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Autore: Maria_la_Sanguinante    17/08/2018    2 recensioni
Piccola storiella. Una Creepypasta idonea?
Un ragazzo aveva appena finito di lavorare.. Ma in pochi minuti, perfino la mente più assentata del mondo può rimanere disturbata per sempre.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il solito, come tutte le altre volte. Avevo finito di lavorare al bar dietro l'angolo fino all'ora di chiusura: intorno alle 3 di notte, quando misi il mio grambiule nell'armadietto, afferrai la giacca ed uscii dalla porta del bar chiudendola a tre mandate di chiave. Nella strada poco illuminata che percorrevo ogni giorno quando andavo a lavorare ed ogni notte che finivo i lungo e logorante turno: sentivo solo i grilli ed il calpestio dei miei passi che si dirigevano verso casa mia. Ero stanco e non vedevo l'ora di spogliarmi dormire un po', ma stranamente mi sentivo a disagio. Dietro la mia schiena pervasa da continui brividi, sentivo qualcosa che mi stesse seguendo. Non riuscivo a guardare dietro di me, e nemmeno volevo: ma con la coda dell'occhio riuscivo a percepire qualcosa che ad ogni mia sbirciata si nascondeva quatto dietro ad una macchina o ad una delle tante cabine telefoniche o ai bidoni dell’immondizia seminati lungo il marciapiede. Decisi di aumentare il passo, e con esso aumentava anche il mio battito cardiaco e lo stress che attanagliava la mia testa e irrigidiva la mia schiena. Più camminavo verso le vie trafficate e pervase di gente: più mi sentivo osservato, e ad un tratto, deciso da qualche folle desiderio di coraggio, mi voltai di scatto per guardami le spalle. Nulla, non c'era niente davanti a me, solo il Marciapiede con qualche macchina vuota parcheggiata, questo era quello che avrei desiderato, ma invece non fu così.
Gli occhi si spalancarono e le pupille si restrinsero, mentre scariche di adrenalina e terrore tramutavano il mio corpo in una statua di fredda roccia. Davanti a me, a quattro zampe in una posa innaturale, una creatura umanoide dalla pelle grigia e dagli occhi neri mi fissava: puntando i suoi bui bulbi oculari nei miei, quasi riempiendo la mia vista incredula con la sua raccapricciante figura. Al posto di umane mani, la creatura aveva dei grossi coltelli arrugginiti e sporchi di quelli che mi sembravano coaguli di rosso sangue essiccato, i quali, raschiando lievemente il cemento, sembravano desiderosi di affondare nel mio corpo, il quale, spinto dalla paura, iniziò a correre disperatamente. Iniziai a correre…correre e correre, senza mai voltarmi, ma sentivo benissimo i suoi passi veloci a qualche metro di distanza guadagnata dal mio scatto tramutatosi in una corsa.
Più correvo disperatamente, più le mie falcate diventavano goffi e stancanti inciampi, che facevano tremare le mie gambe e aumentare il senso di terrore nella mia testa. Volevo solo tornare a casa e stare in mezzo alla gente, sperando di trovare salvezza in mezzo alle persone che, forse, avrebbero potuto aiutarmi, o in un possibile gesto di codardia, avrei potuto usarle come scudo. La strada che in qualche minuto di camminata a passo svelto mi portava nella strada principale, ora, mentre mi affannavo per sfuggire alle grinfie di quella bestia che gemeva e ansimava dietro alle mie spalle, sembrava infinita. Ero sempre più terrorizzato, e sentivo le mie gambe cedere e diventare pesanti, mentre il mio respiro sembrava strozzato dal battito impazzito del mio cuore ormai in gola.
Mentre la mia testa viaggiava sperando di potercela fare in qualche modo, mentre pregavo per la mia salvezza, notai una piccola strettoia in cui, forse, avrei potuto accorciare la strada per arrivare alla via principale, riuscendo a mettere nuovamente un po’ di terreno tra me e quella bestia per tornare a casa mia. Avrei dovuto scegliere la strada principale per arrivare in quella osai illuminata di civiltà, ma ormai sentivo il mio aguzzino dietro di me a pochi metri, e iniziavo a cedere definitivamente. Disperato mi buttai nella via a lato, poco prima che potesse afferrarmi. Entrai in quel buio accecante e svoltai a destra, mentre sentivo dietro di me un tonfo ed un grido disumano di frustrazione e dolore, immaginando che fosse andato a sbattere contro quei bidoni che riuscii ad evitare. Riprendendo qualche boccata di fiato, continuai a correre  in una via appena più larga della calla in cui svoltai e vidi a pochi passi un uomo piegato a terra, che, appena mi sentii, voltò nella mia direzione la testa nascosta dal grande capello sulla testa e da bavero ribaltato del suo cappotto di pelle. In pochi attimi si sollevò da terra e mi puntò addosso una torcia.
Ero terrorizzato, ma alla vista di un altro uomo mi rasserenai. Non riuscivo a vederlo in faccia a causa della torcia, ma riuscendo a vedere come fosse vestito poco prima che mi puntasse quel faro, capii che poteva essere un investigatore.
“La prego! Mi-mi aiuti!” gli dissi con un filo di voce, mentre riprendevo fiato.
L’uomo, con una strana voce mi chiese “Chi sei? Perché stai respirando in quel modo così buffo? Stai per caso scappando?”.
Ripreso quel poco di fiato per poter parlare, sollevi il viso grondante di sudore dalle mie mani serrate sulle gambe piegate al misterioso individuo. Cercando di essere veloce, gli raccontai terrorizzato l'accaduto, mentre sentivo ancora una volta dietro di me quella creatura avvicinarsi. In preda alla paura tentai di avvicinarmi al tizio incappottato, ma questo mi puntò quel farò dritto negli occhi indietreggiando di un passo, che, per assurdo, scambiai con un sinistro e viscido stricio.
"È vicino?" mi chiese l'uomo.
Io, spaventato a morte, gli dissi di si, chiedendogli nuovamente auto, cadendo dolente sulle ginocchia, mentre mi stringevo nella giacca completamente umida.
L'uomo non rispose, ma alzando impercettibilmente la testa, questo emise un sinistro risolio, per poi abbassare nuovamente la testa e avvicinare il suo volto al mio, puntandomi sempre quella torcia negli occhi.
L’uomo in nero continuò con una domanda che mi terrorizzò a morte. Con voce calma e dal tono divertito, mi chiese "Pensi di sopravvivere?"
Io non seppi cosa rispondere, ormai i battiti del mio cuore impazzito erano perfettamente coordinati con i passi sempre più forti della bestia dalla quale ero momentaneamente sfuggito, ma capendo che fossi spacciato risposi di no, iniziando a tremare come una foglia. Mentre l'uomo rideva mostruosamente, sentii una bottiglia di vetro rotolare velocemente a terra, e dopo essermi voltato per vedere chi o cosa l’asse fatta cadere: vidi la creatura piombare davanti a me, per poi girarsi nella mia direzione e prepararsi ad attaccare. Ormai mi sentivo morto, sapevo di essere morto, mentre il mio desiderio di vivere stava urlando nella mia testa di scappare, ma il mio corpo era rimasto completamente paralizzato alla vista di quella bestia davanti a me, finché qualcosa di più sinistro mi fece smettere di vibrare.
Quel mostro dagli artigli metallici non mi guardava più, e mentre il suo sguardo, ora diventato due luci pallide, si posizionava appena sopra di me, senti che l’uomo incappottato aveva finito di ridere.
Dopo un breve ed assordante silenzio, l'uomo mi disse "Per oggi ti è andata bene...Umano”
Finendo quella sinistra frase, la cui tonalità passò da umana a mostruosa, voltai di scatto la testa verso quella persona, ma a causa della torcia non vidi la sua faccia, che ancora oggi, a distanza di mesi, mi continua a tormentare nel sonno. L'uomo spense la luce e in quel momento capii che non poteva essere in un incubo, poiché nemmeno in un incubo avrei potuto vedere quella faccia. Quel singolo occhio rosso che sbucava da nere bende era puntato verso di me, mentre dalle stesse emergeva un grottesco e mostruoso sorriso gigantesco: pieno di denti umani pieni di bava nera, contornato da strane estremità simili ad artigli. L'uomo nel cappotto balzò sopra di me, facendomi care a terra, visto che due grosse mani ossute si erano agganciate alla mia giacca per buttarmi a terra. Pensa volesse aggredirmi, ma invece capii che volesse togliermi di mezzo.
Quella cosa una volta che mi gettò a terra, mi usò come base su cui potersi avventare al mostro che mi stava inseguendo. Con una leggera pressione balzò nuovamente sopra di me, e in quel secondo pari ad un’eternità di terrore, vidi una miriade infinita di tentacoli neri e viscidi, come le sue mani piene della stessa bava nera, che si agitavano sotto l'indumento pelle nera, mentre quella Cosa si avvinghiava in un abbraccio mortale al mostro pallido. Per paura mi strinsi nella giacca e chiusi gli occhi, ma dopo pochi attimi pieni di sinistri rumori e grida li riaprii, non vedendo più nessuno. Mi rialzai da terra, e notando che sulla giacca erano rimaste le macchie nere e vischiose delle sue mani, decisi di buttarla via, mentre avanzavo tremante verso la strada principale, mentre un gruppo di persone mi chiavano, avendo forse sentito il mio grido quando mi ritrovai quella cosa addosso. Dopo aver raccontato quel fatto alla polizia, tornai a casa e mi sedetti sul letto: ma ogni notte da allora, quando venni aggredito dal “Rake”, quando passo accanto ad un vicolo buio, ho sempre paura di vedere in quelle tenebre quella luce accecante che nascondeva quel mostruoso, “Malefico” sorriso.
   
 
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