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Autore: Stillintoyou    17/08/2018    2 recensioni
(La storia è raccontata dal punto di vista di Todoroki Shoto, il riferimento agli Avenger è solo alla fine. Non è ambientata nell'universo Marvel, ma... lo scoprirete!)
Non sembrava esserci anima viva quel giorno. Le strade erano così silenziose da dare la sensazione di post apocalittico.
Persino le cicale, che di solito in quella zona cominciavano a fare chiasso da presto, erano stranamente silenziose. In qualche modo, sentivo una sensazione di arido sulla pelle.
‹‹ Il tempo... ›› mormorai. Poi mi fermai, e sollevai gli occhi verso il cielo, che aveva delle sfumature dorate.
Sentii una strana sensazione sul petto, e le mani sudare freddo. Fu come essere improvvisamente chiuso in una piccola cella dalle mura invisibili. La sensazione di essere in trappola.
Non mi ero mai soffermato a fissare il cielo in quel modo. Non ero mai soffermato nemmeno a pensare al mio passato per così tanto tempo...
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quei giorni... sembravano l'inizio di qualcosa di terribile. La classica quiete prima della tempesta.

La sensazione della sabbia del tempo che scorreva lenta, ma incontrastata, era così forte da fare paura. Ma c'era l'ignoto di fronte a me. L'ansia invadeva il mio corpo, ma era per qualcosa che non sapevo. Qualcosa che non conoscevo, non vedevo.

Qual era il mio nemico? Ma sopratutto.... cos'era?

‹‹ Todoroki-kun! Ehi! Guarda! ›› Midoriya, distraendomi da quell'ammasso intricato di pensieri.

Indicò un punto indefinito del cielo, ai miei occhi, ma per lui, quella direzione era più che precisa. Quasi banale.

‹‹ Cosa? ›› risposi, cercando cosa stesse indicando precisamente.

Anche se sapevo bene che fosse semplicemente una stella. Era ovvio.

‹‹ Quella stella luminosa! Guardala! ›› il ragazzo ritrasse la mano, portandosela dietro la nuca.

Eravamo sdraiati sul prato di quel parco non troppo distante dalla loro scuola, l'uno accanto all'altro.

Sembrava una scena presa da chissà quale film romantico, ma l'intento non era quello.

L'intento, era quello di riposarsi un attimo in un punto fresco.

Midoriya aveva insistito parecchio per stare fuori fino a tardi per potersi allenare con me, nonostante avessimo passato un'intera giornata in ricognizione e la divisa da eroe non era esattamente la comodità assoluta per stare sdraiati. Ma non gli avrei mai detto di no. Non in quel momento, non in quel periodo. Era come se il tempo stringesse sempre di più, ed era una sensazione strana, che stringeva il cuore al solo farci caso. Pensarci, era come morire. Non saperne il motivo, era come soffocare in un mare di sconosciuto.

‹‹ La vedo ›› risposi, inspirando profondamente ‹‹ credo si chiami Sirio, ed è una delle stelle più luminose ››

Midoriya corrugò la fronte, rivolgendo poi lo sguardo nella mia direzione.
‹‹ Sei un appassionato di astronomia? ››

‹‹ No, non lo sono. Quando ho tempo libero leggo ciò che mi capita in mano ›› ispirai ‹‹ e poi, invidio il modo in cui le stelle possono stare lontane da tutto e tutti, e bruciare a chilometri di distanza ›› sollevai la mano sinistra, portandola a pochi centimetri dal volto.

A distanza di tempo, odio ancora quel potere.
Ed odiavo mio padre. Odiavo ogni cosa di lui.
Ed io... avrei voluto staccare quella parte del suo corpo, così da eliminarla totalmente.

‹‹ Non hai motivo di invidiarle. Tu sei già una stella, Todoroki-kun ›› una frase così pura ed ingenua, che in me mosse quella piccola goccia di sentimenti che riservavo solo per lui. L'unico in grado di farmi quasi accettare quel mio potere.

Sì... perché, anche sembrava la peggiore scena di un film, e non c'era l'intento di qualcosa di romantico... io continuavo a provare quel “qualcosa” per quel ragazzo dai capelli verdi.

Era stato l'unico, dopo anni di praticamente sola apatia, ad aver mosso in un sentimento finalmente differente.

Ma non lo avrei mai forzato, e non avrei mai fatto niente per farlo sentire a disagio.

Spesso ho provato a fargli capire qualcosa, ma Midoriya... sembra troppo ingenuo per capirlo.

E... troppo preso da Bakugo.

Ma il biondino non ha nessun interesse in lui, se non quello di surclassarlo in ogni campo.

Eppure, nonostante tutto, Midoriya continua a starci dietro. Continua a volerlo nella sua vita, nonostante i pessimi comportamenti del ragazzo. Non capisco, allora, se quello è semplice attaccamento al passato o no.

Midoriya indubbiamente voleva più di un'amicizia da parte di Bakugo, ma lui... a stento accettava quella.

I suoi occhi si sgranarono di colpo. Brillarono.

‹‹ Una stella cadente! Esprimiamo un desiderio? ›› disse, fin troppo esaltato.

‹‹ Non è una cosa da bambini? ››

‹‹ Oh, avanti, lasciati andare! ›› i suoi occhi brillavano di chissà quale luce. Ed allora... perché dirgli di no?

Inspirai, e mi misi seduto – così come Midoriya – ‹‹ Okay... allora, vorrei che... ›› mi persi un attimo alla vista del volto di Midoriya che si corrucciò.

‹‹ Non hai mai espresso un desiderio guardando le stelle cadenti? ››

‹‹ Si vede? ››

‹‹ I desideri non si dicono, altrimenti non si realizzano! ›› tutto sommato, non fui sorpreso né altro. Per me è tutto normale, ed indubbiamente non mi aspettavo la realizzazione di un mio desiderio.
D'altronde, fino a quel momento, tutto ciò che ho voluto l'ho sempre dovuto raggiungere con fatica e cose simili. Sin da bambino.
Allora, tornai a guardare il cielo.
‹‹ Capito ›› mormorai, con un pizzico di disinteresse. Chiusi gli occhi, ed allora seguii la cosa con le sue dovute “regole”.

“Vorrei che capissi ciò che provo realmente. E vorrei poter stare con te fino alla fine dei miei giorni”, pensai, poi li riaprii. Che stupidaggine. Che cosa banale.

‹‹ Vorrei che Kacchan fosse qui ›› disse Midoriya, di colpo.
Fu come ricevere un pugno da Kirishima, con la mano indurita, e schiantarsi contro una montagna.

‹‹ Se dici il desiderio a voce alta non si realizza ›› gli feci notare, sollevando un ginocchio per poggiarci su la mano.

‹‹ Non questo era il mio desiderio ›› brontolò. In cuor mio, sapevo il desiderio di Midoriya.
Non era difficile da immaginare. Lo stomaco cominciò a bruciarmi talmente tanto da farmi temere di poter cominciare a sputare fuoco. A quel punto sì che avrei odiato definitivamente la mia unicità.

‹‹ Sinceramente... non è complicato da capire il tuo desiderio, Midoriya ›› mi alzai, pulendomi i pantaloni ‹‹ sei una sorta di libro aperto ››

‹‹ Uhm? Dici? ›› si alzò anche lui
‹‹ Sì... dico. ›› inspirai ‹‹ forza. Torniamo al dormitorio ››

‹‹ Uhm? ›› corrugò la fronte. Il tempo di cominciare a camminare, e mi afferrò il braccio. Quando mi girai per capire il perché di quel gesto, lo vidi col viso basso. Non riuscivo a vedergli gli occhi, ma il suo volto era stranamente buio.

‹‹ Midoriya? ››

‹‹ Si può sapere cosa succede, Todoroki? ›› il suo tono di voce era basso, ma serio come poche volte da quando lo conoscevo ‹‹ sei strano... e non mi piace. Che succede? Cosa mi stai nascondendo? ››

Era quello il momento di dirglielo?

In cuor mio... ‹‹ Midoriya... io... ›› … sentivo di no ‹‹ sono solo stanco ››

O forse era solo la paura a bloccarmi.

‹‹ Stanco, mh? ›› non era convinto. Per niente.

Lasciò andare il mio braccio, ed annuì tra sé e sé ‹‹ allora sì... torniamo al dormitorio. Ma promettimi, Todoroki, che se qualcosa non va... qualsiasi cosa, me ne parlerai. Okay? Io sono qui per te ›› quel suo sguardo, intenso e serio, quasi mi crearono i brividi.

Era una promessa silenziosa, o forse un giuramento. Annuii. Riuscii a fare solo quello.

 

 

 

Tutti gli Eroi tenevano gli occhi aperti, pronti ad intervenire in caso di necessità. Per la popolazione, forse, quello non era niente di strano. Gli Eroi sono sempre in movimento per monitorare la criminalità, insomma, non era una cosa nuova.

Da quando la lega dei villain era tornata in azione... era normale.

Ma noi... noi, anche se ancora apprendisti, eravamo consapevoli della situazione: la tensione che si respirava non era esattamente delle migliori.

Ma in ogni caso, dal canto mio, speravo semplicemente di finire quell'anno scolastico e diventare finalmente un eroe a tutti gli effetti.

Andarmene via da quel posto, poter ricominciare da zero finalmente senza dover dipendere da mio padre. Desideravo semplicemente vivere una vita tranquilla, senza per forza essere visto come “Il figlio di Endevor”.

Era questo a cui pensavo, mentre stavo seduto su quel divano ad ascoltare distrattamente ciò di cui stavano parlano i miei amici, di fronte a me. I loro piani per il futuro. Cose di cui comunque avevamo parlato più di una volta, ma che ora eravamo tremendamente vicini a sfiorare con mano.

Le ragazze si trovavano molto distanti da noi, ma comunque visibili.

Lontane il tanto giusto da non ascoltare noi e viceversa.

Era meglio così, dato che non tutti parlavamo del futuro.

Kaminari parlava di ragazze, e gli altri intervenivano con commenti relativi a loro. Midoriya, negli anni, non era cambiato: cercava di evitare quel discorso, diventando immediatamente rosso e rivolgendo sguardi imbarazzati nella direzione di Uraraka, che a sua volta evitava il suo sguardo.
Anche Bakugo era con noi. Miracolosamente era rimasto in nostra compagnia... o meglio, era rimasto lì per via di Kirishima, che lo aveva quasi implorato di rimanere.

Era seduto accanto al rosso, mentre scorreva la home di qualche social network ed ogni tanto mostrava segni di vita grugnendo e sbuffando, rivolgendo lo sguardo solo a Kirishima quando lo interpellava o si muoveva.
‹‹ E tu, Bakugo? Cosa ne pensi delle ragazze? Della nostra classe, intendo. Sei l'unico che ancora non ha detto niente! ›› disse Kaminari, al quale brillarono gli occhi.
Quelli rosso fuoco di Bakugo si spostarono dallo schermo del telefono, a quelli giallo elettrico del biondino.
‹‹ Non mi interessa l'argomento ›› tagliò corto.
Il mio sguardo, volò verso Midoriya. Giocava con le proprie mani, in maniera nervosa.

Il mio cuore si strinse un'altra volta. Sarei mai uscito da quel turbine di sensazioni?

‹‹ Aaaah, quindi... a te piacciono i ragazzi, eh? ›› Kaminari ammiccò, voltando lo sguardo su Kirishima con un espressione da Io-so-tutto.

‹‹ Eeeh?! Ma cosa stai insinuando, guarda che ti faccio esplodere, stupido Pikachu! ››

‹‹ Scusa, scusa!... ma pensi che io sia carino? ››

‹‹ … Kaminari... ›› il tono di voce di Bakugo cambiò radicalmente, in uno simile ad un ringhio di avvisaglia, sogghignando come suo solito.
Kirishima poggiò una mano sul petto del ragazzo, spingendolo contro lo schienale del divano e sorridendo in maniera quasi imbarazzata. Non era la prima volta che assistevamo a Kirishima che cercava di bloccare il ragazzo. È sempre stato l'unico che, fin da subito, è stato capace di stargli vicino senza rischiare grosso.
L'unico che Bakugo riteneva alla sua altezza... e forse, l'unico che Midoriya invidiava seriamente all'interno di quella stanza, per via della vicinanza che c'era tra di loro.
Lì bene o male avevamo capito tutti il legame tra i due.
A nessuno interessava veramente qualcosa dell'orientamento sessuale. Ognuno di noi aveva gusti differenti, ed eravamo tutti una famiglia, in fondo. Ormai, vivendo assieme per tanto tempo, il legame che si era formato era proprio quello.
‹‹ Vediaaamo, chi non ha ancora parlato? Ah, Todoroki! È il tuo turno! Che ne pensi delle ragazze? Te ne piace qualcuna in particolare? Magari... la bella Momo? Lei è ovviamente attratta da te! ››

‹‹ Sinceramente, andiamo... c'è qualcuna che non è attratta da Todoroki? Ti guardano come guardano una ciambella durante quel periodo del mese! ›› Mineta e la sua finezza disgustosa.

‹‹ Oltretutto, Momo è un buon partito ›› Kaminari poggiò le mani sotto il proprio mento, tamburellando l'indice sul labbro ‹‹ è bella, intelligente, la sua unicità è molto forte, è ricca... e ha delle tette enormi, oltre che un fisico da urlo ››
‹‹ Momo, dici? ›› risposi, sollevando gli occhi al soffitto.
M'immaginai accanto a lei, a fare le solite cose quotidiane. Combattere accanto a lei, dato che quello di fare l'eroe è il sogno di entrambi.

Momo... la ragazza dalle mille qualità, ma... non era lei il futuro che volevo. Sarei stato sicuramente bene con lei, ma non era quello che volevo.

‹‹ Carina ›› dissi ‹‹ ma non sono interessato ›› non era lei ciò che volevo dalla vita.

‹‹ Anche tu come Bakugo? ››

‹‹ Kaminari... ›› ancora quel ringhio da parte del biondo.

‹‹ No, non è quello che pensi tu ›› risposi con tutta calma

‹‹ Amici, se siete gay potet – ››

‹‹ Bakugo no! ›› il grido di Kirishima fu l'unica cosa udibile prima dell'esplosione causata da Bakugo, contro la superficie del tavolino di fronte a Kaminari.

Una coltre di fumo di alzò, ed il forte odore del legno bruciato s'infilò nel mio naso.

Sapevamo tutti che sarebbe finita in quel modo, dato che Bakugo non sopporta quando qualcuno cerca di farsi troppo i fatti suoi.

Persino le ragazze corsero per vedere cosa fosse successo, ma fortunatamente nessuno si fece male.

A parte il tavolino.

Kaminari non sembrò essere troppo scioccato da quel gesto, ma si abbandonò alle cure di Jiro senza problemi.

Semplicemente, Bakugo si sollevò con noncuranza, e si allontanò nella stessa maniera.

‹‹ Uhm? ›› si fermò. Arricciò il naso come suo solito, assumendo un espressione ringhiante, ma senza emettere suoni ‹‹ ehi, bastardo diviso a metà. Che hai da fissare in quel modo? Vuoi per caso un autografo? ››

Sinceramente, non mi ero nemmeno reso conto di fissarlo.

‹‹ No ›› tagliai corto, e camminai, pronto a superarlo. Ma mi afferrò il braccio, per cui mi fermai.

‹‹ Stai attento ›› disse, con un tono di voce differente da quello precedente. Quasi più basso.

Kirishima, non troppo distante da noi, si mise sull'attenti, pronto ad intervenire in caso di bisogno.

‹‹ A cosa? ››

‹‹ Deku ›› i suoi occhi scattarono nella direzione del ragazzo appena nominato.

Da quando si preoccupava per lui?

Non chiesi niente, ma tirai uno strattone col braccio, liberandomi dalla sua presa.

‹‹ Sinceramente... c'è qualcosa che non va. Stai attento a lui. Odio chiederti una cosa del genere, in tutta onestà. Ma stai attento ›› Un cambiamento così improvviso e radicale quasi mi fece venire i brividi.

Si spostò, e raggiunse Kirishima, il quale aveva una faccia preoccupata e cominciò subito ad invaderlo di domande sussurrate, come se non fosse palese che gli stesse chiedendo della nostra piccola e breve chiacchierata platonica.

Istintivamente, rivolsi lo sguardo verso Midoriya. Non sembrava aver badato a quei piccoli momenti, dato che stava chiacchierando con Ochako.

Rideva, imbarazzato come suo solito, e prendevano in giro Kaminari imbambolato dalla vista di Jiro. Il primo che voleva investigare sulle possibili cotte all'interno della classe, ed il primo ad averne una.

Poi, lui, continuando a ridere, si girò a guardarmi. Si sentiva indubbiamente osservato. Non aveva un'aria scocciata dalla cosa, e sorrise nel suo solito modo naturale. Mi fece un cenno col capo per raggiungerlo.

Ebbi di nuovo quella sensazione del tempo che scorreva tra le mie dita, come la sabbia di una clessidra. Perché?

 

L'indomani, solita uscita.

Piccolo tratto di strada in compagnia dei nostri compagni, e poi... ci separammo.

Non sembrava esserci anima viva quel giorno. Le strade erano così silenziose da dare la sensazione di post apocalittico.

Persino le cicale, che di solito in quella zona cominciavano a fare chiasso da presto, erano stranamente silenziose. In qualche modo, sentivo una sensazione di arido sulla pelle.

‹‹ Il tempo... ›› mormorai. Poi mi fermai, e sollevai gli occhi verso il cielo, che aveva delle sfumature dorate.

Sentii una strana sensazione sul petto, e le mani sudare freddo. Fu come essere improvvisamente chiuso in una piccola cella dalle mura invisibili. La sensazione di essere in trappola.

Non mi ero mai soffermato a fissare il cielo in quel modo. Non ero mai soffermato nemmeno a pensare al mio passato per così tanto tempo... ed invece, in quel momento cominciai a pensare ad ogni singola cosa. Fu come vedere il mio passato passarmi davanti come un film, guidato da quella luce dorata.

Dolore, abbandono, l'essere visto solo come uno strumento perfetto per raggiungere gli scopi falliti di mio padre.

L'unico mio raggio di luce, nella mia vita, era mia madre. La stessa donna che per via dell'ira conto quell'uomo, aveva recato una cicatrice perenne sul mio volto. Ci poggiai la mano sopra, ma senza provare lo stesso dolore di sempre solo a ricordare quell'acqua bollente.

Per un attimo... solo per qualche attimo, mi sembrò di vedere il volto di mia madre sul cielo. Quel suo sorriso nel vedermi entrare nella stanza, la prima volta che andai a trovarla. Un sorriso nostalgico, con un pizzico di rammarico nel vedere quella cicatrice sul mio volto. Mia madre era il mio angelo.

Inspirai, e spostai la mano, riprendendo a camminare, ma con la testa ero totalmente altrove.

Nella mia mente tornavano indietro diverse scene.

Quand'è stata la prima volta che vidi la luce in fondo a quel tunnel oscuro che era la mia vita fino a quel momento?

Quando smisi effettivamente di voler a tutti i costi superare chiunque, anche mio padre, per dimostrare di essere capace di sopravvivere senza usare il suo potere?

Rividi nella mia testa l'ammissione all'accademia, il volto felice ed orgoglioso di mia sorella che si congratulava, ed un semplice cenno col capo da parte di mio padre.

Ricordai la prima volta che vidi i miei compagni, gli allenamenti, l'attacco dei villain... il festival.

Sì... che idiota. Ecco quando vidi davvero la luce in fondo al tunnel.

E lo sapevo.

Quel grido.

“È il tuo potere!”.

Sapevo che era stato quello a permettermi di vedere la luce. Fu quello il momento in cui iniziai ad accettarmi.

Mi fermai, di nuovo. Non sapevo quanta strada avessi percorso, ma era abbastanza da riuscire a vedere il mare. Mi ero spostato parecchio dalla zona che mi era stata assegnata, ma il cielo, anche se di meno, era ancora particolare.

Ecco perché quelle sensazioni. Midoriya era... era importante.

Era il mio raggio di luce nel buio più totale. Accennai un sorriso. Stupidamente, realizzai solo in quel momento ogni singola cosa. Sapevo già quelle cose, ma... non mi ero mai soffermato a pensarci così tanto, fino a trovare ogni singolo collegamento e capire effettivamente tutto a fondo.

Ecco perché ero così legato a lui. Ecco perché ero innamorato di quel sorriso. Vedevo in lui la speranza di avere finalmente un po' di pace, e vedevo in lui la persona con la quale avrei voluto condividerla. Non ero innamorato solo dell'idea di vivere in pace.

Chiusi gli occhi per un attimo, sollevando la mano sinistra. Riaprii gli occhi in quel momento, osservandola. Midoriya era stato l'unico a farmi accettare quel potere con una sola frase.

Inspirai, ed in quel momento, delle gocce caddero sulla mano.

Mi tastai le guance. Perché stavo piangendo?

Rapidamente, mi asciugai le lacrime, in maniera confusa.

Non era tristezza... era una sorta di paura.

La stessa paura che mi attanagliava lo stomaco poco prima di quel momento.

Il tempo...

Non c'era tempo. Non sapevo per cosa, ma non c'era tempo.

‹‹ Todoroki-kun! ›› la voce... ‹‹ Todoroki, ehi! Che ci fai qui? La tua zona è dall'altra! ›› mi girai lentamente verso quel ragazzo, che aveva cominciato a correre verso di me ‹‹ uhm? È tutto okay? ››

‹‹ Sì ›› risposi, annuendo ‹‹ non avevo visto che la mia zona non includeva questo posto. Ma, già che c'ero, mi sono fermato a contemplarlo ››

‹‹ La spiaggia, dici? Beh... sì, vederla così pulito è una vista molto bella ››

‹‹ È pensare che fino a pochi anni fa, era una sorta di discarica. Non oso immaginare il lavoraccio per ripulirla ››

Per qualche strano motivo, Midoriya s'irrigidì ‹‹ Eh, già... ››

‹‹ È tutto okay? ›› domandai.

‹‹ Sì, tranquillo ›› inspirò, poggiandosi le mani sui fianchi, e poi il suo viso diventò improvvisamente serio ‹‹ sto pensando al discorso di ieri. Tra Bakugo e Kirishima ››

‹‹ È per via del fatto che vorresti essere al posto di Kirishima? ›› azzardai. Midoriya, in tutta onestà, non era mai entrato in certi dettagli.

Mi guardò con estrema confusione. Ma non disse né sì e né no.

‹‹ Scusa, troppo diretto ›› feci le spallucce

‹‹ Forse è solo invidia, tutto qui ››

‹‹ Comprensibile, comunque ››

‹‹ Spero solo che una volta finita la scuola, tutto questo non sparirà. Nel senso, vorrei solo la felicità per Bakugo. I suoi sacrifici, il suo impegno per dimostrare che anche lui può essere un Eroe... tutto. Merita di essere felice, a prescindere da chi lo aiuterà ad esserlo. E poi... Kirishima è un ottimo ragazzo ››

‹‹ Pensi sempre troppo agli altri. Ogni tanto dovresti pensare anche a te stesso ››

Sorrise, ed il suo viso si illuminò.
‹‹ Voglio che tutti siano felici. Allora, io sarò felice di vedere che lo sono loro! ›› poi, poggiò entrambi gli indici ai lati della bocca, incorniciando il proprio sorriso ‹‹ ed io voglio diventare colui che salva le persone con un sorriso! Proprio come all might! ››
Accennai un sorriso a mia volta.

“Sei troppo puro per questo mondo” fu l'unica cosa che mi venne in mente.

‹‹ È un bel pensiero... prima o poi, dovrai davvero pensare a te stesso. ›› e tornò tranquillo, ma con quel sorriso stampato sulla faccia. Ma c'era qualcosa... ancora quel velo particolare nei suoi occhi.

‹‹ Io penso anche a me stesso, non fraintendere. Mi piace solo vedere che le persone attorno a me sono felici. Anche tu, Todoroki-kun. Anche tu meriti di essere felice ››

‹‹ Io sono già felice così. ››

‹‹ Sai cosa intendo. Non sono stupido, so benissimo che qualcosa non va, non mentirmi ›› inspirò ‹‹ non voglio farmi gli affari tuoi, ma spero che un giorno tutto si sistemerà. In ogni caso, io sono qui... farò il possibile purché tu stia meglio, in qualche modo ››
‹‹ Midoriya... ›› fu l'unica cosa che mi venne da mormorare.

Non potevo dirgli che il motivo per qualche mi sentivo così confuso, era proprio lui.
Non ero in grado di gestire le mie sensazioni, ma... sentivo di voler stare accanto a lui fino alla fine dei miei giorni. Nel bene e nel male, anche se questo mi avrebbe portato inevitabilmente alla rovina e all'autodistruzione.
‹‹ Tu forse non te ne sei mai accorto, ma... io a te ci tengo molto. Sei una persona speciale, per me ›› disse, grattandosi la nuca ‹‹ forse faccio schifo a dimostrarlo, ma – ››

‹‹ Lo so, tranquillo ›› dissi, interrompendolo. Mi sentivo strano sentendo quelle parole.
Lui annuì, accennando un sorriso goffo, e poi inspirò ‹‹ spero che quando tutto questo sarà finito – questa situazione e la scuola – potremmo andare a vivere altrove. Cominciare seriamente un nuovo capitolo della nostra vita ed essere in pace. Lavorare come eroi, in una nuova casa... cose così. Garantire un futuro anche per mia madre, magari, visto che per me ha sempre fatto tanti sacrifici. Ed un futuro anche per tua madre, lontana da quel posto. Oh, ora che ci penso... da quanto non vai a trovarla? ››

Corrugai la fronte ‹‹ da un po' ›› ero confuso da quelle parole

‹‹ Beh, allora perché non vai da lei una volta finito il turno? ››

‹‹ Penso che ci farò un salto. Piuttosto... cosa intendi con “potremmo andare a vivere altrove?” ››

Per un attimo, sembrò confuso dalla domanda. Il suo volto si fece paonazzo, ed i suoi occhi si sgranarono, facendoli sembrare ancora più grandi di quanto già non fossero per i fatti loro.

Era imbarazzato, come se gli avessi fatto la più intima delle domande.

Una reazione che di norma vedevo solo quando si parlava di Uraraka.

‹‹ Sì, beh, è che non voglio perdere nessuno! ›› alzò le mano in segno di resa, ma poi cominciò a muoverle in maniera continua, imbarazzata ‹‹ non era solo per me e per te, eh, non fraintendere Todoroki-kun, è che siete tutti come la mia famiglia, e tu sei una persona speciale per me, te l'ho detto. Voglio fare in modo che tu sia sempre felice ››

Accennai di nuovo un sorriso, anche se confuso da quel suo improvviso cambiamento.
‹‹ Sì, sarebbe bello vivere insieme, lontano da qui ››

‹‹ Uhm? ››

‹‹ Intendo, tutti insieme. ››

‹‹ Oh, sì... ›› abbassò lo sguardo, poggiandosi una mano sul braccio ‹‹ posso parlarti di una cosa che mi turba da un paio di giorni? ››

‹‹ certo ››

‹‹ È più di una a dire il vero... ›› prese un breve respiro – di nuovo – e poi riprese a parlare, come se si stesse facendo coraggio ‹‹ Ad una di queste non so dare una risposta, ma... è come se ci fosse qualcosa che... non so... è come se sentissi che il tempo sta scorrendo in maniera strana. Come se qualcosa mi stesse gridando “sbrigati”, e mi dicesse in qualche modo che devo fare qualcosa, ma non so cosa. Sarà... non so, stress per gli esami, qualcosa del genere... ›› strinse i pugni ‹‹ non so cosa sia, ma è come avere l'acqua alla gola e non poter nuotare in maniera normale. È come essere trascinato verso il basso da qualcosa che non si può vedere ››

Riecco quella sensazione di vuoto nello stomaco. Strinsi i pugni.

‹‹ Non sei l'unico ›› risposi, e lui sollevò lo sguardo ‹‹ è solo una sensazione... tranquillo. In ogni caso, non nuoti da solo. Siamo in due in questo mare... provo la stessa cosa ››

lui annuì, e sfregò la mano sul braccio.

Per un attimo, tutto sembrò fermarsi. Fu come vivere una scena a rallentatore. Gli tremava il labbro inferiore. Notai ogni singolo suo movimento, anche il più piccolo spostamento.

Era nervoso, ma non in maniera negativa.

‹‹ E l'altra cosa è... ›› cominciò, poi inspirò, scuotendo lievemente la testa ‹‹ ... non c'entra molto con questo, ma... ›› fece un passo avanti, ma si fermò quasi immediatamente, ripensandoci e quasi pentendosi di quel piccolo passo ‹‹ beh, ecco, Todoroki, sent – ›› in quel preciso momento, la luce del sole sparì.

Un boato, in qualche modo tamponato, rimbombò in maniera... strana.

Guardai verso il cielo. Non so perché, ma sapevo che quel suono proveniva proprio da lì.

‹‹ Che...? ›› la voce di Midoriya sembrò morirgli in gola.

Non era sicuro rimanere completamente al buio, così decidetti di concentrare il fuoco sulla mano, così da permetterci di avere almeno un minimo di luce.

Nel cielo si stavano formando chiazze nere, e la terra cominciò a tremare di colpo, sbilanciandomi.

‹‹ Un attacco all'alba?! ›› disse lui, di nuovo.

Non parlammo ulteriormente. Non c'era tempo. I civili ora avevano la maggiore importanza.

 

Le ore passavano, ed il cielo continuava peggiorare sempre di più. Ora il cielo si era schiarito, ma era completamente pieno di nuvole.

Quelle chiazze nel cielo sembravano diventare sempre più grandi, ed i telegiornali non facevano altro che parlare di questo evento raro, confusi e preoccupati da un eventuale attacco da parte dei villain.

I telegiornali consigliavano di rimanere al riparo tra le mura domestiche. Sotto sotto, sapevano tutti che nemmeno quelle erano sicure, dal momento che nessuno sapeva l'origine di quelle sfere.

Non sembrava nemmeno esserci modo per analizzarle, dato che erano così in alto da non permettere nemmeno di capire dove iniziavano e dove finivano.

Dopo l'ordine impartito ai civili di rimanere all'interno delle proprie abitazioni, in poco tempo, l'intera città fu completamente sgombra nelle strade. Solo noi Eroi ed aspiranti tali eravamo fuori.

Gli aspiranti eroi ai primi anni, però, avevano l'ordine di tornare a casa. Noi all'ultimo anno... beh... no. Dovevamo essere pronti a combattere.

Al momento, però, ci trovavamo tutti radunati in una piazza enorme, che a mala pena bastava per tutti noi.

Quel posto certamente non era nemmeno l'ideale, troppo alla mercé dei villain, caso di un attacco. Ma a mali estremi...

Non diedi veramente peso a nessuna delle parole pronunciate da mio padre, che si trovava in prima fila in quanto nuovo “Eroe numero uno”.

Facevo balzare il mio sguardo a destra e a sinistra. Vidi tutti i miei compagni concentrati ad ascoltare le istruzioni. Alcuni di loro erano già feriti, altri erano integri.

Poi, finalmente, ritrovai Midoriya. Aveva un lungo taglio sulla guancia, ed aveva del sangue sfumato attorno ad esso. Sicuramente si era passato la manica per pulirlo.

Lo raggiunsi, ma non parlammo.

Ascoltai solo le ultime parole del discorso di mio padre, che in breve, erano che non sapevano l'origine del problema, ma che, come dicevano i telegiornali, quello poteva essere un attacco su larga scala.

Diede l'ordine di scoprire il prima possibile l'origine dell'attacco.

Un discorso inutile, era scontato.

Quando Midoriya si spostò, non fu sorpreso di vedermi accanto a sé mentre camminava, e l'unica cosa che fece, fu un cenno con la testa ed un sorriso a metà labbra, come per dire “sapevo che non mi avresti abbandonato”.

In quel momento, mi domandai quanto tempo avrei potuto passare ancora assieme a lui.

Fino ad allora, non mi ero mai posto una domanda simile.

E non avrei mai potuto immaginare che quella domanda potesse farmi così male, e spaventarmi così tanto come in quegli istanti, perché quella domanda sembrò essere così dannatamente vera.

Capii in fretta che la mia scelta di seguirlo si rivelò essere la migliore.

Non avrei mai immaginato che la situazione potesse precipitare così a picco.

Ma avrei dovuto farlo, perché in effetti, fino a quel momento era rimasto tutto fin troppo calmo.

Da quei buchi sul cielo cominciarono ad uscire creature strane, ed in breve la città fu invasa quei cosi.

Quelli, non erano opera della lega dei villain. Quelli erano veri e propri mostri.

Niente di simile a tutti quei villain combattuti fino a quel momento. Erano spietati, come se non avessero nemmeno un cervello. I nomou, a confronto, sembravano essere più intelligenti.

Io e Midoriya non eravamo i soli a combattere, ma noi ci guardavamo le spalle a vicenda.

Attorno a noi, c'erano altri Eroi. Molti erano già stati sconfitti, per cui, dovevamo badare anche a loro, che stavano a terra e feriti, ed era brutto da dire, ma erano anche d'intralcio.

Un altro scossone. Sta volta, il terreno sotto di noi si dividette.

Alcuni villain caddero nella crepa, altri, semplicemente, indietreggiarono.

‹‹ Okay, voi due ritiratevi! ›› gli eroi più esperti si pararono davanti a noi. Forse, la crepa era stata creata da uno di loro ‹‹ ora qui ci pensiamo noi. ››

‹‹ Vogliamo combattere anche noi! ›› dissi a denti stretti.

‹‹ Voi... ›› disse l'uomo, inspirando profondamente ‹‹ andate ad aiutare i civili. Questi mostri stanno attaccando anche gli edifici ››

la frase rimbombò nella mia testa, e per un attimo sentii il mondo cadermi addosso.

Gli edifici.

La clinica dove c'era mia madre...

‹‹ Todoroki... ›› mi chiamò Midoriya. Lentamente, con le labbra schiuse, guardai il ragazzo.

Aveva capito ‹‹ non è lontana da qui ››

‹‹ No... non lo è ››

annuì ‹‹ Verrò con te ›› aveva uno sguardo deciso.

‹‹ E tua madre? ››

lui sorrise, e si indicò il taglio sulla guancia ‹‹ l'ho portata al sicuro prima di tutto questo, non preoccuparti ›› titubante, annuii. Sentivo il mio cervello in panne per via di questa storia.

Mia madre...

No.

Lei stava bene.

Lei doveva stare bene.

Non avrei mai sopportato l'idea di perderla una seconda volta.

 

Corremmo quasi a perdifiato, saltando le crepe e cercando di non badare ai corpi a terra.

Il problema più brutto erano gli scossoni che ogni tanto smuovevano gli edifici, facendoci temere un crollo.

Non avrei mai immaginato di arrivare al giorno in cui avrei visto la città distruggersi in quel modo di fronte ai miei occhi. Non volevo nemmeno sapere se quei corpi di fronte a me fossero feriti o morti, e mi sentivo un egoista a pensare “per fortuna non è nessuno che conosco”.

‹‹ Todoroki! ›› gridò Midoriya, ed in quel momento il panico mi assalì al cuore.

Quando mi girai, però, lo vidi solo indicare il cielo con gli occhi sgranati.

Sollevai anche io lo sguardo.

Ciò che il cielo proponeva, era la visione di una sorta di verme enorme, completamente nero e pieno di quelle che apparentemente erano squame sporgenti, che usciva da uno dei buchi nel cielo.

Sembrava nuotare nell'aria, e da lui cominciarono ad uscire altri di quei mostri.

In poco tempo, da ogni singolo foro nel cielo uscirono tanti di quei “vermi”.

‹‹ Merda... ›› dissi a denti stretti, quasi come un ringhio.

Sentii dei passi rapidi nella mia direzione, quindi mi preparai ad attaccare qualsiasi cosa stesse correndo verso di me, pronto, anche, a rimettermi a correre verso la clinica.

Un edificio crollò esattamente di fronte a me. Per un attimo, il mio cervello si deconcentrò.

E se l'edificio fosse già crollato?

“Il tempo...” pensai.

Il villain non uscì da nessuno degli angoli della strada.

Arrivò dall'alto di un tetto.

Mi colse alla sprovvista, e non ebbi il tempo di attaccare. Balzai lontano, e colpii un muro con la testa.

Sentii Midoriya chiamarmi, mentre continuava a lottare contro uno di loro.

Erano più forti degli altri, quelli. Erano anche più grossi.

Mi allontanai il più rapidamente possibile dalla parete, pochi istanti prima di essere raggiunto, e slanciai il braccio sinistro nella direzione di quel mostro, lanciandogli addosso una fiammata.

In poco tempo ne arrivarono altri, e da lì a poco ci ritrovammo di nuovo circondati.

‹‹ Così non va bene ›› dissi. Erano troppi.

‹‹ Todoroki, vai da tua madre ›› delle scariche elettriche sembrarono riempire il corpo di Midoriya.

Si stava preparando ad usare la sua unicità in maniera più potente ‹‹ li distrarrò io! Raggiungi la clinica! ››

Guardai la strada che portava verso la clinica, poi guardai Midoriya.

Non potevo davvero scegliere tra lui e mia madre. Non poteva chiedermi una cosa così.

Abbassai lo sguardo.

‹‹ Non ti lascio qui da solo ››

‹‹ Me la caverò. Gli eroi trovano sempre un modo per tirarsi fuori dai guai ›› la citazione di all might in quel momento non sarebbe bastata a tirarlo fuori da quel casino.

Erano veramente troppi, e troppo forti per una singola persona.

Avevo fiducia in lui, ma comunque troppa ansia di perderlo.

‹‹ E poi, Todoroki... non ti ho ancora finito di dire quella cosa ›› corrugai la fronte ‹‹ per cui, devo uscire da sto casino il prima possibile ››.

‹‹ Questo non toglie che non ti lascerò da solo ›› risposi in maniera decisa e, non appena vidi i mostri balzare, creai un anello di fuoco attorno a noi, in modo da bruciarli vivi.

‹‹ Da quando sei così testardo? ››

Da quando sento la paura di perdere le persone che amo in maniera palpabile e pesante.

‹‹ CREPA! ›› Non avrei mai pensato di poter provare così tanto sollievo all'idea di sentire la voce di Bakugo ed una sua esplosione.

Sia lui che Kirishima ci raggiunsero.

Ma il sospiro di sollievo che tirai, durò poco. Le unicità, prese singolarmente, non bastavano a combatterli.

Ma unendole... riuscimmo a farcela.

Bakugo si sbizzarrì con le esplosioni, anche se singolarmente non bastavano se non a stordirli.

Ma unendo le nostre forze, riuscimmo a liberarci di quei mostri e a farci strada verso la clinica.

Bakugo non fece storie per seguirci. Aveva accettato, forse solo perché con noi c'era anche Kirishima. Non gli toglieva gli occhi di dosso.

Andava tutto bene. Era tutto apposto.

‹‹ Di qua! ›› gridai. Mancavano pochi metri alla clinica.

Non chiedetemi come fosse successo.

Altri mostri.

Un grido.

Edifici che cominciarono a cadere attorno a noi.

Uno di questi, crollò davanti a me, e contemporaneamente, uno di quei mostri cominciò a correre nella medesima direzione.

Pochi istanti, ed il palazzo crollò.

Non davanti a me, ma sopra, e contemporaneamente a questo, l'attacco del mostro fu inevitabile.

Usò la sua coda – o quello che era – per trafiggermi, ed il palazzo, invece, mi sommerse.

Pochi istanti e ci ritrovammo immersi nella polvere.

Avevo sbattuto, di nuovo, violentemente la testa

Non sapevo più a cosa pensare.

Non volevo pensarci.

Non ne ero nemmeno in grado.

Tutto ciò che riuscivo a fare, era fissare di fronte a me, col sapore ferreo del sangue in bocca.

Il mostro era stato schiacciato dalle macerie.

La polvere cominciò a poggiarsi a terra.

Non riuscivo a vedere né Kirishima né Bakugo. Forse sbalzati via dalla caduta del palazzo.

Non riuscivo nemmeno a parlare.

Il sangue mi bagnava la guancia. Ero pietrificato.

‹‹ Midoriya... ›› sussurrai, con gli occhi sgranati.

Il ragazzo mi aveva spinto via, fungendo da scudo umano contro la coda del mostro.

Lo aveva colpito, ed ora ero sporco del suo sangue.

Il suo sguardo dolorante, quando chiamai il suo nome, si trasformò in un sorriso.

Non riuscivo a smettere di guardare i suoi occhi che perdevano luce per il dolore che provava, ma che non faceva sentire.

Avvicinò il volto al mio, fino a poggiare la fronte contro la mia.

‹‹ Perché...? ›› sussurrai.

No. Non volevo perderlo così.

‹‹ Ragazzi? Tutto bene? ›› Kirishima ci chiamò.

Non riuscii ad avere la forza per alzarmi e rispondere. Non volevo essere egoista, ma... in quel momento, l'unica mia vera preoccupazione, si trovava sopra di me.

Non m'importava dove stesse finendo il suo sangue.

‹‹ Stai bene? ›› chiese Midoriya. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie, mentre guardava i miei occhi, anche se un po' spenti.

Non dovevo piangere.

“Il tempo... è time over?” pensai ancora. Sentii un groppo in gola.

Mi sentivo uno schifo anche solo a pensare al fatto che in quel momento, in quel preciso momento, avrei tremendamente voluto baciarlo. Anche se il suo sangue stava sporcando le mie labbra.

‹‹ Non fare quella faccia ›› sussurrò Midoriya ‹‹ sto bene ›› non stava bene. Non poteva stare bene in quelle condizioni. Poggiai una mano sul suo volto, e ri-poggiai la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi.

Pensai, in quel momento, a tutte le volte in cui avrei potuto dirgli tutto. Quando Midoriya, preso magari dalla gioia, mi aveva abbracciato. O alle volte in cui ho provato a farglielo capire, anche solo avvicinandomi di poco col viso, ma lui non aveva mai colto il segnale.

Avrei voluto avere più tempo per dirglielo. Avrei voluto avere una possibilità differente da quella.

‹‹ Perché diavolo l'hai fatto? ›› dissi, cercando di mantenere la calma. Era una sfida, vedendolo in quelle condizioni.

Lui sorrise, ancora ‹‹ perché voglio salvare le persone. È ciò che fanno gli eroi. E poi... non puoi morire, devo ancora dirti quella cosa ››

Sgranai gli occhi. Non so precisamente se fosse perché sentii le esplosioni di bakugo – e quindi, significava che i mostri ci stavano circondando una seconda volta – o per le sue parole.

Ma, qualunque cosa fosse, mi spronò abbastanza da farmi alzare e far alzare anche lui.

Lo strinsi a me, e lui si abbandonò praticamente a peso morto.

Legai il braccio destro attorno alla sua vita, reggendolo in quel modo.

Quando sentii le macerie muoversi, capii che quel mostro era ancora vivo.

Per cui, strinsi Midoriya, e lasciai che le fiamme prendessero il sopravento sulla parte sinistra del mio corpo.

‹‹ Midoriya ›› non rispose, ma sapevo che c'era ancora. Si fece forza per non pesarmi completamente addosso ‹‹ fino ad ora, ti ho dato tutto l'amore che potevo darti di nascosto... però, non ho intenzione di smettere di farlo. Per cui, resisti. Quando arriveremo in clinica, sono sicuro che qualcuno ti curerà ››

“Scusami.

Scusami per essere una persona che non è capace di esprimersi bene a parole.

Scusa mi per non essere bravo a dimostrare i propri sentimenti.” furono i miei unici pensieri in quel momento.

Midoriya era troppo gravemente ferito per poter lottare al fianco mio, di Kirishima e di Bakugo.

Nessuno di noi, comunque, lo vedeva come un peso. Ed anche se fosse, non avrei comunque avuto intenzione di abbandonarlo lì.

Fummo attaccati di nuovo da diversi mostri contemporaneamente. Invidiai tremendamente l'unicità di Kirishima. Lui, ogni volta che un mostro stava per attaccare Bakugo, induriva il proprio corpo per fargli da scudo, e successivamente, Bakugo colpiva con le esplosioni. Si salvavano a vicenda.

Poi... non so.

Di colpo, tutto si fermò. I mostri si fermarono. Lentamente, cominciarono a... sbriciolarsi.

Era come se Tomura fosse passato a toccarli uno ad uno.

Stupiti, cominciammo a guardarci attorno, confusi.

‹‹ Todoroki... ›› Midoriya diede un colpo di tosse, sputando altro sangue, e lentamente sollevò la testa, senza però staccarsi dal mio abbraccio ‹‹ lo sapevo ›› sorrise ‹‹ l'ho sempre saputo ›› non sapevo cosa dirgli. Mi limitai a guardarlo, cercando di trattenere quel terrore che stava camminando nel mio cuore ‹‹ ed è così anche per me. Ho dato tutto il mio amore a te ››

Sgranai gli occhi. Perché stava succedendo tutto ora...?

‹‹ Shoto ›› poggiò le mani sulle mie braccia, reggendosi meglio. Sentirlo pronunciare il mio nome, mi fece uno strano effetto ‹‹ quella stella cadente, alla fine, ha mantenuto la promessa ›› ma quella frase ancora di più.

‹‹ Sì... lo ha fatto ›› riuscii a dire, provando a mascherare quel terrore che continuava a cresce ogni secondo che passava. Mi sentivo dilaniare dal dolore. Poggiò una mano dietro la mia nuca, e sorrise di nuovo. Ma sta volta, in modo diverso. L'altra sua mano si poggiò sul mio petto, come se volesse sentire il mio cuore battere ed assicurarsi che lo stesse facendo. Ero certo che stesse svolgendo la sua funzione, ma lo sentivo quasi sciogliersi dal dolore.

Quando notai che anche lui, come i mostri, stava cominciando a sgretolarsi, il panico prese definitivamente il sopravvento. Scossi un paio di volte la testa, e provai a stringerlo più forte.

A quel punto, le lacrime cominciarono a scendere giù dagli occhi. Il suo sorriso, si cancellò, ed anche a lui scesero giù le lacrime. Ma rimase più calmo, almeno all'apparenza.

Riuscii solo a sussurrare un “no” continuo.

Allora lui avvicinò di nuovo il volto al mio, mi guardò per qualche istante, poi mi baciò.

Non so quanto durò, ma sentii il mio cuore spezzarsi quando sentii il suo corpo sparire dalle mie mani. La sensazione di sentirlo scorrere via come sabbia divenne reale, ironicamente parlando.

Strinsi i pugni, ed in preda al dolore, gridai il suo nome, come se quello potesse in qualche modo restituirmelo. Le lacrime scesero incontrollate, e mi lasciai cadere sulle ginocchia, chino su me stesso. Perché tutto questo? Cosa diavolo stava succedendo?

‹‹ Ehi... bastardo diviso a metà... ›› era la prima volta che sentivo Bakugo chiamarmi in quel modo con un tono così calmo. Alzai lo sguardo su di lui, notando il suo volto dispiaciuto.

Aveva gli occhi lucidi, in tutta sincerità ‹‹ non è colpa tua. Non hai fatto niente di male ›› mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi ‹‹ Deku è – ››

‹‹ Bakugo...? ›› entrambi guardammo Kirishima, e gli occhi di Bakugo si tinsero di terrore.

Kirishima allungò un braccio verso di lui ‹‹ Bakugo, non mi sento molto bene ›› faceva male?

Faceva davvero così male, sentire il proprio corpo frantumarsi in pezzettini di polvere?

Kirishima, lentamente, si consumò tra le braccia di Bakugo, che cercava disperatamente di reggere ogni singolo frammento che scivolava. Non avrei mai immaginato di vederlo piangere per qualcuno, chiedendo di resistere e non abbandonarlo.

Si chinò con Kirishima, come se temesse che, rimanendo in piedi, sparisse prima.

‹‹ Mi dispiace ››

‹‹ Che cosa chiedi scusa, capelli di merda! Resisti! Cazzo, resisti! Ti prego! ››

Kirishima rise, e sfiorò il naso di Bakugo col proprio, prima di polverizzarsi totalmente ‹‹ ti amo anche io ›› poi, sparì, lasciando Bakugo chino su sé stesso, reggendo l'aria.

 

Non sapevamo cosa stesse succedendo.

Non sapevamo cosa dire. Passammo qualche minuto in silenzio, a fissare il vuoto, o le ceneri davanti a noi, in maniera completamente assente e scioccata. Non sapevamo dare una giustificazione all'accaduto.

Poi, con le gambe tremolanti, riuscii ad alzarmi. Bakugo, si alzò con me, e cominciò a seguirmi con un fantasma assente, mentre io camminavo in direzione della clinica.

Mi sentivo vuoto, perso, ma in qualche modo riuscii a riscuotermi.

Dovevo andare alla clinica di mamma.

Izuku voleva che ci andassi. Dovevo mantenere la mia parola.

Camminando, notai che non eravamo gli unici in quella situazione. Non eravamo nemmeno gli unici “sopravvissuti”.

La città era piena di cenere... e solo pensare che quelle erano persone, mi venia la nausea.

La clinica, appunto, non era lontana. Una volta dentro, fu come se un lampo mi percorresse la schiena.

Cominciai a correre su per le scale, e andai a memoria, senza nemmeno guardare i reparti.

Arrivai in camera di mia madre in pochi attimi.

Lei era lì, seduta di fronte alla sua finestra, con un'espressione affranta.

Lei sapeva di Izuku. Lei sapeva cosa provavo.

‹‹ Mamma... ›› mormorai. Vederla lì, intera, in qualche modo mi consolò.

Dalla finestra, certamente riuscii a vedere quella strage.

Non disse niente. Aveva lo sguardo di chi aveva già capito tutto.

Mi fece cenno di avvicinarmi, e così feci.

Allargò le braccia, e così, mi abbassai per raggiungere la sua altezza da seduta, e l'abbracciai, abbandonandomi di nuovo a quel pianto silenzioso.

‹‹ Shoto... tu sei forte. Ricordalo. Non sei come tuo padre, sei molto meglio di lui ›› disse accarezzandomi i capelli. Per un attimo... solo un attimo, cominciai a singhiozzare. Lentamente, cominciai a chinarmi sempre di più, fino a toccare la sedia con le braccia.

Anche mia madre, come Izuku, era sparita.

In quel momento, ero talmente scosso, che non riuscii ad esprimere qualcun tipo di sentimento al riguardo.

Tornai indietro. Bakugo era seduto sul gradino, e di fronte a lui c'era mio padre.

I suoi occhi erano lievemente più sgranati del solito.

‹‹ Shoto... ›› disse, con un cenno del capo ‹‹ lei è – ››

‹‹ Sparita ›› dissi ‹‹ come gli altri ››

‹‹ Anche i nostri amici ›› aggiunse Bakugo, guardando per terra

‹‹ Non sappiamo cosa sia successo ›› cominciò, poi ci diede le spalle ‹‹ ma abbiamo visto che uno di quei buchi è ad un altezza raggiungibile. Abbiamo intenzione di attraversarlo per vedere cosa c'è dall'altra parte. È rischioso, ma – ››

‹‹ Vengo con voi ›› lo interruppi. Non avevo niente da perdere, ormai ‹‹ non so nemmeno io cosa sia successo, e non so cosa aspettarmi. Ma qualunque cosa ci sia... sinceramente, ora come ora, non mi importa. Tutto ciò ce so ora, è che la mia vita è andata. Così come i miei piani per il futuro. Non m'importa più di niente ›› il mio sguardo si fece deciso, quasi rabbioso.

Anzi... lo era. Non sapevo cosa ci potesse essere dietro quell'affare, ma... se ci fosse stato l'autore di quella strage, ero certo di volergliela far pagare.

 

La strada sembrava infinita, ogni angolo era pieno di polvere, le persone erano confuse e chiamavano il nome delle persone scomparse.

Era il caos, ma... non avevamo tempo per badare a quello.

‹‹ Eccolo ›› mio padre indicò quell'ammasso nero di fronte a noi. Sembrava essere fatto di fumo, e non avere nessun tipo di spesso particolare.

‹‹ Okay... chi va per primo? ›› chiese Bakugo, osservandolo.

Mio padre era pronto ad entrare prima di noi, ma lo anticipai senza esitazione.

Mi ritrovai spaesato, e cominciai a camminare vuoto. Era tutto nero, ed anche girandomi alle mie spalle, non trovai nulla. Tanto valeva andare dritto.

Poi, di colpo, uscii da quel nero.

I miei piedi toccarono un pavimento marmoreo. Di fronte a me, c'era un enorme sedia, con un... uomo, forse, completamente viola e con un quanto dorato mezzo distrutto, con delle pietre colorate incastonate su questo.

La sua espressione era distrutta, carica di sensi di colpa.

Attorno a me, c'erano altri “portali” (tanto valeva chiamarli così, ormai, perché altri non erano che quello). C'erano un sacco di persone fuori da questi.

Li osservai uno ad uno. Nessuno di questi aveva un aspetto felice, ma tutti sembravano essere a pezzi, ma lo sguardo che gridava vendetta.

Alla mia sinistra, accanto a quello dalla qualche ero uscito io, c'era un ragazzo che digrignava i denti in maniera isterica, ed attorno al suo collo, c'era una sciarpa rossa.

Dall'altra parte, alla mia destra, c'era un ragazzo con i capelli bianchi ed un occhio nero e rosso.

Poco dopo, Bakugo riuscii a raggiungermi, e non era l'unico. In poco tempo, quella stanza divenne particolarmente trafficata. L'uomo, seduto sul trono, si guardò attorno.

Si poggiò una mano sulla fronte, e rifletté a voce alta su quanto ora si sentisse in colpa.

A nessuno importava dei sensi di colpa, però.

‹‹ Mi dispiace, non potevo immaginare che questo potere potesse raggiungere anche tutti gli altri universi. Pensavo che si limitasse a questo, ma a quanto pare... se siete qui, sicuramente significa che anche da voi, la popolazione è stata dimezzata. Immagino che voi siate qui perché volete uccidermi, vero? Siete proprio come i vendicatori, ma... voi mi avete trovato grazie ai portali, generati da queste gemme. Sono più potenti del previsto, allora ›› disse, alzandosi in piedi ‹‹ ora anche voi, comunque, avrete la possibilità di rinascere. La vostra rinascita, è merito mio. Io sono Thanos, il vostro salvatore ›› ci fu un silenzio generale, di fronte a quelle parole.

Un silenzio, che in realtà, equivaleva ad una dichiarazione di guerra da parte di tutti noi. Nessuno lì dentro era nemico l'uno dell'altro. Tutti avevamo un nemico comune. Tutti volevamo solo giustizia e vendetta.

  
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