aveva sentito un rumore, non aveva tempo! Non era mai stato un 11, era un 17! Entusiasta. Ricresce in me l’eccitazione di giorni prima.
“John tu sei fantastico!” Dico senza pensarsi. Avvolgo le mie mani nel suo volto. Lo bacio dall’euforia, un bacio a stampo, dolce, spaventoso, altro ossimoro.
Mi stacco spaventato, John non dice nulla, si tocca le labbra, rossore sulla sua pelle, mi guarda io ho gli occhi sbarrati, vuole dire qualcosa, non lo fa.
“Ritorniamo al caso…” Dice distogliendo lo sguardo da me ritornando al pc. Gelo improvviso. Deglutisco. Torno al pc di Margaret, controllo inserendo la data giusta, in quel giorno c’è stato un grosso acquisto, ha speso molti soldi per diverse cose, tutte diverse tra di loro: carta da parati, set di pentole, libri, abiti vari, stucco per del muro, molto altro.
“Non ha comunque senso.” Ribatte John.  “Stiamo probabilmente sbagliando qualcosa.” Sbuffa.
Palazzo mentale di nuovo, ripercorro tutto da capo, un indizio, qualcosa! John che arriva in ritardo, John con la macchia di rossetto, no! Non adesso. Vittima, matita UV, John, L’agenda di Margaret, la figlia Rose, il bacio con John. Non di nuovo! Mi sforzo a non pensarci, ma lui prorompente ritorna, John, John in bagno che si dispiace della morte della vittima, John che menziona dei lavori in casa.
Lavori in casa.
Carta da parati.
Stucco per il muro.
C’è una combinazione.
“Siamo vicini alla fine John!” Dico mentre mi infilo il cappotto, lui ancora non ha collegato le cose, glielo dirò dopo, finito il caso gli dirò tutto, tutta la verità.
Amore.
-Casa di Margaret. Ora. SH  
Aspetto che John finisca di mettersi il suo cappotto e scendiamo, chiamo un taxi, solito indirizzo. Arriviamo a destinazione con qualche minuto di anticipo. Lestrade arriva in ritardo.
“Hai trovato qualcosa Sherlock?” Chiede subito senza salutare, ignoro. Entro in casa. Parati, parati nel salotto, come ho fatto a non notarlo prima!? C’è ne uno poco più nuovo, quasi impercettibile, ma c’è. lo strappo, muro. Muro bianco. Niente. No, impossibile, batto sul muro in più punti, punto preciso, cartongesso!
“Qualcosa per romperlo, presto.” John ritorna pochi secondi dopo con un martelletto da cucina, spacco il muro in quel punto preciso. C’è una piccola fessura, trovato!
“dei diari?” Chiede Lestrade avvicinandosi a guardarli mentre tolgo i diari da lì. ne apro uno. Margaret stava lavorando ad un caso, il suo ultimo caso prima di morire. Un serial killer datato ben 19 anni fa, uccideva solo donne con le seguenti caratteristiche: bionde con gli occhi marroni, tutte, dopodiché è scomparso dalla circolazione, Margaret ha continuato ad indagare, ha puntato ogni indizio, ogni ipotesi, sapeva di esser osservata, ha nascosto qui ogni cosa, si era preparata in caso di morte. Sperava che qualcuno mettesse fine a questo caso. Margaret sapeva.
Analizzo tutti i suoi appunti, meticolosamente, nomi di sospettati scritti e cancellati, ripercorro con la mente il caso del serial killer di 19 anni fa, nel mio palazzo della memoria conservo tutti i casi inconclusi della polizia, lo collego con la morte di Margaret, nomi scritti nell’agenda, nomi scritti nel diario.
Lara Evans, la zia di Rose, moglie dell’amante di Margaret.
L’assassino conosceva la planimetria della casa. Lara Evans.
Margaret si sentiva osservata. Lara Evans
Il doppio tradimento. Lara Evans.
“Dobbiamo andare da Rose, adesso.”  Dico. “Lestrade chiama i tuoi agenti.” Usciamo dalla casa, saliamo in macchina di Greg. Lestrade guida velocemente, quando giungiamo a destinazione scatto subito fuori, suono il citofono con prepotenza.
Nessuna risposta.
“Spostati ci penso io.”  John forza la porta, riusciamo ad entrare, non c’è nessuno.
“Dobbiamo trovarle.” Urlo contro Greg, lui si mette subito al lavoro, chiama la centrale, chiede degli spostamenti di Lara e di controllare tutte le telecamere della città.
3 minuti dopo, trovate.
“Eccole.” Ci mostra un video. “Stanno andando in una stazione dobbiamo sbrigarci, ho già mandato lì i miei uomini, arriveremo prima noi.” Risaliamo in macchina, ricontrollo il video, sospetto. Rose nel video pare agitata, impaurita. Lara, Lara è armata? Non si nota bene. Ostaggio, Rose è un ostaggio.
“Sbrigati Greg, chiama pure un ambulanza se dovesse andare qualcosa storto.” Gli intimidisco.
Appena arriviamo scendo immediatamente dall’auto, inizio a correre, John mi segue, la stazione oggi è piena, difficile. Folla. Cambio strada, entrata dal retro. Cerco di farmi spazio tra la folla, vado a sbattere contro le persone, intravedo Rose.
“LARA FERMATI.” Urla John, lei però imprigiona Rose con il braccio, tira fuori una pistola, gliela punta nella tempia, la folla inizia ad agitarsi e ad urlare, lentamente si crea il caos.
“Andatevene!” Urla lei. “Non mi farò catturare adesso! Non dopo tutti questi anni, andatevene o le sparo.” Le punta la pistola più vicino, Rose trema, prova a dire qualcosa ma viene strangolata di più.
“Lara, lascia stare Rose, lei non c’entra.” Cerca di convincerla John alzando le mani. “Lasciala andare Lara, noi non faremo nulla.”
“Non mi fido di voi.” Sbraita.
“John ha ragione, guardaci, siamo disarmati, lasciala andare.”
“Rose.” Ride isterica. “Così simile a quella donna che mi ha distrutto la vita!” Occhi iniettati di sangue. È  diventato inutile parlarle.
“Lara per favore calmati, il tradimento di Margaret con tuo marito non riguarda Rose.” Cerca di convincerla John, sta sbagliando, non si tratta di lui.
“Mio marito? No.” Altra risata. “Non m’importa di lui dottor Watson, lui è stato soltanto una stupida copertura per tenere quella dannata poliziotta d’occhio, è stato frustrante, continuava e continuava su quel caso, giorno e notte.” John corruga la fronte.
“Lara Evans, pluriomicida, da adolescente sei stata innamorata di un ragazzo, ma lui ti ha tradita con una certa Emily Clissford, ragazza dai capelli biondi e gli occhi marroni, è stata trovata morta, etichettato il tutto come incidente, primo nome dentro il diario di Margaret, ma non ti è bastato.” La guardo, lei continua a sorridere. “Nel diario di Margaret vengono citate altre 12 ragazze, tutte con gli stessi dettagli fisici, tutte morte in qualche incidente, Margaret aveva capito ci fosse qualcosa di strano, troppe coincidenze, da lì inizia ad indagare, tu lo vieni a scoprire, dovevi tenerla sottocchio, il fratello di suo marito, è stato facile farlo cadere in trappola, ma Margaret ti aveva scovata, dovevi sbarazzarti di lei, un bel piano, stava riuscendo.”
“Tutto secondi i miei piani, sì, ma tu sei Sherlock Holmes! Sapevo che era finita per me dal momento in cui ti vidi davanti casa mia, pensavo solo di avere più tempo, dovevo andarmene ieri e ce l’avrei fatta, ma quegli stupidi dei poliziotti continuavano a farmi domande e domande.” Sbraita lei. “Sherlock Holmes, il sociopatico senza sentimenti, immagino tu non capisca cosa si prova ad avere un cuore spezzato, vero?” Ride nervosamente mentre spinge via Rose da lei.
“Ti farò sentire io cosa si prova ad avere un cuore spezzato.” Dice con voce stridula per poi sparare. Vedo tutto a rallentatore, le urla dei passanti che mi fracassano le orecchie, la pallottola che si avvicina sempre di più. Sempre più vicina a John, istintivamente il mio corpo si nuove, devo mettermi davanti a lui, deve colpire me, devo salvare John , da quando metto la vita di qualcun altro prima della mia?
Un passo.
Da quando sono così legato a qualcuno?
Un altro.
Il sorriso di John, devo salvare il suo sorriso.
Tutto a rallentatore.
Devo continuare a vedere i suoi occhi.
Un altro passo.
Tardi.
John viene colpito.
Corro verso John, sangue. Sangue che continua ad uscire, noto Lara tentare di scappare, ma i poliziotti, sentendo il rumore di uno sparo, entrano veloci, sento urlare Greg qualcosa, non ci penso, scompaiono tutti, guardo John, l’unico che dovrei guardare, l’unico che ho sempre guardato.
“Fa più male di quanto ricordassi.” Dice a fatica. “Grazie Sherlock per tutti questi anni insieme.” Mi sorride tra le lacrime dal dolore, sangue che continua a scorrere.
“Smettila John, ti salverai, i medici sono qua, non abbandonarmi, non tu, ti prego.” Lo guardo agitandomi, li vedo entrare, John si salverà, deve salvarsi. Lo sollevano lentamente, e lo portano fuori sopra l’ambulanza, tremo, gelo, paura che si insidia dentro di me.
“Dio Sherlock, John!? Cos’è successo lì dentro?”  Chiede Greg, panico nella sua voce, lo ignoro, John, ora c’è solo John, non mi fanno salire con loro, l’ambulanza, rumorosa, se ne va velocemente, Greg mi fa segno di salire in macchina.
Lara è stata presa, dice, non m’interessa.
Rose sta bene, continua, non m’interessa.
Voglio solamente John, voglio vedere i suoi occhi vivi, sentire la sua calda voce, voglio chiedergli scusa, abbracciarlo, voglio amarlo.
Buio. Bianco. Nero. Tutto intorno a me diventa inconsistente, la mia mente vacilla, dolore, mi serve lui, mi serve il mio ossigeno.
Arriviamo all’ospedale, John è in sala operazioni, non posso entrare, non sono un dottore, sono inerme, inutile, io non posso salvarlo di nuovo, io non posso salvarlo al contrario suo.
I minuti continuano a passare, veloci, dolorosi.
Passano anche le ore, ancora niente, agonia crescente dentro me.
Poi la luce. È uscito un dottore, lo guardo, non riesco a vedere niente, non riesco a riflettere, non più, si avvicina. Lento, espressione neutra.
Davanti a noi, ora, Greg gli chiede com’è andata.
“Ci sono state delle complicazioni, l’operazione è stata difficile, il proiettile ha quasi colpito una zona vitale.” Battito accelerato, paura. “Siamo riusciti ad evitare il peggio, ora sta dormendo, il risveglio sarà piuttosto doloroso.” Sorride. “Sta bene.” Battito che si calma. 
Greg emette un sospiro di sollievo, i suoi occhi si addolciscono, io lo aspetto, aspetto il suo risveglio.
Due ore e tredici minuti dopo, i medici rientrano dentro la stanza per ulteriori controlli. Venti minuti. Escono.
“Potete entrare, uno alla volta però, è ancora debole.” Greg mi fa segno di entrare per primo, apro la porta della sua stanza tremolante.
“Sherlock.” Il dolce suono che ricolora il mio mondo.
Mi avvicino, sempre di più. Lo abbraccio, lo abbraccio forte, troppo.
“Ahia, Sherlock sono ancora in convalescenza.” Mugola indolenzito. Mi scosto, lo guardo negli occhi, mi piacciono i suoi occhi, avvicina la sua mano alla mia guancia, mi accarezza, debolmente, lentamente.
“Io-“
“Anche io.” Interrompe, sorride.  “Ti amo anche io Sherlock.” Ricambio il sorriso, mi avvicino, lo bacio di nuovo, questa volta meglio, questa volta per sempre, ricambia il bacio, amore.
“Elementare Watson.”
                                                                                                                 FINE.

Nota Autrice:
Salve gente, è la prima volta che mi avvento a scrivere un giallo, quindi chiedo umilmente venia se ciò che ho scritto può sembrare forzato, banale, o poco entusiasmante! Ho fatto del mio meglio. Ho cercato il più possibile di immedesimarmi nei pensieri di Sherlock , le frasi, o meglio dire parole, sono piuttosto calzanti, dirette e autoconclusive, spero davvero di non aver fatto troppa confusione! Gli avvenimenti sono, ovviamente, puramente casuali, spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno… se i personaggi vi sembreranno troppo OOC fatemelo sapere! Provvederò immediatamente ad aggiungere le giuste note. Anyway termino qui, grazie per aver letto :3
Alla prossima-
   
 
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