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Autore: Mr Lavottino    12/08/2018    6 recensioni
*STORIA AD OC*
Duncan, grazie all'aiuto dell'amica Zoey, trova lavoro presso un campo estivo. Qui conosce i ragazzi partecipanti e tutto sembra andare per il meglio, finché non salta l'elettricità e viene trovato un cadavere all'interno di uno degli alloggi.
Tra di loro c'è un assassino che, lentamente, inizia a mietere vittime in tutto il gruppo.
Riuscirà il nostro eroe a salvarsi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Duncan, Nuovo Personaggio, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonlight Camp'
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- Tu?- chiese Nathaniel, guardandola senza parole.
- Sì, io. - tagliò corto Zoey, avvicinandosi lentamente alla sua preda - Io vi avrei lasciato in vita, ma tu hai ostacolato i miei piani.- lo guardò con gli occhi assottigliati, quasi indispettita.
- Che cosa intendi dire?- il moro cercò di indietreggiare, ma non gli fu possibile per colpa della rossa che, con un rapido scatto, si portò a qualche centimetro da lui.
- Voleva accusare Isaac degli omicidi e passarla liscia, ma tu lo hai ucciso e ora la polizia indagherà attentamente. Se dovessero fare dei test genetici, o cazzate di quel tipo, rimarrei fregata.- spiegò, afferrandolo per i capelli.
- Sei stata tu ad uccidere Sophy?- vide il volto di Nathaniel corrucciarsi in un'espressione piena di odio e rabbia e, ridendo, gli rispose.
- E chi altro poteva farlo?- il moro cercò di aggredirla con la lama, ma Zoey agì prontamente e, senza esitare, gli slogo la spalla con una mossa secca.
- Dopo tutte quelle parole...- il ragazzo iniziò a piangere, ripensando al discorso confortevole che gli aveva fatto proprio la rossa quella mattina.
- Non è stato facile, mi sono sentita persino in colpa.- ormai sul suo volto era stampato un ghigno che non se ne sarebbe mai andato.
- Sei una puttana!- gridò quello, ricevendo immediatamente uno schiaffo in volto dall'animatrice.
- Puttana io? Sono venti anni che vado dietro allo stesso ragazzo e, quando ho finalmente l'opportunità di fare il primo passo, voi avete anche il coraggio di mettervi tra le palle!- tuonò, per poi colpirlo nuovamente - Credo che Sophy lo fosse molto di più. Chi si metterebbe con un ragazzo che nemmeno conosce dopo a malapena due giorni?- non appena sentì quelle parole Nathaniel provò a colpirla con un pugno, sfruttando l'unico braccia disposizione, ma la rossa riuscì a schivarlo.
- Direi che abbiamo parlato abbastanza, non credi?- detto ciò prese il coltello del ragazzo e, senza nemmeno avere la minima esitazione, infilò la lama nel suo stomaco e lo osservò mentre si contorceva per il dolore.
L'agonia di Nathaniel durò una decina di minuti, tempo in cui ebbe modo di vedere la rossa andarsene. Poi, all'improvviso, vide un altro individuo entrare. Si insultò da solo per essere stato felice di averlo visto. Jason gli andò vicino e, dopo aver afferrato la sua mano, che il moro gli aveva proteso, iniziò a guardare la sua ferita con fare allarmato.
- Zoey...- disse, sputando un po' di sangue.
- Cosa?- domandò Jason, troppo nel panico per poter fare anche il più semplice dei ragionamenti.
- Ha ucciso Sophy e... gli altri.- concluse, gettando dell'altro sangue dalla bocca.
- Vi vendicherò.- non riuscì nemmeno a dirgli che sarebbe andato tutto bene, perché sapeva che, di lì a poco, Nathaniel sarebbe morto, pertanto cercò di farlo andare in Paradiso con la convenzione che la sua morte non sarebbe stata vana.
- Me lo auguro, altrimenti... ti uccido.- controbatté il moro, ridendo.
- Non credo tu possa farmi nulla in quelle condizioni.- scherzò Jason, per poi guardarlo con fare preoccupato mentre perdeva coscienza. Se lo vide morire tra le braccia e l'unica cosa che poté fare fu dire una preghiera per lui, seppur in Dio nemmeno ci credesse più di tanto.
 
- L'ho fatto per te, Duncan! Ho dovuto ucciderli per te!- il volto di Zoey non era quello che era abituato a vedere, bensì un miscuglio di pazzia che lo stava lentamente portando a spaventarsi sempre di più.
- Perché...- chiese, con le lacrime agli occhi. Guardò il coltello che la ragazza teneva in mano, e che era puntato contro il suo cuore, aspettando che la rossa rispondesse.
- Io ti ho sempre amato, Duncan. Fin da quando ci siamo conosciuti. Ma tu non mi hai mai considerato!- urlò, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.
- Non è vero, io...- provò a giustificarsi, ma la rossa infilzò il coltello nel suo braccio e lo fece zittire.
- Tu niente! Hai sempre preferito le altre! Poi Courtney ti ha distrutto il cuore e io non mi sono potuta avvicinare a te per due fottutissimi anni! Alla fine sono riuscita a portarti a lavorare qui, di modo che potessi provare ad esternare i miei sentimenti per te ma tu... hai subito iniziato a provarci con Gwen e a lei piacevi! Quindi ho dovuto!- gridò, guardandolo negli occhi sempre più distrutta.
- Non ce n'era bisogno!- provò ad obiettare lui, ricevendo un'altra coltellata sul braccio.
- Ah no? Sarebbe stato meglio lasciarti andare con lei, vero? Per soffrire qualche anno in più, tanto chi se ne frega della tua amica che non occhi che per te, giusto?- ormai stava esternando tutti i sentimenti che, fino a quel momento, aveva tenuto sigillati dentro di sé.
- Io...- un altra coltellata lo costrinse a zittirsi e ad ascoltare il suo lungo monologo.
-  A mente calda ho provato a far volgere la colpa su Frida, ma quel maledetto ragazzino mi ha vista e ho dovuto far fuori pure lui. Inoltre, per poter sviare i sospetti, ho ucciso Georgia facendo in modo che tutti voi pensaste fosse colpa di Isaac. Poi ho ucciso Margaret perché mi aveva vista mentre stavo aprendo la cella di Isaac, che volevo scappasse per alimentare ancora di più i vostri sospetti. Sophy ha avuto soltanto la sfortuna di uscire mentre stavo nascondendo i miei vestiti insanguinati. Nathaniel, beh... lui ha mandato tutto in fumo uccidendo Isaac! Era il piano perfetto, così tu non avresti sospettato nulla, ma...- si prese una breve pausa, nella quale infilzò nuovamente il coltello nel braccio di Duncan - è andato tutto a rotoli!- urlò, lasciando cadere le sue lacrime sul petto del ragazzo.
- E cosa pensi di ottenere uccidendomi?- domandò lui, stringendo i denti per sopportare il dolore al braccio, che in precedenza era stato colpito dal proiettile sparato da Jason.
- Nulla. Dopo averti ucciso mi suiciderò. Io ti amo Duncan, senza di te non posso vivere!- gli lasciò un rapido bacio a stampo sulle labbra, per poi concludere il discorso - La nostra prima volta... è stata bellissima. Rivivrei questa settimana in eterno, ma purtroppo non posso. Preferisco morire e portarti con me piuttosto che venire rinchiusa per sempre senza la possibilità di incontrarti di nuovo. E ora addio, mio amato Duncan.- afferrò il coltello con due mani e si apprestò a conficcarglielo nel petto ma, proprio quando la punta stava per colpire il petto del punk, un rumore li interruppe.
Jason, uscito dalla mensa in quel momento, aveva sparato alla rossa alla schiena e si stava zampettando verso i due.
- Io te l'avevo detto, fottuto idiota! Se mi avessi ascoltato Claire non sarebbe morta!- urlò il moro, mentre Duncan distoglieva lo sguardo dal suo.
 
-Inizialmente pensavo che l'assassino fossi tu per colpa dell'assenza di prove nei tuoi confronti, ma poi ho pensato ad una cosa. Tu sei troppo fumino per elaborare un piano come quello, per evitare di farsi scoprire serve calma e una capacità di mentire spudorata. Dopodiché il mio ragionamento ha raggiunto il culmine. Chi è così ossessionata da te da poter arrivare ad uccidere tutti? Ma soprattutto, chi non vorrebbe che le colpe ricadessero proprio su di te? Mi pare più che ovvio: Zoey. Poi l'ho vista dirigersi verso la piscina e l'ho seguita. Là l'ho vista mentre uccideva Nathaniel. Mi è morto tra le braccia. Duncan, non fare cazzate, so che per te è difficile da crede, ma è lei l'assassino.- Duncan guardò Jason, steso per terra e completamente indifeso, senza pietà, quasi come se quel discorso non lo avesse minimamente toccato.
- Non posso crederti, mi dispiace.- detto ciò mirò alla gamba del ragazzo e sparò, impedendogli di raggiungerlo. Dopodiché se ne andò gettando la pistola a terra.
Il ricordo di quell'evento, avvenuto pochi minuti prima, lo distrusse interiormente. Non voleva credere a ciò che aveva sentito anche se aveva preso precauzioni. Aveva chiesto a Zoey di Nathaniel e Frida per confermare i suoi dubbi, però la rossa lo aveva preso in controtempo ed aveva accoltellato Claire senza alcuna esitazione.
In quel momento era seduto, con Zoey completamente sanguinante in braccio e Jason che teneva ancora puntata la pistola contro di lei. Lui cercava vendetta e finché la rossa non fosse morta non sarebbe stato soddisfatto.
- Bene, e adesso è l'ora di dire addio a questo mondo.- disse il moro, con un ghigno famelico in volto. Però Duncan si mise davanti, impedendogli di finirla.
- Ancora la difendi? Dopo tutto quello che ha fatto?!- gridò Jason, spostando la pistola dalla rossa alla testa del punk.
- Sì. - non disse altro, si limitò ad alzare un braccio per farle da scudo, visto che l'altro era completamente andato, guardando il ragazzino con risolutezza. Non si sarebbe mosso nemmeno al costo di prendersi tutte le pallottole rimaste nel caricatore di quella pistola in faccia.
- Ma pensi che mi faccia problemi ad uccidere anche te?- borbottò il moro, roteando gli occhi preparandosi anche al peggio. Gli puntò l'arma contro ma, proprio quando stava per premere il grilletto, la rossa si alzò di scatto ed affondò il coltello nella sua gola approfittando di quell'attimo di esitazione che aveva avuto nello sparare al punk.
- Mi spiace, ma non ho intenzione di morire. Ho ancora delle cose da fare.- disse, per poi togliergli la pistola dalle mani. Sentiva un forte dolore alla schiena, ma continuò a rimanere in piedi puntandogli l'arnese contro. Non perse tempo e, non appena trovò le forze, premette il grilletto finché non finì il caricatore, dopodiché gettò l'arma lontano.
Il petto di Jason era crivellato di colpi, eppure il ragazzo respirava ancora. Ansimava mentre sentiva il sangue uscirgli dai numerosi buchi che aveva su tutto il corpo. Era finita, non poteva fare più nulla. Sputò un po' di sangue dalla bocca, poi appoggiò la testa sull'erba e si mise a guardare il cielo.
Aveva sempre chiesto di morire, ma in quel momento si stava pentendo di starlo per fare. "La vita è una cosa preziosa, vivila con cura!", tutte quelle frasi che fino a quel momento per lui non erano state che delle semplici citazioni insensate stavano assumendo senso.
E in tutto questo c'era Zoey in piedi che, zampettando, si stava dirigendo verso Duncan con il coltello in mano. Il punk era messo piuttosto male, con il braccio sinistro completamente pieno di coltellate, oltre che un proiettile, e con varie ferite subite durante lo scontro con Jason.
- Zoey... non fare cazzate.- provò a dirle, alzandosi con l'altro braccio.
- Ormai è fatta. Che altro mi resta da fare se non questo?- si avvicinò a lui e gli puntò il coltello alla gola con le lacrime agli occhi.
- Qualcosa c'è. - disse il punk, cercando di contenere la sua voce.
- E cosa?- domandò la rossa, mentre le lacrime cominciavano a scenderle su tutta la guancia.
- Scappiamo. Aspettiamo il pullman e poi ce ne andiamo da qui. Insieme.- propose, appoggiandole una mano sulla spalla. La guardò fissa negli occhi, speranzoso di una risposta positiva.
- Ma poi tu verrai preso per mio complice e...- iniziò lei, venendo prontamente fermata dal ragazzo.
- Non mi interessa. Io voglio solo stare con te. - anche dai suoi occhi iniziarono a scendere delle piccole lacrime argentate, il tutto mentre osserva la rossa, palesemente distrutta dentro.
- Sul serio?- chiese, insicura sul da farsi. Duncan le cinse una mano dietro la schiena e la trascinò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
- Sul serio.- concluse, espirando. La rossa lasciò il coltello e lo baciò, venendo prontamente ricambiata. Duncan non attendeva altro. Si sciolse dall'abbraccio e, mantenendo le loro labbra a contatto, prese il coltello da terra e glielo infilzò nel fianco con forza, poi spinse la lama in giù assicurandosi di inciderle una ferita mortale.
- Mi dispiace.- disse poi, accarezzandole il volto, mentre la ragazza ansimava tra le sue braccia. Estrasse il coltello e spinse la sua testa con gentilezza contro il suo petto, chiudendo gli occhi in attesa che morisse.
- Duncan...- con una mano gli tirò la maglietta, costringendolo a guardarla negli occhi - Ti amo. - dopo aver detto ciò scoppio a piangere ancora di più, ripetendo quelle due parole con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
- Anche io, fiorellino.- le accarezzò i capelli, sporcandoglieli senza volerlo con del sangue, poi lei smise di respirare. L'unica cosa che poté fare fu versare un fiume di lacrime mentre reggeva il suo cadavere tra le braccia. Si asciugò le lacrime qualche minuto dopo, macchiandosi una guancia con il sangue della rossa. Voltò lo sguardo verso di Jason, morente, e si avvicinò lentamente a lui.
- Ce l'hai fatta...- disse quello, sputando sangue.
- Sta zitto.- gli alzò la maglietta per cercare di capire se avesse potuto salvarlo, ma non appena vide il suo petto capì che per lui non c'era alcuna speranza.
- Io il mio l'ho...- si fermò per deglutire - fatto. Adesso cerca di non morire... anche tu. - con la mano afferrò la sua maglietta, poi lentamente i suoi occhi persero colore, finché il suo braccio cadde a terra di peso. Duncan passò una mano sui suoi occhi e glieli chiuse, per poi andare a vedere in che condizioni versasse Claire.
Rimase stupito nel vedere che, seppur avesse una ferita di circa dieci centimetri all'altezza di un polmone, respirava ancora. La trascinò di peso nella mensa e la poggiò sul tavolo, con difficoltà visto che aveva un solo braccio a disposizione, e poi cercò di tamponare la sua ferita.
Il suo vestito verdastro era diventato completamente rosso ed aveva perso coscienza da più di dieci minuti. Prese una delle valigette per il pronto soccorso presenti in cucina ed iniziò a ricucirle il taglio con dello spago. Dopo aver terminato l'operazione, disinfettò il tutto e vi versò dell'acqua sopra per ripulirla ed infine le fece la fasciatura. La castana si contorceva di dolore ad ogni tocco del punk sulla sua carne, ma tuttavia era comunque riuscito a svolgere "l'operazione" senza problemi.
Doveva ringraziare il suo passato da teppista che, in più occasioni, lo aveva portato a cucire le coltellate subite dai suoi amici.
Dopo aver curato Claire dovette pensare a sé stesso. Prese una bacinella e la riempì con dell'acqua, poi verso dentro tutto il sale trovato in cucina e girò il tutto con un mestolo.
Trasse un grosso respiro e immerse il braccio dentro la bacinella sopprimendo tutte le grida ed imprecazioni che gli stavano venendo in mente in quel momento. Lo tenne a mollo per una decina di minuti, durante i quali l'acqua divenne totalmente rossa, dopodiché lo tirò fuori e se lo disinfetto, cercando di bestemmiare il meno possibile. Applicò infine una fasciatura rapida e poi si mise a sedere su una sedia prendendo delle pinze. Il suo scopo era quello di levarsi la pallottola dal braccio e per riuscirci doveva infilarsi l'arnese nella carne.
Si mise uno straccio in bocca e lo morse con violenza, il tutto mentre le pinze entravano nella sua carne e afferravano, fallendo diverse volte ed aumentando l'agonia, il proiettile. Quando finalmente riuscì a rimuoverlo lo tirò via e, dopo essersi disinfettato, si mise a sedere sperando che Claire si risvegliasse.
Stette alzato per tutta la notte, cambiandole lo straccio bagnato sulla fronte e controllando se respirasse ancora.
La mattina cedette e chiuse gli occhi per una mezz'ora, nella quale la castana si svegliò. Claire si tirò su di scatto e si toccò la ferita sullo stomaco con fiatone. Aveva sudato un sacco quella notte e sentiva ancora di dolore.
Si accorse solo dopo qualche secondo di essere in reggiseno sopra uno dei tavoli della mensa e che c'era Duncan, con un braccio completamente bendato, al suo fianco. Provò ad alzarsi, ma un dolore lancinante le rese impossibile farlo.
Così si sdraiò sulla superficie legnosa ed iniziò a pensare. Cosa era successo dopo che era stata ferita da Zoey? Ricordava solo di aver visto la rossa accoltellare diverse volte Duncan, poi aveva perso coscienza pensando di star sicuramente per morire.
Oltretutto iniziò a sentire un fortissimo mal di testa. Rimase immobile su quel tavolo per una mezz'ora, finché non sentì il punk sbadigliare e tirarsi su dalla sedia. Il moro la guardò con gli occhi assottigliati e, quando si rese conto che era cosciente, tirò un sospiro di sollievo.
- Stai bene? Tra un po' dovrebbe passare il pullman.- le disse, alzandosi e dirigendosi verso la cucina per riempire la bacinella d'acqua. Ovviamente dovette fare tutto con una sola mano, senza disdegnare di dire delle bestemmie.
- Sì, più o meno.- rispose lei, balbettando - Vuoi una mano?- chiese poi, osservandolo mentre cercava di tirare su la bacinella con evidenti difficoltà.
- No, tu riposati.- disse, per poi finalmente appoggiare l'arnese sul tavolo. Fece la stessa operazione del giorno prima e versò dentro un pacco intero di sale per poi immergerci il braccio. Nemmeno provò a trattenere le imprecazioni, troppo occupato a cercare di sopportare il dolore.
- Che... che cosa è successo?- la castana sbatté gli occhi, ancora leggermente assonnata ed attese le parole del moro, che assunse un'espressione molto poco rassicurante.
- Morti. Tutti.- non aggiunse altro, si limitò a girare il braccio, su cui si vedevano dei grossi tagli, dentro l'acqua.
- Tutti...- ripeté lei, mentre delle lacrime iniziavano ad uscirle dagli occhi. Tutto ciò accadde in automatico, senza che nemmeno se ne rendesse conto.
- Siamo rimasti solo io e te. - sbuffò, per poi estrarre il braccio dalla bacinella e disinfettarlo. Provò anche a mettersi la fasciatura, ma con una sola mano gli fu impossibile.
- Ti aiuto io. - Claire riuscì a mettersi a sedere sul tavolo ed aiutò il punk nel medicarsi. Le tremavano le mani, però non ci faceva caso.
- Andiamo fuori, tra una ventina di minuti passa il pullman.- detto ciò si alzò e porse la mano alla castana per permetterle di stare in piedi.
I due si diressero verso il parcheggio ed attesero il bus, senza nemmeno preoccuparsi di andare a prendere le proprie cose. Duncan aveva deciso di passare dal retro per non fare vedere a Claire i corpi di Zoey e Jason, giustificandosi con un semplice "Passando di qua faremo prima" e senza permettere alla ragazza di obiettare.
Quando finalmente il pullman blu arrivò, gli sembrò quasi di essere in paradiso. Nemmeno perse tempo a spiegare la situazione all'autista, si limitò a salire sopra e a gettarsi sui posti in fondo per poi chiudere gli occhi e iniziare a dormire. Lasciò i discorsi a Claire che dovette raccontare, ad un incredulo conducente, quello che era successo durante quella settimana d'inferno.
 
Duncan era più che sicuro che al suo risveglio si sarebbe trovato senza un braccio. Era tipico di quei film che era solito guardare, dove l'eroe salvava qualcuno ma doveva rinunciare a qualche arto, giusto per fare scena. Eppure rimase piacevolmente sorpreso quando sentì quell'insopportabile dolore lungo tutto il braccio sinistro che gli fece capire di averlo ancora attaccato.
Sospirò, sollevato dalla cosa, poi portò lo sguardo in direzione del dottore seduto al suo fianco, che stava sfogliando la sua cartella clinica.
- Signor Nelson, finalmente si è svegliato!- disse quello, guardandolo in faccia. Era un ragazzo di qualche anno più grande di lui, con gli occhi verdi e i capelli neri. "Trent Lambert" lesse di sfuggita il suo nome, per poi guardarlo con le sopracciglia alzate.
- Quanto ho dormito?- chiese, toccandosi la testa. Gli faceva un male assurdo.
- Un giorno intero. Ti abbiamo dovuto addormentare con dei farmaci, se senti un po' di emicrania è normale.- spiegò, controllando i suoi valori nella macchina accanto al suo letto - Sei stato fortunato, il tuo braccio aveva già ricevuto le prime medicazioni e quindi non si è infettato. Devi ringraziare chi ti ha applicato il primo soccorso.- disse poi, ridacchiando.
- Oh, sarà che bello. Grazie, Duncan!- commentò ironicamente, abbozzando un sorriso.
- Sul serio? Hai fatto tutto tu?- domandò, inclinando la testa con fare sorpreso. Il punk fece cenno di assenso con la testa - Wow, allora hai salvato pure l'altra. Quindi mi vuoi dire che con una mano solo le hai ricucito quel taglio?- chiese, ancora più meravigliato.
- Sì. - tagliò corto lui, vedendo il volto dell'altro mentre si illuminava di gioia.
- Hai del talento! Per caso hai seguito qualche corso?- sul volto di Trent c'era un sorriso che Duncan sapeva perfettamente come spegnere.
- No, sono cresciuto nel basso borgo di Toronto. Ricucio tagli da coltello si da quando sono piccolo.- disse, notando come l'espressione del moro lentamente si spegneva. Quello lo portò a sorridere come ormai non faceva da tempo.
- Lei l'avete dimessa?- domandò, portando poi lo sguardo verso il soffitto.
- Sì, ieri è stata qui tutto il giorno per parlarti, ma non ti sei svegliato.- spiegò quello, cambiando uno dei tanti tubi che era attaccato al suo braccio.
- Che ore sono?- osservò Trent mentre gli fasciava il braccio.
- Le tre del pomeriggio.- rispose, facendolo sospirare.
- Sono vivo.- dichiarò poi, chiudendo gli occhi e ripensando a quello che aveva passato in quella settimana.
- Vivo e vegeto. Tra un mesetto potrai anche tornare ad utilizzare il braccio.- spiegò il dottore, sorridendogli.
Venne dimesso dopo quattro giorni nei quali Claire non si fece viva. Non che gliene fregasse, di certo non voleva sentirsi definire un "eroe", né tanto meno voleva la stampa alla spalle. Qualche giornalista ci aveva provato ad intervistarlo, ma lui li aveva sempre allontanati malamente. Voleva dimenticarsi di quella storia. L'unica cosa che desiderava era addormentarsi e svegliarsi qualche anno più tarsi, quando tutto quello scalpore sarebbe finito.
Poi un giorno, dopo circa due settimane dai fatti, ricevette un messaggio su Messenger. Inizialmente non vi badò molto, ma dopo averlo letto non poté far altro che sorridere.
- Duncan, sono Claire. Ti volevo ringraziare per avermi salvato la vita. Mi dispiace non essere potuta venirti a trovare, ma mi vergognavo troppo. Spero di rincontrarti un giorno.-
Non si sentì nemmeno di risponderle, le mise una reazione divertita al messaggio, per poi chiudere la conversazione e sdraiarsi sul letto. Basta, doveva chiudere con quella storia e lasciarsela alle spalle. Così come doveva lasciarsi Zoey alle spalle.
Alla fine il Moonlight Camp era stato chiuso per via dei vari debiti e Chris MacLean era finito in galera. E per di più era perfino riuscito anche ad ottenere il suo amato stipendio.
E fu proprio l'unione di tutte quelle cose a convincerlo a cambiare città. Si trasferì a Montreal e lì iniziò una nuova vita completamente diversa da quella che aveva vissuto fino a quel momento.
 
Epilogo: Anche per i criminali c'è un finale positivo.
A volte rimaneva fermo a pensare a come aveva fatto a trovare quel lavoro. Dopo essersi trasferito a Montreal, era andato al primo discount della zona ed aveva chiesto se servissero dei dipendenti. Il proprietario, un uomo di nome Don, gli aveva detto che cercava da più di un mese un nuovo commesso ed era stato più che felice di assumerlo.
Inizialmente aveva fatto un po' fatica ad ambientarsi in quella città, rea di essere molto più movimentata rispetto a Toronto, ma grazie all'aiuto di Geoff, suo collega, si era lentamente integrato ed aveva preso a lavorare anche piuttosto bene.
Trovò invece molto più difficile intraprendere una relazione sentimentale. Courtney aveva contribuito di molto, ma era stata Zoey a dare il colpo definitivo ai suoi rapporti con l'altro sesso.
Per tale motivo era rimasto quattro e passa mesi senza avere la ragazza. Non che per lui fosse un qualcosa di prima necessità, alla fin fine era stato anche più di due anni senza una fidanzata dopo essersi lasciato con Courtney, ma era più che convinto che l'averne una lo avrebbe portato a godersi meglio quella permanenza a Montreal.
Poi un giorno, durante l'ora di chiusura, ovvero intorno alle undici, una ragazzina entrò dentro attirando subito la sua attenzione. Inizialmente le gettò solo qualche occhiata, più che altro perché era capitato più volte che qualcuno cercasse di rubare dentro il negozio e lui stesso era del pensiero che, essendo uno sfigato di livello massimo, prima o poi qualcuno gli avrebbe puntato una pistola contro la testa facendosi consegnare tutti i soldi.
Quella ragazzina gli parve subito strana. Aveva i capelli biondo platino, gli occhi violacei e le labbra quasi bianche. Per di più, quando arrivò alla cassa per pagare, si fermò a guardarlo per qualche secondo come se avesse qualcosa di strano in faccia.
- Ehm... tutto a posto? Sono quattro dollari e ventitre.- la bionda aveva comprato due scatole di candele profumate ed una bottiglia di tè verde, decisamente una combinazione strana di acquisti.
- Ti ho già visto da qualche parte...- in quel momento Duncan ebbe un sussulto. Al telegiornale avevano fatto vedere la sua faccia e quindi era più che probabile che qualcuno lo riconoscesse - Tu sei uno dei due sopravvissuti a quella tragedia, vero?- aggiunse poi, facendolo deglutire amaramente.
- Beh... io...- seppur avesse mantenuto il suo carattere scontroso e strafottente, quando sentiva parlare degli eventi accaduti al Moonlight Camp perdeva completamente la sua aggressività - Le voci girano, eh?- decise di gettarla sullo scherzo, grattandosi la testa e ridacchiando nervosamente.
- No, l'ho letto nella tua aura, Duncan.- spiegò, sorridendogli piuttosto divertita. Il punk assunse un'espressione confusa.
- Sei riuscita a scoprire anche il mio nome?- sussultò lui, facendo un passo indietro.
- No, quello l'ho letto sul cartellino.- spiegò, scoppiando a ridere. In quel momento Duncan capì di aver fatto una figuraccia, ma fece finta di niente - Eccoti i soldi.- la bionda appoggiò le monete sulla banca e si diresse verso l'uscita. Duncan non seppe perché, ma istintivamente non voleva che se ne andasse.
- Ragazzina.- la chiamò, alzando la voce per essere sentito meglio. La bionda si voltò, guardandolo con fare interrogativo - Ti va se dopo...- ebbe un attimo di esitazione, ma la gettò via non appena la vide ridere - andiamo da qualche parte? Tra dieci minuti finisce il mio turno.- spiegò, grattandosi nervosamente il collo.
- Dawn. - disse, mostrandogli un sorrisetto. Il punk assunse uno sguardo interrogativo - Mi chiamo così. Ti aspetto qua fuori.- detto ciò uscì e si mise a sedere accanto alla porta, mentre il volto di Duncan si piegò in un sorriso euforico.
Rimase dieci minuti in quello stato, e fortunatamente non venne nessuno, poi andò a quell'"appuntamento improvvisato". E così riuscì a superare i suoi traumi. Courtney? Dimenticata. Zoey? Anche lei, seppur con maggiori difficoltà.
E in quel momento si apprestava a scrivere un nuovo capitolo della sua vita che, sperava, sarebbe stato migliore rispetto ai precedenti.
 
 
ANGOLO AUTORE:
E siamo giunti alla fine. Mettere la parola fine su questa storia non è affatto semplice. Possiamo definirlo il mio primo esperimento di un "giallo", seppur non sono proprio sicuro di poterlo chiamare così.
Questa è la prima storia del fandom ad incentrarsi sulla Doey e ciò mi ha causato un bel po' di ansia, cioè, so che nessuno a parte me la shippa, però se mai ci fosse un soldato della Doey mi farebbe piacere che sapesse che anche solo una storiella c'è.
Non è stato felice scrivere il finale. Nei miei piani iniziali si doveva salvare Jason e in modo talmente schematico che rileggendolo ho rischiato di vomitare.
Adesso invece il finale mi piace. Sento di aver dato un giusto lieto fine ad una storia che, di per se, di lieto non ha nulla.
Per l'epilogo ho avuto qualche leggero problemino. Immagino vi starete chiedendo quale. Beh, Courtney era la sua ex, Gwen è morta e Zoey idem. Non aveva il lieto fine per Duncan e, visto che in "The Bus" aveva messo un finale triste, ho deciso di salvare almeno questa fanfiction. Così ho optato per Dawn che, seppur ci incastri pochissimo con Duncan, mi sembra una abbastanza calma e con cui, forse, potrebbe vivere una vita tranquilla.
Quindi detto ciò ho finito le cose da dirvi. È possibile che dopo questa storia continui a pubblicare qualcosa, ma tutto sta alla mia voglia di fare.
Vi pongo un'ultima domanda: voi come l'avreste fatta finire?
Anche quest'anno la storia ad OC è finita ed io sono più che contento di come sia andata a finire. Mi auguro che parteciperete alla mia prossima (se mai ci sarà) che probabilmente uscirà la prossima estate.
Un abbraccio, Mr. Lavottino.
   
 
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