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Autore: Abby_da_Edoras    17/08/2018    8 recensioni
Questa mia storia è una long fic ispirata agli avvenimenti di Infinity War. La storia inizia legandosi alle storie su Steve e Bucky che avevo scritto tre anni fa, riallineando ciò che è accaduto in Civil War secondo la mia versione e preparando la strada a quello che dovrà succedere in Infinity War. Si tratta però di una storia AU, in cui tengo conto solo marginalmente dei film e faccio andare diversamente molte cose: Visione ha una premonizione del futuro e perciò avvertirà in anticipo tutti gli Avengers del pericolo rappresentato da Thanos, spingendoli a rimanere uniti e a combattere insieme.
Nella mia storia le ships saranno:
Steve/Bucky
Stark/Parker
Grazie a chiunque seguirà questa mia storia.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori dell'universo cinematografico Marvel e a chiunque ne detenga i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo 12: Little talks

 

There's an old voice in my head that's holding me back
Well tell her that I miss our little talks

Soon it will all be over, and buried with our past
We used to play outside when we were young
And full of life and full of love

Some days I don't know if I am wrong or right.
Your mind is playing tricks on you my dear

You're gone, gone, gone away, I watched you disappear
All that's left is a ghost of you
Now we're torn, torn, torn apart, there's nothing we can do,
Just let me go, we'll meet again soon

'Cause though the truth may vary
This ship will carry our bodies safe to shore…

(“Little talks” – Of Monsters and Men)

 

Tony e Peter ritornarono nel laboratorio del quartier generale degli Avengers, dopo la loro passeggiata e danza tra le stelle, un modo originale e indimenticabile che Stark aveva pensato per dimostrare al ragazzo la funzionalità della sua nuova tuta.

Dopo il primo momento di sbalordimento, Peter non aveva fatto altro che chiacchierare per tutto il tragitto fino al laboratorio, ringraziando Stark, ripetendo quanto si fosse divertito, esclamando che quella tuta era la cosa più fantastica che potesse desiderare e tante altre dimostrazioni di una gioia fanciullesca che era una delle caratteristiche che Tony amava di più in lui.

“E soprattutto sono contento che la mia tuta sia così simile alla sua armatura, signor Stark, così tutti potranno vedere che siamo… beh… insomma…” a quel punto Peter si interruppe, consapevole dell’enormità di ciò che gli era appena scappato di bocca.

“Sì, in effetti credo che finiranno per chiamarti Iron Spidey, o qualche altra cosa del genere” fece Tony, scegliendo di sorvolare sul significato che le parole di Peter avrebbero potuto avere.

“Wow, sarebbe pazzesco! Allora sì che sembreremmo mescolati!” esclamò di nuovo il ragazzino, beatamente candido e ingenuo sulle eventuali e chiarissime implicazioni di quella frase.

Stark non poté fare a meno di ridere: Peter proprio non si rendeva conto di quello che diceva… oppure se ne rendeva conto e lo diceva proprio per quello? Sarebbe stato da lui: in molte cose dimostrava più buonsenso e sensibilità di lui, che sarebbe dovuto essere l’adulto, e insieme conservava quell’ottimismo e quella fiducia nel prossimo e nel futuro che lo rendevano incantevolmente fanciullesco.

Giunti al laboratorio, i due smaterializzarono i loro costumi, le cui nanoparticelle ritornarono ad alloggiare nei dispositivi appositi, poi Stark tese la mano per riprendere il dispositivo che conteneva la tuta di Peter.

“Oh, ma come? Adesso se la vuole riprendere?” domandò il ragazzo, con una punta di delusione nella voce. Chissà, forse aveva sperato di dormirci, quella notte?

“Te la restituirò quando… beh, quando dovremo andare su Titano, non preoccuparti, ragazzo. La tuta ormai e tua e nessuno te la porterà via” lo tranquillizzò Stark. “Al momento è meglio che il dispositivo stia al sicuro qui, nel suo scomparto.”

“Pensavo che lo avrei tenuto io” tentò di protestare Peter.

“Certo, magari ti procuro una bella catenella e te lo lego al collo, così non lo perdi” ironizzò Tony, sempre più divertito. “A meno che tu non voglia fare quello che ho fatto io e impiantartelo addosso.”

Peter parve disorientato da quell’idea.

“Anzi, sarebbe proprio la soluzione giusta: te lo potrei impiantare in fronte, tanto per passare inosservato” lo prese nuovamente in giro Stark. Era un momento di dolce e tenera intimità e lui sentiva che il cuore gli si riempiva così tanto che nemmeno tutti i Reattori Arc che aveva costruito nel corso degli anni avrebbero potuto sprigionare una forza altrettanto dirompente… “Dai, mettiamolo a posto, prometto che te lo renderò appena ce ne sarà bisogno. L’ho fatto per te, chi vuoi che te lo porti via?”

Ma, guardando l’espressione delusa di Peter mentre gli rendeva il dispositivo, Stark aveva già deciso di lavorare al più presto su qualcosa che permettesse al ragazzo di portarlo sempre con sé, magari una specie di orologio da polso, perché no? Sì, avrebbe iniziato a lavorarci il prima possibile.

Rendere felice quel ragazzino e vedere la luce del suo sorriso era diventata una sorta di missione, per lui, insieme a quella di tenerlo al sicuro e cercare di proteggerlo da ogni pericolo.

Ma quello, ora, a causa di Thanos, non sarebbe stato più possibile.

Poteva solo godersi la vicinanza di Peter in ogni istante che era loro concesso e cercare di farlo felice in tutti i modi che gli venivano in mente.

Una volta riposto il dispositivo, Stark e Peter uscirono dal laboratorio e si incamminarono lungo il corridoio che portava alle camere da letto.

Camminavano lentamente, adeguandosi l’uno al passo dell’altro. Era come se entrambi cercassero di far durare quella notte magica il più possibile, come se non volessero separarsi…

“Sono contento che non sia arrabbiato con me, signor Stark” disse ad un certo punto Peter, quando si trovavano dalle parti della stanza da letto dell’uomo. “Credevo davvero di averla messa a disagio…”

Ecco, quello era proprio il momento meno adatto per tirare di nuovo fuori l’argomento… o forse Peter lo aveva fatto apposta? Ma certo, Tony tendeva a sottovalutare quel ragazzino, ma era proprio lui che, con la sua innocenza e la sua semplicità, sdrammatizzava quello che c’era stato tra loro. Stark si era fatto tanti scrupoli, aveva temuto di averlo legato troppo a sé e di avergli fatto del male, mentre per Peter, così ingenuo, innocente e pieno d’amore, era stato un atto spontaneo e quasi logico nonostante la sua inesperienza.

“Io avevo solo paura di spaventarti, di farti del male” ammise Stark, disarmato dal candore del ragazzo.

“Ero spaventato… un po’… lo sono ancora, ma so anche che voglio stare con lei, signor Stark, qualunque cosa questo possa significare!” buttò fuori Peter, tutto d’un fiato, prima che gli venisse voglia di rimangiarsi le sue parole.

Ancora una volta Stark era preso in contropiede da quel ragazzino. Capiva che era sciocco costringersi a rinunciare a lui, che i suoi sensi di colpa erano proprio ciò che lo feriva.

“Tu vuoi stare con me e non sai nemmeno cosa voglia dire” replicò, con un mezzo sorriso intenerito.

“No, magari no, però so che cos’era la mia vita prima di incontrare lei e non mi piaceva per niente!” ribatté il ragazzo, più sicuro. “Si ricorda che cosa le dissi due anni fa, in camera mia, quando ci siamo conosciuti? Che quella per me era una buona giornata perché non avevo perso il treno, avevo fatto bene il compito di algebra e avevo trovato un lettore CD in buone condizioni nella discarica. Questo le sembra il concetto di buona giornata per un ragazzino di quattordici anni? Eppure per me era così, perché c’erano giornate anche molto, molto peggiori di quella. Poi ho conosciuto lei… ed è cambiato tutto. Perciò sì, è vero, non so cosa possa voler dire stare con lei, ma è quello che voglio, è quello che mi fa sentire bene, felice, completo e… sì, lo so che sto parlando troppo…”

Peter divenne tutto rosso e si zittì.

“Ma non sai cosa potrebbe accadere in futuro. Sei ancora così giovane e io voglio darti la possibilità di cambiare idea…” riprese Stark.

“E invece lei sa cosa potrà accadere in futuro, signor Stark? Tra un anno, cinque anni o anche dieci minuti, se è per questo?” replicò il ragazzo, con una logica che metteva quasi paura. “Io so che cosa voglio qui e ora, non posso prevedere il futuro. Lei sì?”

Non c’era molto altro da dire. Peter era così innocente e adorabile nel suo entusiasmo quasi infantile, ma con la consapevolezza di una persona più matura di lui che sarebbe dovuto essere l’adulto. Quella forza gli veniva dalla capacità di amare e dal bisogno di sentirsi amato e accettato.

Tony si arrese. Lo prese tra le braccia e, baciandolo, lo condusse verso la sua camera. I suoi baci si fecero più profondi e intensi mentre lo spingeva sul letto, gli sfilava la maglietta e lo accarezzava. Tutto il suo universo era lì, nel corpo liscio e tiepido di quel ragazzino che voleva solo stare con lui. Continuò a baciarlo e accarezzarlo mentre lo faceva suo con la maggior delicatezza e tenerezza possibili, mentre tutte le stelle del cielo erano lì, nella luce che brillava dentro gli occhi di Peter e non c’era bisogno di altra luce al mondo.

E Peter, questa volta, non più confuso e traumatizzato dal sogno, poté vivere ogni istante, ogni bacio, ogni tocco, ogni movimento di Tony, amplificati mille volte dall’acutezza dei suoi sensi di ragno che mai come in quel momento gli erano sembrati preziosi. Aveva la consapevolezza della presenza di lui, del suo corpo che lo sovrastava e lo portava ad una nuova danza tra le stelle, una danza che avrebbe voluto non finisse mai. Due anime solitarie si erano ritrovate nell’oscurità e adesso brillavano, finalmente unite in un universo tutto loro, dove potevano espandersi e bruciare, mentre i loro corpi diventavano una cosa sola come se fossero nati per quello, come se soltanto insieme potessero completarsi.

Peter si sentì ancora una volta sollevato tra le stelle, abbandonato ad un incantesimo che lo faceva fremere e tremare, finché gli parve che l’universo intero esplodesse in una luce accecante, inondando sia lui sia Tony di una pioggia luminosa di polvere di stelle… e restò così, abbandonato nell’abbraccio protettivo di Stark, ansimando come dopo una maratona.

Tony si sentiva sempre responsabile per ogni reazione del ragazzo e volle sincerarsi di non avergli fatto male o averlo sconvolto.

“Ehi, Peter, riprendi fiato” scherzò. “Finirai per andare in iperventilazione… stai bene, ragazzo?”

“Le assicuro… mai stato meglio, signor Stark!” rispose Peter, con voce rotta dall’affanno, ancora stupito di come un atto per lui quasi sconosciuto avesse potuto dargli tanto piacere.

Quanta innocente spontaneità in una risposta così tenera! Tony era commosso da tanta dolce ingenuità e lo divertiva anche il fatto che il ragazzino si ostinasse a chiamarlo signor Stark, nonostante… beh, nonostante tutto! Si sentì venire le lacrime agli occhi, ma non volle darlo a vedere e, per darsi un contegno, buttò là una battuta, baciando affettuosamente Peter sulla fronte e arruffandogli i capelli già spettinati.

“Attento, Pete, se dici così finirò per montarmi la testa!” scherzò, ma la battuta di spirito era addolcita da quel nomignolo tenero che Stark non aveva mai usato prima.

Da questo e dal tono della voce Peter capì quello che Tony non diceva. Sorridendo, si strinse a lui mentre gli ansiti andavano attenuandosi.

“Io sono stato solo sincero, signor Stark” disse.

“Bene, allora… meglio così, no? Dormi, ora, è tardi” replicò l’uomo, insieme divertito e intenerito.

Peter si sistemò meglio nel cerchio protettivo e affettuoso delle braccia di Tony e, pian piano, scivolò in un sonno tranquillo e sereno.

Tony rimase sveglio più a lungo per guardare il ragazzino addormentato, pensando a quanto fosse sciocco a volersi privare di quella fortuna. Sì, lui era capace di distruggere ogni cosa bella e non meritava di essere felice… ma poteva cercare di cambiare per quel raggio di sole che dormiva teneramente stretto a lui, con la testa sul suo petto. Peter non aveva paura: nonostante le sue insicurezze era più forte di lui nell’affrontare i sentimenti. Tony gli aveva insegnato tanto… ma questo doveva impararlo da lui: la fiducia nell’amore, la capacità di lasciarsi andare alle emozioni positive, la dolcezza che regala la gioia di sentirsi amato da qualcuno di speciale. Peter riusciva a restare sereno anche nel mezzo delle battaglie e dei pericoli; riusciva a risollevare lo spirito di tutti i compagni con la sua allegria e vivacità; mostrava l’entusiasmo e l’ottimismo di un bambino, ma per certi versi era molto più saggio di qualsiasi altro ragazzo della sua età. Certo, forse Tony non si meritava una simile fortuna e non capiva perché Peter avesse scelto proprio lui… ma era ciò che aveva fatto e lui doveva rispettare la sua scelta e godersi la gioia di vivere accanto a una persona unica e incantevole come il suo Bimbo Ragno.

Il mondo sarebbe stato un posto peggiore, vuoto, senza Peter. Stark giurò a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere quel prezioso ragazzino, per farlo felice, per preservare la sua dolce innocenza e per far risplendere ogni giorno il suo sorriso caldo e luminoso.

Questa era la sua missione più importante, l’ultima e fondamentale missione della sua vita, come supereroe e come uomo. Questa volta non avrebbe potuto permettersi di fallire.

Fine capitolo dodici 

 

 

 

 

   
 
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