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Autore: Llucre_B7    12/08/2018    2 recensioni
Dal primo capitolo:
“Cosa ne pensi?” chiese Luke a suo nipote. “C’è del potenziale…”
"Mi ha morso, Maestro," fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".
O meglio: Tutti sono connessi, a volte anche solo grazie ad un morso su una mano. Perfino nella più profonda oscurità, “illuminati noi siamo”.
.
Traduzione della fanfiction Like Young Gods, dalla raccolta Sword of the Jedi di diasterisms.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6



"Cosa indossa un cacciatorpediniere imperiale ad un ballo di gala?" chiese Seff.
"Non lo so", gli rispose Jysella.
"Un papillon!1" sbuffò lui, prima di scoppiare in una tempesta di risate.
Jysella gemette. Tiu si limitò ad ignorare la freddura mantenendo il suo sempre dignitoso contegno. Ma Rey, che a volte non riusciva a sopportare Seff, si ritrovò a sorridere guardando il ragazzo costretto ad appoggiarsi ad un albero per sostenersi, piegato dalle risa della sua stessa battuta. Anche in quel momento, dopo dieci anni passati da quando aveva messo per la prima volta piede al Praxeum, vedere delle persone divertirsi le sembrava ancora uno dei più grandi regali della sua vita – ricordava di aver visto raramente delle persone divertirsi, su Jakku.
Il sentiero terminava in una fitta fila di arbusti alti poco più di un metro dalle foglie blu a spirale che impregnavano l'aria con il loro caratteristico profumo speziato. Il gruppetto avanzò attraverso un labirinto di rami e fogliame prima di trovarsi di fronte-
Un cielo aperto, in primo luogo: lo sguardo di Rey schizzò verso l’alto, una voglia di volare che le cresceva nelle vone. Il gigante gassoso di Yavin 1 era sospeso sull'orizzonte viola, un globo arancione che scrutava i loro movimenti da sopra le cime degli alberi che tenevano confinata quell’incredibile radura che la giungla nascondeva. Anche il piccolo Sole del sistema stava per tramontare e le traiettorie di oro rosso dei due astri gemelli si intersecavano in raggi scintillanti sopra la superficie argentea dello specchio d’acqua che si trovava al centro.
Al centro del lago c’era un’isola e, sulla sua cima, un tempio, dominato da una massiccia piramide di ossidiana divisa a metà. Tra l’affilata vegetazione della giungla, un lucido colosso nero incombeva sull’acqua – un uomo dai capelli lunghi tirati indietro esibiva sulla fronte un tatuaggio con un sole e indossava abiti dall’aria antica. Non c’erano dubbi sui suoi indumenti né sulle incisioni che decoravano la piramide e i pilastri circostanti. Era sicuramente un monumento ad un Signore Oscuro dei Sith, eretto probabilmente dalle tribù sue schiave molti secoli prima.
"Un'altra rovina Massassi!" esclamò Jysella. "Chissà se Maestro Luke ne sia ancora al corrente."
"Probabilmente no: la maggior parte della foresta pluviale è inesplorata", disse Tiu. "Potremmo essere i primi a vedere questo luogo da centinaia di anni."
"Vuoi scommettere?" scherzò Rey intravedendo un lampo di familiari capelli biondi che emergeva dal tempio nero.
L'età adulta aveva scavato le guance di Raynar e aggiunto muscoli possenti alla sua figura delicata, ma non aveva scalfito né il suo amore per gli abiti appariscenti né il suo passo sicuro e pomposo. Mentre lo osservavano, Raynar abbassò lo sguardo e-
Le sopracciglia di Seff si unirono nel mezzo alla fronte. "Sta usando la Forza?"
"Occhi su quello che hai davanti, Hellin", disse Rey, nonostante anche a lei fosse servito qualche istante per rendersi conto dell’illusione. "Sta guardando in basso, ci sono dei gradini sotto la superficie. Non sta effettivamente camminando sull'acqua".
 Raynar sembrava turbato dal trovarli in attesa sulla riva. "Non dovreste essere a letto voi?" La voce mancava del suo solito tono graffiante: c'era vaghezza non solo nel modo in cui parlava, ma anche in quello in cui si muoveva. Rey aveva l'inquietante sensazione si star osservando un uomo uscire da un sogno.
"Cosa stavi facendo su quell'isola?" gli chiese.
Fece un piccolo sorriso. "Imparavo."
Era una risposta abbastanza innocente, ma il suo sorriso era strano. Lo studiò ad occhi stretti per cercare di capire, gettando una rete con la Forza per vedere se qualcosa di strano avrebbe abboccato.
Fu colpita da una sensazione che somigliava a quella di una porta sbattuta sul suo viso. "Dovresti sapere che queste cose non funzionano con un Cavaliere Jedi", la rimproverò con la sua tipica aria altezzosa. "Ora, fai la brava padawan e vieni con me."
"Ma noinon abbiamo ancora esplorato le rovine," protestò Tiu.
"Fidati di me, non vuoi che il sole tramonti mentre ti trovi in un posto come questo. È ora che torniate all'Accademia, tutti voi. Specialmente tu." Disse rivolgendosi di nuovo a Rey. La sua voce divenne un borbottio esasperato. "Se Solo dovesse scoprire che ti ho lasciata qui quando iniziava a fare buio, me la farebbe pagare. A vita."
 
 
1. La battuta di Seff è purtroppo intraducibile in italiano: i caccia imperiali (destroyer), vengono chiamati anche più semplicemente con il loro nome di serie, ovvero TIE, che in inglese può significare anche papillon.

 
*
 
 
La notte era scesa da tempo quando attraversarono il fiume. Il Grande Tempio risplendeva dei bagliori dorati delle luci delle stanze che si confondevano nel cielo costellato di stelle. Ben si stava dirigendo verso la piattaforma di atterraggio, il volto pallido un misto di furia e sollievo. Oscurati dalle ombre della foresta pluviale, i suoi occhi scrutarono il gruppo alla ricerca di feriti; dopo essersi assicurato che nessuno fosse smembrato o sanguinante, si girò verso Rey per ringhiarle un teso "Dove sei stata?".
"Te l'ho detto, a fare trekking," ripetè lei testardamente.
Tiu, Seff e Jysella fuggirono verso la sicurezza dell'ingresso principale del tempio. Raynar fece per seguirli, ma il braccio di Ben lo afferrò per il colletto strattonandolo verso di sé. "Cosa ti è passato per la testa per tenerli fuori fino a tardi? I tuk'ata sono in movimento – li abbiamo sentiti ululare, prima. Cos’hai che non va nel cervello?"
"Sei impazzito, Solo," gracchiò Raynar. "Sei decisamente fuori strada, ho trovato i marmocchi che giocavano nella giungla e li ho riportati qui."
"Vorrei che la smetteste di parlare di me come se fossi ancora un ragazzina," borbottò Rey. "Ho sedici anni."
"Esattamente", sputò Ben. "Una ragazzina." Lasciò andare Raynar, che si aggiustò il colletto con fare esageratamente teatrale e lanciò a Rey un’occhiataccia che gridava uno sprezzante te l’avevo detto, prima di marciare verso la ziggurat.
"Ok, che problemi hai?" chiese a Ben non appena furono rimasti soli. "Sei stato incredibilmente insopportabile nelle ultime due settimane. E non abbiamo ancora neppure parlato di quella sessione di allenamento- hai quasi ucciso Valin! Cosa sta succedendo, Ben?"
Lui cadde in uno dei suoi terribili, interminabili silenzi. Sotto la luce delle stelle, le borse sotto gli occhi sembravano più pronunciate del solito, livide mezzelune grigie in risalto sulla sua carnagione pallida. Serrò la mascella e le sopracciglia si unirono mentre corrugava la fronte: aveva sempre avuto un volto incredibilmente espressivo, non era mai stato in grado di tenersi tutto dentro a lungo, Rey riusciva praticamente a leggere i vari processi mentali susseguirsi uno ad uno. Alzò la testa verso il cielo allungando il collo come un uomo in attesa del colpo di grazia.
Rey conosceva quella tristezza, quella paura. L'aveva già visto così, una volta. "Sono di nuovo gli incubi, vero?"
Invece di risponderle, Ben le voltò risolutamente le spalle e si diresse verso il tempio. Non poteva lasciarglielo fare, non poteva permettergli di fuggire da quel confronto, quindi si affrettò per superarlo e piantarglisi saldamente di fronte, costringendolo a fermarsi per evitare di travolgerla.
Altri ululati riempirono l'aria tropicale. Suonavano distanti, ma comunque alti e vasti come le montagne. A Rey venne la peled’oca: i branchi di tuk'ata di Yavin 4 se ne erano sempre rimasti nei loro territori, in agguato nelle caverne delle regioni vulcaniche della luna. Non ne aveva mai visto uno in carne e ossa, ma quella sera qualcosa sembra averli disturbati.
"Dobbiamo rientrare,” la rimproverò Ben. "Non farti portare dentro di peso."
"Come se te lo lasciassi fare", ribattè Rey.
La afferrò per un polso, ma lei fu veloce a liberarsi. "Parla." Odiava il tono della sua voce in quel momento, la pietosa supplica che conteneva sentendo dieci anni d'amicizia che rimbalzavano contro il muro che le stava alzando di fronte. A volte era così difficile preoccuparsi per qualcuno che non voleva essere aiutato. "Sono tornati gli incubi?"
"Non se ne sono mai andati." La risposta fu secca e decisa e la sua gravità era tale da richiedere qualche secondo per essere debitamente elaborata. Quando Rey iniziò ad assimilarla, lui le aveva già preso un braccio, girandola per condurla oltre il morbido splendore del Grandre Tempio.
 
 
*
 
 
Un ricordo:
Il Risveglio fece male.
Era la sua dodicesima notte al Praxeum e stava sognando il deserto. In sè non sarebbe stato niente di nuovo, se non per il fatto che non era mai stata in quel deserto prima. All’orizzonte, due soli si affacciavano su una distesa infinita di dune color ruggine. Una figura con un mantello marrone, alta e sottile, stava salendo da una pianura, il cappuccio tirato indietro che rivelava una massa informe di ricci color rame.
"Qui ero uno schiavo". Stava parlando con qualcuno che non poteva vedere, qualcuno la cui presenza era come un vago sfarfallio colto con la coda dell'occhio. "I Jedi mi ha preso e sono rimasto schiavo." Il mondo iniziò a tremare e la sua ombra cambiò, crescendo e allungandosi sempre di più sul terreno che iniziava a dividersi mentre i ricci si trasformavano piano piano in un rigido elmo. "Con la vittoria, le mie catene si sono spezzate. Ho abbracciato l'oscurità e mi sono libero".
Il deserto si frantumò in un milione di pezzi. Rey rimase a fluttuare da sola nel buio dello spazio, l'ossigeno che veniva lentamente risucchiato dai suoi polmoni. Non riusciva a muoversi e non riusciva a respirare, quindi cercò di gridare. Non uscì alcun suono. Il battito iniziava a rallentare, la vista si stava facendo sempre più sfocata mentre le costellazioni brillanti iniziavano a sbiadire. Nessuno avrebbe pianto per lei, nessuno l’avrebbe ricordare. Aveva sempre saputo che sarebbe morta in quel modo.
La luce non può salvarti da tutto questo. Il pensiero scivolò le scivolò nella mente come una cantilena malvagia. A che serve il potere, se non sai come usarlo? Io ti porto verso la liberazione. Ti porto alla rinascita.
Reagì con un ultimo scoppio di disperazione, l'ultimo soffio di fiato nel petto. Non sapeva come c’era riuscita, ma riuscì a scacciare via tutto: i pensieri, le stelle, il vuoto, tutto il resto, tutto. Strappò il suo corpo dal vuoto e dall’oblio ed il dolore iniziò a consumarle l’anima come una ferità profonda e tagliente.
"Rey?" Il viso allungato e ceruleo di un ragazzo si voltò a guardarla, confuso. "Che ci fai nel mio sogno?"
Quando si svegliò, stava già singhiozzando. Le scatole che aveva recuperato dalla sala del Comando Strategico stavano fluttuando per la stanza, il loro contenuto disperso nell’aria. Le pareti iniziarono a tremare e le luci iniziarono ad accendersi e spegnersi rapidamente. La testa continuava a pulsarle come se volesse scoppiare. Urlò ed urlò ed urlò; anche qualcun altro stava urlando, il rumore di un pianto soffocato dagli strati di pietra che li separavano. Ci furono dei passi nel corridoio-
Qualcuno la stava chiamando. Era una delle due Twi’lek: Numa, la sorella gentile. Si avvicinò a Rey con cautela, evitando l’uragano di rottami di metallo che continuava a turbinare attorno al letto. Sulla porta il ragazzo con gli occhi blu che tutti dicevano essere un principe – Finn Galfridian – le stava guardando, pronto a dare una mano nel caso fosse statonecessario.
"Va tutto bene, stai bene," mormorò Numa. "Sono solo i tuoi poteri che si manifestano. Alcuni di noi ne risentono di più all’inizio, ma va bene, non farti prendere dal panico".
"Maestro Luke sarà qui presto", aggiunse Finn. "È da Ben adesso, ma sarà qui da un momento all'altro."
"Non riesco a farlo smettere!" Rey era terrorizzata - le luci tremolanti, gli oggetti fluttuanti, veniva tutto da lei. Troppo. Troppo presto. Perché. "Non ci riesco-"
"Cavalcala come se fosse un’onda," incalzò Numa, portando il viso alla sua stessa altezza. "Puoi farlo, cavalcala, poi lasciala andare."
Quando finalmente comparve Luke, Rey si stava dondolando avanti e indietro sul materasso, le ginocchia strette al petto, la testa stretta tra i piccoli pugni. La stanza era in disordine, il pavimento pieno di attrezzi e pezzi di ricambio, un pannello a incandescenza era stato sradicato dal muro.
"Rey," disse Luke gentilmente. Lo intravide muovere una mano e una sensazione di calma iniziò a pervaderla. "La parte difficile è finita. Questi sono i primi passi. Il cammino dei Jedi si è aperto di fronte a te".
Tra le lacrime scorse Ben che la scrutava da sopra la spalla di suo zio. "Fa male," lui trasalì nel sentirla sussurare, come se fosse stato colpito al petto da un dardo. "Non mi avevi detto che avrebbe fatto male."
 
 
*
 
 
Erano cresciuti, ma la notte era rimasta la stessa di sempre, un vellutata velo di ombre quasi troppo fitto per essere superato da un singolo pannello luminoso. Si trovavano in una delle sale di meditazione del secondo livello, seduti fianco a fianco sul pavimento, gli sguardi di entrambi fissi sul muro. Alcune cose uscivano più facilmente se non si era costretti a guardare la persona a cui le stai dicendo.
"Ho sempre avuto quei sogni, ogni notte sin da quando ero bambino." Ben parlò come se ogni parola gli venisse strappata direttamente dalla gola, lanciata tra i calci e le urla in pasto alla luce. "Il Risveglio dei tuoi poteri è avvenuto mentre stavi dormendo - un evento insolito. I sensi si erano espansi ovunque nella Forza, e finirono per attaccarsi alla cosa più vicina e più potente che riuscirono a trovare. Ecco come sei stata trascinata nel mio incubo, credo. I nostri segnali si sono… incrociati. E, poiché eri nel bel mezzo del Risveglio, poiché eri così incontrollabile, con tutto quel potere ancora così grezzo, sei stata capace di una cosa che io non riuscivo a fare. Hai scaraventato entrambi fuori dal sogno. Non solo... hai eretto una specie di barriera ". Si sfregò stancamente il viso "Ho sognato di nuovo dopo quella volta, ma gli incubi non erano più così reali. Mi sentivo – più sicuro? O, almeno, non solo come prima." La guardò con un sorriso ironico e storto. "Comunque, grazie per quello che hai fatto. Non scherzavo quando ho detto che diventerai una buona Jedi."
"Ora non addolcirti troppo." Rispose, anche se qualcosa in lei cantò di gioia per quella gratitudine così faticosamente conquistata.
"Ma dopo Vjun è cambiato tutto", continuò. "Gli incubi sono aumentati, sono diventati più intensi. All'inizio pensavo fosse solo una ripercussione rimasta dal Castello Bast, dall'aver affrontato l'eredità di Vader - ma poi ho scoperto che anche gli altri Cavalieri stavano avendo delle... anomalie".
"Come Valin e Raynar?"
"Raynar è sempre stato un idiota", spiegò Ben, "ma Valin - Trakata è una delle tecniche più rischiose, anche Corran Horn, suo padre, la usa solo come ultima risorsa, solo quando le opzioni rimaste sono uccidere o morire. Dopo lo scontro, Valin mi ha detto di non essere sicuro di che cosa potesse averlo spinto a farlo. Ha ammesso che lo avevo irritato, ma qualcosa ha reso quel sentimento… più grande. L'ha trasformato in un desiderio rabbioso di finire il nostro duello una volta per tutte. E la stessa cosa volevo io. Quando ha segnato quel punto, ero... Non l’avevo mai sentita così forte, il desiderio di sangue. Quando ho premuto sulla ferita… Ho sentito qualcuno, Rey. Nella mia testa. Come se qualcuno stesse ridendo." La frase svanì in un bisbiglio rauco; le ombre nella stanza si erano allungate fino a nascondere i suoi occhi. “Ma non è tutto. Rhysode e Galfridian hanno detto di aver visto – cose. È per questo che stavo parlando con loro prima: dicono che c'è qualcuno qui con noi, nel tempio, un uomo oscuro che parla con loro nella notte. Gli dice su di loro cose che nessuno sa ".
Rey si guardò attorno a disagio. Probabilmente era la sua immaginazione, ma la temperatura sembrava essere diminuita. Si accorse con una certa sorpresa che la sua mano era già posizionata sull'elsa della spada laser da addestramento, come se ci fosse volata di sua spontanea volontà. "Maestro Luke saprebbe cosa fare, no?"
Ben fece una faccia così da adolescente che, nonostante la gravità della situazione, Rey non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. "Oh, andiamo. Ho capito che voi Cavalieri Jedi Fighi pensate di essere abbastanza grandi per gestirla –"
"Noi siamo abbastanza grandi per gestirla-"
"Ma chiaramente non ci riuscite, se siete così vicini dall’uccidervi a vicenda!" scattò.
"È stata l'unica volta, quella nello scontro tra me e Valin," sospira. "La tua inclinazione all'esagerazione-"
"Non è nulla in confronto alla tua, come quando Alema cambia canale HoloNet e la prendi costantemente come una dichiarazione di guerra-" Si fermò sorprsa; litigare era divertente, ma avevano questioni più importanti da affrontare in quel momento. "Senti, la tua opinione su Raynar sta distorcendo i fatti. È irritante, è vero, ma non ti avrebbe mai provocato con Darth Vader proprio di fronte a Maestro Luke tra tutte le persone dell’universo. Qualunque cosa stia influenzando te e gli altri Cavalieri, è arrivata anche a lui. "
Ben aggrottò la fronte e l'espressione sul suo viso si fece più tesa. "Sei diventata tutta... raggiante. Tu sai qualcosa."
So che mi conosci troppo bene, pensò con un pizzico di malinconia. "Solo che ultimamente si sta aggirando tra le rovine Massassi nella giungla."
"Fammi vedere."
 Rey esitò. Nella sua testa c’erano cose che avrebbe preferito non mostrare a Ben – nello specifico pensieri vaghi su di lui che non aveva ancora ben compreso. Se ne avesse trovato uno mentre cercava nei suoi ricordi, beh, sarebbe stato decisamente imbarazzante. Probabilmente non sarebbero più stati in grado di guardarsi mai più negli occhi.
"Potrei portarti lì", tentò cautamente. "Domani mattina?"
"O potresti semplicemente mostrarmelo ora", ribattè lui.
"Io-" Cosa stava succedendo, le sue guance stavano andando a fuoco –
Lui sbattè le palpebre. "Perché stai arrossendo?"
Si allontanò da lui, abbassando la testa mentre cercava furiosamente di tenere sotto controllo i suoi vasi sanguigni. Lui si girò nella sua direzione, seguendola e sporgendosi in avanti con uno sguardo interrogativo sul suo viso. Quando la sua posizione a gambe incrociate le impedì di inclinarsi oltre senza perdere l’equilibrio, allungò il collo di lato, lasciando che il suo sguardo penetrante le scrutasse il profilo.
"Mi stai nascondendo qualcosa." disse incredulo. "Sta davvero succedendo qualcosa in quella tua testolina girovaga di cui non vuoi parlarmi."
Rey optò per il silenzio.
"Beh, va bene," sbuffò alla fine Ben. "Immagino che tu sia grande abbastanza per avere i tuoi segreti ora."
"Non ho bisogno del tuo permesso per essere abbastanza grande!" replicò. Si girò per incontrare il suo sguardo, dimenticando quanto si fossero avvicinate le loro facce e… okay… errore tattico, perché -
- Davanti a lei era tutto lunghe ciglia che adombravano guance pallide, era tutto occhi marroni costellati di pagliuzze d’oro, era tutto carnose labbra increspate –
"Non ti stavo dando il permesso," mormorò. "Stavo solo... venendo a patti." Si ritirò, raddrizzando ancora una volta la spina dorsale nella posa di base della meditazione che, una volta raggiunto il Cavalierato, per tutti gli studenti di Luke era ormai naturale come la posizione eretta.
"Venendo a patti con cosa?" Non aveva davvero idea del perché la sua bocca, tutto d’un tratto, si fosse seccata.
"Con il tempo", rispose con un tono così carico di rimpianti e colorato da un raro affetto che il suo cuore si strinse solo a sentirlo. Prima che potesse rispondergli, tuttavia, tornò all'argomento precedente. "Non mi piace l'idea che tu torni in quelle rovine."
"Ma tu sarai con me", sottolineò dolcemente e scherzando solo in parte.
Sembrò sorpreso, poi a disagio. "Non ti ci abituare." Si alzò in piedi, allunga una mano per aiutarla ad alzarsi, come non dimenticava mai di fare. "Potrei non essere per sempre nei paraggi."
 
 
*
 
 
Partirono all'alba del giorno dopo. I campi di allenamento dell'Accademia erano vuoti salvo per Bazel, Natua e Yaqeel, che si stavano esercitando nelle loro acrobazie. Di conseguenza, i loro occhi si illuminarono quando intravidero la figura alta di Ben che si arrampicava sull'erba umida di rugiada con Rey al suo fianco.
"Cavaliere Solo, aspetta, per favore!" piagnucolò Yaqeel.
"Non credo proprio." Nonostante la sua risposta gelida, Ben si fermò, sembrando abbastanza scontroso e annoiato mentre Bazel si lanciava verso di lui.
Il terreno tremò sotto gli enormi piedi del Ramoan. Con una grazia misteriosa, assistita dalla Forza, il suo corpo gigantesco si sollevò in aria e volteggiò senza sforzo sopra la testa di Ben, prima di atterrare sull'erba con un pesante tonfo.
"Bello." Bisbigliò Rey a Bazel mentre le si avvicinava.
"Grazie." Il muso e le zanne tipiche dei Ramoan rendevano difficile per quelli della sua specie parlare in Basic, ma Bazel aveva perseverato nell’esercitarsi, con quel suo tipico atteggiamento serio, fino a quando non aveva imparato a grugnire con successo le varie sillabe. "State andando a fare una passeggiata?"
"Sì, è bel tempo." Era sciocco, ma non avrebbe potuto essere sincera sulla ragione di quell’escursione senza seminare il panico tra i suoi compagni – o, peggio, farli interessare abbastanza da seguirli. Per di più il tempo era davvero incantevole, con il cielo rosa chiaro e la nebbia mattutina che rinfrescava l'aria tropicale.
"Ciao Rey!" Anche se Yaqeel era rimasta senza fiato dopo la capriola, la sua pelliccia sensibile all'umore si riempì di allegria. "Tiu mi ha detto tutto di quando hai usato un'ondata di Forza per respingere quegli schifosi scarafaggi piranha ieri, devi mostrarmi come hai fatto. Facciamo accoppiare per la prossima escursione."
"Smettila di usarmi per i miei poteri", scherzò Rey titubante, rilassandosi solo quando Yaqeel e Bazel iniziarono a ridere. Dimenticati delle ondate di Forza, pensò soddisfatta di sé stessa. Sei stata eletta Miss Simpatia.
I tre apprendisti osservarono Natua, la rettiliana, mentre scavalcava Ben e completava la sua capriola. Si unì a loro, annuendo verso Rey con un velo della classica arroganza che tutti i Falleen possiedono in abbondanza; Rey aveva imparato a non prendere sul personale quella caratteristica della sua specie.
Dopo qualche chiacchiera, si liberò dal gruppo e li salutò da sopra la spalla mentre si dirigeva verso Ben, che la sta aspettando con malcelata impazienza. Stava giocherellando pigramente con l'elsa della sua spada laser, il mantello marrone aperto che rivelava la tunica nera dei Jedi. I colori più scuri gli donavano, anche se in un certo senso le mancava vederlo indossare le sue vecchie da apprendista che non contrastavano drammaticamente così tanto con la sua pelle pallida, accentuando la sua corporatura allampanata. Queste lo facevano sembrare decisamente più oscuro.
"Non vuoi far esercitare anche me nei salti usandoti come ostacolo?" lo schernì.
"Per favore, no", sospirò l’insofferente Cavaliere sempre assediato da impudenti apprendisti.
Lui continuò a guardarla mentre si dirigevano verso il fiume. "Che c'è?" gli chiese alla fine.
"Sono felice che tu abbia fatto amicizia." Sembrava quasi malinconico.
"Anche tu hai degli amici", sottolineò prima di fermarsi a valutare la frase. Nel corso degli anni, i Cavalieri del Praxeum avevano sviluppato un tipo di cameratismo che poteva scaturire solo dal crescere insieme e dal rischiare la vita e l'uno per l'altro, ma Rey sapeva per certo che Ben preferiva ancora mangiare da solo nella sua stanza e passare il suo tempo libero a studiare gli HoloNet o con il naso sepolto tra i libri. "Beh, hai me, comunque," ammise lei.
"Che fortuna" la punzecchiò lui.
"Non costringermi a spingerti nel fiume."
 
 
*
 
 
Il sole era completamente sorto ed i suoi lisci raggi di cera filtravano insistenti attraverso la volta della foresta quando raggiunsero il Palazzo della Lanamandra. Fedele al suo nome, il tempio abbandonato era ghermito di animali dalle pellicce brillanti color blu notte e oro che risplendevano nel sottobosco. All'arrivo di Ben e Rey, i maschi iniziarono a ringhiare facendo vibrare le gole rigonfie e le femmine sguainarono i grossi artigli anteriori. Ben sollevò una mano e le lanamandre si ritirano gradualmente, sperdendosi tra i pilastri di pietra abbattuti prima di sparire sugli alberi.
"Diverse menti contemporaneamente", notò Rey. "Stai diventando davvero bravo a farlo."
Ben si strinse nelle spalle. "Sono solo semi-senzienti, è più facile."
"Però devi proprio trasmettere paura? Calmarle sarebbe altrettanto efficace." Oltre che più gentile.
"Non sono mai stato bravo a calmare. Ci siamo quasi?"
"Uhm, no."
Le lanciò un'occhiata esasperata. "Ti avevo chiaramente detto di non andare oltre queste rovine, ieri."
"E quando ti ho mai ascoltato?"
Questo le fece guadagnare un’alzata di occhi al cielo, che si trasformò presto in uno sguardo impaziente. "Rey. Spero tu stia scherzando."
"Tra un minuto," sbottò lei. Era sull'ingresso fatiscente dell'edificio, ispezionando i glifi neri dei Massassi incisi sulla pietra marrone della porta. "Mi mancava questo posto." Durante il suo viaggio con Tiu gli aveva a malapena concesso un'occhiata sfuggevole, ma la luce delicata del primo mattino l’aveva irradiata di nostalgia. Queste erano le prime rovine che aveva scoperto – beh, non tanto le prime scoperte, quanto le prime dove aveva seguito Ben.
"Ho visto la pioggia per la prima volta, mentre ero qui", continuò, meravigliandosi di come fossero passati velocemente dieci anni. "Ricordi?"
 
 
*
 
 
Un ricordo:
Era il suo secondo mese su Yavin 4. Si stava esercitando nelle sue capacità di seguire le tracce - o almeno era quello che continuava a ripetersi mentre si infilava lungo il sentiero che Ben stava attraversando.
Lo sentì sbuffare e borbottare poco più avanti. Di soppiatto, fece capolino da dietro ad uno dei grandi fiori rosa che crescevano da quelle parti giusto in tempo per vederlo girarsi verso di lei con un'espressione accigliata.
"Vuoi smetterla di seguirmi?" scattò, con la sua faccia da quindicenne indignato.
"Mi annoio", si lamentò lei. Il suo sguardo cadde sulle rovine dietro di lui e lei scattò in avanti, spingendolo da parte. "Che posto è questo?"
Il fastidio cedette il posto alla sua predilezione per le lezioni accademiche. "È il Palazzo della Lanamandra," le disse con tono riluttante. "Scoperto da Dr’uun Unh, naturalista Sullustan, durante il..." Si fermò, pulendosi via con un dito una goccia d'acqua luccicante dalla guancia.
"So che sei appassionato di storia e tutto il resto," disse Rey cautamente, "ma non devi piangere-"
"Piove", mormorò lui in risposta.
Dall'alto degli alberi arrivò un suono simile al rumore di mille turbine arrugginite. Alzò lo sguardo sorpresa, cercando automaticamente il suo bastone.
"Tuono", spiegò.
E, quando l'acqua iniziò a cadere, le sembrò di sentirla cantare. Un ritmo costante e gocciolante sulle ampie foglie, un fresco sussurro umido lungo i tronchi, un basso gorgoglio nella terra bagnata, un delicato tamburellio sui pilastri di pietra ricoperti dai rampicanti. Allungò le mani, lasciando che la coppa creata dai suoi palmi si riempisse d’acqua. Varie gocce le colarono sul viso e degli spruzzi le colpirono le braccia e la punta degli stivali. Lava via tutto, pensò, lo sguardo fisso sulla volta della foresta mentre la pioggia iniziava già a calare.
 
 
*
 
 
"Te lo ricordi?" ripeté, sorridendo a Ben.
"Sì." La voce roca, incredibilmente gentile. La guardò come se la stesse osservando attraverso gli anni – Rey lo sapeva, era lo stesso modo in cui stava fissando lui. I suoi lineamenti erano morbidi, rischiarati dalla luce color smeraldo. "Si, me lo ricordo."
 


Note finali

Ed eccoci: questo è, a mio avviso, uno dei primi capitoli veramente belli. La storia inizia ad entrare nel vivo e la narrazione si fa più incalzante. Spoiler: da qui in poi, migliorerà e basta. In questo capitolo c’è una delle mie scene preferite, ovvero il momento in cui i poteri di Rey si risvegliano. La prima volta che la lessi mi fece venire la pelle d’oca, quindi spero di aver reso giustizia allo scritto originale.
Come sempre ringrazio chi continua a leggere, seguire, preferire e recensire (<3 <3 per MorganaRosinDubh81 e Lily Pt ) questa storia. Qualsiasi tipo di commento o suggerimento è sempre ben accetto! Alla prossima,
Lu.

 
 
Note originali dell’autore:
Seff Hellin's TIE pun is actually a Jacen Solo (TM) original.
Blueleaf.
Tuk'ata.
The words uttered by dream-Anakin are a riff off the Sith code transcribed in Chapter 5.
Ramoan.
Bothan.
Falleen.
I imagine Ben wearing something similar to Anakin's robes, because reasons.
Dr'uun Unh of Sullust.
  
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