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Autore: Elizabeth_2206    15/08/2018    2 recensioni
E se gli spiriti avessero deciso che troppo tempo era passato da quando Aang era scomparso? Che cosa accadrebbe se l’unica soluzione possibile fosse la creazione di un nuovo Avatar, perché sconfigga la Nazione del Fuoco prima dell’arrivo della Cometa Sozin?
Cosa c’entra in tutto questo l’intervento di Vaatu, e che influenza avrà sulla vita di questa nuova entità e dei suoi amici?
In un mondo dove due Avatar coesistono, per combattere un unico nemico, cosa dovranno fare? Può un unico mondo reggere la potenza di due Avatar?
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What If, probabili OOC. [Zuko/Nuovo Personaggio] Ambientata a partire dall’episodio “Il Solstizio d’Inverno – Parte 1 – Lo spirito della foresta”.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Vaatu, Zuko
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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2. IL SOLSTIZIO DI INVERNO – L’AVATAR ROKU

Il mattino successivo Zuko si alzò di malumore, e l’unica buona notizia era che avevano toccato terra. Era giunta voce che in un villaggio lì vicino l’Avatar avesse miracolosamente salvato gli abitanti da uno spirito della foresta divenuto maligno, ed era l’unica notizia che aveva ottenuto nel giro di diversi giorni. Mentre attraversavano quelle lande, fino a poco prima desolate, ma che piano piano ricominciavano a riprendere vita, Zuko riusciva a sentire la potente energia spirituale dell’Avatar alleggiare nell’aria. Come se fosse appena passato di lì e avesse lasciato dietro di sé una scia cosmica di notevoli dimensioni.                                                                                                                                 
Giunto a destinazione, Zuko saltò giù dal komodo rinoceronte sul quale viaggiava e si diresse verso il capo del villaggio. Doveva assolutamente sapere dove l’Avatar si sarebbe recato in seguito. Dopo qualche minaccia, il contadino, impaurito, blaterò qualcosa sul Tempio dell’Avatar Roku, e Zuko se ne andò soddisfatto. Aveva avuto quello che voleva.

***

Iroh osservava il nipote, che con la sua impostazione fiera scrutava con il cannocchiale il cielo, alla ricerca di una minima traccia del bisonte volante dell’Avatar.
“Zuko, forse dovresti rilassarti un po’. Raggiungi Asuka, è un po’ che non vi sento parlare insieme.”
Zuko grugnì, ripensando alla conversazione avuta con lei la sera prima, e guardò di sbieco lo zio, per poi tornare a concentrarsi sul cannocchiale. In quel momento, la figura scura del bisonte solcò il suo spazio visivo.
“Eccolo! A tutti gli uomini, prepararsi ad attaccare!”
I suoi soldati prepararono delle catapulte con rocce imbevute di catrame, al quale il Principe diede fuoco prima di gridare: “Ora!”

Un tonfo e delle grida svegliarono Asuka, che si stava riposando nella sua stanza a bordo della Nave. Indossò di corsa una delle tuniche che lo Zio Iroh le aveva fatto portare, e corse sul ponte della nave. Lì vide Zuko caricare la seconda palla di fuoco, per poi dare l’ordine di lanciarla.
“Zuko! Cosa sta succedendo?”
Principe Zuko. Non mi importunare, Asuka; finalmente ho trovato l’Avatar e non posso lasciarmelo scappare. Torna sotto coperta.”
Uno sguardo sbigottito attraversò il volto della ragazza. L’Avatar…era vivo?
“Cosa vuol dire finalmente ho trovato l’Avatar? Che intenzion-?
“Asuka non te lo ripeterò ancora una volta: torna sotto coperta.”
La ragazza continuò imperterrita a fronteggiarlo.
“L’Avatar è vivo… e tu lo stai cacciando?!”
“Asuka, TORNA SOTTO COPERTA.
Il Principe lanciò alcune palle di fuoco nella sua direzione, che lei prontamente respinse, ma aveva compreso il messaggio.
“Signorina Asuka, l’accompagnerò io. Sia mai che in qualche modo io possa rimediare alla scortesia di mio nipote.”

Con queste parole Asuka e Iroh lasciarono il ponte. La ragazza si voltò un’ultima volta verso il Principe, che continuava a scrutare l’orizzonte. Poi sospirò e riprese a camminare.
Mentre Iroh scendeva verso la cucina insieme ad Asuka, un boato fece tremare l’intera nave. Iroh chiese ad un ufficiale che stava correndo nella loro direzione che cosa stesse succedendo, e quello gli rispose frettolosamente prima di sparire.
“Zhao!” sussurrò Iroh a denti stretti “Quel maledetto…”
Asuka lo guardò con uno sguardo curioso, e Iroh si voltò verso di lei sorridendo.
“Oh, mia cara Asuka, non temere. Risponderò a qualsiasi tua domanda. Ma non prima di aver preparato un buon tè.”

***

Mentre la giovane e il vecchio sorseggiavano la bevanda, il Principe Zuko li raggiunse.
“Zio. Approfitterò della nube di fumo che ci lasciamo dietro per raggiungere l’Isola della Luna Crescente con la mia scialuppa. Andrò da solo.”
“Zuko, sei sicuro-“
“Non tentare di fermarmi, Zio! Sarò di ritorno al più presto. E con l’Avatar.”
Iroh sospirò, mentre il nipote svaniva oltre la porta. Asuka gli poggiò una mano sulla spalla, e lo rincuorò.
“Sai di non poter fermarlo. Ormai l’ho capito anche io. Però puoi sempre tenere compagnia a me e dipanare qualche mio dubbio.”
“Mi farebbe molto piacere.” Gli rispose il vecchio “Comincia, dunque, da dove vuoi.”

I due intrapresero una partita a Pai Sho bevendo del tè, che Iroh talvolta scaldava con il suo dominio. Un po’ di vapore invase la stanza, e Asuka trattenne il fiato, pensando a quale domanda poteva porre all’uomo. Era troppo diretto chiedere perché il Principe Zuko avesse quella cicatrice sul volto? Magari dietro a quell’orribile segno c’era qualcosa di losco o segreto, o peggio triste, che avrebbe chiuso il vecchio in un mutismo irrisolvibile.  E sulla guerra che a quanto pare si stava svolgendo da cento anni? Asuka, vivendo nel Tempio dell’Aria dell’Est insieme al Guru Patik, aveva potuto riceve solo poche notizie frammentarie. ‘Parlare di guerra è sempre meglio che parlare del principe Zuko’ pensò la ragazza con una smorfia, e si decise ad aprire bocca.
“So che la guerra dura da cent’anni, ma vivendo isolata non sono venuta a conoscenza di molte notizie. Mi dica, Generale Iroh, come sta procedendo questa guerra?”
Il vecchio sorrise stancamente e posò la tazza di tè.
“Il signore del fuoco Sozin, dopo aver distrutto il Popolo dei Nomadi dell’Aria, lasciò al figlio Azulon il compito di decimare e conquistare le Tribù dell’Acqua. Così la Tribù dell’Acqua Meridionale venne privata di tutti i suoi dominatori…o almeno così credevamo fino a poco tempo fa. La Tribù del Nord invece si è barricata dietro a muraglie di ghiaccio polare per difendersi. Il Regno della Terra  è rimasto l’ultima opposizione al dominio incontrastabile della nazione del Fuoco, e già molti dei suoi territori sono diventate Colonie del Fuoco. La Capitale, Ba Sing Se, e poche altre roccaforti sono ancora in piedi.”
Asuka bevve un sorso e posò la tazza a sua volta.
“Capisco. Ma…prima non ha per caso detto qualcosa riguardo a un dominatore dell’acqua della tribù del Sud?”
“Una dominatrice” la corresse iroh “Si chiama Katara. E’ molto potente e viaggia insieme all’Avatar.”
“A proposito…”qui Asuka abbassò lo sguardo “Davvero l’Avatar è vivo? Pensavo fosse scomparso cent’anni fa… e poi, per quale motivo lo state cacciando?”
Iroh corrugò la fronte e il suo sguardo si fece triste, ma poi sospirò e rispose.
“L’Avatar è vivo, ed è un Dominatore dell’Aria di nome Aang. Lo abbiamo scoperto recentemente, è comparso al Polo Sud poco meno di un mese fa. Non sappiamo come sia sopravvissuto per così tanto tempo…evidentemente mio Nonno non eliminò proprio tutti i nomadi dell’Aria. Insieme a lui viaggiano due giovani della Tribù dell’Acqua, la Dominatrice di cui ti dicevo prima e il fratello, un non-dominatore.”

Asuka si fermò un secondo a riflettere. Nello stesso periodo in cui, secondo Iroh, era ricomparso l’Avatar, lei aveva avuto la visione in seguito a cui aveva deciso di partire. Cercò di Richiamare alla mente i volti delle persone che aveva visto nel sogno, ma a parte quella del principe, le altre erano solo ombre offuscate.
“Io e mio nipote Zuko siamo alla ricerca dell’Avatar da circa tre anni; questa missione servirebbe a riportare l’onore a Zuko, secondo suo padre, il Signore del Fuoco Ozai. Ma io non credo che ciò funzionerà…”
La ragazza alzò un sopracciglio e lo fissò curiosa.
“Allora perché lo sostenete in questo suo folle piano?”
“E’ comunque mio nipote, e lo amo come un figlio. Gli ho promesso che gli sarei rimasto accanto sempre. E voglio evitare che diventi come suo padre.”

Asuka rimase sorpresa dalle parole di Iroh. Non aveva mai pensato che un dominatore del fuoco – di stirpe reale, poi – potesse dire parole simili. Aveva sempre creduto che
gli abitanti della Nazione del Fuoco non valorizzassero cose come i sentimenti; ma Iroh era fatto di tutt'un'altra pasta.
“E il generale di cui parlavate poco fa?”
“Parli di Zhao? Quell’uomo è un incorreggibile leccapiedi del Signore del Fuoco Ozai. Sta anche lui cercando l’Avatar, molto probabilmente solo ed esclusivamente per evitare che mio nipote lo scovi e si prenda il merito.”
Sul volto dell’uomo si dipinse un espressione di disgusto e disapprovazione. Ad Asuka fu più che evidente quanto poco Iroh stimasse quel comandante. Decise di fidarsi di lui, e cominciò a disapprovare interiormente Zhao.
“Penso che ora mi ritirerò nella mia stanza.”
Il vecchio annuì e le sorrise.
“Io aspetterò qui il ritorno di Zuko. Buon riposo, Signorina Asuka.”

***

Chiusa la porta alle proprie spalle, Asuka si getto sul letto, che ancora una volta era caldo e accogliente. Distese gambe e braccia, e fissò il soffitto. Sopra di lei, uno stemma della Nazione del Fuoco era illuminato dalla fievole luce di sette candele, poste dietro alla testiera del letto dov’era sdraiata. Le ombre ondeggiavano, seguendo il ritmo delle spinte della nave e delle onde. Chiuse gli occhi, e si lasciò cullare per un attimo, mentre rifletteva su quello che le era successo in quei pochi giorni. Dopo essere partita dal Tempio dell’aria dell’Est, si era spostata con la sua barca di liane lungo le isole orientali del Regno della Terra; aveva attraversato lo stretto e costeggiato il lidi fino alla città di Chin, dove la famosa battaglia tra l’Avatar Kyoshi e il famoso conquistatore Chin – storia che più volte il Guru Patik le aveva raccontato, leggendo le sue misteriose pergamene – infine, grazie ad una curiosa carovana di viaggiatori muniti di mandolino e spensieratezza, aveva schivato la grande palude e superato Omashu, fino a raggiungere il grande fiume. Qui aveva salutato i gitani e aveva tentato la traversata, venendo però travolta durante un’improvvisa tempesta.                                                                                                                                                                                
Aveva perso tutto, nella tempesta. Ma non questa, pensò mentre giocherellava con la collana che Guru Patik le aveva donato appena prima di partire. Era composta da un semplice ciondolo di Opale, legato da robusti filamenti di liane. Per Asuka quella collana aveva un significato profondo; infatti, come Guru Patik le aveva spesso ripetuto durante le sue lezioni: “l'Opale ha la capacità di schiarire le idee e rafforzare la memoria. E’ inoltre la Pietra delle profezie. Possiede un grande potere, ma bisogna essere in grado di utilizzarlo.”.                                                                                            
Sorrise ripensando al vecchio, ma una lacrima silenziosa le varcò una guancia. Nostalgia?Può darsi. La asciugò con pazienza, e smise di giocare con il ciondolo.                                                                                          
Ripensò alle parole di Iroh. Tutti quegli anni di guerra, l’Avatar…                                                                
Strinse i pugni e riaprì gli occhi. L’Avatar non doveva essere…morto? Lei non era stata mandata sulla terra per compiere il Dovere – qualunque esso fosse – al posto suo?                                                                    
O, almeno, questo era ciò che Guru Patik le aveva spiegato durante tutti i suoi quindici anni. Che era la Sukui. Che doveva riportare l’equilibrio nel mondo, per rimediare all’errore che i precedenti Avatar avevano fatto. Ma adesso, cosa resta?                                                                                                      
Una visione. Dei ragazzi come lei. Zuko.                                                                                                            
Zuko.                                                                                                                                                                                  

Dio, come la faceva andare fuori di testa, quel ragazzo.                                                                                     
Non sapeva nemmeno cosa pensare, di lui. A volte sembrava quasi gentile, confidente; poi tornava a nascondersi dietro quella maschera di scortesia che la irritava tantissimo. Gli si leggeva in faccia – e non parlando della cicatrice – che aveva passato tante difficoltà, tanti dolori, ma ne era uscito forte, o quasi. E poi, in quegli occhi dorati, ogni tanto pareva ci fosse una scintilla di dubbio, come se potesse mettere in discussione le sue azioni, le sue scelte, perfino la sua stessa esistenza, e ci potesse trovare migliaia di errori. E quell’assurda caccia all’Avatar… Asuka non sapeva perché il ragazzo la stesse facendo – e ‘per onore’ non era una scusa accettabile ­– ma non poteva assolutamente permettere che ci riuscisse. Non sapeva perché, ma non poteva lasciare che quel ragazzo prendesse quella strada.                                                                                                                         
Portò la mano sinistra sopra la testa, davanti al suo sguardo, e fissò il tatuaggio del fuoco, finché un particolare non attirò la sua attenzione. Dalla manica si intravedeva una piccola scritta cucita all’interno. Asuka avvicinò la mano e la lesse.                                                                                                  
Principe Zuko.                                                                                                                                                          
Asuka si drizzò sorpresa, realizzando che la tunica che stava indossando apparteneva a Zuko. Poi sorrise, ripensando alla sera precedente, quando lo aveva visto arrivare, indossando una tunica simile, che lasciava intravedere il suo fisico da dominatore, con quei muscoli scolpiti come marmo. Magari non sarà gentile, ma possiede certamente un gran fascino.                                                                    
Si ributtò con la testa fra i cuscini, e si accorse che, con la mano destra, continuava a torturare il ciondolo di Opale. Sorrise, con un soffio spense le candele e chiuse gli occhi.                                                                                                              
E’ proprio vero, aiuta a schiarire le idee.








L'angolo dell'Autrice:
Ehilà! Sono tornata con il secondo capitolo: Asuka comincia finalmente a scoprire qualcosa di più sul mondo che la circonda, dopo essere stata per quindici anni presso il Tempio dell'Aria, dove le notizie che arrivavano erano poche e frammentarie; noi, nel frattempo, scopriamo qualcosa di più su di lei, sul suo viaggio e sul periodo passato insieme a Guru Patik.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e attendo le vostre impressioni. A presto!
-Elizabeth
   
 
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