La luce dei luminosi grattacieli filtrava dalla finestra posta accanto al letto, alti e possenti come giganti con la loro tecnologia abbagliante, scendeva delicata lungo le piccole spalle della donna tra le braccia di Morfeo coperta dalle candide lenzuola, i suoi lunghi capelli turchini sfioravano come petali il cuscino su cui il suo capo era poggiato.

Quel materasso di spine che aveva coronato la notte lussuriosa che si erano concessi.

Un peccato guardare l'angelo, ancor più crudele averla posseduta senza un briciolo d'amore che nel cuore della giovane albergava come onde, un mare in piena che si infrangeva su scogli acuminati, sulla pelle ambrata del saiyan, nelle iridi azzurre come il cielo che speranzose chiedevano, imploravano, pretendavano qualcosa da lui che non fosse solo quell'atto carnale che le riservava.

Si sfogava contro quel divino corpo, possedendolo per ore e lasciandola sfinita, uno sguardo riluttante e poi nient'altro.

Le sue dita dal tocco leggero ancora bollivano contro quella corazza graffiata ed a tratti distrutta del suo orgoglio, resisteva come un muro contro la ribellione, urlava la sua anima tra le rosee labbra di Bulma e gli sussurrava, quando stanca e trafitta da continue lame dei ricordi gli diceva di dedicarle almeno un sorriso.

Sapeva, disgustato da ciò che la sua mente gli sbatteva buttandogli addosso la realtà, di non meritarla.

Spietato assasino, principe di una razza ormai estinta, andata perduta come cenere al vento, vendicativo sterminatore dai più crudeli gesti, provava qualcosa.

Chiudere gli occhi ed andare oltre, per troppi anni aveva ceduto all'odio che ora ancorato al suo carattere gli impediva ti vedere il bene, il calore del suo lato del letto svaniva come i pensieri che le aveva destinato.

Troppo grande il desiderio di tenerla tra le braccia,  stringerla al petto frantumandole le ossa allo stesso modo in cui lei rompeva lo specchio di sicurezze che si era costruito con gli anni.

Ira lo travolse facendolo chinare in avanti verso il gelato pavimento, le ginocchia cederono di fronte alla potenza di quei umani sentimenti, la bellezza della perfezione attirava quel diavolo circondato di fiamme dai sfavillanti colori, il fantasma della guerra dalle ferree catene lo tenne fermo, non avrebbe mollato la presa al suo animalesco spirito, non si sarebbe fatto addomesticare con tanta facilità solo al suono della sua voce, solo alla sfida che la vita gli aveva messo davanti, debole creatura che tanti problemi gli stava ponendo. In quel giaciglio di rose avrebbe voluto stenderla ma solo uno di chiodi avrebbe potuto donarle.

Si ristese in preda alla follia, sfiorò deciso i suoi ammalianti crini e dopo che l'anima ebbe vinto si mise al suo fianco respirando il dolce profumo che la avvolgeva stringendo poi, con attenzione, la coda intorno alla sua coscia scoperta.

Solo la notte avrebbe saputo che per una volta il guerriero si fosse lasciato sopraffare dalla potenza dell'amore, sconfitto.