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Autore: xvodkaemeless    16/08/2018    0 recensioni
Juuzou x OC
Yuki ha sei anni quando viene consegnata a Big Madam, durante una notte gelida.
Allora non le era chiaro come mai fosse ritenuta "speciale", e forse tutt'ora ha dei dubbi a riguardo.
Rei ha nove anni quando incontra per la prima volta Yuki, è il suo compagno di cella e si diverte con la nuova arrivata, soprattutto vista la sua altezza quasi inesistente.
Inizia tutto così. Un incontro in circostanze sfortunate, qualche litigio, ed un'amicizia che resiste nel tempo.
Tratto dal primo capitolo:
❝"Ahhhh! Quindi questo è un mio!"
"No. Scemo. Sceeeemo! È una giraffa!"❞
***
❝"Promettilo!"
"Te lo prometto, Rei."❞
©xvodkaemeless
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Suzuya Jūzō, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Chapter 4: Weak

 

 

Non sapeva bene come classificarla, ma una cosa era certa: era l'unico sentimento, seppur negativo, che provava da anni.  

***

Yuki non si riteneva forte, tutt'altro. Nonostante fosse prossima ai sedici anni, si sentiva la ragazza più debole ed inutile di quell'universo. Si sentiva superflua. Non necessaria. Che scopo aveva, nella vita? Perché era nata? Come era finita in quella situazione così opprimente che, da tempo immemore, la bloccava in quella realtà fatta di sangue?

Con ogni probabilità, se non avesse avuto quell'odore così particolare e quel sapore che tanto piaceva ai ghoul, era convinta che i suoi genitori non l'avrebbero abbandonata così, di punto in bianco, di fronte un maniero fuori Tokyo. L'avrebbero semplicemente uccisa.

Durante i suoi ormai dieci anni di prigionia, o meglio, durante i suoi quindici anni e nove mesi di vita, gli unici sprazzi di gioia che aveva avuto si potevano contare sulla punta delle dita di una sola mano, e tutti comprendevano Rei. L'albino, difatti, era l'unico che con il suo modo di fare alquanto strambo la trattava normalmente, quasi come un'amica, e non come cibo o come un mostro solo a causa di.. neanche lei sapeva cosa; certo, la sua rigenerazione era fuori dal comune, però questo le sembrava decisamente troppo poco per essere definita un mostro.

Cosa fosse realmente l'amicizia, però, Yuki non lo sapeva. Tra i vari libri che aveva letto, si era ritrovata rispecchiata in una situazione definita in tale modo solo quando ripensava ai momenti trascorsi con Rei: potevano lamentarsi, potevano urlare, condividere i pasti quando si era in punizione, raccontare storie completamente inventate.

 

" [...] così per punizione i due vennero trasformati in due alberi!" disse Yuki sorridendo. Le sarebbe piaciuto diventare un albero, per punizione, e non ricevere più quelle attenzioni così malsane.

"Ma che finale è?! Gli alberi non sono divertenti, sono.. fermi. Yuki non mi piace questa storia!"

"Stai zitto, sceeemo! Non ho fin-!"

"Smettila di chiamarmi scemo, baaassa." Urlò in risposta Rei. Sapeva quanto infastidisse l'altra con quell'aggettivo, e ciò rendeva tutto ancora più interessante. Sogghignò di fronte alla più piccola e prima che questa potesse replicare aggiunse "Stavo pensando ad un nuovo metodo per uccidere durante le aste: prendi l'umano e lo leghi ad un tavolo che si può allungare. Lo so, sono proprio un genio! Immagina quanti punti farei nel tirare il corpo finché BAAAAM" accompagnò con le mani il suono, imitando un'esplosione "in due! Lo voglio usare per la prossima asta!"

Rei, o meglio, Juuzou, era entrato in modalità scrapper. Quando questo succedeva capire i collegamenti dei suoi discorsi era quasi impossibile per Yuki, che si sforzò nel cercare di comprendere cosa accomunasse la sua storia d'amore con quel pensiero di tortura.

"Però prima voglio provarlo.. non voglio far fare brutta figura a Maman! Posso usarlo solo un pochetto su di te?" sussurrò il maggiore infine, avvicinandosi all'amica più piccola con le braccia rivolte davanti al corpo e le dita che si muovevano. Sul viso un ghigno divertito.

"CHEEEEE??" urlò in risposta la ragazza allontanandosi in fretta dallo scrapper "No. sembra doloroso. Non voglio." disse Yuki nascosta nell'ombra della cella. Lei, a differenza dell'amico il dolore lo percepiva ancora. Eccome se lo percepiva. Se poi contava il bruciore dei tessuti che si rimarginavano velocemente, il dolore che provava era fin troppo.

"Fifona. Lo avrei fatto per allungarti non per ucciderti, così nel prossimo balletto sulla corda guadagnavi più punti e ricevevi ricompense migliori! Ultimamente io ricevo solo la rimozione delle unghie. E' noioso.."

"Non mi piacciono i good boy points.. L'altra volta, con 60 punti, hai urlato tantissimo"

"Ohh! Me lo ricordo. Ero proprio stato un bravo bambino. Però non pensavo che la castrazione si potesse fare una sola volta.. Però ehi! Così sarò sempre bello! Tu mi trovi bello, Yuki-chan?"

 

Non gli aveva mai risposto. Gli aveva dato dello scemo, con le guance arrossate nascoste nell'oscurità. Se avesse saputo che quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbe passato in sua compagnia, probabilmente lo avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto che sì, anche se era scemo, incosciente, lo trovava carino.

Subito dopo aver perso Rei, per Yuki sopravvivere in quel luogo era stato difficilissimo. Non aveva più nessuno, ora, pertanto aveva cercato di ottenere ciò che mai avrebbe voluto in realtà, ovvero l'approvazione del Ghoul che la teneva prigioniera: si era data della feccia da sola nella speranza di sentire un "brava ragazza" da Big Madam, si era fatta mangiare dai clienti affamati cercando di trattenere le lacrime, si era esibita in complicate danze acrobatiche tra un essere umano all'asta e l'altro. Ma ciò non era mai bastato. Per Big Madam la ragazza non restava altro che "carne preziosa", e il vuoto che Yuki aveva cercato di colmare era finito con l'espandersi e risucchiarla in un vortice di negatività. Lei non bastava mai e mai sarebbe bastata.

Non era mai stata forte come Rei. Lui sorrideva sempre, si divertiva ad uccidere, cercava i lati positivi della loro prigionia. Lei era solo "carne preziosa", carne che dal proprio arrivo non aveva fatto altro che piangere. Piangere per l'abbandono dei genitori, piangere per il pupazzo, piangere per le torture, piangere per gli spettacoli sul palco, piangere per la solitudine. E quando Big Madam se ne accorgeva andava su tutte le furie, e come premio Yuki riceveva molte più botte, una o due settimane di digiuno e più clienti in un giorno. Altro che approvazione.

I numerosi graffi sul viso, causati dai "premi" del giorno prima e dal cliente che le era capitato, le bruciarono a contatto con le lacrime salate. Normalmente quelle escoriazioni le si sarebbero rimarginate nel giro di qualche secondo, ma con il passare degli anni Yuki aveva capito come controllare questa caratteristica a suo favore: meno botte, se si è ancora marchiati dai giorni precedenti. E soprattutto: niente clienti, se non si è perfetti esteticamente. Non importava quanto facessero male quelle ferite. Era giusto così.

"In fondo, è il dolore che ricorda alle persone di essere vive, no?" si ritrovò a sussurrare tra sé e sé nell'oscurità, le ginocchia ancora strette al petto nella speranza di trovare un po' di calore che si potesse definire umano. In momenti come quelli si domandava se il suo nome, Yuki, ovvero Neve, derivasse dal tepore quasi inesistente del suo corpo e non tanto dalla forte nevicata che, durante il parto, imbiancava e rendeva puro il paesaggio esterno.

"È il dolore causato dai sentimenti che ci rende umani, la capacità di poter ragionare, riflettere su un argomento, un ricordo, una persona." aggiunse poi. Ormai era diventata un'abitudine quella di parlare da sola, cosa abbastanza normale vista la totale assenza di esseri viventi, fatta esclusione per quel piccolo topino di campagna che viveva in un angolino e che la quasi sedicenne aveva provato a scacciare più volte, invano.

Tutto era iniziato un giorno. Era stata noleggiata dal primo cliente dopo la perdita di Rei: un certo Tsukiyama Shuu, un ghoul dal palato sopraffino e con gusti decisamente discutibili in fatto di moda. Fu lui a regalarle il suo libro preferito, ovvero "Lo Squalificato" di Dazai Osamu. Certo, una lettura tutt'altro che semplice per una ragazzina, ma con l'aiuto di un dizionario era riuscita a finirlo in soli due giorni.

Fu proprio con quel libro, ormai imparato a memoria, che Yuki iniziò con i suoi lunghi monologhi: leggeva determinati periodi ad alta voce, e successivamente li commentava. Passava ore a ragionare su quel capolavoro, cercava di scappare dalla realtà e allo stesso tempo di restare lucida in quella situazione fin troppo difficile da affrontare: aveva perso tutto. 



Angolo autrice:

Ciao ragazzi!
Eccomi qui con un nuovo capitolo; ebbene, non sono sparita, ho avuto solo un po' da fare, mi dispiace non avervi avvertito.

Comunque, vorrei dedicare questo capitolo ad ___Aliena___ , che ringranzio anche tantissimo: devo ammettere che avevo cominciato a perdere leggermente la voglia di continuare questa storia (sono una che si arrende facilmente, sigh); mi sembrava che nessuno la apprezzasse e che fosse decisamente orribile. La sua recensione è stata quella spinta, quella forza che mi mancava per poter andare avanti.

Spero sul serio di non cadere nel banale con questa storia, e che possa rivelarsi all'altezza delle aspettative!

GRAZIE MILLE, ___ALIENA___ !
E grazie anche a tutti coloro che hanno deciso di leggere la mia storia, siete dei tesori!

 

   
 
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