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Autore: Robin_Selene99    17/08/2018    1 recensioni
Il viaggio interiore di Selene.
Un viaggio che rispecchia una persona.
Un viaggio che segna la persona.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Selene, e questa è la mia storia... Non avrei mai pensato di scrivere un racconto su di me, ma è la mia unica cura...

 

Fin da subito, durante i primi anni della scuola materna capii di non avere niente di speciale, nessuna caratteristica in particolare che mi rendesse unica. Nella mia ingenuità ne creai una da capo, partendo dal mio taglio di capelli, sempre così corti e ispidi; Diventai la ragazza maschiaccio che giocava ai videogiochi, che picchiava i bambini quando facevano qualcosa che non andava e che era gentile solo con le bambine... Solo ora realizzo quando dovessi odiarmi per questo... Diedi un taglio a quella mascera una volta entrata alle elementari: me la presi con un certo Div Zesky, mio compagno di classe che si divertiva a prendermi in giro. Un giorno, di punto in bianco decisi di colpirlo ripetutamente sulla testa fino a farlo piangere... Mi odiai e mi odio tuttora per quello che feci, fui davvero una bambina terribile. Da quel momento abbandonai la mia maschera e tornai ad essere la solita Sele.

Ero circondata da qualche amica ma poi, una dopo l'altra, se ne andarono tutte con l'inizio delle scuole medie, con la pubertà, con l'adolescenza, con l'arrivo della "primavera", con la voglia di provare tante cose nuove, con l'aria di cambiamento... Ella mi abbandonò all'incirca all'altezza della seconda media per altre compagnie, giusto per citare un esempio; Le medie... gli anni che ritengo più vuoti di tutta la mia fanciullezza: in classe mi ritrovai con diverse presone nuove ma anche con alcuni volti noti e, tra loro, vi era il ragazzino per cui avevo una cotta, Leonard Tonks. Un'altra cosa che mi sono scordata di scivere è che ero e sono una piagnucolona di prima categoria! Non mi si può dire una cosa, che sia una, negativa, che scoppio in lascrime. Tornando alle scuole medie... sinceramente non ho niente da dire se non che crebbe la passione per il mio Hobby preferito, ovvero seguire serie animate e leggere fumetti. Un altro motivo per cui odio quel periodo della mia vita fu anche per le pressioni fattemi, la maggior parte delle volte impostemi incosciamente da me stessa: quel periodo della vita durante il quale bisogna cambiare se stessi per essere socialmente accettati, cambiare look, cambiare personalità, cambiare idee od opinioni e conformarle secondo le idee della massa... Non nascondo che provai a cambiare qualcosa di me come la pettinatura, i miei atteggiamenti nei confronti di quei compagni di classe che ritenevo e ritengo semplici conoscenti, se non sconosciuti, estranei e soprattutto odiavo il mio corpo... Essendo robusta per natura e mettendo in conto anche qualche chiletto in più, ero ossessionata dalla mia pacia e mi vedevo davvero brutta, questo però non influì decisivamente sui miei cambiamenti; Strano ma vero, sono sempre stata una ragazza sportiva, anche se a vedermi non si direbbe: praticai pallavolo e nuoto in tutto, ma per molti anni!

L'nizio delle superiori mi segnò positivamente, mi lasciai alle spalle quei vuoti anni e mi decisi a voltare pagina, a godermi la vita (certo, una vita da quindicenne, nelle sue possibilità ovviamente). Delle vecchie amiche delle elementari mi rimasero solo Dea e Simo; quest'ultima frequentò la mia stessa scuola e fummo smistate nella stessa classe quindi non rimasi da sola in balia di 23 completi estranei. Feci qualche amicizia ma fatta di sentimenti davvero superficiali... Fu durante la seconda superiore che mi resi conto della mia malattia. Finiti i primi due anni, la classe fu divisa e noi tutti finimmo in classi differenti; in precedenza, per l'esattezza l'ultimo giorno di seconda, Simo mi assalì prendendomi da parte, rinfacciandomi dieici anni di amicizia (che pensavo più solida) come se, per lei, fossero stati una condanna... Morii dentro... Passai un'estate terribile continuando a pensare ed a pensare come avrei dovuto reagire... Per fotuna, nello stesso periodo, entrò nella mia vita Caila: legai con lei anche se non abbiamo mai avuto occasione di vederci dal vivo. E anche il terzo anno cominciò: sola in una classe di completi sconosciuti o visti di sfuggita per i corridoi. I primi mesi mi isolai completamente dalla classe mostrandomi per la ragazza riservata, timida, normale quale sono. La mia malattia continuava a progrdire anche se non me ne curai subito; col tempo e con i consigli sia di Dea sia di Caila, riuscii a farmi degli amici nella mia classe che condividessero le mie stesse passioni, ed ebbi anche un ragazzo (una relazione durata solo un mese, ma comunque un'esperienza nuova... almeno per me). La mia vita era felice, Dea, Caila, Shana, Loris, Jaimie, Kurt e Gioe la resero spensierata, come sarebbe dovuta essere la vita di una normale sedicenne... Nonostante tutto... Nonostante questo... La malattia si aggravò ulteriormente. La mia malattia non era quel tipo di malattia curabile con un itervento ospedaliero o prendendo delle medicine... La mia era una brutta bestia, curabile solo con la propria forza di volontà.

Io non ho il diritto di affermare di stare peggio di chi ha davvero la vita appesa ad un filo, ma non posso ignorare la mia situazione: non so come si sia potuta sviluppare, ho sempre avuto una famiglia che mi ama, ho sempre avuto degli amici che mi stessero accanto, andavo bene a scuola... Che c'è di sbagliato in me?? Me lo chiesi e richiesi, forse mi odiavo per essere una ragazza che non esce mai di casa, forse mi odiavo per non essermi mai innamorata davvero... Sta di fatto che più di una volta mi ritrovai a pensare a cosa mi tenesse ancora in vita... Cosa mi impediva di morire? Non ne parlai con nessuno ovviamente... Due anni dopo, appena prima della maturità, Dea venne a sapere della mia "depressione". Preoccupatissima mi impose di vedere uno psicologo o comunque uno specialista che potesse cercare di capire la fonte di questi pensieri nefasti... Mi rifiutai, respinsi tutti gli inviti e gli appuntamenti presi... Capii che la mia unica cura erano loro: Dea, Shana, Jaimie e Loris, gli amici che si presero cura di me per tutto il tempo.

Ora come ora, non saprei dire se essere guarita o meno, penso ancora che il mio futuro sia incerto e non so dare senso a molti quesiti che mi pongo, ma una risposta l'ho trovata... So cosa mi tiene viva: a volte continuo a pensare che, per come la sto vivendo, la mia esistenza non abbia così tanto valore... tuttavia devo vivere, vivere per gli altri, per sostenerli, per non renderli tristi, per essere felice con loro... So di essere egoista e poter sembrare presuntuosa, ma vedete...
Questa è la mia unica cura...

  
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