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Autore: cattero1    14/08/2018    1 recensioni
E se durante una gita due amici decidessero di fare un'esplorazione di conto loro e scoprissero qualcosa che cambierà le loro vite tanto da lasciarsi tutto alle spalle per aiutare uno sconosciuto?
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Toni sveglia, siamo arrivati."
Toni si sfregò gli occhi e sbadigliò:"Sbaglio Ali o hai un aspetto peggio del mio?"
"Parla lo zombie."
Probabilmente aveva ragione lui, ma cosa potevo farci se ogni notte sognavo che venisse ucciso da uno di quei raggi sparati dalle armi di Buttochi? E ogni volta mi sporgevo per vederlo dormire tranquillo sotto di me, ancora vivo. In quel momento mi veniva la voglia di scendere dal mio letto e andarlo ad abbracciare, ma mi frenavo sempre e mi limitavo ad allungare un mano verso di lui, senza mai sfiorarlo. Non volevo perderlo, Toni era il mio miglior amico, il mio confidente, Toni era Toni. Mi mancava quando eravamo più piccoli e stavamo sempre insieme, molto spesso ci chiedevano se eravamo fratelli, ci sarebbe piaciuto tantissimo, ma no, la risposta era sempre no.
"Pianeta Terra chiama Alice, risponda, ripeto..."
"Basta con questa sceneggiata, ho capito, ho solo un po' sonno."
"Ancora gli incubi?"
Cercai di sembrare confusa, come se di incubi non ne avessi mai fatti in vita mia.
"Delle sere ti sento agitarti nel letto sopra, è tutto ok?"
"Ma certo, va tutto alla grande."
Non credevo di averlo convinto, ma non aveva il tempo per ribattere quindi sbuffò e andò in bagno per cambiarsi.
Quando ci raggiunse Samar iniziò a spiegarci il piano:"Ragazzi io e Badek ci sentiamo un po' in colpa  a chiedervelo, ma abbiamo bisogno di voi e probabilmente sarà pericoloso, quindi se deciderete di ripensarci noi non.."
"Ehi, ehi, ehi, non saremo i cacciatori della regina di ghiaccio*, ma non siamo dei coniglietti, certo che vi aiuteremo."
"Toni ha ragione, noi ci stiamo."
"Visto Samar? Sono testardi come dei muli, io te l'avevo detto."
"Va bene Dek. Quindi ne siete proprio certi?"
Alzai le sopracciglia.
"Capito, capito. Quindi sono riuscita a individuare l'idolo, si trova in un paesino al di là della montagna sulla quale siamo atterrati. Voi dovreste superarla, passare il paese e cercarla nella foresta lì intorno."
"E voi che farete?" Chiesi.
"Noi andremo a prendere l'altro pezzo."
"Scusate ma da quanto tempo ci sono due pezzi?"
"Non lo sappiamo Toni, però abbiamo captato la stessa  onda che ci serviva per identificare l'idolo in due posti. Perciò noi andremo a cercarla con la nave, mentre voi a piedi."
"Perché questa scelta?"
"Prima cosa noi soffriamo di più il freddo, come ben sapete, poi io non mi sono ancora ripresa del tutto e cosa più importante non saremmo riusciti ad atterrare, l'unico posto abbastanza grande per ospitare un'astronave di queste dimensioni è la piazza principale del paese. Come sono certa capirete, non è il caso."
"Perciò come faremo a incontrarci alla fine della missione?" Guardai Dek, era ovvio che nella coppia il capo era Samar, ma lui non sembrava per niente seccato dal fatto.
"Dovrete tornare qui, se entro una settimana non sarete tornati vi verremo a cercare."
"E se fosse il contrario?"
I due fratelli prima mi guardarono per un secondo per poi abbassare lo sguardo, visibilmente imbarazzati:"Be' ecco noi abbiamo dato il vostro indirizzo ai capi della nostra, com'è che la chiamate voi? Ah sì, agenzia segreta. Perciò dovrete portare il pezzo di idolo che avete con voi fino a casa, da lì ci penseranno i nostri colleghi a trovare l'altro pezzo."
"Samar dimmi se ho capito bene, dovremo attraversare un montagna senza conoscere i sentieri e senza nessuna preparazione, tornare sempre da soli e nel caso migliore trovarvi qui, se no dalla Russia dovremo arrivare in Italia e aspettare sorridenti l'arrivo dei vostri simili. Manca qualcosa?"
"Sì, direi proprio di sì Ali. Ci stiamo scordando del fatto che potremmo trovarci davanti a un oggetto potenzialmente letale, in quanto non sappiamo se sia radioattivo, se abbia dei meccanismi di difesa o qualunque altra cosa che potrebbe ucciderci."
"Sì ragazzi, è quello che vi chiediamo."
Badek sembrava estremamente a disagio. Scrollai le spalle e sospirai:"Ci servirà cibo, acqua, sacchi a pelo, non so se una tenda possa essere trasportabile e degli scarponi."
"Di tende possiamo darvi una delle nostre, sono estremamente leggere. Noi andiamo a fare i vostri zaini, voi preparatevi."
Appena furono usciti dalla stanza Toni si mise a borbottare:"Magnifico, davvero magnifico, siamo in un luogo scononosciuto, insieme a degli alieni, alla ricerca di qualcosa che potrebbe farci fuori."
"Ma se la prendi così sul ridere potrei pensare che non comprendi i rischi della missione." Lo ripresi io con ironia.
"Ho paura."
Toni mi guardò negli occhi aspettando una risposta, non lo feci attendere:"Anch'io."
"Ce la faremo."
"Assolutamente."
Stavamo rischiando la vita e ne eravamo consapevoli, ma almeno eravamo ancora insieme e entrambi noi stessi.
Mi vestii a strati, canottiera, maglia a maniche corte, felpa, la giacca la lasciai nello zaino, non c'era ancora così freddo. Ero rimasta molto stupita dalla tenda che ci avevano dato, era ripiegata in modo da non essere più grande di una borraccia. Toni era rimasto addirittura a bocca aperta, motivo per il quale non potei fare a meno di prenderlo in giro, va bene che stavamo probabilmente per lasciarci le penne, ma in un modo o nell'altro la tensione doveva essere sciolta. A ogni minuto che passava gli sguardi dei due alieni si facevano sempre più cupi e evitavano in ogni modo un nostro contatto visivo. Quando fu ora di andare ci guardammo indecisi sul da farsi, salutarsi con un semplice ciao o augurarsi buona fortuna mi sembrava troppo poco, ma dargli un abbraccio troppo. Optai per una stretta di mano e un caloroso sorriso, Toni mi seguì a ruota. Poi scesi dall'astonave e iniziai a incamminarmi per la meta. Per orientarci ci avevano consegnato una specie di mappa digitale.
Camminammo per tre ore interrompendoci solo per qualche pausa acqua, quella montagna non era definita collina non si capisce perché, non era per niente alta, settecento metri dal livello del mare, all'incirca, ma comunque rappresentava un pericolo non indifferente. Difatti i sentieri segnati erano pochissimi e non c'era nessun rifugio. Da questa descrizione si può capire da quanta gente frequentava quei luoghi.
"Non credi sia ora di pranzare?"
Mi girai verso Toni, ansimava leggermente per la salita ed era evidentemente affamato:"Sei sempre il solito, non pensi ad altro che al cibo."
"E' la mezza, camminiamo da tre ore in salita per dei sentieri impervi e lo zaino mi sta segando le spalle."
Mi osservò con gli occhi socchiusi:"Tu non stai bene, perché non lo vuoi ammettere?"
Dopo questa domanda mi si accese la lampadina:"Testa di cavolo che non sei altro, ma certo che sei stanco, lo zaino deve scaricare il peso sui fianchi, non sulle spalle!"
Toni sospirò e sussurrò:"Testa di cavolo."
"Come scusa?"
"Hai detto sul serio testa di cavolo?"
"Sì, perché?"
"Perché siamo più in quinta elementare Ali, alla nostra età capita di dire le parolacce."
"Io sono una persona educata."
"E con questo?  Conosco un sacco di persone educate, però non dicono testa di cavolo al posto di testa di cazzo o porta chiusa al posto di porca puttana."
"TONI!"
"E soprattutto nessuno si scandalizza come te a sentirle dire."
"Io non mi scandalizzo, solo che ora non me l'aspettavo."
"Stai evitando la domanda iniziale, cosa c'è che non va?"
"Che stai scaricando il peso sulle spalle, non va bene."
"Ho capito, non me lo vuoi dire, ma sappi che io ci sono sempre per te."
Lo guardai con un mezzo sorriso:"Pranziamo. Spero che più avanti ci sia uno spiazzo per montare la tenda, se no siamo fregati."
Lui mi guardò tristemente e tirò fuori i panini. Mangiammo in silenzio, io evitavo il suo sguardo. Sapevo che se avessi iniziato a dirgli anche solo una cosa sarebbe venuto fuori anche il resto e non era quello che desideravo. Dopo quaranta minuti riprendemmo a camminare, non prima di aver illustrato a Toni come si doveva mettere uno zaino.
Durante le successive quattro ore di cammino nessuno di noi due aprì la bocca, andavano a passo spedito e il sentiero che stavamo seguendo qualche volta ci faceva scorgere dei paesaggi incredibili. In certi punti sembrava quasi di volare e in altri punti eravamo sommersi dagli alberi e il cielo non era per niente visibile.
Per nostra fortuna verso le sette trovammo uno spiazzo. Anche se era molto presto appena un'ora dopo decidemmo di andare a dormire, il sacco a pelo ci teneva al caldo e anche se fuori si stava per scatenare una tempesta, la tenda era picchettata bene e ci dava un senso di protezione. Il vento ululava e la pioggia batteva, il rumore, per quanto assordante, non mi disturbava e evidentemente neanche a Toni visto che si addormentò prima di me. Dopo qualche minuto le palpebre iniziarono a farsi pesanti e anch'io sprofondai nelle braccia di Morfeo.
                                         
Mi risvegliai di colpo, non riuscivo a respirare bene, ero tutta sudata e avevo la vista appannata. Sentii Toni mi diceva qualcosa, ma non capii cosa, mi ci volle qualche minuto per riprendermi. Il mio amico mi fissava preoccupato:"Come ti senti?"
"Che domanda deludente."
"Perché non ne parliamo?"
Feci un sospiro profondo, il momento di dirgli tutto era arrivato alla fine:"Io ho paura, ho sempre avuto paura, di non essere abbastanza, di deludere i miei genitori, di non riuscire a fare quello che mi piaceva e di non essere all'altezza delle mie stesse aspettative. Io non piaccio a molte persone Toni, e questo lo sappiamo entrambi. E per quanto io faccia finta di fregarmene, non posso fare a meno di stare male per quello che gli altri pensano e dicono di me. Quello che stiamo facendo ora non fa altro che accrescere il mio disagio, non posso fare a meno di pensare a cosa diranno le persone quando torneremo. In più ho paura che ti accada qualcosa, che tu rimanga ferito o peggio, ucciso. Io non posso farcela senza nessuno, non sono perfetta. Tutti pensano che io debba essere brava in tutto, ma non posso esserlo e non mi interessa nemmeno così tanto. Però finchè c'eri tu ad aiutarmi era tutto più sostenibile, ma ora te, tralasciando questo viaggio, te ne sei andato anche tu, ti vedo sghignazzare, anche se con un certo imbarazzo e senso di colpa, alle battute che i tuoi amici fanno su di me. Non sono né cieca né stupida  e questo mi fa male, volevo staccarmi da te tempo fa, ma come fare? Sei sempre stato, nel bene e nel male, parte della mia vita. E ora ho paura che tu muoia o che se anche sopravivessimo entrambi io dovrò andarmene perché è evidente che tu non riesci più a mantenere questa amicizia. Cosa credi dovrei fare?"
Non lo avevo guardato negli occhi per tutto il tempo e non volevo farlo neanche in quel momento, per paura di vedere  rabbia o delusione. Inaspettatamente lo sentii avvicinarsi e abbracciarmi stretta:"Non lasciarmi, ho bisogno di te."
Lo sussurrò piano, sembrava una supplica e stava piangendo. Ero molto sorpresa, all'inizio non mi mossi, poi ricambiai l'abbraccio e gli accarezzai i capelli, ancora rigorosamente tinti, con la mano sinistra. Ci riaddormentammo così, avvinghiati uno all'altra, con il terrore che uno dei due potesse alzarsi e andarsene.
          
Dalla nave spaziale dell'autrice
lo so, sono di nuovo scomparsa, ma ero al campo nazionale scout 2018, perciò spero mi perdonerete. Non so quando avrò tempo per riaggiornare, però so di non aver intenzione di abbandonare questa storia, perciò aspettatemi e alla prossima.
   
 
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