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Autore: MomoiDancho    12/08/2018    1 recensioni
Mi ero portato il diario vicino alla faccia e ne avevo inspirato il profumo: lo stesso di Hannibal. Avevo iniziato a fantasticare e, prima che me ne rendessi conto, avevo preso una penna nera che si trova lì vicino e iniziavo a meditare su cosa poterci scrivere.
"Questo diario me lo ha regalato il Dottor Hannibal Lecter": guardavo quello che avevo scritto e poco dopo ci avevo già tracciato una sottile linea sopra. Troppo formale.
"Questo diario me l'ha regalato la persona che a..." mi rendevo conto di non riuscire neanche a scriverlo.
Avevo scarabocchiato anche quella frase.
Quel diario maledetto, possibile che non riuscivo a scrivere una cosa decente? Avevo sbuffato un attimo e poi avevo preso coraggio.
"Sono innamorato di Hannibal." avevo sentenziato con la mia grafia illeggibile e con tanto di punto alla fine della frase. Ecco, l'avevo scritto.
Avevo chiuso il diario, mentre stavo osservando uno dei tanti cani randagi che ho in casa e, con fare sconsolato, gli avevo chiesto «Ma cosa ho mai fatto di male per innamorarmi del mio psichiatra?»
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pagine bianche. Un fiume di pagine bianche. Stavo osservando il diario rilegato in pelle nera che mi aveva dato il Dottor Lecter durante la nostra ultima seduta.
«A volte scrivere aiuta l'animo umano a sollevarsi dalle proprie oppressioni», mi aveva detto, con un sorriso enigmatico. "Certo, ora mi metto a scrivere qualche stronzata e aspetto che mi passi, il fatto è che sono innamorato di te, ma la cosa non potrà mai essere ricambiata" avevo pensato in quel momento, ma ero riuscito a ringraziare in maniera goffa il mio psichiatra.
Mi ero portato il diario vicino alla faccia e ne avevo inspirato il profumo: lo stesso di Hannibal. Avevo iniziato a fantasticare e, prima che me ne rendessi conto, avevo preso una penna nera che si trova lì vicino e iniziavo a meditare su cosa poterci scrivere.
"Questo diario me lo ha regalato il Dottor Hannibal Lecter": guardavo quello che avevo scritto e poco dopo ci avevo già tracciato una sottile linea sopra. Troppo formale.
"Questo diario me l'ha regalato la persona che a..." mi rendevo conto di non riuscire neanche a scriverlo.
Avevo scarabocchiato anche quella frase.
Quel diario maledetto, possibile che non riuscissi a scrivere una cosa decente? Avevo sbuffato un attimo e poi avevo preso coraggio.
"Sono innamorato di Hannibal." avevo sentenziato con la mia grafia illeggibile e con tanto di punto alla fine della frase. Ecco, l'avevo scritto.
Avevo chiuso il diario, mentre stavo osservando uno dei tanti cani randagi che ho in casa e, con fare sconsolato, gli avevo chiesto «Ma cosa ho mai fatto di male per innamorarmi del mio psichiatra?» Winston aveva inclinato la testa e con fare festoso l'aveva appoggiata sul mio grembo, mentre ancora ero assorto nei miei pensieri borbottavo «Devo essere stato una persona decisamente orribile in una vita precedente».


 Il dottor Hannibal Lecter, non era un uomo trasparente. Amava definire se stesso come "un giocatore d'azzardo", in quanto era sempre pronto a bluffare come nel poker, senza scomporsi e senza avere il minimo rimorso o senso di colpa per le sue azioni.
Da qualche tempo, aveva iniziato a provare qualcosa nei confronti del suo paziente prediletto, un certo Will Graham.

«Non è mia intenzione avere un comportamento scorretto nei tuoi confronti, anzi tutt'altro. Desidererei che tu mi ridessi il diario per poi poterlo commentare assieme durante le sedute» aveva detto tra sé e sé il dottore, davanti allo specchio, cercando di provare a fare una faccia più affabile possibile.
Dopo pochi secondi però, con un gesto veloce, si era allentato il nodo della cravatta, per rifarlo l'ennesima volta, sempre con maggiore cura.
«Al diavolo!» aveva detto passandosi una mano fra i capelli.
Oggi sarebbe stato senza cravatta, per una volta si poteva fare.
"La verità è che sono ossessionato dal sapere cosa c'è nella testa di Will. Percepisco che c'è qualcosa che non vuole dirmi, ma non capisco cosa" pensava continuamente, tuttavia non poteva di certo rinfacciarglielo: lui stesso stava cercando di reprimere un sentimento nei suoi confronti ed era il primo a nascondergli svariate cose.
Finalmente, arrivato il giorno dell'incontro, Hannibal aveva accolto Will formalmente, cercando di non dare a vedere quanto in realtà bramasse di fargli quella proposta.
Quando gli aveva chiesto, con una perifrasi più lunga di quanto avesse programmato, di avere il diario, la risposta del moro lo aveva lasciato di stucco.  


Arrivato al giorno della seduta con Hannibal, Will era più teso che mai all'idea di rivedere il dottore. Aveva iniziato a scrivere veramente tutto quello che provava su quel diario, immaginando di poterlo dire apertamente al suo amato.
Naturalmente era diventato leggermente paranoico, finendo per portarselo ovunque.
Quando il dottor Lecter gli aveva chiesto di leggerlo assieme e di commentarne i passi, era quasi sicuro di essere sbiancato dall'agitazione.
«Io... io... non credo sia il caso, ecco» era riuscito a farfugliare, mentre la sua testa cercava di trovare una scusa adatta.
Il dottore l'aveva guardato in maniera curiosa, come se cercasse di capire cosa gli stesse nascondendo il suo paziente. «Io...cioè Winston... l'ha ... mangiato» aveva detto alla fine, evitando di guardare gli occhi di Hannibal.


 «L'ha mangiato?» aveva chiesto il dottor Lecter, con l'aria di chi sta pietosamente facendo finta di credere a una bugia di un bambino. «Capisco» aveva concluso alla fine, mentre la sua testa pensava già a quando fare visita a Will per confermare i suoi sospetti «Un vero peccato, era pelle pregiata».
Aveva deciso. Il pomeriggio stesso sarebbe andato da lui: al diavolo il suo contegno professionale, doveva sapere cosa c'era scritto su quel diario. Quando stavano per congedarsi, Hannibal aveva volontariamente distratto Will facendogli ammirare una copia della Maya Desnuda di Goya, sapendo che avrebbe suscitato l'interesse dell'artista che era in lui, che recentemente era emerso durante le sedute.
Così facendo, prese il cappello del moro e lo nascose in fretta dietro un cuscino. Tutto stava andando secondo i piani.


Arrivato a casa, Will non aveva perso tempo: si era subito messo a scrivere pagine e pagine del diario, finendo per imbrattarsi le mani d'inchiostro dalla foga con cui aveva messo giù i suoi pensieri.
"Se solo potessi confessargli i miei sentimenti, lo farei. Cosa non darei per poterglielo dire!" si era ritrovato a concludere sulla pagina. Mentre ripensava a tutto quanto, si rese conto di avere bisogno di farsi una doccia fredda, per riordinare i suoi pensieri: abbandonando il diario sul tavolo della cucina, si era diretto fischiettando verso il bagno.


 Hannibal aveva preso con sé il cappello di Will, mentre guidava distrattamente in direzione della casa del suo paziente. "È una scusa così palese che si renderà subito conto delle mie bugie. Ma del resto è stato lui il primo a mentire" si diceva, cercando di trattenere il nervosismo. Aveva notato da subito l'assenza del moro nel salotto e bussando educatamente, era entrato nella casa. Aveva sentito il rumore della doccia e, cercando di tenere a freno le fantasticherie del suo paziente coperto da goccioline d'acqua, si era guardato intorno. Aveva notato subito il diario e, con grande gioia, aveva letto la prima frase. Era fatta.


 Will era appena uscito dalla doccia, con solo un asciugamano in vita, quando aveva visto la figura del dottor Lecter comodamente adagiata sul divano del suo salotto. «Tu...tu...» aveva fatto passare lo sguardo dal dottore al diario nero, avvampando immediatamente. Non sapeva se fosse più in imbarazzo per la sua semi nudità o per il fatto che Hannibal sapesse tutto. «Vattene, per favore» aveva sentenziato alla fine di una lunga lotta interiore. Il dottor Lecter si era alzato con eleganza, avvicinandosi al giovane, sussurrando solo «Non prima di averti dato questo» e lo aveva baciato dolcemente. Will era confuso, ma felice allo stesso tempo. Le mani esploravano la camicia di Hannibal, stringendolo a sé.«Era questo che volevi, giusto?» aveva detto con un sorriso e il moro, con un sorriso imbarazzato, era riuscito a rispondere con un unico, monosillabico «Sì».


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Buon pomeriggio! Questa breve fanfiction è stata creata solo per poter dare sfogo alla mia voglia di tenerezza, quindi se vi è piaciuta, lasciate pure una recensione!
Alla prossima!
 
   
 
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