Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Segui la storia  |       
Autore: BlossHaru    15/08/2018    2 recensioni
La testa posata sulle ginocchia piegate, strette fra le sue braccia. Poteva sentire le urla di dolore, ogni pianto, ogni preghiera rivolta ad un Dio che li aveva abbandonati; l'odore di bruciato, di sangue, di sporco era qualcosa che gli faceva venire il voltastomaco. Lance, senza più un cognome, si era salvato per la bontà e l'amore dei suoi genitori. Ricordava ogni singolo istante; gli ritornavano in mente come se la mente volesse giocargli un brutto scherzo, ma si trattava della semplice e pura verità.
Vivi piccolo mio.
Un'invasione, una guerra, un amore.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note autore: Sinceramente sono indecisa se lasciare o meno la storia con il rating arancione. Magari posso cambiare il rating se la situazione si fa più piccante o troppo violenta. Mhn. In ogni caso, il capitolo è abbastanza tecnico. Non ho idea se quello che ho scritto corrisponde alla realtà, ma ho fatto un giretto su internet per cercare di capirci qualcosa. Ci ho capito poco, quindi mi sono affidata a me stessa e alla mia fantasia. Perdonatemi.
AU ( Alternative Universe )



True colors





Capitolo 1 : Keith

So keep your head high, and most importantly, keep smiling, because life's a beautiful thing and there's so much to smile about. «

Cinque anni dopo



A volte il fato ci leva ciò a cui più teniamo. Una madre, un padre, un fratello. Il dolore che si prova nel perdere un caro, qualcosa che nessuno può immaginare. Non si tratta di stare male, si tratta di convivere con il pensiero che ormai, lui o lei, non c'è più; non è stato facile per Lance, o meglio, Blue, ma in cinque anni ha imparato ad essere qualcuno che mai avrebbe creduto o sperato di diventare. Lance McClain, quello nuovo, era un uomo. Nessuno lo conosceva come Lance, quella sua piccola identità era celata a chiunque, eppure ogni giorno della sua vita si chiedeva se era stato un bene. Si sentiva in colpa per aver accantonato una parte di sé, dimenticando, o almeno ci provava, la morte della sua famiglia. Lavorava come tecnico a bordo della grande astronave, un complesso di dieci navicelle Andromedas unitesi alla settima per dare vita a un piccolo pianeta loro. Andromedas Leben rappresentava la loro nuova casa. Ognuno aveva il nome che voleva, un lavoro che contribuiva al miglioramento di ogni cosa, la speranza che un giorno sarebbero tornati indietro. Ed era questo che aveva spinto Lance ad entrare nell'esercito durante il secondo anno: l'addestramento era stato arduo e infinito, eppure, perfino lui, ce l'aveva fatta. Aveva una licenza e, qualsiasi fosse stata l'occasione, lo avrebbero chiamato a combattere sul fronte principale. Perché era quello che voleva. Aveva passato, in sostanza, cinque anni a desiderare la vendetta, ed era quel sentimento che lo aveva portato a risollevarsi ad ogni caduta. Con sguardo alto e fiero camminava, anche se la puzza e lo sporco lo circondavano ovunque. Era un soldato pronto a morire per vendicare la sua famiglia. E nessuno lo avrebbe fermato.

Non potevano sapere se era mattina o l'ora di dormire, per questo usavano un sistema di monitoraggio che avvertiva quando la luna arrivava ad illuminare la parte settentrionale della terra, proprio come in quella occasione. Lance, quella sera, camminava per i corridoi vuoti della grande astronava madre. Non aveva sonno, come sempre. Due grandi occhiaie rendevano scuro il volto giovane del ragazzo; egli sorrideva ironico. Ogni giorno, verso quelle che per loro erano le tre del mattino, Lance si recava in un piccolo magazzino lasciato lì, senza alcuna utilità. Aveva costruito per conto suo una sottospecie di radio con un antenna detta dipolo aperto, semplice e collegata alle frequenze radio della terra: era quella la sua piccola speranza. Il governo provvisorio non dava loro alcuna notizia riguardante il pianeta perché ritenuta top secret e di poca rilevanza per il momento. Ma per Lance non era così.

« Qui è blue, parlo dalla nave madre, l'Andromedas Leben. Se c'è qualcuno che può sentirmi, vi prego rispondete. » Dopo aver acceso l'apparecchio, aveva tentato ancora una volta di comunicare con dei possibili sopravvissuti. La speranza di Lance era quella, i sopravvisuti. Un popolo che stava combattendo per la sua terra. Ma nessuna risposta venne mai, creando nel ragazzo un senso di vuoto. Possibile che gli alieni avessero ucciso ogni uomo?

Chiuse gli occhi. Ricordava le giornate felici, ma passate. I suoi compleanni, le sue prime uscite da solo con gli amici, le sue prime cotte, ogni piccola cosa che a quell'età pareva insignificante. Sospirò.

La realtà era che si stava aggrappando a qualcosa di futile e impossibile; avrebbero vissuto là, nello spazio, per sempre, ammirando da lontano il pianeta. In fondo Lance McClain non era cambiato. Era rimasto il solito ragazzo con grandi speranze e fiducia nell'uomo, un assurdo ottimista. E lo sepeva.

Le iridi azzurre si posarono inevitabilmente sulla facciata che dava sulla terra: era bello immaginare di tornare là e costruirsi una famiglia, la sua, fatta di amore e sincerità. Con un pizzico di innocenza. Perché quella non esisteva più neanche nei bambini.

Si addormentò, così.







« Per fav--.. ris--.. S--.. Keith! Per favo---…. Aiuto. » Fu con quella voce che il cubano si risvegliò; spalancò gli occhi, si mise a sedere e si buttò letteralmente addosso alla radio, urlando.

« Qui è Blue! Sono Blue! Rispondete! Sono BLUE! Mi ricevete?! » Non credeva di possedere un tono così alto e mai si sarebbe immaginato di urlare il nome di un colore, forse piangendo di gioia.

« Vi prego.. » Sussurrò mentre le lacrime rigavano il viso. Se c'era qualcuno forse anche la sua famiglia era viva! Ma il segnale era disturbato da qualcosa e Lance ringhiò. Possibile che tutte le disgrazie a lui?! No! Non lo avrebbe permesso! Corse assieme alla radio e all'antenna e prese l'unica cosa che gli avrebbe permesso di giungere in un punto più vicino alla terra: una tuta spaziale. Non ci pensò su due volte ad aprire lo sportellone principale, dando l'allarme di apertura porte. L'antenna principale si trovava al centro dell'Andromedas Leben e il cubano avrebbe fatto in modo da amplificare il segnale con quella, perché in cinque anni aveva continuato a sperare e ora c'era una speranza effettiva. Non avrebbe permesso che se ne andasse.

Si lanciò nello spazio e utilizzò i propulsori dietro la schiena per avvicinarsi all'antenna. Raggiunto il suo obiettivo, aprì un piccolo sportello posto sulla parabola più grande: l'antenna principale era composta essenzialmente da cinque parabole, ognuna delle quali era collegata a uno spuntone enorme. Lance ci aveva lavorato per delle manutenzioni, ma conosceva perfettamente il meccanismo. Con estrema cautela prese il filo blu e il filo nero della piccola radio, li intrecciò con cura e pregò affinché funzionasse. Prese infine il piccolo microfono per parlare e diede sfogo alla sua voce.

« Mi senti?! » Aveva il fiatone; piccole nebbioline di condensa si scontravano contro il vetro del casco, mentre gli occhi azzurri erano rossi e bagnati dalle lacrime. Dentro di sé sperava che il ragazzo rispondesse per dargli buone notizie. Urlò quando per interi minuti aspettò la sua risposta. Urlò per dare sfogo ad ogni emozione che aveva represso, facendolo morire dentro. Urlò per farsi sentire.

« Rientra immediatamente stolto! » La voce di Shiro, il comandante, risuonò nelle sue orecchie. Ma no, Lance non si sarebbe mosso per nessun motivo al mondo. Mancava qualcosa. Aveva bisogno di un pizzico di elettricità. Dalla tuta sganciò i propulsori e creo una sorta di campo elettromagnetico grazie a due poli opposti presenti, quelli che costituivano una ricetrasmittente che indicava la posizione, li collegò alla piccola antenna della sua radio. E in qualche modo ce la fece.

« Qui è Keith! Qualcuno riesce a sentirmi? » Quella voce ebbe il potere di renderlo finalmente felice.

« Sì, ti sento! Sono blue! » Disse con gioia. Chiuse la comunicazione con Shiro che cercava di farlo rientrare con le buone e continuò quello scambio di parole.

« Blue, ti prego. Devi aiutarci. Siamo sulla terra. Loro non sanno di noi, ma ho poco tempo per spiegarti. Ci troviamo precisamente a New York, le coordinate sono 40.7648 latitudine e -73.9808 longitudine! Ci sono altre persone! Abbiamo bisogno di aiuto! » New York, perfetto. Avrebbe avvertito il comandante e il resto della squadra e tutto sarebbe andato per il meglio, sì. La voce del ragazzo intanto era ricolma di agitazione e Lance non sapeva cosa fare.

«Va bene Keith, calmati. Verremo a prendere tutti, okay? Okay?! » Ma la conversazione venne interrotta dal suono di un'esplosione. Lance rimase fermo per alcuni minuti con il volto basso e la rabbia che scorreva nelle vene. Era il momento di tornare sulla terra.









La strigliata da parte del comandante fu abbastanza pesante; aveva infranto una lista di regole infinite e aveva messo in pericolo l'intera popolazione. Blue aveva esposto le sue motivazioni e aveva detto che c'era ancora vita sulla terra e che dovevano tornare indietro oer aiutare quelle persone, tuttavia la risposta non gli piacque per niente.

« Cadetto Blue la esonero dai suoi incarichi. Nessuno partirà per una missione suicida! » Lance ringhiò e decise di conto suo che avrebbe fatto il possibile per salvare quel ragazzo e chiunque fosse con lui. La giornata si chiuse con il cubano che si recava nello stesso magazzino che aveva usato per cinque anni; aveva costruito una radio e riparato fin troppe navi, sarebbe stato un gioco da ragazzi rubare una navicella spaziale grande per contenere più di venti persone. Un gioco da ragazzi.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: BlossHaru