Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Diana_96writter    12/08/2018    0 recensioni
Yui, nuova arrivata nella nuova scuola d'elitte, timorosa delle sue grandi capacità in grado di guardare oltre l'immagine che le persone costruiscono, sconvolgerà la vita di molti studenti con il suo modo di essere, compresa quella del Presidente del Consiglio, Izana Wistaria che al suo fianco riscoprirà il volto nascosto dietro la sua maschera. Incompatibili all’inizio metteranno da parte gli scontri per affrontare insieme i problemi che la vita scolastica manderà loro contro, ma anche quelli che con la quotidianità non hanno legami. Scoprendo nell'incompatibilità una complicità che gli permetterà di trarre forza l’uno dall’altro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa è una storia che vede i protagonisti fuori dalla loro storia, a contatto con la realtà dei giorni nostri, problemi di routine e di rapporti personali. Non ci sono spoiler riguardanti il manga o l'anime, la storia gira intorno a due nuove aggiunte che saranno capaci di sconvolgere un po’ le personalità e le idee di chi già conoscete, o imparerete a conoscere nel corso della storia. Mi auguro che possa essere apprezzata e sarei felice di avere dei pareri su tutto, dai personaggi, al racconto, all'idea e alle emozioni che vi trasmettono. Detto questo, posso solo sperare che per voi sia un buon passatempo da leggere. ^-^
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 Quella mattina aspettavano tutti trepidanti la notizia che era già girata in tutta la scuola, il vicepreside aprì la porta reclamando il silenzio per presentare uno dei nuovi studenti che aveva superato il test d’ammissione con il massimo dei voti ad anno iniziato. Le spalle giovani si raddrizzarono in attesa di sapere quale dei due schieramenti avrebbe ottenuto un nuovo membro: «Vieni pure». La presentazione era passata in secondo piano, pochi erano quelli che avevano ascoltato, guardavano la porta lasciata aperta in attesa, al gesto dell’uomo che invitava lo studente ad entrare trattennero tutti il fiato. I lunghi capelli scuri come la notte svolazzavano alle sue spalle in due trecce alte e fermate da due colorati fiocchetti, la leggera frangia sfiorava appena i due grandi occhi che alla luce del sole brillarono come due pietre di cianite: «Piacere di conoscervi, io sono Yui, spero che andremo meno d’accordo di quanto i ragazzi stanno sperando e molto più di quanto le ragazze si aspettano, lieta di fare di essere parte di questa classe». La presentazione aveva lasciato perplesse molte persone, ma molto di più era l’abbigliamento deviato dalla classica divisa che tutte le ragazze indossavano, la giacca blu di persia accompagnava la camicia chiara e il fiocco dorato legato al collo, la gonna a pieghe illuminata dai contorni dorati, accompagnata dalle calze semi reggenti, era invece resa solo un addobbo del leggins nero che scendeva fino alle caviglie: «Benvenuta Yui, puoi sederti accanto a Zen, è il rappresentante di classe e ti farà visitare la scuola, Zen la affido a te». Il ragazzo si alzò di colpo chiamato in causa, i capelli corti erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco, gli occhi lucenti come due pietre di apatite, tirate fuori dall’oceano più profondo: «Sarò felice di mostrarle la scuola». Yui avanzò osservando tutti, salutando le ragazze e sfiorando a mala pena tutti i ragazzi, prendendo posto accanto a Zen: «Spero andremo d’accordo». Zen le sorrise allungandole il libro di cui era ancora sprovvista: «Me lo auguro».

 A lezione conclusa i compagni di classe la circondarono per cercare di ottenere più informazioni possibili sulla nuova arrivata, lontana dall’aspetto femminile che si aspettavano. Seduta a gambe incrociate sulla sedia parlava con tutti chiedendo solo di non assalirla di domande: «Yui, perché ti sei trasferita?». Quella era l’unica domanda che con abilità evitava, lasciava la risposta solo accennata anche quando veniva posta e riposta, cambiava discorso e poi variava come preferiva, Zen ci fece caso più di una volta, aveva anche lui tante domande ma ascoltando quelle dei compagni aveva compreso che quella era una domanda tabù. Finite le lezioni i due ragazzi furono esonerati dalle pulizie dell’aula, Zen fece da guida per tutta la scuola mostrandole i laboratori di pratica, le due grandi palestre, le stanze di alcuni club per la via, scesero poi al piano terra, il giardino era spettacolare curato anche nelle forme dei cespugli, le foglie riuscivano a nascondere gli spazi che venivano usati nella pausa pranzo, il cortile era immenso: «Wao, è enorme. Sembri fremere dalla voglia di chiedermi altre cose, Zen». Il ragazzo accennò una risata per smorzare la tensione mentre indicava e spiegava i luoghi preferiti dai ragazzi: «Non sei la tipica ragazza modello». Yui scoppiò a ridere saltellando in avanti: «L’hai capito dai leggins o da come ero seduta?». Si fermò perplesso, era ben consapevole dei suoi movimenti e risultavano per lei più naturali di quanto dimostrasse: «Non è la prima volta che vengo trattata come la nuova arrivata, vado d’accordo con tutti ma non mi va di essere presa troppo seriamente, per i ragazzi una nuova compagna è come un cielo nuvoloso che si apre all’improvviso, non voglio dar loro dispiaceri ma neanche illusioni, questa volta voglio essere solo me stessa». Zen sorrise per metterla a suo agio, aveva percepito una leggera nota amara nella dichiarazione: «Scegli tu cosa essere e come esserlo, non ti giudicherò ma non ti aspettare altrettanta gentilezza dagli altri, allora penso di averti mostrato tutto della struttura, possiamo tornare dentro». Stavano camminando nell’assoluta tranquillità quando la marea di studenti, disposti a cerchio, bloccarono la loro strada.

Al centro del cerchio un ragazzo era stato accusato dagli sguardi furiosi di altri studenti, i capelli lunghi coprivano le sue spalle fermandosi a metà della schiena, erano scuri e lucenti come il petrolio, la carnagione ambrata accendeva gli occhi scuri di chiastonite, erano ipnotici con la peculiarità sfumata di nero che rendeva più intenso lo sguardo perplesso. Yui si fermò sorpresa, sistemò la giacca scura e il colletto della camicia, avanzò tra gli studenti per controllare la situazione e pensare a come intervenire. Schioccò le dita attirando l’attenzione di Zen, le sue spalle si erano improvvisamente rilassata e il respiro fece intendere che sarebbe intervenuta: «Una scazzottata non è un buon modo di iniziare, proverò così allora». Zen sussultò al sussurro cercando di fermarla, quando tra i ragazzi iniziò a correre verso il centrale. Appena un passo più in là degli sguardi furiosi e pronti all’attacco, prese fiato: «Niiiiiiii-saaaan». Si strinse di peso al ragazzo fermando chi stava preparandosi a colpire: «Trovato!». Il ragazzo sussultò al peso improvviso e sorrise divertito al riconoscere il volto della ragazza riuscendo a mantenere l’equilibrio: «Yui, ben trovata». La ragazza sorrise intimando ai quattro ragazzi di non avanzare: «Cosa sta succedendo?». La voce fredda e profonda, si aprì decisa verso i due ragazzi, intimando gli altri studenti a dilatarsi: «È quello che cercavo di capire anche io, Izana». Uno dei quattro ragazzi ringhiò, avanzando di nuovo sul piede di battaglia: «Izana-sama!». Yui si allontanò dal fratello per osservare il ragazzo tanto importante, i capelli biondi e lisci erano legati scesi sulle spalle in una coda bassa, gli occhi celesti più che l’apatite ricordavano l’acquamarina, cristallini, puri e senza la minima inclinazione, aspettavano una risposta: «Izana-sama, stavo facendo da guida al nuovo arrivato, ma è stato sfacciato nei vostri confronti, irrispettoso nei confronti del vostro titolo». Il ragazzo avanzò verso i due ancora in causa inquadrando gli occhi apatite preoccupati: «Siete i due nuovi studenti, benvenuti». Yui arricciò le sopracciglia avanzando di un passo: «Bel benvenuto, il signor?». Izana arricciò le sopracciglia accettando la sfida: «Izana Wistaria, la signorina?». Yui sorrise compiaciuta: «Yui Maeda, e suo fratello maggiore Kioichi, che in una tranquilla prima giornata di scuola sono stati disturbati da un gruppo di ragazzi che hanno cercato di attaccare briga, per che titolo a proposito?». Il ragazzo alla sua destra li divise indignato: «Izana-sama appartiene a nobile casato, discendente diretto dell’ultimo monarca della nazione, è di sangue reale, modera i tuoi comportamenti». Yui accennò una risata sorpresa: «Davvero, un principe a scuola?». Kioichi sospirò appoggiandole le mani sulle spalle, quasi a fermare quello scambio di sguardi: «Non essere così scortese il primo giorno, Izana-sama perdona la confusione, ci siamo mal compresi, non era mia intenzione mancare di rispetto e porgo le mie scuse se così fosse sembrato. Yui, andiamo». Chinò il capo cercando la strada libera per potersi allontanare dallo sguardo scrutatore che si era sorpreso alle scuse, Yui sospirò accettando di dare la resa, gli voltò le spalle seguendo il ragazzo verso la struttura. Zen rilassò le spalle al circolo di studenti che si andava dileguando: «Appariscenti i nuovi arrivati». Intercettò lo sguardo gelido deviando il proprio per fare retro marcia, non aveva da riferirgli nulla più di quel che già sapeva.
*

Sbadigliò più e più volte mentre insieme percorrevano la strada per la scuola, che alta si stagliava nell’intero quartiere. Davanti all’entrata Kioichi le porse la borsa, che le aveva portato per affetto, augurandole la buona giornata, Yui riusciva a cambiare umore in un attimo, prese la borsa con un grande sorriso correndo verso l’interno, svoltò con una scivolata inquadrando troppo tardi l’impatto con il muro: «Devo imparare a pattinare». Massaggiò la spalla rialzandosi e sistemando la gonna: «Non si pattina per i corridoi, né si corre, si cammina, se quella finestra fosse stata aperta  saresti caduta di sotto». Yui alzò lo sguardo sorpresa dal rimprovero ad un commento ironico, voltò lo sguardo verso l’esterno sorridendo di sfida: «Me la sarei cavata con qualche graffio». Izana sospirò irritato dall’affronto, riprese il cammino cercando di ignorare il luccichio negli occhi: «Fa più attenzione». Yui guardò l’orario, aveva ancora qualche minuto: «Izana, dico bene?».

Il ragazzo si voltò, incuriosito dalla chiara sfida che aveva lanciato assieme alla borsa, la prese al volo sorpreso e perse il fiato quando la ragazza aprì la finestra, prese la rincorsa e con un sorriso, saltò fuori. Si sporse a controllare sbiancato dal gesto eseguito senza esitazioni, era in equilibrio sul ramo dell’albero di fronte alla finestra, guardando con shock dagli studenti che si apprestavano ad entrare: «Da gentil uomo quale sei, custodiresti la mia borsa mentre faccio il giro per tornare dentro a prenderla?». Sorrise divertita scendendo dall’albero a saltelli, lo salutò correndo dentro per rifare la strada, Izana era rimasto ad occhi spalancati, si voltò verso le scale, Yui prese la borsa voltandogli le spalle e riprendendo il cammino in totale normalità: «Senza la minima esitazione». Nella classe la stavano guardando tutti con un viso pallido al coraggio e al rischio affrontati, Zen compreso: «Yui, te ne prego, non fare mai più una cosa simile». Anche il professore, che l’aveva vista lanciarsi nel vuoto, aveva quasi avuto un infarto: «Lo rifarò se deciderà di punirmi, sensei». L’uomo sospirò sistemando gli occhiali e cercando di calmare il battito cardiaco: «Per quest’unica volta passerò, ma non riprovarci». Yui deviò lo sguardo divertita ignorando gli sguardi di disaccordo: «Potevi farti male». Zen sembrava forse l’unico seriamente preoccupato per quel gesto sfrontato, frugò nella borsa con un sorriso e gli allungò uno scatolo di caramelle che aveva comprato quella mattina: «Ieri ti ho abbandonato nel mezzo del giro, mi dispiace, grazie per la preoccupazione». Zen osservò il pacchetto diffidente, ma il sorriso sembrava sinceramente dispiaciuto: «Solo se mi dai la tua parola che non salterai di nuovo fuori dalla finestra». Yui lasciò il pacchetto sul banco arresa: «Hai la mia parola». Come aveva immaginato, la notizia aveva già girato la scuola e Kioichi era corso da lei durante la pausa per rimproverarla, Yui aveva chinato il capo e aveva ripromesso di non farlo più ed era rimasta male quando Kioichi le porse un paio di panini, comprati alla mensa, sottraendogli il buon pranzo che aveva preparato quella mattina: «Non è giusto, lo hai preparato anche per me!». Il maggiore le diede le spalle: «Così ci penserai due volte prima di fare cose simili». Mangiava lentamente demoralizzata: «E così, il secondo nuovo arrivato, è tuo fratello». Si riprese all’affermazione curiosa di Zen, sorrise amichevole abbassando le gambe incrociate: «Kioichi, è tre anni più grande di me, viviamo insieme».

Tutta la classe aveva improvvisamente messo le distanze dopo quella dimostrazione, i sussurri cominciarono a farsi troppo rumorosi e si alzò dal banco per uscire a prendere un po’ d’aria, Zen la ritrovò nel cortile a guardare l’albero di ciliegio ancora in letargo: «Perché mai sei saltata giù?». Yui non rispose iniziando a camminare ad occhi chiusi: «In questo modo, ti isolerai». Yui sorrise incuriosendolo, si fermò assaporando il vento: «Limiterò i problemi e Kioichi potrà pensare ai suoi senza includermi». La risposta lasciò Zen perplesso: «Lo hai fatto per allontanarli tutti?». Yui sorrise tristemente abbassando lo sguardo: «Sono una ragazza Zen, con il suo fascino, con una come me i problemi sorgono ovunque, persone moleste, ragazze invidiose e dispettose, piccoli bulli che si vogliono imporre, è già capitato, Kioichi  ha altre cose a cui pensare, voglio solo una vita scolastica diversa, non mi spaventa la solitudine». Il viso rivolto verso l’alto guardava le nuvole dolorante ma carico di emozione e adrenalina: «Torniamo dentro!» Riprese a saltellare mentre rientravano osservati dall’alto, Izana non aveva fatto altro che rivedere quella scena: «Ah, non pensavo che il posto fosse occupato». Izana riemerse dai pensieri, voltandosi verso la porta che lo riportava nella struttura: «Stavo tornando dentro, fa pure». Kioichi sorrise leggermente deviando lo sguardo: «Non ti farà mai le sue scuse, perciò le faccio io al suo posto, non ho idea di cosa le sia passato per la testa». Izana sorrise allontanandosi dalla rete protettiva del tetto, passandogli accanto: «Era una rivendicazione, non sarà una ragazza facile da gestire». Kioichi sospirò stanco: «Ha un modo di essere tutto a sé».

 
*

Il giorno successivo Yui era già seduta al suo posto a guardare persa il cielo: «È una bella giornata per restare tutto il giorno a scuola». Zen sorrise divertito tirandola su di morale: «Oggi c’è l’assemblea generale, staremo solo qualche ora, poi saremo liberi di andare». Si sollevò dal banco per chiedere più informazioni: «Come ho detto c’è l’assemblea mensile, resteremo un paio d’ore, poi ti andrebbe di scendere in città a prendere qualcosa prima di rientrare?». Sussultò sorpresa dell’invito osservandolo con curiosità, come se cercasse di trovare una trappola, Zen alzò le braccia per discolparsi: «Senza alcun impegno, non sono poi tanto diverso da te, anche io sono un po’ isolato, e non mi va di tornare a casa così presto, non mi va proprio». Yui sorrise comprensiva accennando ad un si: «Allevierò con piacere il tuo isolamento». Seguirono prima l’assemblea che Zen portò avanti assieme alla rappresentante femminile, poi tutti in fila si spostarono nella palestra per ascoltare anche i problemi dei professori, che non mancarono di riprendere il suo comportamento non appropriato, alla conclusione sospirò felice che fosse finita prima del previsto. Attesero che la palestra si svuotasse per uscire, Kioichi si era trattenuto per dare un’occhiata approfondita ai club a cui tutti i professori lo avevano esortato ad iscriversi: «Non conosco la città, quindi sono al tuo seguito, Zen». Il nome fu pronunciato contemporaneamente ad una voce maschile altrettanto sorpresa: «Altezza». Zen sospirò sperando che quel fuoco acceso dal primo giorno si calmasse: «Non siete ancora stati presentati, Yui vorrei presentarti mio fratello maggiore, Aniue vorrei presentarti una mia compagna di classe». Yui sussultò indicando Zen: «Fratello?!» Il ragazzo accennò una risata nervosa incerto sulla reazione: «Un po’ vi assomigliate, aspetta questo significa che sei un principe anche tu». Zen deviò lo sguardo: «All’incirca». Izana gli lanciò uno sguardo perplesso: «Siete in classe insieme?». Zen accennò ad un si: «Questo mese sono il rappresentate, Yui è seduta accanto a me». Izana rimase sorpreso da come le coincidenze li volessero troppo vicini da bruciarsi: «Andavate da qualche parte?». Yui captò qualcosa in quella domanda e decise di assecondarlo per capire quale posizione prendere con quel ragazzo di ghiaccio: «Stavamo andando a mangiare qualcosa». Izana sorrise accogliendo la sfida ancora una volta: «Ottimo, pensavo di rientrare prima, ma credo che vi accompagnerò». Zen sussultò sbiancando di colpo quando i due lo sorpassarono lanciandosi sguardi fulminei: «Mi auguro vada tutto bene».

Fece da divisore tra i due ma con sua sorpresa Izana camminava qualche passo indietro e riusciva tranquillamente a conversare con la ragazza di quella giornata e dell’assemblea appena tenuta, spiegando le varie regole e i vari comportamenti da tenere in particolari occasioni, entrarono in una caffetteria prendendo posto a uno dei tavolini: «Abituata alla vita scolastica?». Yui intercettò la domanda mentre prendeva il menù dalla cameriera: «Un po’ noiosa per i miei gusti». Izana sorrise alzando lo sguardo al frullato cambiato all’improvviso dall’ordinazione che aveva deciso e al menù che con richiesta aveva tenuto: «La scuola dove andavi prima era più movimentata?». Yui alzò la mano simulando uno stop, negando con un dito sorprendendo anche Zen: «No, no, mio signore, le informazioni si pagano». Izana raddrizzò le spalle spiazzato: «E a quanto ammonterebbe la somma, se non sono indiscreto?». Yui aprì il menù indicandogli un piatto di pancake decorati, Izana arricciò le sopracciglia irritato: «Quante domande sarebbero?». Yui sorrise divertita facendo finta di pensarci: «Diciamo una a testa, ma per il primo giro ve ne concedo tre». Zen sospirò deviando lo sguardo, improvvisamente sarebbe voluto tornare a casa: «Così sia». Rimase sorpreso al cedimento del maggiore, richiamò l’attenzione della cameriera, chiedendo di portare tutto il menù dei dolci, riuscendo a far sbiancare anche Yui: «Vuoi portare il conto?». La ragazza scoppiò a ridere negando con la mano, era stata battuta al suo stesso gioco: «Bonus di domande illimitate fa pure le più scomode, un menù di dolci completo ti fa guadagnare punti». Izana allontanò il caffè freddo per farlo durare il tempo necessario: «Rispondi alla prima». Yui sorrise cercando di non mostrare i suoi reali sentimenti: «Ho frequentato diverse scuole prima, tutte con un approccio diverso ma quella più movimentata non era una scuola, era un’ accademia per poliziotti». Izana alzò di colpo lo sguardo improvvisamente incuriosito dalla storia: «Ti risparmio le domande e continuo da me».

Rimase in silenzio a lasciarla parlare, forse in parte voleva che qualcuno conoscesse quel passato, trovò anche Zen interessato: «Mio padre è un capitano della polizia, un bel ruolo nel corpo delle forze dell’ordine, mia madre è invece un’agente teatrale, non sono mai andati molto d’accordo, ai miei sei anni e ai nove di Kioichi si sono separati non ufficialmente, mia madre ha preso mio fratello e io sono rimasta con mio padre. Appena conclusa la scuola mi ha iscritto all’accademia, studiavo quello che dovevo con un insegnante privato in aggiunta a tutti i corsi, a casa tornavo solo in alcuni fine settimana, quindi la scuola e l’accademia erano vissute entrambe nella stessa struttura. Io e Kioichi siamo rimasti in contatto ma mia madre viaggia molto e incontrarci è stato pressoché impossibile, poi un giorno hanno deciso di riprovarci, tornare a vivere insieme mi ha rincuorato, Kioichi mi ha fatto da scudo, siamo sopravvissuti un anno solo, finché i miei hanno deciso di divorziare legalmente e di dividerci di nuovo, Kioichi non l’ha accettato, si è presentato in tribunale ed ha convinto il giudice di essere molto più affidabile di un capitano che a casa non c’è mai per una ragazza che ha bisogno di più attenzioni, e di una madre che viaggia troppo per riuscire a costruire la sua identità, sono sotto sua responsabilità legale, i miei non hanno fiatato e mi hanno lasciato a lui. Riuscire ad abituarsi alla scuola non è stato facile, ho avuto un problema dopo l’altro, cercando di essere la sorellina che avrebbe voluto crescere, ma finiva solo che gli causavo più problemi di quanto volevo, quando anche nella scuola precedente ci sono stati problemi con delle ragazze ha deciso di trasferirsi di nuovo, quando ha scelto la scuola l’ho visto stanco e preoccupato perciò ho voluto smettere di fingere e allontanare i problemi prima che nascessero. Compone canzoni per una casa discografica e aiuta al ristorante a due passi da casa a cucinare, non abbiamo problemi finanziari e se la cava bene ai fornelli. La vostra curiosità è soddisfatta?». Izana era rimasto ad ascoltare mentre Yui mangiava un boccone dopo l’altro i dolci che aveva ordinato: «Non voglio più inscatolare le mie cose e trasferirmi, Kioichi ha vissuto seminando un pezzo di sé ovunque e quel seme è sempre appassito, non voglio essere un ostacolo per lui, risolvere i problemi per conto mio dilaterà un po’ le sue preoccupazioni, se noterà che me la so cavare e che non ho problemi con lo studio, potrà sperare di far nascere qualcosa da quel seme, l’unica cosa che desidero è questa».

Allontanò l’ultimo piatto svuotato, sussultando alla suoneria del cellulare: «Parli di lui, scusate rispondo, non gli ho detto che avrei fatto un giro». Si alzò uscendo fuori a parlare, anche per riprendere fiato da una storia che la turbava: «Ha detto niente in classe di tutte queste cose?». Zen accennò ad un no, aveva abbassato lo sguardo tristemente e sofferente per come si era sforzata di mantenere il sorriso: «Nulla di tutto, ha accennato ai tanti trasferimenti, al divorzio dei suoi, alla convivenza con il fratello, ma tutto a spezzoni, deviava le domande raccontando delle scuole e dei viaggi,  ride e scherza poi un attimo ti distrai e il suo sguardo si spegne e si fa malinconico, poi torna solare euforica, quando la classe si svuota cancella la lavagna sofferente, è un insieme di emozioni che muta repentinamente in base alla situazione, il suo comportamento sfacciato lo usa come scudo al vuoto che si porta dentro, è saltata dalla finestra per mettere un confine tra lei e gli altri, dice che le sta bene ma quando qualcuno le parla, si illumina e si spaventa, non volevo invitarla fuori per farla parlare ma solo per sollevarla un po’, la fa sembrare una cosa facile ma non oso immaginare quanto sia stato difficile raccontarlo, forzando il sorriso». Izana sospirò chiamando la cameriera per il conto: «Sei sempre stato bravo a giudicare le persone, come pensi di comportati, ora che lo sai?». Zen alzò le spalle assicurandosi che non tornasse indietro prima che la conversazione continuasse: «La trovo simpatica infondo, ed ho la sensazione che abbia tanto da dare, mi comporterò come un compagno di classe. E voi? Perché avete voluto sapere?». Izana rese il conto pagato osservando i piatti vuoti: «Mi ha sfidato senza abbassare lo sguardo, non ha avuto esitazioni a saltare già, è una ragazza curiosa, ma è anche una studentessa che potrebbe crearmi dei problemi, volevo sapere di più su di lei per capire come gestirla in un prossimo futuro se a scuola dovesse succedere qualcosa». Zen sorrise divertito dalla previdenza, si alzò al suo seguito, accennò appena un saluto per lasciarli da soli: «Ha dato la resa?». Zen alzò le spalle indicandole il cellulare curioso: «Aveva altri impegni, Kioichi?». Yui spense lo schermo recuperando la borsa: «Ha detto che sta tornado a casa e che devo rientrare prima che faccia buio, per fortuna fa buio quando è sera». Zen accennò una risata indicandole la via: «Ti faccio da guida allora, così saprai muoverti meglio».  

Si erano trovati a passare per un centro di negozi, e Yui stava osservando affascinata le vetrine, quando il sussulto del suo accompagnatore la riportò al suo fianco: «Zen!». La voce femminile dolce e tiepida si avvicinò, sottraendosi all’abbraccio spontaneo: «È raro vederti da queste parti». La seconda ragazza la inquadrò perplessa cercando di capire perché fossero insieme: «Mi sono appena trasferita, Zen mi stava facendo da guida, io sono Yui piacere di conoscervi». La prima ragazza si voltò verso di lei avvolta in un tiepido fuoco rosso vivo dei capelli sciolti, che risplendevano alla luce del tramonto, mai quanto gli occhi verdi come la giara illuminati: «Io sono Shirayuki, lei invece è Kiki». La seconda ragazza chinò il capo, i capelli corti e biondi erano in perfetto contrasto agli occhi azzurri come il mare: «Piacere». Yui sorrise chinando di nuovo il capo: «Non siete della nostra scuola». L’occhio saltò subito alla divisa diversa da quella che indossavano loro: «No, ci siamo conosciuti alle medie e siamo rimasti amici anche dopo il diploma, ogni tanto ci riuniamo, quindi ti sei appena trasferita?». Yui accennò ad un si invitandole a camminare con loro, salutandole poi quando ormai stavano aspettando il treno per tornare: «Ti ringrazio del giro, ci vediamo domani a scuola». Salutò il ragazzo scendendo per prima, chiuse la porta della casa leggendo il modulo lasciato sul tavolo mentre il maggiore metteva in tavola la cena: «Hai deciso di iscriverti ad un club?». Kioichi sorrise invitandola a prendere posto: «Hanno insistito tutti i professori, e potrebbe essermi utile oltre la scuola, anche tu dovresti iscriverti da qualche parte, c’è un club di teatro e uno di canto, ti troveresti bene». Yui abbassò lo sguardo avvicinandosi alla tavola: «Sono troppo impegnativi».
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Kioichi si lasciò cadere sulla sedia esausto dopo aver fatto il giro, attirando l’attenzione di Izana intento a leggere in fondo alla classe, dove poteva vedere tutto e tutti: «Un club?». Kioichi sorrise prendendo posto davanti a lui assicurandosi che nessuno reclamasse la sedia: «Ho parlato con i vari presidenti, penso che sceglierò quello di economia domestica, sono bravo ai fornelli e un po’ di esperienza in più può solo far comodo, però…». Deviò lo sguardo preoccupato: «Non è a rischio come molti altri, ci sono diversi membri che ne fanno parte, non ci dovrebbero essere problemi, a meno che quel problema non abbia un nome femminile». Kioichi sussultò al centro perfetto: «Tu fai parte di qualche club?». Izana tornò a leggere il suo libro: «Sono il presidente del Consiglio Studentesco, ma quando posso vado a fare qualche tiro con l’arco, mi rilassa». Kioichi sembrò illuminarsi e attirare di nuovo la sua attenzione: «Ho visto il bando, c’è un posto vuoto come segretario del Consiglio Studentesco». Izana chiuse il libro, l’argomento lo interessava: «Vuoi fare domanda?». Kioichi accennò ad un no con un gesto tirandosi indietro: «Per me sarebbe troppo complesso da gestire, però Yui ha buone capacità». Izana tornò a leggere ignorandolo all’istante: «Non è qualificata». Cercò di sconfortarlo con un tiro ben assestato: «Quando ci si mette sa fare davvero cose grandiose, per qualche motivo ha deciso di estraniarsi dalla vita scolastica questa volta, e sono un po’ preoccupato, se la cava con lo studio e se non prenderà parte a qualche attività finirà per chiudersi di nuovo al mondo, dalle una possibilità, credimi riuscirà a sorprenderti». Izana sospirò voltando pagina: «Se consegnerà la domanda potrei provare a prenderla in considerazione, ma non voglio perdere tempo se non ha intenzione di impegnarsi». Kioichi tornò al suo posto compilando il modulo per il club di economia domestica. Alla fine delle lezioni erano rimaste poche persone dopo le varie attività dei club, Zen sospirò massaggiando la spalla sbadigliando: «Sei in ritardo». Sussultò balzando indietro alla presenza inaspettata: «C’erano delle cose poco chiare nella lezione di oggi, mi sono trattenuto in biblioteca, questa è la prima volta che mi aspettate alla fine delle lezioni, è successo qualcosa?». Izana riprese il passo puntando alla macchina ferma davanti alla scuola ad attenderli: «Sali». Zen prese un respiro prendendo posto nella macchina, andare e tornare insieme non era routine, capitava solo per emergenze famigliari quasi mai verificate, ma Izana sembrava tranquillo: «Stavo aspettando la tua richiesta per il Consiglio Studentesco». Zen deviò subito lo sguardo all’argomento irrigidendo le spalle: «Ho già rifiutato la carica, e ho già le mie possibilità, preferirei che il posto servisse a qualcun altro della scuola». Izana cercò di intercettarlo osservandolo curioso e un po’ di rimprovero: «Lo stai rifiutando perché sono io il Presidente?» Zen rimase rigido, non voleva ammetterlo, ma avere dei rapporti con il fratello maggiore non era facile da ogni punto di vista, quell’isolamento era anche in parte a causa sua: «In modo relativo, vorrei dedicarmi a cose nuove, ci sarà senz’altro qualcuno adatto a quel posto e io non credo di essere in grado di gestirlo come vi aspettate». Si sporse ad aprire il separé della macchina: «Accosta qui, devo ritirare un libro, non preoccupatevi per me, Aniue». Chiuse lo sportello cambiando strada, Izana sospirò pensieroso, accennando ad un si alla domanda dell’autista sulla partenza.

Yui stava finendo di fare i compiti con l’mp3 a tutto volume, non si era accorta del richiamo del maggiore, solo quando chiuse i quaderni si accorse della sua figura stesa sul letto a guardare il soffitto, sorrise spegnendo la musica e allungandosi sul letto, per potersi accoccolare con un comodo pigiama accanto a lui: «Se ti servivo potevi ticchettare sulla spalla». Kioichi sorrise alzando il braccio per accoglierla in un luogo sicuro: «Ti avrei distratta, volevo parlarti di una cosa». Yui rimase distesa accanto a lui giocherellando con i capelli lunghi, lasciati liberi sulle spalle: «Di cosa?». Kioichi sospirò allontanandosi solo per poterla guardare negli occhi: «Ho consegnato il modulo per economia domestica, Yui tu hai grandi capacità ma non le sfrutti o meglio non vuoi sfruttarle, perché?». La ragazza abbassò lo sguardo stringendo la maglia e le spalle: «Perché quando sei troppo brava iniziano ad esserci problemi, io non voglio essere per te un problema». Kioichi prese un respiro sedendosi, invitandola a fare lo stesso: «Ascolta, io non ti considererò mai un problema, e i problemi nasceranno sempre, è la vita, non puoi pretendere che scompaiano solo cambiando atteggiamento, ne genereranno altri, cambierai e cambieranno anche loro, non svaniranno, ma se impari ad affrontarli si ridurranno, se ti lasci spaventare non farai che accumularli e un giorno saranno così grandi e pesanti che ti trascineranno giù». Yui si sporse in avanti per nascondersi nel suo petto: «È stato così per mamma e papà?». Kioichi la strinse sciogliendole i capelli e accarezzandoli: «Avrebbero potuto risolvere i loro problemi, ma li hanno continuamente rimandati, hanno tentato di tenerli lontani in un angolo messi da parte, e questo è il risultato, non sei una ragazza come le altre e non sei una sorella facile ma tu per me non sarai mai un problema, vorrei che smettessi di scappare da quei problemi e imparassi ad affrontarli, ti aiuterò con tutte le mie forze, ma così non andrai da nessuna parte, da quando ti ho preso con me ti sei sforzata di essere quella che non sei e sono felice che questa volta tu abbia deciso di essere te stessa, non devi nascondere quello che sei ma devi anche crescere, ci vuoi provare?». Yui sospirò arrendendosi alla dolce predica del più grande: «Ci proverò». Kioichi sorrise compiaciuto sfiorandole la fronte con le labbra: «Comprendo che con le tue capacità ti annoi facilmente nei club normali, perché non provi con qualcosa di diverso?». Le porse un foglio in attesa della risposta: «Il Consiglio Studentesco?» Kioichi accennò ad un si tornando a stendersi, Yui rimase a guardare il foglio per ore nel silenzio, quando prese la sua decisione si accorse che Kioichi si era addormentato, sorrise divertita tirando su le coperte e accostandosi a lui per far riemergere il ricordo di quando da piccoli dormire insieme, era routine.

 
*

Al suono della sveglia Kioichi, per primo ruotò a spegnerla: «Mi sono addormentato». Yui sorrise pettinando i capelli con una mano: «Non dormivamo insieme da tanto, compilerò il modulo, mi prepari la colazione?». Kioichi sorrise rassicurato alzandosi per primo per cambiarsi e preparare la colazione e il pranzo a sacco.
Zen stava osservando il viso contorto della ragazza davanti al foglio: «Serve una mano?». Chiese dopo l’ennesima smorfia, Yui gli lasciò visionare il foglio: «È diverso da quello per i club, come dovrei completarlo?». Zen rimase sorpreso della carica indicata e comprese il motivo che aveva spinto il maggiore a riprendere di nuovo fuori l’argomento, aiutò la ragazza a compilarlo, indicandole la strada per la stanza della riunione del Consiglio. Yui prese un respiro davanti alla porta, strinse i pugni facendosi forza: «Buon giorno». Avanzò nell’aula dove i banchi erano disposti a ferro di cavallo e sussultò quando, seduto alla cattedra, trovò Izana a leggere dei fogli. Rimase qualche istante in silenzio osservando il suo sguardo altrettanto sorpreso. Avanzò nella stanza verso le uniche due persone presenti oltre loro due: «Sto cercando il Presidente del Consiglio». I due indicarono il ragazzo alle sue spalle che aveva stretto il foglio irritato alla finta ignoranza, scese di nuovo il silenzio: «Oh, che disdetta, scusate il disturbo». Izana strinse i denti furioso, lo aveva fatto apposta, lasciò andare il foglio stringendo le mani per trattenere la rabbia che aveva già minato la tranquilla giornata. Yui tornò a sedersi annuvolata: «Non sei entrata?».  Incrociò le braccia irritata: «Quel maledetto, sapeva benissimo che era il Presidente, mi ha fatto tutta la bella predica e poi omette un particolare così importante». Zen accennò una risata tutt’altro che divertita: «È mio fratello che prende in carica le richieste, prima di passarle al voto comune, è meticoloso sulle persone che devono lavorare a contatto con lui, evitarlo non ti sarà possibile Yui». Osservò malamente il bando faticosamente completato sospirando e pensando al maggiore.

Al termine delle lezioni era di nuovo davanti alla porta, prima di entrare bussò per avvertire, avanzò nella stanza, Izana e i due ragazzi erano ancora li. Si fermò davanti alla cattedra strinse il foglio per farsi coraggio ad accettare l’incarico quando Izana si alzò distogliendo lo sguardo: «Che disdetta, il Presidente ha chiuso prima oggi, Yuzo, Amane a domani». Chiuse la porta lasciando Yui, ignorata davanti alla cattedra, un fascio di nervi: «Lo ha fatto apposta». China sulla scrivania della sua camera da letto guardava il foglio stropicciato e poi riaperto: «Lo sai che mi è antipatico, perché mi hai spinto lì se sapevi che era il Presidente?» Kioichi sospirò sedendosi sul letto: «Perché è un ruolo impegnativo, e a te piace metterti alla prova, Izana è irrilevante, Yui se vuoi farlo, se vuoi provarci davvero non mollare, non lo evitare, affrontalo».

Izana sospirò lasciando andare anche l’ultimo foglio di richiesta, non c’era nessuno che avesse buone capacità per quel ruolo a parte Zen che continuava a rifiutarlo ogni volta che provava ad aprire l’argomento, tra i tanti scelse due di quelli che sembravano più adatti, non poteva restare vuoto tutto l’anno doveva essere riempito al più presto: «Datele una possibilità». Riemerse dai pensieri sorpreso di trovarlo nel salotto con una tazza in mano: «Può farcela» Porse al maggiore la tazza fumante sedendo al suo fianco sulla poltrona: «Cosa te lo fa pensare?» Zen giocherellò con le mani, non era suo modo cercare di consigliare il maggiore ma per la prima volta anche lui sembrava indeciso: «Ha accartocciato il foglio ma non l’ha buttato, e sta attirando la vostra attenzione più di chiunque altro». Izana appoggiò i fogli restanti sul tavolino di vetro accarezzando la tazza: «Mi incuriosisce te lo concedo, ma è incerta, è una scuola di prestigio la nostra, e dà molto peso agli studenti che riescono a ricoprire un ruolo nei Consigli principali, c’è tanto da lavorare e per lavorarci ho bisogno di un sostegno robusto su cui fare affidamento, non certo di una ragazzina indecisa». Zen sospirò immaginando che gestire tutto non fosse facile neanche per lui: «È solo un po’ insicura, concedetele una possibilità, non giudicatela solo per questo».

 
*
 
Il giorno successivo erano di nuovo faccia a faccia, i ragazzi alle loro spalle stavano sotto voce quasi scommettendo su quello che sarebbe successo, Yui continuava a stringere il foglio tutto stropicciato, Izana la lasciò in attesa più del necessario, sospirò alzandosi  per uscire: «Lascia perdere». Strinse i denti irritata, avanzò alle sue spalle chiudendo la porta che aveva appena aperto, piazzandosi davanti a lui: «È una cosa che non ho mai fatto e francamente non so se ne sarò capace, ma lasciami provare prima di rifiutare». Izana rimase ferreo a guardare il riflesso blu dei suoi occhi: «Non sei qualificata». Cercò di riaprire la porta ma Yui gli afferrò il polso bloccandolo prima che arrivasse alla porta: «Stento a credere che quando ti sei seduto a quella cattedra, tu non abbia dubitato di te stesso e delle tue capacità, non sei nato qualificato hai imparato ad esserlo, non troverai la persona giusta qualificata per quel posto in una scuola, stai cercando qualcosa che qui non troverai perché stai guardando troppo oltre, dimenticando che questa fase della vita è un mutamento continuo di personalità, pensieri e decisioni, non pretendo di essere qualificata come vorresti ma se non lo sono, lasciami capire come lo posso diventare». Izana smise di forzare la presa colpito dalla decisione improvvisa che era nata nel suo sguardo, ritirò la mano restando a guardarla indeciso: «Presidente, perdonate se vi interrompo, ma abbiamo ancora lamentele per quel problema». Prese il foglio leggendo le ultime notizie facendosi passare un’idea per la mente, mostrò il foglio alla ragazza in attesa: «Va bene, se riuscirai a gestire questo problema, riconoscerò e accetterò la tua domanda come segretario». Yui prese il foglio leggendo perplessa: «Entro quanto?». Izana fece retromarcia per tornare alle faccende della scuola: «Hai tutto il tempo che vuoi, purché sia prima del diploma». Yui arricciò le sopracciglia motivata: «Metodi?» Izana si sorprese alla domanda chiedendosi a cosa alludesse: «Evita solo di far loro del male e avvisami prima di agire». Sorrise chinando il capo e uscendo dalla stanza sorprendendo tutti i presenti: «Ne siete sicuro, Izana-sama?» Tornò a sedersi pensando alla richiesta di Zen: «Lasciatele qualche giorno».
   
 
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