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Autore: Tessie_chan    14/08/2018    3 recensioni
Questa è la storia di Yui Komori, e di come è entrata nella vita dei Sakamaki. Stessa famiglia, stessi drammi, stessa follia. E stessa Yui. O quasi.
Noi conosciamo la storia dei Sakamaki. Ma c'è una parte di quella storia che non è stata ancora raccontata, che ha come protagoniste cinque donne: Cordelia, Beatrix, Christa, Yui... e qualcun altro, ma di lei parleremo un’altra volta.
Cominciamo col dire che in questa storia Beatrix non è morta. Reji non l'ha mai uccisa e, sebbene sia relegata nell'angolo più silenzioso della famiglia, odiata dai propri figli e ignorata dagli altri, è tutt'altro che assente. Al contrario, è la custode di molti segreti, e l'unica che ha percepito il pericolo che incombe sui Sakamaki: un pericolo rappresentato da Richter, che trama contro la famiglia da anni, e che ora sembra deciso a fare finalmente la sua mossa.
Per questo Beatrix chiederà la protezione della più improbabile delle alleate. Ma ancora non sa che questa decisione metterà in moto gli eventi che modificheranno per sempre il destino di questa sanguinaria e tormentata famiglia.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ayato Sakamaki, Beatrix, Ruki Mukami, Yui Komori
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Prestami il tuo volto. Placa le mie tenebre. Affila la mia anima.



Y.K.


Prologo




Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare
la maschera più adatta alle mie intenzioni.
- Shakespeare, La dodicesima notte
 



15 settembre 2006, Giappone

- Non potete mandarmi via! Non voglio andare in quel posto! Non conosco nessuno lì! Sarò completamente sola se ci vado!
- Ma ti insegneranno ad usare le tue capacità! Potrai diventare un medico esperto, un buon Cavaliere…
- Non voglio diventare un Cavaliere! E posso diventare un medico anche senza il loro aiuto! Reiji può insegnarmi, e…
- Reiji non è umano come te, e non possiede facoltà come quelle dei Cavalieri. Non può aiutarti a governare la tua. Hai bisogno di stare con quelli della tua razza…
- E se non volessi, zia Beatrix?!
- Non hai altra scelta, perché da oggi non sei più la benvenuta in questa casa. Questo non è il tuo posto, e sei inutile se non diventi un Cavaliere, un’inutile umana indifesa destinata a soccombere. Te ne rendi conto, vero? Se ti rifiuti di obbedirmi, non durerai un giorno senza la protezione dei Sakamaki. Perciò devi fare come ti ho detto, devi recarti alla Corte del Drago e seguire le orme di tua madre. Non sei mai davvero stata un membro della nostra famiglia, e mai lo sarai. Fattene una ragione.

- Va tutto bene, signorina?
La bambina seduta nell’auto non rispose. Stringeva forte le mani in grembo torturando senza pietà la costosa ed elegante seta del suo vestito, che ormai rappresentava tutto ciò che possedeva, a parte il pugnale d'argento che portava appeso alla cintura, e teneva gli occhi bassi, mentre si sforzava orgogliosamente di non piangere fissandosi le mani e ascoltando il rumore della pioggia che batteva contro i vetri. Anche se era stata appena ripudiata e cacciata dalla propria casa, e al momento non c’era comunque nessuno al suo fianco che avrebbe potuto prenderla in giro perché era ancora una bambina ingenua e inesperta in un mondo di demoni antichi, lei si sentiva comunque obbligata a mostrarsi impassibile, come se gli occhi dei fratelli adottivi potessero davvero seguirla ovunque, perfino in quell'auto, mentre fuori era pieno giorno, e i vampiri Sakamaki si erano di certo già ritirati nelle loro bare da un pezzo, all'oscuro di ogni cosa.
O forse era perché, dopotutto, lei non era mai davvero sola. Non con quella presenza oscura e corrotta che si agitava costantemente nel suo petto all'altezza del cuore, sempre pronta a sfruttare ogni momento di debolezza per ridere di lei, o peggio, per attaccarla e minare le sue difese.
Da quel giorno in poi avrebbe trovato un fertile terreno per i suoi intrighi, dunque… se solo Beatrix avesse immaginato cosa stava rischiando di scatenare con le sue decisioni…
- Signorina?
La bambina alzò la testa con un sospiro, e puntò i suoi occhi viola sul famiglio seduto al volante accanto a lei. Occhi grandi e lucidi di lacrime, che mal si accompagnavano con il tono compassato e vagamente scontroso con cui rispose - Sto bene. Ora però non disturbarmi, per favore.
Il famiglio annuì una volta sola, e riportò senza commentare lo sguardo sulla strada. Non sembrava preoccupato, e nemmeno dispiaciuto… solo vuoto, come tutti gli altri famigli. La bambina represse un moto di stizza. Ma se non gli interessava davvero del suo stato, perché la infastidiva con le sue domande?
Non devo arrabbiarmi. Risentimento e odio non fanno altro che rendere quella donna più forte.
La bambina si abbandonò sullo schienale, posandosi istintivamente la mano sul petto, stringendo i denti per il dolore. Gli attacchi di Cordelia erano feroci e colpiscono dritti al cuore, era come se una mano gelida le stringesse con forza le viscere.
Per quanti anni sarebbe andata avanti ancora così? Per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a evitare la rinascita di quella donna, specie ora che era sola al mondo? Se solo avesse potuto dire la verità ai Sakamaki, forse loro avrebbero potuto aiutarla…
O forse mi ucciderebbero all'istante e basta. Il problema è che non avrebbero neanche torto…
La bambina scosse la testa, per sgombrarla da quei cupi pensieri. Non era il momento di pensare a questo, doveva pensare ad un modo per sfuggire al famiglio che la stava portando all'aeroporto. Non voleva andare alla Corte, non poteva andare alla Corte. Doveva trovare un sistema, qualcosa da…
- Dannazione!
La bambina sobbalzò, riportata bruscamente alla realtà dal grido del famiglio. Si voltò per capire cosa stia succedendo, ma venne bruscamente sbalzata contro la portiera prima ancora di poter mettere a fuoco, come se l’avesse investita un treno d’aria. Tentò di urlare a propria volta, ma non aveva più fiato dei polmoni, come se qualcosa la schiacciasse impedendole di muoversi, mentre il famiglio tentava disperatamente di riprendere il volante sfuggito al suo controllo, e l’auto sbandava sempre di più.
Non ci riuscì; era come se una forza sconosciuta e devastante lo stesse manovrando al suo posto. La bambina si coprì terrorizzata le orecchie, mentre il famiglio continuava ad imprecare cercando inutilmente di frenare…
E poi lei lo vide: fu solo per un secondo, forse anche meno, ma non ebbe dubbi: un pipistrello, sul sedile posteriore dell’auto. I suoi occhi rossi la osservavano, fin troppo consapevoli, e lei, confusa, ricambiò ipnotizzata il suo sguardo, dimenticando per un istante ciò che stava accadendo…
E poi capì. Quel pipistrello non era lì per caso. Qualcuno stava cercando di ucciderla, e l’animale era lì perché quel qualcuno voleva godersi lo spettacolo.
Con il tempo che sembrava scorrere a rallentatore, la bambina chiuse gli occhi, rassegnata. Ora sapeva che era finita. Il famiglio non sarebbe riuscito a recuperare il controllo dell’auto, non sarebbe mai riuscito a fermare l’assalto del vampiro che li stava attaccando, e nessuno dei Sakamaki sarebbe venuto per salvarla. Sarebbe morta lì, da sola, per mano di uno sconosciuto…
E Cordelia sarebbe scomparsa insieme a lei. La macchina ora stava per schiantarsi contro un palo della luce, e una luce abbacinante illuminava il volto della bimba: stava sorridendo adesso, di un sorriso ironico e compiaciuto, mentre attendeva che fosse tutto finito.
Un impatto violentissimo. Poi, il buio assoluto.

Y.K.

Un’auto frenò bruscamente, evitando per un pelo di schiantarsi contro un’altra macchina ferma sulla strada. L’uomo alla guida e la ragazza al suo fianco sgranarono inorriditi gli occhi davanti all’orrendo spettacolo che gli si mostrava davanti, ed uscirono di corsa dall’auto per guardare più da vicino, ignorando la pioggia che continua incessantemente a cadere.
Il paraurti era completamente deformato da un lampione, che vi si era piantato dentro in profondità.  L’asfalto era coperto da lamiere e frammenti di vetro schizzati via dai finestrini esplosi, e un forte odore di benzina e bruciato impregnava l’aria, mentre la pioggia che vi cadeva intorno scorreva in strani rivoli rossastri, tinti di sangue scarlatto.
- Dio mio… - sussurrò atterrita la ragazza, stringendo tra le dita il crocifisso d’argento decorato da pietre rosse che portava al collo, mentre l’uomo che le stava accanto si faceva il segno della croce.
- È impossibile che chi fosse a bordo sia sopravvissuto… – dichiarò addolorato l’uomo – Dio abbia pietà delle loro anime.
La ragazza non gli rispose. Non riusciva a smettere di fissare l’auto distrutta. Il rumore della pioggia ora le sembrava assordante, se paragonato al tetro silenzio che circondava l’ammasso di lamiere…
E poi lo sentì. Fu quasi impercettibile, ma la ragazza era sicura che non fosse uno scherzo della sua mente.
- Papà! Ho sentito un lamento! Qualcuno lì dentro è ancora vivo!
Senza aspettare una risposta la ragazza corse verso l’auto, ignorando le urla del padre che la mettevano in guardia dal pericolo. La ragazza riuscì ad individuare la maniglia della portiera nell’amorfo cumulo di ferraglia e iniziò a tirare, stringendo i denti per lo sforzo. Il padre, rassegnato, si avvicinò per aiutarla, e insieme riuscirono a spostarla quanto bastava perché la ragazza riuscisse ad infilarvi dentro la testa per vedere.
Dentro l’auto c'erano due persone. Uno era un uomo dall’età indefinita e inequivocabilmente morto, con il collo spezzato e il petto attraversato da un grosso pezzo di guardrail. L’altra invece era una bambina di circa dieci anni, completamente ricoperta dal sangue che continuava ad uscire da una profonda ferita alla testa. Non pareva avere altre ferite evidenti, ma quella lesione era evidentemente così grave che la piccola non poteva essere sopravvissuta, senza contare tutto il sangue che aveva già perso…
Eppure, grazie a chissà quale miracolo, le dita della mano destra si muovevano ancora. La ragazza lanciò un gridolino di sollievo ed iniziò a contorcersi per riuscire ad infilare nell’apertura anche le braccia, mentre il padre faceva forza con le mani per tentare di allargare lo spiraglio.
- Stai tranquilla, piccola… - disse la ragazza quando finalmente riuscì a venire fuori dall’auto con la bambina in braccio, mentre il padre faceva pressione sulla ferita per fermare l’emorragia – Vedrai che andrà tutto bene. Papà, dobbiamo portarla in ospedale!
La bambina non si svegliò malgrado quel trambusto, ma il suo petto continuava ad alzarsi e ad abbassarsi normalmente, quasi stesse semplicemente dormendo. Padre e figlia si scambiarono un’occhiata confusa, mentre correvano verso la loro macchina e sistemavano la bambina sul sedile posteriore. Com’era possibile una cosa del genere?
Non si accorsero dell’impercettibile rivolo di fumo che aveva cominciato a salire dalla ferita, e nemmeno del fatto che la sua pelle era bollente, come se la piccola avesse ingoiato fuoco. In pochi istanti l’auto partì e si allontanò, e tutto ritornò buio e silenzioso.
La pupilla dei Sakamaki scomparì ufficialmente nel nulla quella notte. E un’altra persona, con un volto e un nome diverso, era destinata a prendere il suo posto.
   
 
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