Capitolo 18
Tutti gli eroi si trovarono spiazzati davanti a
quella scoperta.
Non avevano minimamente preso in considerazione
di non trovare alcuni degli ingredienti che serviva loro per risistemare l’ordine
delle cose.
Avevano pensato di poter fallire la missione
condannando il mondo per altri motivi, ma pensavano che la causa sarebbe stata
loro morte, e non qualcosa a cui loro non potevano porre rimedio sin dall’inizio.
Killian strinse il pugno e poi successivamente colpì l’albero
nervosamente.
Emma lo guardò. Conosceva il marito e sapeva
che quel nervosismo che provava, non era solo dovuto all’assenza della polvere
di fata. Lo aveva intuito dal suo modo di camminare e di serrare la mandibola,
era già infastidito dall’inizio del viaggio, esattamente da quando lei stessa
aveva cominciato a sentirsi inquieta e sapeva che al cento per cento, quello
che disturbava lei, disturbava Killian. Loro due
soltanto e sapeva esattamente perché.
Gli si avvicinò e gli afferrò la mano ancora
appoggiata al tronco quasi marcio dell’albero.
Killian la guardò e le diede un leggero sorriso. Non voleva
preoccuparla più del dovuto, perché proprio come Emma, anche lui aveva capito
cosa poteva infastidire la sua amata.
“Grande e ora come ci procuriamo uno dei
preziosissimi elementi che servono per salvare i nostri mondi?” chiese Regina
guardando l’albero, prima di sentire la stretta di Roni
farsi più salda.
“Moriremo tutti e andremo in quel brutto posto
allora?” chiese la bambina quando la madre abbassò il capo su di lei.
Regina si abbassò al suo livello e
accarezzandole la guancia le disse “No amore. Ora siamo solo un po’ spiazzati perché
andavamo a colpo sicuro, ma un modo per trovare quello che ci manca lo
troveremo. Sarà solo un po’ più difficile! Nessuno andrà laggiù!”
“Promesso?” chiese Roni.
“Promesso tesoro!” disse Regina guardando la
figlia negli occhi, ma si era dimenticata di un piccolo dettaglio, che non
tardò a far sentire la sua vocina.
“Perché dici le bugie zia Regina?” chiese
infatti Alice.
L’interpellata si morse il labbro. Voleva solo
tranquillizzare le bambine, ma si era dimenticata del potere che Alice aveva
acquisito dalla madre. Si ritrovò spiazzata e a quel punto Emma fece per
intervenire, ma Snow l’anticipò.
“Regina non voleva dire bugie. Promettere che
non accadrà niente è quello che tutti noi vorremmo fare. Vorremmo salvare tutti
e faremo di tutto purchè succeda. È vero, fare
promesse che non sappiamo se siamo in grado di mantenere non è giusto, ma
voglio che voi capiate, che lo facciamo solo perché vogliamo farvi sentire al
sicuro, non perché vogliamo mentirvi, capito?” disse Snow,
guardando la nipotina, che annuì, seguita da Roni.
Emma e Killian
sorrisero, mentre si tenevano per mano, ma presto dovettero separarsi di colpo,
quando una freccia rischiò di colpirli. I due si buttarono a terra, prima che
la salvatrice alzasse una barriera per proteggere tutti loro contro altre
frecce che si susseguirono.
“Abbiamo la certezza che qualche indiano è
rimasto!” disse Regina stringendo Roni a sé.
“Già, ma perché ci attaccano? Non siamo una
minaccia per loro!” disse Snow.
“Ma siamo degli invasori!” disse David,
cercando di capire dove fosse nascosto il “nemico”, perché ovunque fosse, era
ben nascosto.
“Giglio Tigrato. Se ci sei, fermali. Non
vogliamo fare del male a nessuno!” urlò Killian, alzandosi in piedi per farsi riconoscere.
Le frecce si fermarono e dalla boscaglia, uscì
colei che era quasi diventata una compagna di falò di Killian
anni addietro.
“Uncino? Cosa ci fai qui?” chiese Giglio
tigrato, avvicinandosi a loro, seguita da un paio di indiani, grandi e grossi,
a guardia della sua persona.
“Siamo nei casini e ci serve il vostro aiuto…o
almeno in parte!” disse Killian.
Emma abbassò lo scudo, quando il suo amato le
fece cenno con il capo.
“Tu sei la salvatrice!” disse Giglio tigrato,
per poi notare le altre persone intorno e una bambina che aveva chiaramente
ereditato le caratteristiche dei propri genitori “Non scherzavi quando dicevi di
amare la salvatrice, Uncino!”
“Emma, chiamami Emma!” disse la donna.
“Bene Emma, l’ultima volta che ho vista, anche
se di sfuggita, mi hai salvato dai bambini sperduti e da una morte poco
piacevole, quindi ora ricambierò il favore. Seguitemi al nostro accampamento.
Il viaggio durò metà mattinata e finalmente
diverse capanne comparirono davanti ai loro occhi.
“Non siete rimasti in molti!” disse Killian.
“No, l’isola sta diventando sempre più
inospitale e cattiva e ovviamente la mia gente si sta decimando. Mi dispiace
dirlo, ma non credo che ci sarà un’altra generazione di indiani. Siamo condannati
all’estinzione!” disse la donna indiana dispiaciuta “Ma da quanto ci avete
raccontato lungo il cammino, poco importa, siamo tutti condannati se non
riuscite a rimettere le cose a posto!”
“Esatto!” disse Killian.
“Uno degli ingredienti che ci servono è una
piuma degli indiani. Ne avete tante, ce ne potete dare una?” chiese Roni fiduciosa “Per favore!”
Giglio tigrato guardò la piccola, poi spostò lo
sguardo su Emma “è questo l’aiuto che volevate? Una semplice piuma? Noi usiamo
le piume degli uccelli che mangiamo, ve ne possiamo dare quante ne volete!”
disse la donna.
“Non credo però che sia così semplice!” Disse Snow.
“Mia moglie ha ragione. Gli altri elementi sono
qualcosa di specifico. L’ombra dell’isola, la polvere di fata, la squama di una
sirena, un pezzo della Jolly Roger, non credo che ci basti una semplice piuma
di uccello che voi avreste potuto usare!” disse David.
“Credo che mio padre abbia ragione. Credo che
servi una piuma che sia rappresentativa del vostro popolo. Non so, avete una
piuma che per voi è importante?” chiese Emma.
Gli indiani tacquero e si guardarono. Uno di
loro minaccioso si fece avanti e tirò fuori un pugnale “Voi volete privarci del
tesoro più prezioso che abbiamo? Non ve lo daremo mai!”
Alice si nascose dietro le gambe di Killian, avendo paura di quell’uomo. Roni
non era da meno e cercò rifugio da Regina, la quale non potendo permettere a
nessuno di minacciare la sua bambina, affrontò l’uomo.
“Abbassa quel coltello pelle rossa, se non vuoi
diventare un viso pallido. Nessuno vuole prendere niente a nessuno, vogliamo
solo salvare il fondo schiena a tutti
quanti. Vedi cosa per te è più importante, la vita di miliardi di persone,
compreso il tuo popolo o una stupida piuma!”
“Regina!” la rimproverò Snow.
“Cosa? Stanno mettendo la loro vita davanti a
un oggetto che…”
“Ok, ti do ragione su quello, ma se hanno
reagito così, non credi che chiamarla stupida piuma sia come dirgli di
accoltellarci seduta stante?” chiese Snow.
Regina sbuffò, ma non potè
trattenere un sorriso, quando vide che aveva colpito nel segno, perché gli
indiani avevano abbassato le armi.
“La piuma di cui parlate per il nostro popolo è
preziosa, ma Regina ha ragione. Non ha molta importanza. Cioè se devo decidere tra
salvare il mio popolo o una piuma secolare che è passata da generazioni da un
capo villaggio all’altro, allora non c’è storia!” disse Giglio tigrato,
portandosi una mano alla treccia, dove delle piume erano legate ad un
fermaglio, che le teneva ferma l’acconciatura.
Prese la piuma e la fissò un ultima volta prima
di darla a Killian.
Era una piuma variopinta, con molti colori. Una
piuma di un animale che Killian, nel suo periodo
vissuto all’isola, non aveva mai visto.
“Questa è una piuma che proviene da una fenice
che ha abitato l’isola all’inizio della sua nascita. Si dice che le fenici
rinascono sempre dalle loro ceneri, ma per permettere ai miei antenati di
vivere su questa isola, terra inospitale un tempo, questo magnifico uccello,
abbia sparso le sue ceneri su tutta l’area, rendendola fertile e lasciando la
sua custodia ai nostri antenati. Divenne così il cimelio di ogni capo tribù e
simbolo degli indiani dell’isola che non c’è!” disse Giglio tigrato, per poi
continuare “Sono convinta che quella fenice non vorrebbe che il nostro popolo
sparisse e non credo che se la prenderà a male se la diamo via per una buona
causa!”
“Io mi chiedo quale sia la vera storia di quest’isola
a questo punto!” disse David confuso.
“Non credo che qualcuno lo sappia. Ce ne sono talmente tante!” disse Giglio
tigrato abbozzando un sorriso.
“Aspetta, vi ringraziamo per la vostra
generosità, ma…non ci serve a niente questa piuma se non troviamo la polvere di
fata!” disse Emma.
L’indiana si fece seria “La polvere di fata? È ormai
impossibile da trovare!”
Tutti la guardarono spaventata e la donna
sospirò “In realtà, c’è ancora un posto dove è possibile trovarla…nella terra
delle ombre, all’estremita settentrionale dell’isola.”
“Si, io e Killian ci
siamo stati!” disse Emma.
“L’isola che non c’è non è più quella che
conoscete. Ora le ombre sono diventate più pericolose e infime!” disse loro,
Giglio tigrato.
“Ci serve anche l’ombra dell’isola, dovremo
andarci prima o poi. Quindi se è presente anche la polvere, prenderemo due
piccioni con una fava!” disse Regina.
Gli indiani li guardarono come se fossero
usciti di senno.
“Siete dei pazzi o suicidi. Nessuno che si sia
mai addentrato in quel luogo, ne è uscito vivo. È diventato un ombra lui
stesso!” disse Giglio tigrato. “Lo ripeto, quest’isola è cambiata, Non ci sono
più bimbi sperduti disperati che sentono nostalgia di casa. Sono diventati
cattivi. Provano un odio verso coloro che li hanno abbandonati, che non provano
pietà nemmeno fra di loro. Se qualcuno osa troppo, si uccidono. Noi indiani li
temiamo e non osiamo mai avvicinarci ai loro territori e questo perché sono
sotto il potere delle ombre. Giocano con ogni sentimento negativo, anche il
minimo. Se cadete nelle loro mani, non c’è niente che vi può salvare!”
Snow guardò le bambine, visibilmente spaventate “Ora
basta, stai spaventando le bambine!”
“Devono avere paura e anche voi!” disse infine
l’indiana.
Tutti si misero a mangiare quello che gli
indiani offrirono loro, ma fecero fatica a mettere qualcosa nei loro stomaci.
Emma posò il suo piatto e alzandosi dal tronco
usato come una sorta di panchina, disse “Io devo provarci comunque. Devo
affrontare e catturare quell’ombra. Voi potete rimanere qui e…” la donna non
terminò la frase che Killian, alzandosi, la
interruppe “No Swan. Non ti lascio andare da sola!”
“Killian, se mi
succede qualcosa, Alice deve almeno avere un genitore. Io e te sappiamo cosa
vuol dire crescere senza genitori. Non possiamo che anche nostra figlia conosca
questo dolore!”
Snow e David abbassarono la testa.
“Emma nemmeno noi possiamo lasciarti andare da
sola. Siamo i tuoi genitori e…” cominciò David.
“Non mi interessa. È colpa mia se ci troviamo
in questo casino e non permetterò che diventiate delle ombre. Se fallisco che
almeno possiate vivere il tempo che vi rimane e…magari riuscirete a trovare un
altro modo per rimediare ai miei sbagli, ma se andiamo tutti insieme e moriamo
tutti insieme allora…che senso ha?” disse Emma, visibilmente spaventata da
quello che doveva affrontare e dalle conseguenze che poteva avere tutta quella
faccenda.
“Emma, tu e Uncino fra tutti, siete quelli più
a rischio se veramente siete cresciuti senza genitori, ovviamente se questi vi
hanno abbandonato. So di sicuro che Uncino è stato abbandonato dal padre, ma
non è difficile riconoscere gli occhi di chi ha provato quella sofferenza. Gli
occhi sono in grado di raccontare molte cose è anche se si è trovati la propria
felicità, il segno rimane e vedo nei tuoi occhi, quello che ho visto per secoli
negli occhi dei bambini sperduti. Anche tu sei stata abbandonata!” disse Giglio
tigrato con certezza.
“Si è vero, l’abbiamo abbandonata, ma non perché
non la volevamo, ma perché siamo stati costretti …” cominciò Snow.
“Non importa!” disse l’indiana e facendosi
seria chiese a Emma di rispondere sinceramente.
“Killian mi ha detto
che da quando siete sbarcati sente delle voci e che probabilmente le senti
anche tu, è vero?” chiese Giglio.
“Quali voci? Emma, di cosa sta parlando?”
chiese Regina, preoccupata da quello sviluppo.
“Si, è vero!” disse la salvatrice, ignorando
Regina.
“Tante o una?”
“Tante!” disse Emma, non capendo che rilevanza
potesse avere il numero di voci che
sentiva.
“Ora un’altra domanda, hai mai odiato i tuoi
genitori per averti abbandonata?” domandò Giglio, nonostante potesse capire il
disagio che il corpo di Emma le manifestava.
Emma titubò un attimo, poi rispose “No, sono
stata molto arrabbiata, ma…”
“Emma, non puoi mentirmi. Non importa quello
che mi racconti e che racconti ai tuoi genitori. Il sentire le voci, vuol dire
che hai odiato i tuoi genitori e questa isola porta a galla sentimenti che non
si provano più o che sono assopiti!”
Emma si morse il labbro, ma non ebbe il
coraggio di guardare i suoi genitori, sapeva che avrebbe trovato le lacrime sul
volto di sua madre.
“Altra domanda…” continuò l’indiana.
“Per favore basta…” chiese Emma, non volendo
ferire i suoi genitori ulteriormente.
“Di chi sono queste voci?” insistette Giglio
tigrato.
Emma non rispose e l’indiana si rivolse a Killian, facendogli la stessa domanda.
“Dell’uomo a cui sono stato venduto insieme a
mio fratello!” disse Killian.
“Senti solo quella?”
“Si!” disse il pirata.
Giglio tigrato guardò Emma dispiaciuta “Emma,
la tua situazione è anche peggio di quella di Killian.
Le voci sono mutate, non sono più le voci dei bambini disperati che chiamano la
loro mamma o il loro papà, ma sono di coloro che maltrattano i bambini
abbandonati e il fatto che tu ne senta tante e non solo una, vuol dire che hai
avuto parecchie persone che ti hanno trattato male intorno e questo è solo un
invito a nozze per le ombre!”
Emma si abbracciò in estremo disagio e non
voleva più sentire altro. Non voleva che Giglio dicesse altro. Aveva sempre
cercato di nascondere il suo passato e voleva che continuasse a rimanere un
segreto. Tutti poterono vedere i suoi muri venire ricostruiti prima che si
allontanasse, ignorando i richiami di Snow e David.
Regina fissò Emma andare via e fu in quel momento
che notò qualcosa di strano a cui nessuno sembrò farci caso. Guardò a terra
intorno a lei per essene sicura e subito dopo domando a Giglio tigrato “Come agiscono queste ombre?
Come catturano la loro vittima?”
“Da quanto abbiamo capito, la vittima viene
tormentata con queste voci, tanto da far scaturire nuovamente quell’odio verso
i genitori. Una volta che ci sono riusciti, si impadroniscono dell’ombra della
loro vittima, per aver totale controllo su di loro. Una volta che si sono
impossessati dell’ombra non ha più scampo. Verrà consumata finchè
la vittima si unirà a loro di sua spontanea volontà. Tutti i bambini sperduti
sono caduti nella loro trappola e se vi capiterà di incontralli,
quelli che non hanno ancora ceduti, potrete notare che non hanno l’ombra. È solo
questione di tempo prima che si perdano per sempre.
Regina sbiancò e tutti poterono notare il suo
pallore.
“Regina, cosa succede?” chiese Killian preoccupato.
“Emma, non ha più la sua ombra!”