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Autore: Tame_san_03    18/08/2018    2 recensioni
La storia è ambientata dopo la sconfitta di Voldemort. I ragazzi tornano a scuola per il loro ultimo anno (molti di loro, come Harry, Hermione e Ron recuperano l’anno che hanno saltato). Ci saranno lacrime, gioia e ansia per gli esami finali, ma soprattutto ci sarà tanto tanto amore...
I personaggi non sono di mia proprietà ma appartengono alla scrittrice J. K. Rowling.
Questa è la mia prima storia che pubblico su Efp, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio, Chiara
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Ti prego Ron, smettila, vieni qua”

Hermione lo stava supplicando da una manciata di minuti, ma lui non si decideva a lasciar perdere il cibo che qualcuno aveva preparato nella Sala Comune di Grifondoro per l’inizio dell’anno nuovo.

Torte di tutti i tipi, alla frutta, alle nocciole, al cioccolato, poi caramelle, cioccorane a volontà, zuccotti di zucca, muffin, ciambelle, succo di zucca, burrobirra, sciroppo di ciliegia e anche mezza bottiglia di whisky incendiario che qualche ragazzo del settimo anno era riuscito ad ottenere da Hagrid dopo avergli promesso che l’avrebbero servita solo agli studenti maggiorenni.

Harry, Hermione, Ron e Ginny stavano seduti in un angolo della stanza, appartati, mentre guardavano il rosso che cercava in tutti i modi di rubare altro cibo dal tavolo. Ormai, dopo sette anni, i due amici si erano abituati alla sua fame incolmabile, ma era sempre un shock vedere come riusciva a far stare tanta roba nel suo stomaco senza vomitare.

Harry e Ginny, dopo qualche minuto, dissero che erano stanchi della giornata rumorosa e decisero di fare una passeggiata verso il campo di Quidditch. Lasciarono quindi da soli Ron e Hermione tra gli altri compagni.

Lei non riusciva a smettere di guardarlo, allibita, seccata, un po’ divertita, ma soprattutto follemente innamorata. Avevano passato anni ad insultarsi a vicenda per i loro comportamenti totalmente opposti, e in quelli arco di tempo non erano mai riusciti a capire quanto in fondo tenessero l’uno all’altra. Tutto ciò fino al fatidico giorno dello scontro con Voldemort, il Signore Oscuro sconfitto circa quattro mesi prima. Da allora tutto era cambiato, Hogwarts stessa era cambiata. Gli studenti avevano la consapevolezza di ciò che potevano fare insieme, come una grande squadra.

Harry, Ron ed Hermione avevano ottenuto il permesso di frequentare l’anno scolastico che avevano saltato durante la ricerca degli Horcrux, e insieme a Ginny, quella mattina, erano saliti sull’Hogwarts Express per raggiungere la famosa scuola di magia e stregoneria.

Ora erano felici, soddisfatti, e contenti di avere accanto la loro anima gemella. Harry e Ginny avevano finalmente trovato la loro stabilità, e Ron ed Hermione erano così diversi da essere perfetti insieme.

“Ron, sono stanca. Andiamo nel tuo dormitorio, avremo più calma, no?” chiese la ragazza attirando la sua attenzione.

Lui gli sorrise, annuì e le fece strada fino a quando raggiunsero la stanza di Ron, Harry, Neville, Seamus e anticamente anche di Dean. Il rosso, appena giunto di fianco al suo letto, vi si lasciò cadere pesantemente facendo sorridere la ragazza. Ron si sporse un po’ su un lato e distese un braccio verso la parte vuota, facendo capire a Hermione il suo desiderio di averla più vicino.

“Dai, vieni qui” le propose con voce calma e bassa, quasi in un sussurro.

Lei non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò velocemente al fidanzato e vi si mise accanto, appoggiando la testa sul suo petto e facendosi sempre più piccola tra le sue braccia forti.

Le spalle larghe e il respiro calmo del ragazzo erano le poche cose che riuscivano a calmare sia il corpo sia la mente costantemente affollata di pensieri di Hermione Granger.

La ragazza si mosse un po’ in quella che era praticamente una morsa, destinata a proteggerla per sempre da tutto ciò che avesse potuto turbarla. Lei adorava Ron, semplicemente lo amava, perché sapeva essere dolce e protettivo nonostante la sua mancanza di tatto, i suoi modi spesso rozzi e la sua irrazionalità. In fondo però ammirava alcuni suoi aspetti: lei era sempre stata una persona precisa, una di quelle che si preoccupano troppo per le conseguenze delle loro azioni. Ron invece era istintivo, senza freni, faceva quello che si sentiva di fare, che lo credesse giusto o sbagliato: lui agiva così, d’impulso, e questo era una caratteristica che Hermione avrebbe voluto possedere di più.

Strofinò la guancia contro il torace del ragazzo, godendo di quella forza, e di quella resistenza che la sua stazza modificata negli anni sprigionava. Gli piaceva anche per questo: Hermione sapeva che Ron non avrebbe mai avuto un fisico perfetto e scolpito, ed era anche plausibile con la sua fame perenne e incolmabile, ma la sua figura comunque muscolosa le infondeva un senso di sicurezza e protezione oltre ogni limite: una caratteristica che aveva cercato per molto tempo, quando ancora non si era accorta quanta ce ne fosse proprio sotto i suoi occhi. O meglio, sopra i suoi occhi, dato che anche l’altezza era uno degli aspetti che distinguevano Ron.

In tutta quella tranquillità però c’era sempre quel qualcosa che turbava tutti i ragazzi del settimo anno.

“Ho paura, Ron” 

“Di cosa?” chiese lui, lasciando cadere la mano sinistra, quella libera, sul petto e lasciandola lì, sotto lo sguardo di Hermione.

“Per gli esami, sono ansiosa”

“Non devi esserlo, non tu almeno. Sei bravissima, sono io la frana qui” disse il ragazzo perdendo un po’ del suo sorriso. Anche se non lo dava molto a vedere, era in panico tanto quanto i compagni.

“Non è vero, anche tu sai fare delle belle cose”

“Si, in un altro mondo”

“Ron, guardami” gli ordinò lei, afferrandogli con le dita il mento leggermente ruvido a causa della sottile barba rossa, di un colore così chiaro da risultare quasi impercettibile alla vista “Non ti lascerò da solo, ok?”

“Perché?”

“Come perché? Sei il mio ragazzo, non permetterei mai che tu venga bocciato”

“No, intendo... perché stai con me? Perché mi ami?” le chiese. Hermione rimase un po’ di stucco,  non sapendo bene cosa dire. In verità non aveva capito cosa avesse indotto Ron a porle una domanda del genere, infatti lui vide la sua espressione confusa e si affrettò a spiegare “Voglio dire, tu sei sempre stata la migliore del corso, in tutte le materie. Sei bellissima, intelligente, sveglia, sei... perfetta. Mentre io...”

“Se stai per dire che per me è imbarazzante stare con un tipo come te, Ron... non sai cosa ti faccio, conosco molti incantesimi e lo sai che sarei capace di provarli su di te e...”

“Ma perché non dovrei dirlo?” la interruppe lui alzando la voce per sovrastarla e posizionandosi seduto per guardala meglio.

“Io ti amo” sussurrò Hermione cercando di fissare i suoi occhi azzurri in un modo che lasciasse intendere tutti i suoi più sinceri e profondi sentimenti.”

Hermione gli massaggiò un po’ le spalle larghe e vedendo che non era convinto decise di spiegargli alcuni dei motivi che la spingevano a stare con lui.

“Mi hai sempre protetta, o almeno hai sempre avuto il coraggio di provarci. Non hai mai lasciato soli me ed Harry quando avevamo bisogno di te...”

“Si invece, quando me ne sono andato durante la ricerca degli Horcrux”

“Ma sei tornato, hai fatto il giro del mondo per trovarci di nuovo, non è stata una cosa da tutti, sai, e poi sai anche tu che in parte era colpa del medaglione che avevi al collo”

Ron la guardò per pochi secondi, per poi spostare gli occhi sulle goccioline d’acqua fredda che rigavano i vetri delle finestre della loro camera. Aveva cominciato a piovere da pochi minuti, come se il tempo meteorologico avesse percepito la tristezza piuttosto palpabile che sei era creata tra i due fidanzati. Il silenzio riempiva la stanza, rotto solo dal ticchettio dallo scrosciare dell’acqua e dalle urla degli altri Grifondoro, che, al piano di sotto, non davano segni di voler porre fine alla festa.

Agli occhi di Hermione, Ron, in quel momento, pareva combattere una lotta interiore: la sua testardaggine contro la consapevolezza di essere nel torto. Sembrava un cucciolo indifeso, che aveva bisogno di qualcuno che gli sussurrasse parole dolci per fargli ottenere nuovamente quella poca autostima che aveva di se stesso.

Gli accarezzò dolcemente le braccia con le dita, sperando che il contatto con lei potesse calmare quell’animo turbato. Lui si voltò, incontrando gli occhi castani di Hermione.

“Allora? Ti sei convinto?” chiese lei.

“Solo perché me lo stai chiedendo tu”

Hermione, senza riuscire a trattenere un sorriso, si posizionò ancora appoggiata al petto del ragazzo, che si alzava e abbassava visibilmente a ritmo regolare, per poi essere circondata dalle braccia pesanti di Ron.

Rimasero così, abbracciati, per vari minuti, godendo solo della presenza dell’altro. Quell’anno sarebbe stato sicuramente stressante e impegnativo, ma senza dubbio molto allegro, perché, nonostante le perdite che la Battaglia di Hogwarts aveva portato, nessuno aveva potuto permettere che quel posto venisse danneggiato in qualunque modo. La nuova preside, la professoressa McGonagall, aveva dichiarato di voler subito ristabilire l’insegnamento ai ragazzi e la sua decisione era stata coperta di consenso e ammirazione da parte dei genitori degli alunni, che non vedevano l’ora di imparare nuovi incantesimi e pozioni. L’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure non era ancora stato designato e gli studenti dell’ultimo anno erano consapevoli del fatto che si sarebbero dovuti arrangiare, ma per Hogwarts, si sa, si è disposti a tutto.

I ragazzi di sotto avevano appena spento la musica quando Hermione cominciò a mostrare i primi segni di stanchezza. Si lasciò cadere a peso morto sopra il cuscino e sbadigliò rumorosamente, ma sempre con la sua solita leggerezza e la garbatezza a cui oramai Ron si era abituato e anche innamorato.

“Mione?” chiese lui spezzando il silenzio nell’aria, sia per chiamarla sia per controllare che non fosse già caduta tra le braccia di Morfeo.

“Si?”

“Dici che potresti restare qui a dormire?” domandò ancora Ron, gli occhi puntati sulla fidanzata, un’espressione insolita, furba e poco casta disegnata sul volto coperto di lentiggini, e la fronte accarezzata dai ciuffi ribelli dei suoi capelli rosso acceso.

Lei si lasciò sfuggire una piccola risata stupita.

A volte il suo ragazzo aveva proprio delle strane idee.

“Ron! Siamo nel dormitorio maschile, forse potrai convincere Harry a dormire da Ginny, ma cosa...”

“Harry a dormire da Ginny!? Non ci penso nemmeno!”

“È Harry! Lo conosci da anni, è il tuo migliore amico, ti fiderai di lui, no?”

“Certo! È di mia sorella che non mi fido” ribatté il rosso convinto “Quella è una piccola peste”

“Come avrebbe dovuto essere? Cresciuta in una casa con sette fratelli pestiferi, tra allevatori di draghi, amanti dei propri capelli che non farebbero tagliare a nessuno, fastidiosi segretari che lavorano al Ministero della Magia, burloni colmi di fantasia e un mancato comico, le cui battute insensate spingono al suicidio e di cui non si è ancora scoperto un fondo allo stomaco!” disse tutto d’un fiato, pronunciando le ultime parole in modo più marcato. Diede un debole e scherzoso pugno a Ron sull’addome, all’altezza dello stomaco. Lui inizialmente sussultò, preso alla sprovvista da quel gesto, poi afferrò la mano di Hermione e se la mise attorno al collo, prendendo poi la fidanzata per i fianchi e portandosela molto più vicina, finché il piccolo intervallo di aria che intercorreva tra loro non finì per annullarsi. La ragazza stette molto attenta a non cedere alla tentazione di addormentarsi, raggomitolata a quella figura imponente ma che sapeva essere la più dolce del mondo. Per quanto si sforzasse, però, dopo circa un minuto le palpebre cominciarono a farsi pesanti e avide di riposo. Sbadigliò un’altra volta.

“Dormiamo?”

“Non possiamo dormire così Ron! E se Seamus o Neville tornassero?”

“Stai tranquilla, spiegheremo loro la situazione, sono nostri amici, vedrai che capiranno” la rassicurò il rosso stringendola ancora più forte a sé.

“‘Notte Mione”

“Buonanotte Ron”

   
 
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