Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Misatona    13/08/2018    8 recensioni
La storia di Bulma e Vegeta percorsa tramite la canzone "Come What May" del Mulin Rounge.
Dal testo "La più grande cosa che potrai mai imparare, è amare ed essere amato.
Vegeta l’aveva imparato. Aveva imparato a farsi amare dall’unica donna che aveva visto del buono in lui. Aveva imparato ad amarla, a lasciarsi andare, ad essere se stesso."
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The greatest thing You'll ever learn, is just to love and be loved in return.
 
 
La più grande cosa che potrai mai imparare, è amare ed essere amato.
Vegeta l’aveva imparato. Aveva imparato a farsi amare dall’unica donna che aveva visto del buono in lui. Aveva imparato ad amarla, a lasciarsi andare, ad essere se stesso.
Era arrivato sulla Terra con l’intento di distruggere il pianeta e i suoi abitanti, poi le cose non erano andate proprio nel migliore dei modi. Era stato sconfitto da una stupida terra classe saiyan, il figlio del vecchio ed inutile Bardack. Kakaroth. Che vergogna. Gli aveva addirittura risparmiato la vita, quell’inetto. I saiyan non risparmiano, i saiyan uccidono. Quel giorno, per Vegeta, quella terza classe aveva rinnegato a tutti gli effetti le sue origini e l’aveva costretto alla fuga per salvarsi. Non lo sopportava. Come aveva osato un affronto simile? Come? Contro il principe del suo popolo!
Gliel’avrebbe fatta pagare, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita. Doveva solo trovare le sfere del drago e diventare immortale. Un gioco da ragazzi, se non fosse stato per Freezer. Ah, quel maledetto lucertolone aveva ascoltato le conversazioni del principe tramite gli scouter e si era diretto su Namek prima di lui. Doveva raggiungerlo e impedirgli di utilizzare le sfere. Servivano a lui.
E ci era riuscito: aveva sottratto le cinque sfere a quello schifoso tiranno e aveva seminato distruzione sulla sua astronave. Mentre quell’idiota di Zarbon leccava i piedi a Freezer, Vegeta era riuscito a fuggire nuotando sotto le acque di Namek. Era entusiasta, gli mancava solo una sfera per raggiungere l’immortalità ed avere la sua vendetta su Freezer e Kakaroth. Cosa? I terrestri! Come se non bastasse, sul quel dannato pianeta, c’erano anche gli stupidi amici di Kakaroth e avevano la sfera mancante.
Ma il suo piano di recuperare l’ultima sfera, per un susseguirsi di sfortunati eventi, andò in frantumi. Sul pianeta era giunto anche Kakaroth e quel namecciano che aveva ucciso Radish. Erano tutti contro lo stesso nemico, anche se per motivazioni differenti e proprio questo nemico, con un colpo funesto, gli aveva tolto la vita. L’ennesima umiliazione davanti ad una terza classe. Gli aveva chiesto anche di vendicarlo. Patetico, Vegeta.
 
“Devi sapere che il super saiyan… è un essere… un essere…”
Vegeta era in fin di vita e stava rivolgendo le sue ultime parole, le ultime preghiere, all’unico che potesse comprendere. La sua nemesi, l’unico puro saiyan rimasto.
“Il mio pianeta, il nostro pianeta.. non è esploso con un meteorite, è stato Freezer ad eliminarci tutti. Ci ha raccontato menzogne, ci ha schiavizzati e ha ucciso tuo padre e mio padre, il re.”
Si era fermato per raccogliere un po’ di energie. Parlare stava prosciugando le sue ultime forze, ma sentiva il bisogno disperato di dire quelle cose.
“Kakaroth, per favore… distruggi Freezer. Vendicami, ti prego.”
Le lacrime scendevano dai suoi occhi, dove mai avevano avuto piacere di mostrarsi. Che ridicolo, Vegeta. I saiyan non piangono.
“Tu sei un saiyan”
 
E quegli inetti l’avevano affrontato un’altra volta. L’avevano riportato in vita e gli avevano permesso di vedere il super saiyan della leggenda. L’ennesima beffa. Una stupida terza classe era diventata un super saiyan prima di lui. Inaccettabile. Non gliel’avrebbe fatta passare liscia ma per sopravvivenza, al momento, gli conveniva restare calmo. Per questo aveva accetto l’invito di quell’oca ad alloggiare nella sua dimora. E proprio quell’oca, quella meravigliosa e bellissima oca, era diventata sua moglie. Si era insinuata nella sua vita rumorosamente, forse l’aveva preso per sfinimento. O forse si era solo affezionato ai suoi difetti pian piano perché, di difetti, Bulma ne aveva molti. Era eccentrica, frivola, rumorosa e testarda.
L’aveva usata, aveva usato la sua casa, le sue comodità e il suo intelletto per i suoi comodi e poter raggiungere lo stato di super saiyan. Non la sopportava ed ogni volta che lei lo vedeva, aveva qualcosa da ridire. Lui era il principe dei saiyan e lei un’insulsa terrestre. Non lo sapeva che, se avesse voluto, l’avrebbe potuta far fuori in un battito di ciglia?! Ah, che rabbia!
I suoi amici almeno erano più saggi: non lo infastidivano e la mettevano in guardia dall’assassino che aveva in casa. Il suo ragazzo glielo faceva notare in tutti i modi che Vegeta era pericoloso, che si stava facendo i suoi comodi… ma Bulma aveva sempre una scusa pronta per difenderlo. “È cambiato, non ci farà più del male”, “Se avesse voluto, ci avrebbe già uccisi tutti” e ancora “Si fa il culo come tutti voi per combattere i cyborg. Il minimo che io possa fare è offrirgli un tetto”.
La turchina aveva ragione. Vegeta era cambiato da quando aveva scoperto la vita lì. O forse da quando era stato risparmiato, riportato in vita e vendicato dal suo nemico. Il suo unico obiettivo restava, comunque, diventare super saiyan e scontrarsi con Kakaroth, ma non aveva tenuto conto delle piacevoli complicazioni che avrebbero di lì a poco fatto capolino nella sua vita.
 
“Vegeta, ce l’hai fatta”
“Certo che ce l’ho fatta”
Sinceratasi delle sue condizioni, dopo quella forte esplosione, Bulma aveva ripreso a battibeccare con il principe, come sempre avevano fatto da quando convivevano alla Capsule. Ma Vegeta non stava bene, aveva subito dei gravi danni e poco dopo si era accasciato tra le macerie e la lei era corsa a sollevarlo tra le sue braccia.
“Ti prego, non metterti di mezzo”
“Sei tutto ferito, non puoi continuare in questo stato”
“Sono solo dei graffi superficiali, non è niente di grave. Io sono il Principe dei saiyan, il più potente di tutta la galassia e devo diventare più potente di Kakaroth”
“Va bene, insegui i tuoi sogni ma devi darmi retta”
Agli occhi di Yamcha, quei due sembravano molto più intimi di quanto in realtà non lo fossero. Si guardavano sinceri negli occhi e forse, per la prima volta, Vegeta stava aprendo il suo cuore e i suoi pensieri a quella rumorosa di una donna. Quella donna che era corsa a prendersi cura di lui. Quella donna che gli stava regalando il suo amore giorno dopo giorno e che lui aveva fatto di tutto per rinnegare. Non aveva tempo per queste cose, doveva allenarsi e diventare super saiyan. Fine della questione. Non fu così semplice però: Bulma era una vera cocciuta e lui, per quanto odiasse il suo essere fastidiosa e pedante, era affascinato da quell’essere tanto che una sera, trovatisi soli nella grande cucina dell’edificio a cupola, si erano baciati per la prima volta.
Vegeta era sicuro che muovendosi nell’oscurità della notte avrebbe evitato i proprietari di quella casa, ma doveva sempre andargli storto qualcosa. Il karma lo stava punendo con la più fastidiosa delle torture: la parlantina dei Brief.
“Vegeta? Cosa fai in piedi a quest’ora?”
Era diversa quella sera. Forse erano abiti da cerimonia terrestre quelli che indossava. Gli ricordavano i lunghi vestiti che portava sua madre Rosescheena su Vegeta Sei a quelle noiosissime feste di palazzo. La osservava ammaliato e confuso. Aveva qualcosa di diverso anche nel suo viso. I suoi capelli erano acconciati in modo differente e, per tutti i Kami, sembrava una dea greca. Ma cosa diavolo stava pensando?
Tornato in sé riprese il cammino verso il frigorifero cercando di assumere il suo solito tono menefreghista.
“Potrei chiederti la stessa cosa”
“Ah, bhè… io torno da una serata disastrosa”
Si era appoggiata al piano della cucina, di fianco a lui, sfiorando con il mignolo la mano di Vegeta. Un sussulto, un brivido. Entrambi l’avevano percepito. Torna in te, Vegeta. Perché? Che voleva? Confessarsi con lui? Non era certo il suo amichetto. Tutta via, Vegeta la guardava con la coda dell’occhio mentre sorseggiava la sua bibita fresca. Era tremendamente curioso ma non avrebbe chiesto nulla a quella seccatrice.
“Ho litigato con Yamcha”
L’azzurra sospirava portando il suo sguardo a terra, con un sorriso amaro dipinto sul volto che aveva colpito il principe. Non lo sopportava quel mollusco e vederla in quello stato per colpa di quell’inetto, gli stava regalando un po’ troppo fastidio. Non riusciva a capacitarsene.
“Tsk, come se non litigaste mai”
Bulma aveva girato il volto verso il saiyan catturando i suoi occhi. Da quando aveva quegli occhi magnetici? Da quando quegli occhi riuscivano a smuovergli le farfalle nello stomaco? Era sicuro che quelle bestiacce nel suo stomaco fossero state disintegrate sul nascere e invece… quegli occhi, quegli stramaledettissimi occhi, ogni volta da quella sera, riuscivano a fargli battere il cuore.
“Hai ragione. Sono una sciocca. Bhè, buona notte.”
Bulma si era slanciata in avanti per andare nella sua stanza ma Vegeta non voleva che le farfalle fermassero la loro danza. La sua mano si era mossa automaticamente sul suo polso per bloccare la fuga. Il suo cuore poteva essersi incrinato avendo ricominciato a battere, ma i suoi modi rimanevano rozzi come quelli di uno scimmione.
“Ah! Mi.. mi fai male”
“S-scusa”
Vegeta ritirava la sua mano con gli occhi spalancati. Non avrebbe mai pensato che si sarebbe sentito così. Come se non avesse mai visto il cielo prima di allora.
“Non importa”
Si toccava il polso dolorante Bulma, poi di nuovo puntò il cielo dritto nella tempesta più nera che avesse mai visto. Ma lei aveva visto oltre quella tempesta, dove il sole splendeva sicuro di sé. Era bastato quel sorriso dolce a Vegeta per muovere i piedi nella sua direzione. Stava guardando il cielo e per la prima volta lo osservava senza che questi rimandasse a battaglie o viaggi di conquista. Vegeta aveva trovato la quiete. La sua quiete.
La mano si avvicinava titubante alla guancia della turchina con una delicatezza estrema, una delicatezza di cui lo stesso principe era rimasto spiazzato. Bulma sussultò a quel contatto. Il suo cuore era impazzito e le sue esili mani si erano posate sulla sua.
C’era voluto solo un altro secondo. Le loro labbra si erano unite creando ad entrambi degli scompensi cardiaci. Bulma voleva scomparire dentro il suo bacio. Era stata rapita da quelle labbra sottili ma soprattutto era stata rapita dalla sua essenza. Ogni giorno lo amava di più.
Non riuscivano a staccarsi l’uno dell’altra. Quel bacio era stato approfondito ed aveva acceso la miccia del loro amore che sarebbe durato in eterno.
Certo, c’erano stati molti alti e bassi nella loro relazione e Vegeta aveva tentato disperatamente di ritornare alle sue origini maligne più volte. Voleva tornare ad essere lo spietato principe dei saiyan di un tempo: assassino, menefreghista, egoista. E tutte le volte, la testardaggine di Bulma, l’amore di Bulma, l’avevano riportato alla dura realtà. Aveva commesso degli errori e lei l’aveva riaccolto tra le sue braccia sempre. Cosa gli aveva fatto quella strega? E soprattutto perché si ostinava a perdonarlo ogni volta? L’aveva abbandonata incinta, aveva rinnegato il loro primo genito e l’unica cosa che era riuscito a scuoterlo era stata la morte di Mirai Trunks. Di suo figlio.
Ci era ricascato di nuovo poi, quando si era lasciato domare dal Majin perché quella vita gli sembrava andargli troppo stretta. Si era detto un miliardo di volte che non lui non poteva provare amore, che era un saiyan, che era figlio del Re Vegeta. L’amore era per i deboli e lui non lo era. Lui era il fiero principe dei saiyan e con questa convinzione aveva mandato all’aria tutto quello che di più importante aveva. Ma si sbagliava di grosso perché, se ascoltava il suo cuore, lo sentiva… cantare? Si, cantare. E gli diceva di darle tutto. Di dare la vita per lei e per suo figlio e lui l’aveva fatto. Si era sacrificato per quella donna che l’aveva sempre amato e aveva visto il verde in un territorio arido e arso dal male. Aveva visto la sua parte buona, dove tutti vedevano solo un assassino. Aveva visto un padre, dove c’era solo un uomo a cui importava solo di se stesso. Bulma aveva visto tutte le sfaccettature di Vegeta perché Vegeta era tutte queste cose ma, senza Bulma, non sarebbe stato niente. E di nuovo gli era stata data una seconda opportunità. Era tornato in vita quando non si meritava quella vita e l’amore dei suoi cari. Trunks gli era corso in contro e Bulma… Bulma l’aveva guardato sorridendogli con gli occhi di chi ama in modo sincero e profondo, facendolo vergognare delle sue azioni. Lei era ancora lì per lui e lui non se ne capacitava.
Quella sera, nella loro casa, Trunks l’aveva assillato di domande e lui aveva risposto ad ognuna di esse. Incredibile, Vegeta.
“Coraggio Trunks, lascia riposare un po’ tuo padre”
Bulma sorrise al compagno dolcemente per poi accompagnare il bambino nella sua stanza.
Il principe era stranito, si guardava attorno come se nulla fosse cambiato tra quelle mura ma quello che era cambiato era lui. Finalmente aveva accettato di avere un cuore e aveva deciso di donarlo alla sua famiglia.
“Mi spiace, la parlantina l’ha proprio presa dai Brief”
Bulma aveva raggiunto l’uomo seduto sul divano, posandogli una mano sul ginocchio. Sempre con quel sorriso felice. Perché? Nemmeno un minimo di rabbia o delusione. Perché?
“Bulma… non.. non mi detesti?”
Erano soli. Finalmente Vegeta poteva aprire il suo cuore con l’unica persona con cui l’aveva fatto. L’unica persona che aveva sempre ferito con le sue azioni. Che ironia, eh?
“Vegeta.. ma che dici?”
La turchina sembrava scioccata dalla sua domanda.
“Io… io..”
Sentiva le lacrime bruciare agli angoli degli occhi ma il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di piangere. No. Non di nuovo.
“Vegeta, so cosa vuoi dire. Hai sbagliato e ti sei pentito, non saresti qui altrimenti. Le stagioni cambieranno, dell'inverno alla primavera… ma la cosa che non cambierà mai è che ti amo. Qualunque cosa accada.”
L’aveva carezzato e lui aveva chiuso gli occhi sorridendole, lasciandosi cullare dal suo amore. Come sempre il suo orgoglio gli impediva di esternare i suoi sentimenti, ma in quel momento aveva giurato di fare di tutto per la sua famiglia. Soprattutto per lei. Aveva posato le sue labbra su quelle di Bulma, sigillando quel momento in un bacio pieno di passione e di scuse per essere stato un totale idiota in tutti quegli anni e lei… lei, come sempre, aveva capito.
“Andiamo a letto?”
 
E poi era arrivata l’ennesima battaglia. Questa volta la situazione era drammatica e Vegeta era veramente preoccupato perché, adesso, c’era un’altra donna nella sua vita da proteggere. Il rischio era la cancellazione dell’universo e non avrebbe permesso a nessuno, questa volta, di togliergli la gioia di essere padre. Nemmeno a se stesso.
Era quasi ora di partire, tutto era pronto. Si era allontanato per poter salutare, forse per l’ultima volta, quel batuffolo azzurro nella culla. Bra.
“Alla fine tua madre ce l’ha fatta a chiamarti con questo nome assurdo..”
Il principe sorrideva alla sua piccola osservato da una Bulma commossa appoggiata allo stipite della porta.
“Ti sei scordata che sento il tuo ki?”
La donna si era allora avvicinata al marito, cingendo la sua vita. Vegeta guardava Bulma con commozione, cingendola con il suo braccio destro. Aveva posato le labbra sulla fronte dell’azzurra stringendola nella sua dolce morsa.
“Oh Vegeta..”
Le lacrime avevano iniziato a scorrere. Non avrebbe voluto farsi vedere debole Bulma. Era la moglie del principe dei saiyan, dopotutto. Ma la situazione era troppo grande anche per una come lei, che di avventure, ne aveva affrontate molte.
“La sveglierai”
Abbracciati avanzavano verso l’uscita della stanza dove la luce del corridoio li illuminava con dei giochi di luce ed ombra da far invidia a Caravaggio.
Vegeta aveva preso il mento di sua moglie tra indice e pollice, cingendo il fianco con l’altra mano.
“Tornerò”
Di nuovo aveva fallito. Aveva promesso di non mentire più, ma l’aveva fatto di nuovo. Non lo sapeva se sarebbe tornato questa volta. Non lo sapeva davvero. Si diede del coglione mentalmente e prese coraggio per dire ciò che pensava da quella sera di tanti anni fa.
“Certo che tornerai”
Bulma si era asciugata una lacrima e poi aveva tirato un pugno sul suo petto facendo sorridere quell’uomo, quel padre, quel marito. Quel Vegeta.
“Qualunque cosa accada, qualunque cosa accada… Ti amerò fino alla fine dei miei giorni”
Forse Vegeta aveva deciso di stroncare la vita di sua moglie prima del tempo con quella confessione. Non era da lui dire certe cose e forse non gliele avrebbe più dette, anche se fosse tornato vittorioso a casa, ma sentiva di doverlo fare. Sentiva di doverglielo. Sentiva di dovere confessare il suo amore anche a parole alla donna che gli aveva cambiato la vita. Quella donna che lo aveva portato alla vita.
Commossa, l’azzurra, si era gettata al suo collo baciando le labbra dell’uomo. Lingue danzanti in un bacio agitato e ansioso. Frustrato e voglioso di più tempo per loro. Triste per la situazione, felice per le parole che l’avevano preceduto.
Non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra, ma il momento della partenza era ormai vicino e Goku era arrivato a richiamare all’ordine il principe.
“Vegeta.. oh”
Si era interrotto vedendo i due coniugi in un momento così intimo. Sorrideva il Son, si era sciolto in un dolce sorriso vedendo la sua amica di sempre con il suo compagno di lotte.
Sciolto il bacio, Vegeta e Bulma erano rimasti fronte contro fronte ad occhi chiusi e stretti l’un l’altra.
“Ti amo Vegeta”
Le lacrime di Bulma avevano ripreso il loro corso e i singhiozzi si facevano sempre più forti.
“Emh.. Ragazzi mi dispiace interrompervi. È ora di andare”
Goku si era fatto serio mentre i due si erano girati leggermente sorpresi a guardarlo. Bulma si era asciugata velocemente le lacrime mentre il moro aveva scambiato un cenno d’intesa con il nemico/amico.
“Coraggio, andate. Vi raggiungo subito.”
Quella donna era strabiliante, si era ricomposta ed era pronta ad osservarli partire. E Vegeta l’ammirava per questo: per la sua caparbietà, per la sua forza di volontà, per il suo coraggio, per il suo essere. Per essere semplicemente Bulma.
Il principe e la terza classe camminavano fieri uno affianco all’altro avvolti dal silenzio. Il più alto dei due guardava il più basso curioso. Doveva chiederglielo.
“Ma non hai sentito il mio ki?”
“Certo che l’ho sentito!”
Doveva sempre infastidirlo, Kakaroth. Sempre.
“E hai continuato a baciare Bulma?”
Erano di fronte alla porta a vetri che dava sull’ampio terrazzo della Capsule Corporation, dove tutti li stavano aspettando. Il principe aveva bloccato il suo cammino e si era voltato a guardare il compare con aria minacciosa.
“Tsk! Sei un’idiota, Kakaroth!”
Goku aveva sospirato sollevato grattandosi la nuca, mentre il principe aveva raggiunto gli altri.
Erano ormai alti in cielo, si era voltato a guardarla ancora una volta.
“Qualunque cosa accada”
“Qualunque cosa accada”
“Cosa?”
A Gohan era parso che Vegeta avesse detto qualcosa.
“Niente”
Il moro aveva letto perfettamente il labiale di sua moglie. Le palpebre avevano calato il sipario per un attimo sui suoi occhi e quando li aveva riaperti, si era ritrovato sul ring della grande battle royale. Adesso non c’era più tempo per i sentimentalismi.
 
E dopo quei maledetti, ansiosi e terribili 48 minuti, il mondo si era fermato. Era vivo. Tutti loro erano ancora vivi. Trunks, Bra e Bulma erano vivi. E lui non vedeva l’ora di tornare da loro.
L’angelo del loro universo li aveva riportati alla base. Tutti erano accerchiati dai loro. Aveva visto sua suocera con la piccola Bra tra le braccia e si era subito avvicinato per prenderla lui. All’appello mancava solo quell’oca. Ma dove diavolo si era cacciata? Si guardava attorno cercando il suo cielo azzurro poi, come una furia, lo travolse.
“Vegeta”
“Ah! Sta’ attenta”
Si era subito stizzito, non aveva ancora fatto tempo a vederla che l’aveva già fatto alterare coi suoi modi rumorosi.
“Scusa”
I singhiozzi di Bulma lo fecero, infine, sorridere. Vinceva sempre lei. Lei che era lì tra le sue braccia. Lei, che dopo quei 48 minuti, non era più così rumorosa.
Improvvisamente il mondo sembrava un posto perfetto, improvvisamente si muoveva con una grazia perfetta. All'improvviso la sua vita non sembrava più uno spreco. La sua vita girava tutt’intorno a lei.
“Te l’avevo detto che sarei tornato”
Aveva mosso la sua mano sulla sua chioma azzurra, in quella che a tutti gli effetti, era una carezza. Una carezza alla luce del sole, di fronte a tutti i presenti.
Bulma gli aveva sorriso e si era rannicchiata al suo petto. Avrebbe voluto baciarlo ma sapeva che per lui sarebbe stato troppo quel gesto così plateale, così decise di lasciarsi coccolare ancora un po’ da quelle forti braccia finché il principe non sciolse quel dolce abbraccio per entrare nella sua dimora.
“Andiamo?”
Sull’ingresso si era voltato a richiamare l’attenzione della moglie allibita dal suo comportamento.
“Dove?”
Aveva chiesto ingenuamente Bulma, raggiungendolo. Vegeta aveva alzato gli occhi al cielo esasperato, sbuffando e pregando che ogni tanto sfruttasse tutta quell’intelligenza di cui era stata munita. Quando incontrò i suoi occhi, sorrise malizioso avvicinandosi al suo orecchio.
“A fare il terzo”
Riprese così il suo cammino verso la loro stanza dove, dopo pochi attimi, fu raggiunto dalla sua dolce metà.
Quarantotto minuti senza nemmeno sfiorarsi erano stati veramente troppo per entrambi. Bulma chiuse la porta mentre Vegeta si spogliava della sua tuta logora. Aveva voltato appena il viso nella sua direzione osservandola con la coda dell’occhio e il suo solito sorriso sghembo.
Sua moglie cingeva ora le sue spalle con le sue esili braccia.
“Mi sono sembrati interminabili questi 48 minuti”
Si era girato per guardare negli occhi la sua splendida regina. Fece scivolare lentamente il camice bianco a terra, sollevò la sua t-shirt aderente e le sbottonò i pantaloni. La stava osservando come la prima volta che si erano concessi l’un l’altra. Con gli stessi occhi vogliosi e ammaliati. Le sue mani sulle spalle di Bulma fecero scivolare altrettanto lentamente il suo intimo. L’azzurra sussultava ai suoi tocchi come ogni volta. Era capace di smuoverla ogni volta come quella prima volta.
“Vegeta”
Mentre l’uomo la sollevava adagiandola sul loro ampio letto matrimoniale, Bulma sospirava il nome di suo marito in balia dell’eccitazione.
Le baciava il collo con dei baci caldi e soffici, per niente rudi. Si reggeva sulle muscolose braccia mentre lei si aggrappava ai suoi bicipiti con le sottili mani.
La sua scia incandescente viaggiava su ogni centimetro della sua nivea pelle, carezzando con il fuoco quel corpo perfetto. Si fece spazio tra le sue gambe sode per insinuarsi in lei guardandola negli occhi. Perché per Vegeta e Bulma, unirsi in quell’atto carnale, era anche unirsi nell’anima ed ogni volta le loro anime danzavano un tango specchiate nei loro occhi.
Erano stati travolti dalla passione, come ogni volta. Era stata ingestibile e si erano arrovellati in quelle lenzuola per ore, senza considerare i loro ospiti. Fregandosene del mondo perché, il loro mondo, era già perfetto così e comprendeva solo loro due.
Dopo aver consumato la loro passione, esausti e ansimanti, si guardavano ancora commossi negli occhi.
“Qualunque cosa accada”
Vegeta mosse le sue labbra automaticamente. L’orgoglio non era più dittatore della sua mente ormai. Non più.
“Ti amerò fino alla fine dei miei giorni”
All’unisono, sigillarono la loro promessa d’amore per poi scambiarsi un dolce bacio a fior di labbra, cullati in un caldo abbraccio godendosi la pace finché sarebbe stato possibile.
Sarebbero arrivate nuvole di tempesta e le stelle sarebbero collassate un giorno, ma quei due, come Christian e Satine, avrebbero avuto la certezza di amarsi in eterno. Fino alla fine del tempo.
 
“Vegeta, c’è un problema”
“Quale problema?”
“Broly”
Bulma si era voltata verso il marito che l’aveva raggiunta a grandi passi. L’aveva presa per un braccio e si era sporto a baciarle le labbra, lasciandola senza fiato. Si erano guardati complici e si erano scambiati, infine, un sorriso sicuro e innamorato.
“Qualunque cosa accada”
“Qualunque cosa accada”
 
 
Fine.
 
.
.
.
Emh, vorrei scrivere delle note sensate… ma non so da dove iniziare.
Dunque. Qualche giorno fa, parlando con Padme90 di musica, mi è balenata l’idea di adattare il Mulin Rouge in una VegeBul. Christian e Vegeta, però, sono completamente diversi. Io amo quel film e amo Ewan Mcgregor, ma non c’entravano nulla con Vegeta. Avevo voglia di scrivere qualcosa che restasse parzialmente IC così ho stravolto l’idea iniziale. Si, alla fine è un po’ OOC ma rispetto al mio solito direi che è ICissimo questo Vegy-kun XD.
“Come What May” è una delle canzoni più belle che esistano e spero di averla inserita bene all’interno della storia dei nostri amati VegeBul.
Spero vi piaccia questa One Shot, fatemi sapere cosa ne pensate e se secondo voi Vegeta è abbastanza IC.
 
Oltre a Padme che mi ha fatto venire l’idea, ringrazio il mio super grillo che mi sprona sempre!
Grazie Elemona <3
 
Un abbraccio,
Misato.
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Misatona