Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko
Segui la storia  |       
Autore: Artemide12    13/08/2018    1 recensioni
Settembre.
Kadic.
20 anni dopo.

La preside Delmas dà il benvenuto a Franz Belpois, Emma della Robbia, Carlotta Dunbar e Chris Stern.
Sei amici si rincontrano per l'ennesima volta.
Nulla sembra veramente cambiato al Kadic. Tranne in fatto che XANA è stata sconfitta ovviamente.
Franz, Rebecca, Emma, Carlotta, Ludovic e Chris sembrano ragazzi normali, ma presto dovranno fare i conti con ciò che i loro genitori hanno fatto tanti anni prima.
Realtà e Mondo Virtuale si intrecciano e si confondono per chi ha immediato e incontrollato accesso ad entrambi. È la conseguenza di una metamorfosi che nessuno aveva considerato.
Ma quando questo potere diventerà un pericolo?
Presto il Kadic tornerà ad essere ciò che non ha mai smesso di essere: lo scenario di una guerra virtuale che non è ancora finita.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, X.A.N.A.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CodeLyoko METAMORFOSI banner Image and video hosting by TinyPic


Metamorfosi Cap11;

begin

    write('Il male necessario');

    readln;

end.


Franz non aveva nemmeno più bisogno di guardare lo schermo. Era proteso in avanti con le dita intrecciate davanti alla tastiera e la testa protesa in avanti, i capelli attirati verso il monitor dall’elettricità statica. Da sotto le palpebre socchiuse poteva percepire le luci sullo schermo cambiare continuamente, ma le procedure ormai avvenivano quasi esclusivamente nella sua testa.

Esplorare i dati del computer era diventato ormai semplicissimo, ma modificarli era ancora un problema. C’era qualcosa all’interno dei programmi che codificavano per i ragazzi ologramma che li rendeva intoccabili. Franz poteva cambiare il modo in cui le informazioni in loro contenute venivano lette dal computer ma non la loro base – come una foto di cui poteva alterare colori e contrasti, persino le dimensioni a volte, ma mai le proporzioni dell’immagine di fondo.

«C’è qualcosa che ti sfugge» disse Bea da chissà dove nella stanza – forse non era affatto nella stanza, forse Franz non l’aveva nemmeno sentita con le orecchie ma con qualche altro senso. «A cosa stava lavorando chi ha scaricato questi Programmi?»

La ricerca durò pochissimi secondi.

Un sistema di proiezione efficace.

I Programmi erano funzionanti e attivi. Giravano autonomamente all’interno della scuola e interagivano tra di loro, ma non con gli umani. Chiunque ci stesse lavorando – XANA, a quanto pareva – non era ancora riuscito ad inserirli nel mondo reale.

«Ma io cosa dovrei fare?» si chiese Franz. «Riuscire dove altri hanno fallito o distruggere tutto?»

«Potresti farlo?» Non c’era sorpresa nella voce di Bea, ma Franz percepì ugualmente la sua paura.


ʘ –


Jeremy aveva individuato i download appena Franz glieli aveva segnalati, ma non riusciva a interromperli. Doveva esserci qualche tipo di bug, una rudimentale protezione informatica che gli permetteva di assistere al processo di scaricamento dati ma che gli impediva di intervenire.

«Non puoi scoprire dove si trova chi sta scaricando i file?» domandò Carlotta, in piedi accanto a lui come una guardia del corpo.

«Posso provarci. Ammesso che il sistema del super-computer sia attrezzato per farlo.»

«Contiene un intero modo digitale e non riesce a localizzare un terminale?» esclamò la ragazza incredula.

A Jeremy non sfuggì l’ironia della situazione. «Chi l’ha costruito era sicuramente un genio, ma è comunque un sistema di trent’anni fa, non uno smartphone con il GPS.»

Carlotta fece una smorfia di disappunto, poi sembrò illuminarsi. «Il super-computer forse no, ma il telefono di Aelita sì.» Afferrò il cellulare che Jeremy aveva lasciato accanto al mouse.


ʘ –


Per tutto il tempo in cui avevano corso verso la torre, William e Yumi avevano sentito dei rumori provenire dalla costruzione e Jeremy aveva segnalato loro un’intensa attività al suo interno. Quando la raggiunsero, però, c’era il silenzio più assoluto.

Sotto i loro occhi, l’alone azzurro che circondava la torre si affievolì fino a scomparire e divenne rosso.

«Qualcosa mi dice che per farla tornare normale non basterà inserire il solito CODE LYOKO come ai bei vecchi tempi» commentò Yumi.

«Purtroppo lo penso anch’io» replicò la voce di Jeremy. «È cambiato tutto» aggiunse dopo un istante. «Non riconosco nessuna delle vecchie funzionalità della torre.»

William spostò il peso della spada da una spalla all’altra. «Tu aprici un varco, al resto pensiamo noi.»

Nel giro di pochi istante una porzione della base della torre si fece traslucida e Yumi e William non esitarono a passarci attraverso. Si ritrovarono sulla solita piattaforma rotonda, circondati dalla solita miriade di schermi olografici attraversati da righe e righe di codice binario.

Per un momento sembrò una delle torri di sempre.

Poi notarono la spirale di scale che si arrampicava sulla parete e i ripiani sporgenti come tanti piccoli balconi. E accasciati ovunque, come cadaveri dopo una strage, c’erano dei corpi umanoidi vuoti e trasparenti come degli involucri di vetro.

Yumi strinse la presa sui propri ventagli e precedette William sulla prima rampa di scale. Si chinò accanto al primo corpo che incontrò e lo tastò cautamente. Al tatto era caldo e aveva la consistenza del silicone.

«Jeremy…» sussurrò.

«Vedo ciò che vedete voi» fu la risposta. Yumi dovette sforzarsi di ricordare che solo lei e William potevano sentire la sua voce.

William rimase in piedi ma si fece più vicino, la spada abbassata al suo fianco. «Cosa sono?»

«…persone?» mormorò Yumi.

«No, è impossibile. Nessun altro oltre a voi è stato scannerizzato e poi i miei dati sono diversi. Ci sono dei programmi dietro di loro – dentro di loro.»

«Solo degli essere digitali quindi?»

«Non ho mai visto niente del genere. Non ho mai visto… È SPARITO!»

Yumi e William sussultarono all’urlo improvviso di Jeremy. Yumi balzò in piedi.

«Ne stavo guardando uno ed è sparito. Proprio sotto i miei occhi!»

William si guardò intorno senza notare nulla di diverso da prima. «Dov’era?»

«In alto.»

Ripresero a salire, guardandosi sempre intorno e aggirando tutti i corpi che incontravano, silenziosi come fantasmi.

Yumi si fermò per prima. Diede un leggero colpo alla spalla di William e gli indicò un punto in alto. Su una piattaforma circolare si muovevano due figure, una chiara e una scura.

Continuarono a salire finché non ebbero una visuale migliore.

La figura scura non faceva che raccogliere corpi trasparenti e portarli sulla piattaforma dove quella chiara li ispezionava uno per uno. Dopo poco lunghi tentacoli traslucidi le spuntarono dalla nuca e cominciarono a risucchiare alcuni dei corpi.

«Ne stanno sparendo altri» li informò Jeremy. «In qualche modo qualcuno li sta…»

«…cancellando?» suggerì William.

«No. No, li sta scaricando. I file che XANA sta scaricando e Aelita ritrasmettendo alla scuola sono questi… corpi. Qualunque cosa siano…»

«Fermala Jeremy» disse William. «Qualunque cosa significhi, se è XANA deve essere fermata.»

«Posso provarci. Sto cercando di-- Will-- XA-- ‘ando fuori-- ‘mmi--»

«Jeremy? JEREMY?»


ʘ –


«No. No, NO!» stava urlando Jeremy. «William? Yumi? Mi sentite? XANA mi sta tagliando fuori. Dovete…»

Carlotta smise di ascoltarlo.

Si arrampicata su pilastri e tubature e ora era appollaiata su una grata sporgente, proprio sopra una ventola di aerazione che con il suo ronzio copriva il rumore dei suoi passi.

Poteva vedere Aelita da lì, nascosta tra un tavolo e il muro, concentrata su un piccolo pannello di controlli.

Carlotta sorrise e si mise in tasca il telefono di Jeremy ora che il GPS non le serviva più. Doveva riuscire ad avvicinarsi ancora senza farsi notare.

Poco più in là c’era un’altra grata sporgente. Avrebbe potuto arrivarci con un salto ma avrebbe fatto troppo rumore. Afferrò un tubo poco sopra la sua testa, sporgendosi il più possibile. Rimanendo aggrappata solo con le braccia, sollevò i piedi. Rimase appesa per qualche istante, poi allungò le gambe verso la nuova piattaforma.

Quando fu di nuovo stabile tornò a guardare Aelita. Non si era ancora accorta di lei. Era vicinissima orma, ma non sapeva che fare. Avrebbe dovuto stordirla? L’idea di colpire quella che considerava una zia non le piaceva, ma quale altro modo aveva di fermarla?

Saltò giù. L’atterraggio fece male ma non ebbe il tempo di preoccuparsene.

Aelita sussultò e le fu addosso in un batter d’occhio, inchiodandola a terra.

Carlotta urlò e scalciò con tutte le proprie forze. Tastò il pavimento intorno a sé finché le sue dita non si strinsero attorno a qualcosa di solido con cui colpì la propria avversaria su un fianco.

Aelita rimase senza fiato e Carlotta poté sgusciare via dalla sua presa, ma fece solo in tempo a rialzarsi prima che l’altra tornasse alla carica.

Carlotta portò le braccia davanti alla testa e Aelita si bloccò un istante prima di colpirla. I suoi occhi erano puntati sull’oggetto che la bambina stringeva ancora in mano – una grossa memoria esterna che stava trasmettendo.

«Sta’ indietro o la distruggo» ruggì subito Carlotta minacciando di sbatterla contro la parete.

«No!» Aelita alzò le mani in segno di resa. «Non pensarci nemmeno.»


ʘ –


«Posso fare qualcosa per voi?»

Odd dovette trattenere un urlo. Si voltò di scatto.

«Scusi, non intendevo spaventarla» gli assicurò l’infermiera alzandosi da dietro la scrivania.

«Lei non era lì fino ad un attimo fa!»

«Mi scusi» ripeté la donna, poi aggrottò le sopracciglia confusa. «Credo di essermi addormentata.»

«Lei non…» Odd ricordò che Chris aveva detto che c’era una donna seduta immobile alla scrivania, una di quelle persone che solo i ragazzi riuscivano a vedere. «Mia figlia è caduta» si limitò a dire.

La donna si avvicinò al lettino su cui Emma era ancora distesa immobile. Tastò la ragazza in modo strano, come se la trovasse estremamente scivolosa, ma dopo un po’ riuscì a girarla su un fianco. «C’è qualcosa che non va nella sua schiena.»

Odd aggrottò le sopracciglia. «Non è un commento molto medico.»

«Non riesco a vedere bene con la maglietta.»

Odd allungò una mano verso la spalla della donna. Le sue dita la attraversarono senza incontrare il minimo ostacolo.

Lei invece fu percorsa da un brivido e fissò la sua mano a bocca aperta. «Voi…» Aveva gli occhi spalancati, pieni di stupore. Li spostò su Emma. Fece scivolare di nuovo la mano sulla sua schiena. La maglietta della bambina non si sollevò, ma era evidente che le dita della donna riuscissero a toccare la pelle. «Non è possibile…» sussurrò tornando a guardare Odd. «Siete umani.»

Non era una domanda, ma Odd annuì.

Fu il turno della donna di allungare una mano verso di lui. Non incontrò ostacoli. Se avesse avuto gli occhi chiusi avrebbe giurato che c’era solo aria intorno a lei.

Rimase in quella posizione per pochi lunghissimi momenti, con una mano affondata nel petto di Odd e l’altra ancora appoggiata sulla schiena di Emma.

«Voi… potete-» I suoi occhi erano lucidi. «potete vedermi? E-- e sentirmi?»

Odd si portò una mano sul petto, proprio nel punto in cui scompariva il polso della donna. Continuava a non sentire niente – non un cambiamento di pressione, non una differenza di temperatura. Forse solo dell’elettricità statica – ma poteva trattarsi di suggestione.

«Vi vedo» confermò. «E vi sento.»

La donna emise un sospiro commosso. «È bellissimo» disse ritirando la mano.

L’attimo dopo scomparve.


ʘ –


Chris aveva appena raggiunto suo padre e la preside quando sentirono il primo urlo. Gli altri non tardarono ad arrivare. Non erano suoni che esprimevano dolore, ma spavento.

Si voltarono tutti e tre contemporaneamente e tornarono verso la mensa.

Gruppi di ragazzi si guardavano a vicenda, confusi.

«Mi sembrava fossero molti di meno» osservò Ulrich.

Chris aggrottò le sopracciglia. «Io non noto differenze.»

«Da dove diavolo saltano fuori?» strillò una ragazza appiattendosi contro una parete e indicando un gruppo seduto al tavolo più vicino a lei.

«Non erano lì prima!» esclamò un altro ragazzo riferito ad un altro piccolo gruppo.

«Stanno parlando con noi?» chiese uno dei ragazzi puntati riferendosi a quello accanto.

«Riuscite a vederci?» scattò un altro.

Per un momento calò il silenzio e Sissi si fece avanti. «Di che classe siete?» domandò ad alcuni dei ragazzi che tutti puntavano.

«2°L» rispose subito uno di loro.

«Non esiste la sezione L!» ribatté qualcuno. Altri gli fecero eco.

Eppure Sissi ricordava quella sezione. «Da quanto tempo sei qui?» chiese ancora al ragazzo che aveva risposto.

«Due mesi.» Significava che doveva essere arrivato durante l’estate, prima dell’inizio della scuola. Prima di qualsiasi studente. «Avete proceduto voi al mio inserimento nel sistema.» Il ragazzo la guardava come se allo stesso tempo lo terrorizzasse e le fosse grato. Dopo un po’ sembrò confuso. «Vengo dalla foresta di Lyoko» specificò.

Ulrich trattenne il fiato. Sissi si limitò a sbattere più volte le palpebre e a guardarsi intorno.

«C’è forse qualche problema con il sistema?» domandò la voce fievole di una bambina.

Sissi la fissò senza sapere cosa rispondere.

Tra i ragazzi comparsi dal nulla cominciò a diffondersi un mormorio agitato.

«Che sta succedendo?» ruggì un ragazzo da un altro tavolo. Quando si alzò in piedi tutti quelli che gli stavano intorno si fecero indietro – un paio strillarono che non era lì fino ad un attimo prima. «Dov’è XANA?»

«Chi sta gestendo il generatore?»

«Che sta succedendo?»

«Dov’è XANA?»

La sala sembrava sul punto di esplodere quando i ragazzi scomparvero. Di punto in bianco, la metà dei tavoli erano vuoti e le voci si erano dimezzate. Quasi tutti urlarono di nuovo.

Sissi guardò Ulrich e Chris in cerca di aiuto.

Ulrich scosse la testa impotente, per dire che ne sapeva quanto lei.

«Io vedo ancora tutti» disse invece Chris.


ʘ –


«C’è qualcuno» disse XANA appena riaprì gli occhi.

Ormai riusciva ad assimilare più programmi insieme, e ogni volta diventava più veloce – gli ultimi cinque erano svaniti in meno di un minuto.

Ludovic si guardò intorno finché non individuò due figure che salivano dai livelli più bassi.

«Sono i tuoi genitori.»

Ludovic sgranò gli occhi, poi li socchiuse per mettere a fuoco meglio. Le sagome corrispondevano effettivamente a sua madre e suo padre, ma il loro modo di muoversi era diverso. Erano cacciatori nel loro ambiente naturale.

«Non devono arrivare a me» continuò XANA. «Conoscono Lyoko, sono guerrieri esperti. Non sottovalutarli.»

«Non devo per forza scontrarmi con loro» tentò di protestare Ludovic, ma lei lo ignorò.

«Ti servirà un’arma.»

Improvvisamente, una cinghia comparse di traverso sul suo petto e un nuovo peso gravò sulle sue spalle. Quando allungò una mano all’indietro le sue dita trovarono una faretra piena di frecce. L’attimo dopo un arco alto quasi quanto lui apparve al suo fianco.

«Dammi più tempo possibile.»

Ludovic lanciò a XANA una lunga occhiata prima di correre giù per le scale. Si mosse molto più velocemente di quanto si aspettasse. In pochi secondi solo un livello lo separava dai propri genitori.

Vederli da vicino era ancora più strano. Erano giovani – molto più giovani di quanto li avesse mai visti di persona e diversi da qualsiasi fotografia gli avessero mai mostrato. Prima non si era reso conto di quanto Lyoko sembrasse avere la grafica di un videogioco.

Yumi stava esaminando l’ennesimo Programma inerme.

«Jeremy!» stava invece ripetendo William. «Dannazione! Questo non era mai successo.»

Yumi fece per rispondergli, ma quando alzò la testa il suo sguardo incontrò quello del figlio.

«Ludovic!» Un sorriso di sollievo le illuminò il volto mentre balzava in piedi ma poi adocchiò l’arco e le frecce e esitò.

«Stai bene, Ludo?» chiese William.

Annuì. «Non sono posseduto» assicurò loro. «Ma dovete allontanarvi dai Programmi.»

«I Progra--?» Yumi capì che si riferiva ai corpi. Il suo sguardo si indurì. «Chi c’è con te?» con la testa fece un cenno verso l’alto. «Rebecca?»

Ludovic annuì di nuovo, poi si corresse: «È XANA.»

Yumi stringeva nelle mani dei ventagli. Ludovic era sicuro non ci fossero un attimo prima. Strinse la presa sull’arco.

William scavalcò il Programma inerme e salì di qualche gradino. «Ci occuperemo noi di lei.»

«Sta’ indietro» lo ammonì Ludovic.

«Lo abbiamo già fatto.»

«Non voglio arrivare ad uno scontro, papà.»

«Qualunque cosa ti abbia detto, non è vera. Ludo, XANA è pericolosa, ma possiamo batterla.»

«Non sai di cosa è capace. Non hai visto come ha neutralizzato i Programmi. O come…»

«Non è invincibile. Noi-»

«Sta’ indietro!» ripeté Ludovic quando suo padre ricominciò a salire. Si rese conto di non saper usare un arco, ma subito la sua mano si mosse per estrarre una freccia dalla faretra e incoccarla con una fluidità allarmante. XANA lo aveva dotato anche di una buona mira? «Mamma, allontanati da quel Programma.»

Lei obbedì e raggiunse William. «Cosa ci fa XANA? Se vuole distruggerli, allora dobbiamo proteggerli.»

«No!» ruggì Ludovic. «Lei li cura

«Ti sta raggirando, Ludo!» Mentre parlava, Yumi fissò un punto in alto.

Ludovic riconobbe la leggera luminescenza che emanavano i tentacoli che XANA usava per assorbire i Programmi. Si concesse un’unica occhiata rapidissima – fece in tempo solo a notare che c’erano ancora più tentacoli della volta precedente, quasi una decina.

«Al diavolo!» imprecò William, poi scattò. Prima che Ludovic potesse agire, gli era davanti, lo superò con un balzo sovrumano e continuò a salire.

Ludovic prese la mira e scoccò in una frazione di secondo. Aveva già in mano una nuova freccia quando la prima si conficcò a pochi passi da suo padre. Ci fu una piccola esplosione, i gradini più vicini scomparvero e William precipitò fino al livello inferiore.

Ludovic puntò per farlo cadere ancora più in basso, ma quando scoccò la freccia qualcosa lo colpì e ne deviò la traiettoria. Ebbe il tempo di sbattere le ciglia prima che il ventaglio tornasse indietro. Si chinò per non essere colpito e l’arnese tornò tra le dita di sua madre.

«Non sei in te» esalò Yumi coprendo la distanza che li separava. «Mi dispiace» disse solo, prima di colpire.

Ludovic parò il primo colpo con l’arco, ma il calcio che seguì lo mandò a terra. Sfruttò la caduta, rotolò e scoccò di nuovo appena fu in ginocchio. La freccia si scontrò con un ventaglio a mezz’aria e l’esplosione si perse inutilmente.

Yumi gli fu di nuovo addosso. Ludovic cercò di farla cadere usando l’arco, ma lei lo evitò con una capriola e poi lo colpì alle gambe.

Cadde in ginocchio. Si buttò sulla schiena e usò le gambe per sferrare calci finché non riuscì ad allontanarla.

William li aveva raggiunti di nuovo. Ludovic lanciò una freccia nella sua direzione, ma William la deviò con la spada mandandola a schiantarsi molto più in basso.

Ludo era di nuovo in piedi in mezzo ai suoi genitori. I due si scambiarono un’unica occhiata d’intesa, poi Yumi si voltò e riprese a salire, William rimase ad affrontare il figlio.

«Se non sei posseduto allora non devi farlo per forza.»

Ludovic fu sfiorato dall’idea che quello era il momento giusto per voltare le spalle a XANA e aiutare i suoi genitori, magari riuscire persino a tornare nel mondo reale.

Eppure c’era qualcosa che gli diceva che quella non era la scelta giusta. Che se XANA avesse voluto solo una guardia del corpo allora avrebbe potuto possederlo davvero.

«Se puoi scegliere, Ludo, …»

Non ascoltò. XANA aveva guarito quei Programmi. E perché guarirli se il suo scopo era distruggerli?

«Allora scelgo di difenderla.» Impugnò l’arco con entrambe le mani, come un bastone da combattimento, e piroettò su se stesso per imprimere più forza al colpo.

Will riuscì a scansarsi e poi a contrattaccare con la spada. «Sta facendo del male a Becky?»

«Becky» disse tra un colpo e l’altro «starà – bene»

Rebecca doveva essere ancora lì, da qualche parte. Se la sua coscienza non faceva nulla per opporsi a XANA doveva esserci un buon motivo. Rebecca non poteva essere stata semplicemente spenta.


ʘ –


Carlotta non ci avrebbe pensato due volte a lasciar cadere a terra la memoria esterna e schiacciarla con lo scarpone fino a distruggerla completamente se una mano non si fosse chiusa sulla sua impedendole di mollare la presa.

«Jeremy!» esclamò incredula voltandosi.

Aelita tornò a respirare, ma lo fissò con lo stesso stupore.

Carlotta cercò invano di liberarsi dalla sua presa. «Che diavolo stai facendo?»

«La cosa giusta» rispose Aelita. «Finalmente sta aprendo gli occhi.»

«Non so ancora quale sia la cosa giusta da fare» ribatté Jeremy. Posò la mano libera sulla spalla di Carlotta nel tentativo di calmarla. Lentamente liberò la memoria esterna dalle sue dita.

«Così la aiuti!» protestò ancora la ragazza. «Chissà cosa sta trasmettendo! Chissà cosa…»

«Sono programmi. XANA li sta prelevando da Lyoko e lei li ritrasmette ad un altro computer all’interno della scuola.»

L’espressione di Aelita si tese.

«Franz ne ha il controllo» rivelò Jeremy. «Ha il controllo di tutta la scuola.»

Aelita serrò la mascella. «Non è vero.»

«La scuola non è tutta un computer» protestò Carlotta. «Franz non può…» ma era inutile finire la frase, nessuno dei due adulti la stava ascoltando – sembravano impregnati in una conversazione telepatica piuttosto.

«Qualsiasi cosa siano gli esseri che vi hanno posseduto,» disse infine Jeremy ad alta voce «sono collegati al computer della scuola e qui siamo fuori dal suo raggio d’azione. Significa…»

«...sono cosciente» finì Aelita. «Ma anche…» il suo sguardo si fece vacuo.

Jeremy non aspettò una vera risposta. «Questi programmi» accennò alla chiavetta nella propria mano, «cosa hanno di speciale?»

Aelita lo fissò con una intensità tale che i suoi occhi parvero più azzurri che mai.

«Tutto» rispose.


ʘ –


Quando Will arrivò sull’ultima piattaforma i corpi trasparenti erano quasi tutti scomparsi. I pochi rimasti erano stati tutti agganciati ai tentacoli di XANA.

Rebecca era sospesa a mezz’aria, gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro. Tutto il suo corpo era illuminato dall’interno, come il paralume di una lampada accesa.

Will maledisse XANA per aver scelto di possedere proprio lei – l’ultima persona a cui avrebbe voluto fare del male – ma non esitò.

Fece roteare la spada e con un movimento secco recise ben due tentacoli. Il rumore di uno strappo precedette l’urlo di XANA. Mentre i due monconi si agitavano impotenti, come se stessero cercando di colpirlo alla ceca, Will raggiunse i due corpi trasparenti che aveva liberato. Fece per trascinarli via, ma quelli si spaccarono sotto la sua presa come gusci d’uovo troppo fragili.

Will rimase interdetto, una manciata di frammenti ancora tra le mani. Si era aspettato che fossero freddi e duri come vetro, o almeno lisci come silicone. Invece irregolari, umidi fin quasi ad essere scivolosi, della consistenza del formaggio duro.

«NO!» XANA era tornata a terra, tutti i tentacoli rientrati e gli altri corpi spariti con essi. «Che cosa hai fatto!» Nella sua espressione c’era rabbia, ma nella sua voce… nella sua voce c’era dolore.

Corse verso di lui e William si spostò di lato impugnando la spada con entrambe le mani, ma lei gli passo accanto e si buttò in ginocchio accanto ai due corpi. «No, noNONO!» Muovendosi a scatti, con mani tremanti, tastò loro il petto, esaminò i punti in cui le dita di Will si erano strette e spaccato la spalla di uno e il gomito di un altro. Li toccava come se fossero fragili, e preziosi – come se tenesse davvero a loro.

«No!» urlò ancora, e questa volta fu un grido di dolore. Quando alzò lo sguardo su Will, i suoi occhi erano azzurri, senza nessuna traccia dei cerchi simbolo di XANA – quando alzò lo sguardo, era di nuovo Rebecca. «Li hai uccisi.»

«Io…»

«LI HAI UCCISI!» ripeté alzandosi in piedi, le mani strette e pugno e gli occhi lucidi. Lo raggiunse, ma tutto ciò che fece fu spintonarlo e sferrargli pugni da bambina contro il petto. «Sono morti, morti!»

«Rebecca, Rebecca sei tu?» Lasciò cadere la spada. Le afferrò i pugni e la fissò negli occhi. «Se sei tu….»

«Credete di sapere tutto! Tutto! Erano un miracolo, erano un miracolo e tu li hai uccisi!» continuò ad urlare lei, sempre più sconvolta. «Non sapete niente, invece, NIENTE.»

William vide l’esatto momento in cui la rabbia ebbe la meglio sul dolore. In cui XANA tornò, questa volta così in sintonia con la propria ospite da non aver nemmeno bisogno di controllarla.

«Non vi lascerò rovinare tutto» dissero entrambe. «Non dovete vincere questa battaglia.»

Le sue iridi brillarono come fari. William dovette distogliere lo sguardo.

Qualche livello più in basso, Yumi e Ludovic li fissavano con il fiato sospeso.

Le pareti della torre si illuminarono di rosso e una cascata di olografici 0 e 1 si riversò su di loro come grandine.

_CODE_XANA_, lesse Will ad un certo punto, poi sentì la piattaforma sparire da sotto i suoi piedi. Si ritrovò a precipitare senza però cadere davvero. Si ritrovò a stringere il vuoto invece che i polsi di Rebecca. Non c’era più nessuno, non c’era più nulla intorno a lui se non un mare rosso in codice binario. E un dolore non suo che toglieva il fiato.

Ci fu un’implosione, semplice come fiato trattenuto, dolorosa come una pallottola piantata nel cuore. Il mondo intero sembrò comprimersi, ripiegarsi su se stesso, vorticare, bruciare fino a consumarsi del tutto, fino a spegnersi per sempre.

Quando riaprì gli occhi – di nuovo in un corpo, di nuovo vivo, nonostante tutto – Will si sentì più disorientato che mai.

Era al buio, era a corto di aria. Aveva bisogno di correre, sferrare pugni e nuotare fino a prosciugare tuta quell’energia repressa che stava bollendo dentro di lui.

Si agitò. Batté le mani contro le pareti che lo circondavano. Chiamò i nomi di Yumi, Ludovic, Rebecca, Jeremy, XANA persino.

Furono gli istanti più lunghi della sua vita. Poi, come era successo dopo ogni singola missione su Lyoko, il pannello della sua capsula per lo scanner si aprì scivolando di lato e lui poté fare un passo fuori, alla luce, e tornare a respirare.

Lo assalì una vertigine e dovette puntellarsi con una mano alla parete, ma poi, finalmente, tutto passò.

Batté le palpebre e tornò a vedere normalmente. Si sentì stanco, ma lucido.

Di Rebecca e Ludovic non c’era traccia, ma Yumi stava uscendo in quel momento dalla capsula accanto. William la raggiunse con due ampie falcate e la prese tra le braccia prima che perdesse l’equilibrio. La strinse a sé con tutte le proprie forze, accarezzandole una tempia con la propria e ripetendo il suo nome.


ʘ –


Non sentirono la spia di allarme finché non fu una vera e propria sirena.

Jeremy fu il primo a girarsi. Lasciò andare Carlotta e tornò di corsa al supercomputer, la chiavetta ancora in mano.

«Non è possibile» esclamò quasi senza accorgersene.

Carlotta lanciò uno sguardo esitante ad Aelita, poi lo raggiunse. «Che succede?»

«È XANA, ha distrutto una torre. Un’intera torre.»

Per Carlotta quella frase non aveva senso.

«E i download?» chiese Aelita.

Jeremy digitò qualcosa sulla tastiera e si aprirono nuove schermate. «Completati», rispose inserendo nell’apposito portale la chiavetta che aveva tenuto in mano. Poi qualcosa catturò la sua attenzione. «Un momento.» Scorse rapidamente il riepilogo del download. «Due file sono incompleti. Lo scaricamento deve essersi interrotto quando la torre è stata distrutta. Dio, è un miracolo che non abbia distrutto tutto il settore.»

«Impossibile» decretò Aelita. «XANA non lo avrebbe mai fatto. Dev’essere colpa dei guerrieri!»

Carlotta aggrottò le sopracciglia. «Intendi i miei genitori?»

«William e Yumi!» Jeremy trattenne il fiato mentre riprendeva a digitare comandi. Riprese a respirare solo quando lesse che erano tornati con successo nel mondo reale.


ʘ –


«Pronto?»

«Franz!» Odd schiacciò il telefono contro l’orecchio appena il ragazzo rispose alla chiamata. «Alleluja, gli altri non rispondo al telefono e io non so cosa cavolo fare.»

«Ho tutto sotto controllo zio Odd, l’importante è che Emma stia bene e--»

«Emma non sta bene! Non è ancora ripresa e più tempo passa più mi preoccupo. Senza contare che l’infermiera è appena comparsa dal nulla e poi sparita di nuovo!»

Seguì un momento di pausa.

«Davvero?» fece Franz dopo un po’.

«Sì, davvero

Di nuovo silenzio.

«Adesso provo una cosa» disse ad un certo punto. «Tu dimmi se riappare.»

Odd cercò di protestare e fare domande, ma dall’altra parte del telefono Franz non diede nessun segno di star ascoltando. «Niente?» chiedeva ogni tanto, e puntualmente Odd rispondeva che “no, non era cambiato niente”.

Stava per ripeterlo per la testa volta quando la donna riapparve. Esattamente la stessa, esattamente nello stesso punto in cui era scomparsa. «Davvero non riesco a crederci» disse, come se non fosse passato neanche un secondo dall’ultima volta che aveva parlato. Notò che Odd era in una posizione diversa da quella in cui l’aveva lasciato e sollevò entrambe le sopracciglia.

«Li avevo mandati tutti in stand-by perché credevo di non essere riuscito a cambiare niente» spiegò intanto Franz. «Davvero non credevo… insomma ma è comparsa o no?»

«Sì» rispose semplicemente Odd. «È proprio qui, davanti a me.»

«Incredibile» commentarono contemporaneamente Franz e la donna.

«Credo che abbia appena parlato. Odd hai sentito cosa ha detto?»

«Sì. Lo sentivo anche prima.»

«Ottimo! Puoi descrivermela?»

Odd spostò il peso da un piede all’altro, nervoso. L’infermiera intanto aveva ricominciato ad esaminare Emma. «È alta, con capelli scuri. Porta un camice bianco.»

«Sono Lisa Guard.»

«Dice di chiamarsi Lisa Guard.»

«Sì, sì! !» la voce di Franz era un concentrato di gioia. «Dimmi altro ti prego. Tutto quello che vedi di lei, è importante. Tutto. Non ti preoccupare non si offenderà.»

«Tu cosa… okay… Ho già detto che è molto alta? E… ha un brutto naso.»

La donna non reagì minimamente.

«Che significa un brutto naso?»

«Aquilino, credo si dica. Senti, perché non mi fai tu delle domande? Anzi, perché non mi spieghi cosa sta succedendo, Franz?»

Ci fu qualche rumore, come se il ragazzo si fosse spostato, poi riprese a parlare. «Sono Programmi, zio Odd. E li ho tutti davanti a me. A quanto pare ci sono da un sacco di tempo, ma nessuno riusciva a vederli. Tranne noi, anche se non so perché. Ora sto cambiando delle impostazioni in modo che tutti possano riuscire a vederli, sentirli, insomma a interagire. Io non noto differenze per questo avevo smesso, ma mi stai dicendo che invece ci sono riuscito! Odd, chiunque abbia creato questo server ci ha provato per anni! L’ho visto nelle schede di memoria. Siamo circondati da Programmi. La tua descrizione della donna mi serve per sapere se vedi correttamente il Programma “6U4RD_L154” o devo apportare delle correzioni alle proiezioni.»

L’infermiera aveva girato Emma a pancia in giù sul lettino e continuava a tastarle la schiena.

«Ora sta visitando Emma?» chiese Franz.

«Sì, perché?»

«Sto ricevendo dati da lei. Sto ricevendo il suo referto. Si carica lentamente. Odd, intanto dimmi: di che colore sono i suoi occhi? Ha la pelle chiara o scura? Le sue braccia…»

Delle voci allarmate richiamarono l’attenzione di Odd. Corse alla porta e si affacciò nel corridoio.

«Franz?»

«Sì?»

«Se io vedo l’infermiera, significa che sono comparsi anche tutti gli altri Programmi che sono nella scuola?»


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko / Vai alla pagina dell'autore: Artemide12