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Autore: Chemical Beam    16/08/2018    1 recensioni
Alexander Randall, ragazzo relativamente pacifico, ama i dolci, la matematica e soprattutto vincere le gare di scacchi; detesta il francese, non avere le idee chiare e le persone irruenti.
Thomas Harris, ragazzaccio dalle origini irlandesi, ama i biscotti al cioccolato (solo quelli cotti alla perfezione), leggere e suonare la chitarra; detesta le sveglie, gli scacchi e le persone prive di carattere.
Due universi paralleli, destinati a non intersecarsi mai.
Ma se fossero destinati ad un incontro?
La parte fondamentale degli scacchi è non sottovalutare mai il proprio avversario.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Margaret Amy Randall era una ragazza alquanto socievole. 
Amava intavolare conversazioni, trovare punti di incontro per dialogare pacificamente con tutti, creare nuove amicizie, studiare il modo di esprimersi degli altri.

Era una conversatrice nata. Per lei le parole non avevano segreti; non a caso, nel tempo libero si dilettava nella scrittura, perlopiù di brevi racconti.

Sapeva come affascinare il pubblico, le parole le erano malleabili ed era in grado di mostrare le proprie idee in modo chiaro.

Tuttavia, questa sua grande capacità veniva meno solo in due occasioni.

Il primo caso era quando Amy era in preda a delle emozioni così forti che non riusciva a mettere giù due parole di fila– era una persona estremamente passionale e quando le capitava qualcosa lasciava che i suoi sentimenti la inebriassero e avessero la meglio sulla sua calma, facendo sì che non riuscisse a mettere in ordine le idee.

Il secondo motivo aveva un nome e si chiamava Paul Newman.

Ebbene sì, il bel ragazzo non le era per niente indifferente. Con i suoi capelli rossicci e la sua altezza notevole, era stato la sua prima cotta e continuava ad esserlo anche allora.

Quando cinque anni prima Alexander era rientrato a casa e aveva portato con sé l'amico per presentarlo alla propria famiglia, Amy, che all'epoca aveva solo otto anni, se ne era perdutamente innamorata.

E, puntualmente, non riusciva a spiccicare parola in sua presenza.

In quel momento, Amy sedeva sulle scale che portavano al piano di sopra e che si trovavano proprio di fronte al portone d'ingresso, con un taccuino sulle gambe, il gomito appoggiato contro uno dei sottili cilindri in legno al lato dei gradini e la mano che teneva la penna, il cui tappo veniva mordicchiato dai denti della ragazza.

Amy era consapevole di quanto quel vizio fosse disgustoso, ma non riusciva a perdere questa cattiva abitudine, soprattutto quando non era in grado di mettere per iscritto un'idea che le aveva attraversato la mente.

E così, mentre era altrove, con lo sguardo verso l'alto, a pensare alla giusta parola da usare, non si accorse del rumore delle chiavi inserite nella serratura e della porta che venne aperta subito dopo.

«Ah, ecco la scrittrice».

Amy riconobbe la voce del fratello ma la ignorò, ancora studiando il modo ideale per comporre quella frase.

«Amy? Oh, e rispondi, cazzo!»
Paul sorrise, mentre Alexander la richiamava.

La ragazza strinse gli occhi, sbattendo leggermente la penna alcune volte sulla pagina e facendo una strana smorfia con la bocca.

«Margaret Amy Randall!» 
Il suo nome gridato direttamente nel suo orecchio ebbe il potere di farla trasalire.

«Sei impazzito per caso?» chiese la giovane al fratello dall'altro lato del corrimano, sbattendo ripetutamente le palpebre.

Poi, una veloce occhiata intorno a sé le rivelò la presenza del ragazzo che le piaceva tanto e che si trovava in piedi proprio davanti a lei.

E, prevedibilmente, le sue guance si imporporarono.

Alexander, che era a conoscenza della cotta della sorella per il proprio amico, sogghignò a quella visione.

Era l'unico punto debole di Amy su cui poteva far leva, visto che a causa del proprio carattere mite spesso veniva eclissato dalla solare ragazza.

«Avanti, su, vai di sopra.»

«Ma io sto scrivendo!» protestò debolmente la sorella.

Paul, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare la scena con un sorriso sulle labbra, intervenne. «Cosa scrivi oggi, Amy?»

Il viso della ragazza assunse una tonalità di rosso ancora più intensa.

«Beh, ecco, io... Stavo pensando... Insomma...»
E si assestò mentalmente uno schiaffo sulla fronte, dandosi dell'imbranata.

«Sì, ecco, pensa di sopra, visto che la pagina è ancora bianca». Alexander sbirciò il taccuino della sorella.

«Ma–»

«Alexander, Amy, non litigate! E ciao, Paul», la voce della madre li interruppe dal salotto.

«Buona sera, signori» la salutò il rosso rivolto verso la stanza in cui si trovavano Frank e Linda Randall, che ormai poteva considerare come una seconda coppia di genitori.
«Alex, fa niente, Amy potrebbe anche restare».

La ragazzina pensò che il proprio nome detto dalle labbra del giovane fosse il suono più bello del mondo, e poi si riscosse.

«Oh, no, no, io... Vado.»

Dopo aver mormorato ciò, raccolse velocemente il taccuino dalle gambe, per poi alzarsi e correre di sopra.

Alexander scoppiò a ridere, divertito.

«Sei proprio uno stronzo con tua sorella» gli sussurrò l'amico all'orecchio sorridendo, il che provocò una risata ancora più forte da parte del biondo.

Oh, se solo Paul avesse saputo, pensò andando verso la cucina.

«Coca Cola?», gli offrì una lattina che fu accettata di buon grado dal rosso, e poi ne prese una per sé.

I due si appoggiarono così ai mobili, sorseggiando in silenzio le bevande.

«Giovedì prossimo gioco con Josh Moore» prese parola il biondo dopo qualche minuto.

«Davvero?» si interessò subito Paul, consapevole dei comportamenti non proprio educati del ragazzo, soprattutto nei confronti di Alexander.

«Sì» sospirò il biondo. «Mr. Sparks dice che oggi siamo stati i migliori e quindi la prossima settimana giocheremo insieme. Non vedo l'ora», sbuffò con ironia.

«Cazzo. Beh, fagli il culo, mi raccomando», l'amico cercò di risollevargli l'umore.

«Sarà fatto, ovviamente» Alexander si pavoneggiò, sorridendo.

«E cerca di non essere così modesto» lo prese in girò l'altro, per poi cambiare argomento. «Comunque si vocifera che Daniel Reeves stia organizzando una festa di Halloween coi fiocchi.»

Il biondo sollevò un sopracciglio. Non era un grande amante delle feste e dei luoghi affollati. 
«Di già?! Siamo a inizio ottobre!»

«Lo so. Pare voglia fare le cose in grande stavolta.»

«Mi chiedo a chi piaccia davvero stare chiuso in una casa, con la musica che gli martella nelle orecchie, senza possibilità di muoversi e con la probabilità che il proprio drink venga drogato» sputò velenoso, per poi prendere un sorso dalla lattina.

Paul alzò le spalle, come per dire "non dirlo a me". 
Poi finì la propria Coca Cola e gettò il contenitore nel cestino della spazzatura, muovendosi con tranquillità in quella casa che conosceva come le sue tasche.

«Beh, io vado. Credo di dover ancora finire di studiare storia» sorrise.
«A domani. Buonanotte, signori!» e si chiuse la porta alle spalle, dopo che i genitori dell'amico l'ebbero salutato.

Alexander svuotò a sua volta la lattina e la gettò, per poi salire in camera propria.

Stava controllando l'orario sullo smartphone e si girò per chiudere la porta.

Quando si voltò di nuovo, per poco non gli venne un colpo.

«Amy! Che vuoi?» le chiese dopo l'iniziale spavento.

La sorella era seduta ai piedi del suo letto, con le braccia incrociate e un cipiglio sul viso. E lo guardava dritto in faccia.

«La devi smettere!» gli intimò con uno sguardo minaccioso.

Alexander sbatté le palpebre, estremamente spaesato. «Di fare che?»

«Lo sai benissimo che cosa hai fatto! Non fare il finto tonto!»

«Io non so proprio un bel nie– Aspetta, è per Paul?» indagò, di colpo divertito.

La sorella non lo degnò di una risposta, limitandosi a guardarlo torva.

«Beh, che c'è? Sei tu che sei innamorata di lui» le sorrise.

Ancora, non ricevette una risposta.

«Senti, io non posso farci niente se tu non gli parli! Non è colpa mia se le rotelline in quel cervello che ti ritrovi non girano nel verso giusto!»

Finalmente, la sorella parlò. «Certo, ma potresti almeno evitare di farmi fare brutte figure!»

«Ah sì? Tipo?» le chiese il fratello allegro.

«Tipo trattarmi da bambina e dire che non ho scritto niente!» gli rispose piccata. «E comunque il mio cervello funziona benissimo! E non ridere!» Mancava poco che sbattesse i piedi a terra.

Alexander si avvicinò alla scrivania, dove aveva lasciato il computer.

«E dov'è il problema? Tu sei una bambina e non avevi davvero scritto niente!» E fece per accedere il laptop.

«Io non sono una bambina! Ho tredici anni!» Sentì la voce di Amy, che nel frattempo si era alzata dal letto e lo stava guardando furente.

«Hai ragione, grande donna, scusami. Mi perdoni?» E si voltò verso la giovane, sorridendole.

Lei fece un piccolo broncio, per poi avvicinarsi a lui e abbracciarlo. «Sei cattivo» brontolò contro la sua maglietta.

«No, sono solo più grande di te» le disse divertito.

Per tutta risposta, Amy gli tirò un pugno sul ventre.

Alexander scoppiò a ridere. Nonostante fosse insopportabile, romantica e troppo espansiva, voleva bene alla sorella.

«Ascolta, io devo mettermi a letto. Che dici, vai a dormire?»

Amy annuì, ancora contro il tessuto della maglia del ragazzo.

«Allora dai, vai in camera tua» e le accarezzò i capelli biondi come i propri.

Mentre la sorella raggiungeva l'uscita della stanza, Alexander parlò di nuovo.

«Buonanotte. E mi raccomando, sogna Paul!», al ché lei si sbatté la porta alle spalle facendo un verso stizzito, provocando l'ennesima risata da parte del ragazzo.

Ancora con il sorriso sulle labbra, si avvicinò alla scrivania. Andò su Internet, per poi connettersi a Facebook, mentre cominciava a spogliarsi.

Subito gli apparve la home, contenente i post e le foto delle persone con cui condivideva l'amicizia.

Dopo qualche minuto in cui scorse verso il basso senza impegno, digitò nella barra di ricerca Daniel Reeves e mentre aspettava che i primi risultati fossero mostrati, si infilò la maglia grigia che usava per la notte.

Cliccò sul profilo di un ragazzo dai ricci scuri e notò gli oltre tremila amici. «Deve essere sicuramente lui», mormorò, per poi vedere la sua galleria fotografica.

C'erano un sacco di foto con diverse ragazze, accompagnate da didascalie tipiche del classico fuckboy, a dimostrazione del fatto che Daniel se le portasse tutte a letto per poi scaricarle.

Altre immagini mostravano lui con i suoi amici, e in alcune si trovavano ad una festa. Alexander suppose che l'avesse organizzata lui stesso.

Poi si soffermò su una in particolare, datata al 28 agosto di quello stesso anno.

Sullo sfondo c'era un groviglio di corpi che ballavano, illuminati da luci verdi e rosa; in primo piano, invece, c'era Daniel con un drink in mano, mentre con l'altro braccio circondava le spalle di un altro ragazzo, che aveva alzato il proprio bicchiere verso la fotocamera, come in segno di brindisi.

Anche i due ragazzi erano illuminati dalle luci colorate, ma Daniel era ben riconoscibile a causa dei suoi ricci.

Alexander, però, ebbe qualche difficoltà a riconoscere l'altro, ma quando lo fece, sollevò le sopracciglia con uno sguardo sorpreso.

Era il ragazzo del pullman. Quello che aveva incontrato quella sera stessa a Grosvenor Park.

Senza emettere fiato, cliccò sulla foto e gli comparve il nome del ragazzo misterioso.

Thomas Harris.

Alexander lo ripeté sottovoce. Sentì come la lingua sbatté contro l'arcata dentale superiore all'inizio, come le labbra si chiusero subito dopo, come la scivolò sinuosa tra i denti. Sentì come la bocca si apriva, notò come la fosse aspra ma al tempo stesso delicata, e apprezzò come nome e cognome finissero con la stessa lettera.

Poi realizzò cosa stesse facendo e le guance gli si tinsero di rosso, come se il ragazzo potesse guardarlo mentre mormorava il suo nome. Si vergognava tantissimo.

Immediatamente, chiuse la scheda e spense il computer, per poi ficcarsi sotto le coperte.

Alzò il volume dello smartphone per sentire bene la sveglia l'indomani, lo appoggiò sul comodino accanto al letto e chiuse gli occhi.

Tuttavia, non riuscì ad addormentarsi subito, e per questo si girò più e più volte tra le lenzuola per trovare la giusta posizione.

Fu accolto tra le sue braccia di Morfeo solo alcune ore dopo, mentre nella sua mente comparivano delle immagini sconnesse di autobus e luci colorate.

Fu accolto tra le sue braccia di Morfeo solo alcune ore dopo, mentre nella sua mente comparivano delle immagini sconnesse di autobus e luci colorate     

Note dell'autrice: nuovo capitolo! Qui conosciamo Amy,  la sorellina di Alexander.
È un po' più lungo degli altri, e spero che con questo mi sia fatta perdonare per non aver pubblicato ieri: purtroppo sono stata abbastanza impegnata e non ho avuto il tempo di finire il capitolo.
Altra cosa: la lunghezza dei capitoli va bene? O li preferite più lunghi o più corti?
Come sempre, lasciate una recensione se la storia vi sta piacendo! <3

  
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