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Autore: KuraCchan    12/08/2018    1 recensioni
Quando il padre lo guardava, dall'alto come sempre, aveva sempre visto la promessa di quella generazione, sarà stato per l'estrema somiglianza, oppure per quel guizzo sbarazzino negli occhi di Killua che sapevano tutti fosse segno di quella furbizia e genialità, il potere di quella candida violenza che cresceva nel DNA del suo figlio prediletto che lo gonfiava di orgoglio come il più tronfio dei pavoni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Killua Zaoldyeck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brotherhood
 
I suoi occhi blu brillavano nel silenzio della notte. Camminava, il più promettente degli Zoldyck, lungo il torrente d'acqua bluastra che scrosciava in quel percorso che, decorativo, ornava di interessanti increspature il suo giardino. L'immensa montagna dov'era collocata la sua casa era così vicina da sembrare non finire mai. Anche Mike, l'enorme mostro che tenevano a guardia della casa, sembrava ancora più enorme, da quella prospettiva, eppure di quella eternità, Killua non se ne faceva nulla.
La vita di un assassino, anzi, di un assassino appartenente alla famiglia Zoldyck, non era mai stata facile se la si viveva con la sensibilità del giovane Killua. La consapevolezza di trovarsi sempre davanti un probabile nemico e mai un compagno, la sensazione di terrore che il mondo provava quando si riconduceva il chiarore dei suoi capelli a quelli lunghi ed ondulati di Silva Zoldyck, suo padre. O ancora peggio di Zeno Zoldyck, suo nonno.
Quando il padre lo guardava, dall'alto come sempre, aveva sempre visto la promessa di quella generazione, sarà stato per l'estrema somiglianza, oppure per quel guizzo sbarazzino negli occhi di Killua che sapevano tutti fosse segno di quella furbizia e genialità, il potere di quella candida violenza che cresceva nel DNA del suo figlio prediletto che lo gonfiava di orgoglio come il più tronfio dei pavoni. Killua per anni aveva amato il suo sguardo: quell'accettazione spesso assente da parte del figlio di mezzo e che in Killua s'era trasformata in un'emozionante amore della propria condizione.
Anche Illumi se n'era ben accorto, a parere di Killua.
Illumi e quella sua saccente e fastidiosa consapevolezza di essere architetto e pittore di tutto quello che il padre apprezzava di Killua. Senza di lui, ripeteva sempre, quando il fratellino non ascoltava o fingeva di non farlo, Killua non sarebbe stato altro che un ciuffo di capelli bianchi sporchi di sangue su una testa mozzata. Illumi violava la sua mente, gli faceva credere che tutte le sue azioni non erano altro che il risultato di un buon allenamento.
Killua calciò una pietra che andò a sbattere contro un albero dalle lunghe ed allungate foglie ricurve verso il basso che, gli ricordavano i lunghi capelli neri di Illumi. Come se divellere quell’albero con un solo calcio ad una pietra per lui non fosse altro che un modo per esorcizzare quel nervosismo che provava anche solo a provare a pensare al maggiore.
Il maggiore, il figlio perfetto e preferito, la scelta ed il traguardo migliore raggiunto dai genitori e che probabilmente sfogava tutte quelle serie di astinenze e frustrazioni in una puerile gara al “chi è il migliore” col fratellino.
Saltò sull’albero divelto, osservando tutto da quella che poteva essere l’effettiva altezza di Illumi. Era consapevole che non sarebbero stati centonovantacinque centimetri a renderlo alla pari del fratello o a rendere quest’ultimo consapevole dell’effettiva parità già esistente. Eppure, guardando da quell’altezza immaginava il tronfio ego di Illumi Zoldyck che si faceva largo fra le insicurezze di un ragazzino, buttato fin dalla tenera età in un mondo di sangue e cadaveri.
Lungimirante, aveva plagiato la sua mente consapevole del rischio che un promettente, quasi al pari di Zeno Zoldyck, fratellino compromettesse la propria carriera. Killua alzò lo sguardo al cielo, ormai nero, accorgendosi di stae piangendo. Quello che aveva cercato fuori da quella casa non era altro che qualcosa che Illumi gli aveva sempre negato, quel qualcosa che lo faceva sempre sentire amato, come lo sguardo del padre mentre gli poggiava una mano sulla spalla.
Quell’amore che sperava di ricevere dal fratello, che invece con distacco l’aveva sempre trattato da allievo e mai da sangue del suo sangue. Era dovuto scappare, aveva dovuto abbandonare la sua casa, la sua famiglia, la sua vita, Alluka per cercare sé stesso. E l’aveva cercato lontano, era andato dall’altro lato del mondo, da Greed Island ai posti più remoti, superato combattimenti, ucciso uomini e formichimere.
Senza trovare mai quel qualcosa che lui era sempre stato per Alluka. Perché quel qualcosa doveva nascere dal profondo del cuore di Illumi, ma non può nascere nulla del genere da qualcuno che il cuore non l’ha mai avuto.

 
  
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