Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    15/08/2018    4 recensioni
Adrien aspetta Marinette per pranzare, ma quando lei non si presenta in orario al loro appuntamento alla pasticceria ci mette un po' a rendersi conto che Ladybug è in televisione. Un nuovo nemico è comparso a Parigi, ma quando Chat Noir raggiunge il posto è solo con un'immensa distesa di ragnatele. Prima di riuscire a trovare Ladybug e gli altri eroi, il ragazzo viene colpito alla nuca e perde i sensi. Si risveglia in ospedale, dove gli viene detto che Marinette è rimasta uccisa nel fuoco incrociato, ma lui si rifiuta di crederci.
***
La ripresa aerea non le rendeva giustizia, ma c’era ben poco da ammirare quando la sua comparsa significava guai seri in città e la presenza di Rena Rouge al suo fianco non faceva altro che avvalorare la tesi.
«A pensarci, forse dovrei telefonarle.» mormorò Adrien. Ad una prima occhiata, Plagg sembrava stupito dal suo repentino cambio di idea, ma Sabine si limitò a fargli l’occhiolino.
«Anzi, forse dovrei andarle incontro, assicurarmi che non si perda.»
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO

Chat Noir atterrò sul tetto della panetteria dopo la mezzanotte; non aveva voluto parlare con nessuno dell’enorme vuoto che sentiva da quando, la settimana prima, lui e i suoi amici avevano incontrato ed affrontato la donna ragno e la carovana. Aveva fatto finta di nulla, affermando che non gli importasse di aver dimenticato Marinette Dupain-Cheng ed in parte questa era la verità. Non c’era nulla che lo spingesse a star male per l’assenza di una persona che per lui non era mai esistita, ma sentire Alya parlare di lei e del modo in cui si amavano gli faceva desiderare ogni giorno di più di poter ricordare di un sentimento simile.
Dischiuse con cautela la botola che aveva davanti, chiedendosi quante volte l’avesse già fatto negli ultimi anni, e vi scivolò dentro per atterrare sul materasso soffice. La stanza era ampia, riusciva a vederla bene anche al buio, ma nulla di ciò che aveva davanti gli suscitava alcun ricordo. Si stese, restando a fissare il cielo nero attraverso l’apertura della botola, annusando il profumo di biscotti e pane fresco che arrivava dai piani inferiori e chiedendosi se addormentandosi sarebbe riuscito a sognare Marinette.
Non ricordava il suo viso, la sua voce o il calore della sua pelle, nemmeno ciò che provava ogni volta che stava con lei, ma era certo che fosse mille volte meglio del lieve piacevole tepore che sentiva restando semplicemente disteso nel suo letto in quella stanza.
Sollevò un braccio sopra la testa, trovandosi tra le dita la zampa di un peluche imbottito. Lo sollevò per guardare cosa fosse ignorando il tonfo di qualcos’altro che era caduto sul materasso; il peluche era un bizzarro gatto di stoffa che avrebbe potuto averle regalato lui; sarebbe stato alquanto ironico e geniale, a pensarci. Lo mise di lato, cercando a tentoni l’altro oggetto.
Era un portafoto, dovette sollevarsi e spostarlo direttamente sotto la luce della luna per riuscire a vedere chi vi fosse nella foto e scoprì che c’erano tutti i suoi amici; Marinette era sorridente al suo fianco. Adrien non era affatto stupito di scoprire di essere stato innamorato di una ragazza così; vedere il suo sorriso fu come mandare giù un sorso di acqua fresca dopo una lunga passeggiata nel deserto anche se non ricordava nulla di lei, l’aveva scoperto negli ultimi giorni trovando le sue foto in camera e probabilmente era questo che l’aveva spinto ad intrufolarsi a casa sua.
Mise via la foto e ripensò a quello che Alya gli aveva detto nella speranza che riuscisse a ricordarla, di come riempiva un diario dopo l’altro dei suoi pensieri e degli appunti di ciò che era successo durante le sue giornate e di come aveva tenuto tutti i bigliettini che lui le aveva passato da quando si erano fidanzati. Si domandò se cercare i diari e leggerli sarebbe stata una violazione della sua privacy, non ricordava se lei fosse il tipo di persona da arrabbiarsi e non rivolgergli più la parola per questo, ma ora quelle pagine erano l’unico modo in cui potesse scoprire qualcosa di lei.
Scese dal soppalco e studiò la camera, vide il manichino abbandonato nell’angolo, la macchina da cucire, il vecchio divanetto su cui forse avevano passato i pomeriggi a baciarsi. Trovò il diario in uno dei cassetti; era chiuso con un lucchetto, ma lui confidava che Plagg sarebbe riuscito ad aprirglielo anche senza avere la chiave. Sotto il diario c’era una vecchia scatola di legno dall’aria importante con sopra dipinte delle rose rosa. La strinse tra le mani e cercò di tirarla fuori, ma quella era troppo grande e si bloccò contro il bordo del cassetto superiore. Per sfilarla, Chat Noir dovette muoverla e poi dare uno strattone; non si aspettava che sarebbe saltata fuori dal cassetto all’improvviso, allora rimbalzò indietro e quella gli cadde di mano, ruotò su sé stessa ed atterrò sul pavimento. Rimase in silenzio per alcuni istanti per assicurarsi che nessuno avesse sentito e stesse salendo a controllare cosa fosse accaduto e solo quando ne fu certo sollevò la scatola. Il coperchio doveva essersi rotto per l’urto, perché rimase a terra e dalla scatola caddero numerosi post-it che si dispersero per terra senza che lui potesse farci nulla. Qualcuno di essi si rigirò, qualcuno era scritto da entrambi i lati, Chat Noir riconobbe la propria scrittura e ne sollevò alcuni per leggere cosa vi avesse scritto.
“Per la rosa più bella di tutta Parigi, l’appuntamento perfetto è al giardino botanico. Ti aspettò lì domani alle sedici.” , diceva uno.
Alcuni riportavano smielate poesie in rima che non faticava a credere di aver scritto, altri le chiedevano semplicemente di incontrarsi da qualche parte oppure la paragonavano in qualche modo a numerosi dolci che non ricordava di aver mai assaggiato.
“C’è chi a San Valentino vuole il cioccolato, io mi accontento di poter restare a guardare una Coccinella fortunata” , diceva un altro.
“Volevo solo farti sapere che ti ho procurato un biglietto per il backstage della prossima sfilata”, oppure “So che ti ho vista appena stamattina ma già mi manchi, ringrazia Nino per aver passato il messaggio.”
Rimise i biglietti al loro posto, ammucchiandoli come poteva per farli rientrare nella scatola manciata dopo manciata. Avrebbe portato a casa anche loro ed avrebbe cercato nei suoi cassetti una scatola simile, nel caso anche lui avesse tenuto da qualche parte i bigliettini di Marinette come fossero una reliquia. Mise l’ultimo bigliettino al suo posto, leggendolo di sfuggita.
“Se per uscire con te devo lasciarti pagare la tua parte allora farò un sacrificio e te lo lascerò fare.” Richiuse la scatola e si alzò, deciso più che mai a scoprire il modo di ricordare tutto ciò che avrebbe potuto di quella straordinaria ragazza e poi, finalmente, ritrovarla e riportarla a casa.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl