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Autore: bluepetrol    19/08/2018    2 recensioni
Il sesto anno di Hermione non sta andando come previsto. Braccata dai Mangiamorte, assistiti dal Ministero, sorvegliata dall'Ordine e con la metà dei suoi amici che cercano di infilarla in un corpetto solo per farglielo strappare dal suo nuovo marito. No, sicuramente non come aveva previsto.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Fece un respiro profondo, gli afferrò il braccio e aspettò che finisse. Il quasi inudibile ‘pop’ le giunse all’orecchie e sentì la spiacevole sensazione di compressione prima che un altro ‘pop’ segnalasse il loro arrivo.
“Facciamo in fretta,” disse, tenendo ancora la bacchetta pronta e una mano sospesa qualche centimetro dalla sua schiena. Hermione si sbrigò a salire i gradini che portavano al Numero 12 di Grimmauld Place, fiancheggiata da Remus e Tonks. Le sembrava come se fosse di nuovo l’estate segreta prima del quinto anno.
“Bentornata!” Esclamò James non appena la porta si chiuse dietro di loro. “È da tutta la settimana che ti aspetto!”
“Grazie, ma perché?” domandò.
James ghignò, gli occhi brillanti di gioia sfrenata.
“Sta bene?” sussurrò a Remus.
“Si,” la rassicurò. “E anche se così non fosse, è un dipinto.”
“Oi! Potrò anche esserlo, ma posso ancora sentirti, Lunastorta!” James fece un gesto scortese al vecchio amico e marciò fuori dalla cornice.
“È così da tutta la settimana,” li informò Sirius, scuotendo la testa con tristezza.
Malgrado tutta la riflessione che aveva fatto su quel fine settimana, Hermione si ritrovò incapace di pensare, agire o parlare una volta confrontata con suo marito. Sirius stava appoggiato con disinvoltezza al muro, non facendo niente che avrebbe potuto lasciarla così svampita, ma il suo cervello aveva balbettato fino a spegnersi, fallendo nell’impresa di inviare un messaggio ai suoi piedi finché Tonks non la urtò apparentemente per sbaglio.
“La cena è pronta?” chiese con scioltezza la donna.
Sirius sorrise. “Il mio famigerato pasticcio di carne ubriaco è pronto quando lo siete voi.”
Un gridolino eccitato sfuggì a Tonks, che gli passò affianco correndo per reclamare il suo posto a tavola.
“Hai cucinato tu?” chiese Remus, sconcerto e preoccupazione pesanti nella sua voce.
“Il pasticcio di carne ubriaco è qualcosa che anche io non posso far male, Lunastorta.” Sirius scrollò le spalle, “E inoltre Kreacher è stato un po’ giù dal matrimonio.” Non diede loro ulteriori informazioni né compassione verbale per la creatura che l’aveva quasi ucciso, ma il fatto che Sirius avesse anche notato un cambiamento nel suo servo, che stesse cucinando da sé piuttosto che forzare l’elfo domestico a farlo quando non stava bene la diceva lunga per Hermione.
Seguì Remus attraverso la cucina e si sedette nell’unica sedia rimanente, che capitò essere molto vicina a quella di Sirius. Trovava il rimpicciolimento del tavolo e il posizionamento delle sedie piuttosto sospettoso, ma si rifiutò di iniziare il fine settimana col piede sbagliato.
Sirius le diede un colpetto al braccio. “Te l’avevo detto,” sussurrò, facendo un cenno con la testa all’altro capo del tavolo.
Seguì la direzione del suo subdolo gesto, guardando Tonks avvicinare la sedia ad un Remus arrossito, e il suo braccio sparire sotto al tavolo per appoggiarsi sulla gamba dell’uomo. Era la prima volta che Hermione li vedeva interagire privatamente, e si chiese se Tonks aveva flirtato con così poco pudore anche al matrimonio. Anche mentre li guardava, Remus si girò per guardare la donna di fianco a lui. Non dissero niente. A quanto pareva, non ce n’era bisogno. I loro occhi si incontrarono per molti, lunghi secondi, ed Hermione seppe che erano innamorati. Erano tanto diversi quanto umanamente possibile; potevano provare a litigare con i numeri e la ragione, ma ancora si amavano l’un l’altra.
“Un lupo mannaro e una mutaforma… riesci ad immaginare i loro figli?” le sussurrò Sirius nell’orecchio, facendola sorridere anche mentre scuoteva la testa. Lui si rischiarò sonoramente la voce, interrompendo Tonks e Remus prima che iniziassero a sbaciucchiarsi a tavola. “Quindi, Lunastorta, come sta venendo il libro?”
Remus staccò lo sguardo dalla donna di fianco a lui e rimise a fuoco la sua attenzione. “Lentamente, molto lentamente.”
“Libro?” chiese Hermione.
Siamo riusciti a convincere il buon Professor Lupin qui a scrivere un libro sui lupi mannari,” disse Sirius.
“Davvero?” sorrise. “È fantastico! Non crederesti a certa spazzatura che hanno pubblicato. Ero al Ghirigoro questa estate e il numero di libri veramente utile che hanno sulla licantropia è pietoso… ma sospetto che tu già lo sappia.”
Remus annuì e sorrise nel suo solito modo tranquillo e divertito. “L’ho notato,” ammise. “Rende le probabilità che qualunque cosa scriva venga pubblicato piuttosto basse.”
“Non ricominciare,” lo mise in guardia Sirius. “Sempre le stesse polemiche. Sono ricco, dannazione. Comprerò una casa editrice se devo.”
“Esibizionista,” borbottò Hermione, facendo ridere Tonks e Remus.
“Oi! Non si ride di me in casa mia! Quella era la Regola Numero Due.”
Le loro risa riempirono la cucina, eliminando il rimasuglio di disagio che ancora attanagliava le spalle di Hermione. La fulminò, ma poteva vedere che era una sceneggiata.
“Fantastico pasticcio,” commentò.
“Oh, adesso mi stai trattando con condiscendenza.”
Lei boccheggiò teatralmente. “Non oserei mai fare l’accondiscendente con un uomo come te!”
Sbuffò e aggrottò le sopracciglia, “Secchiona.”
“Cretino.”
“Dateci un taglio, voi due,” ordinò loro Remus.
Ghignando, Hermione riportò l’attenzione alla cena, che davvero era ottima. Se la cavava in cucina, a patto che avesse una ricetta da seguire, ma se questo era indice delle capacità culinarie dell’uomo gli avrebbe volentieri donato spatola e grembiule.
“Ooh,” esclamò eccitata Tonks. “Mi sono appena ricordata, Ginny ti ha già dato quel regalo di nozze tardivo?”
Strabuzzò gli occhi. Cercò di forzarli a una misura ragionevole, meno simile a dei fari, ma rimasero spalancati. Come voleva poter spedire i suoi pensieri all’altro capo del tavolo alla donna, dirle di smetterla di parlare di cose simili. L’ultima cosa che voleva era che Sirius scoprisse di quella ridicola specie di biancheria che non aveva alcuna intenzione di mettere.
“Regalo?” chiese Sirius.
Tonks annuì. “Beh, l’ho aiutata a scegliere e ti ho comprato qualcosa da abbinarci. Te lo darò più tardi.”
Sirius si accigliò e guardò le due, forse pensando che se avesse studiato le loro facce abbastanza a lungo, altre informazioni si sarebbero automaticamente presentate. “Che regalo?”
“Niente,” risposero in coro.
“È chiaramente qualcosa,” disse. “Cos’è? E perché non sono coinvolto?”
“Forse perché ti stai comportando come un bambino,” suggerì Tonks.
“Non è vero.”
La donna gli rispose trasformando il naso in un grugno e facendogli la linguaccia.
A cuor leggero com’era la conversazione che venne poi, l’umore di Hermione si rabbuiò di nuovo, facendole perdere l’appetito. Tutto ciò che riuscì a fare per il resto della cena fu spostare gli avanzi di pasticcio intorno al piatto. Se se ne accorsero, gli altri decisero di non commentare.
 “Tè?” chiese Remus.
“Per me si,” disse Tonks. “Lasciamelo nella teiera, porto su Hermione per un minuto.” Fece di fretta il giro attorno al tavolo, agguantò la ragazza e scappò dalla cucina prima che nessuno dei due uomini potesse protestare. La spinse su per le scale e nella stanza della ragazza, chiudendola, silenziandola e circoscrivendola prima di rigirarsi verso di lei. “Regali!”
Tonks si accucciò sotto al letto per tirarne fuori un sacchetto identico a quello che le aveva dato Ginny. L’apparentemente innocente carta marrone non la ingannava più; sapeva che genere di affari di pizzo erano probabilmente nascosti dentro.
“Davvero non dovevi,” disse, ma le sue deboli proteste furono perse nell’entusiastica spiegazione della donna sulla decisione di quale colore le sarebbe stato meglio.
“Ginny voleva andare di Grifondoro scarlatto, ma non penso sarebbe stato adatto,” disse la donna. “Voglio dire, è un colore piuttosto audace – non che tu non lo sia – ma in termini di lingerie, non era proprio per te. Oltretutto sei praticamente una Corvonero, quindi ho immaginato che il blu ti sarebbe piaciuto di più. C’è voluto del tempo, ma Ginny ha finalmente visto ragione.”
Hermione si fece cadere sul letto, certa che sarebbe stato una lunga storia, “Davvero?”
“Sono piuttosto convincente quando voglio esserlo, sai,” disse fieramente. “Ma poi non riuscivamo a decidere il taglio. Siamo andate in tre diversi negozi e ancora non riuscivamo a scegliere! Come fanno i Babbani senza trasfigurare la roba?”
Smise di ascoltare. La sua testa annuiva e dalla sua bocca uscivano ‘hm’ ad intervalli appropriati, ma non aveva idea di cosa stesse ancora parlando la donna, solo che risultava in venirle dato una serie di giarrettiere a nastrini e reggicalze che non aveva alcuna intenzione di indossare per nessuno, mai. Il suo cervello era ancora in modalità pilota automatico ben dopo che Tonks l’aveva lasciata, e aveva tutta l’intenzione di lasciarlo così. Erano rari e preziosi i momenti in cui il suo cervello taceva e la lasciava non pensare, ed ultimamente aveva avuto parecchie cose a cui avrebbe tanto voluto non pensare, delle quali non ultima era la ridicola biancheria di cui Ginny e Tonks avevano deciso avesse bisogno. Aveva intenzione di godersi ogni beato momento di vuotezza prima che la realtà della scadenza tornasse su di lei.
Dopo diverse ore passate a guardare la macchia sul tappeto che sembrava allo stesso tempo un bufalo indiano e un cavalluccio marino, a seconda di come girava la testa, il suo stomaco la riportò al pensiero cosciente. Aggrottando la fronte, discese le scale. La casa era scura; probabilmente era abbastanza tardi da essere già sabato, poiché di rado Sirius andava a dormire prima di mezzanotte quando aveva ospiti. Il suo cipiglio diventò più profondo mentre pensava a quando e come avesse assimilato quella banalità, dato che non aveva mai avuto intenzione di imparare le abitudini notturne di Sirius.
Aprendo la porta della cucina, barcollò fino a fermarsi. La luce era accesa e qualcuno stava frugando nella ghiacciaia. Tentò un passo in avanti, “Ciao?”
“Ah, Hermione,” disse Remus allontanandosi dalla portina del frigo ancora aperto.
Alla vista della quantità di cibo tra le sue braccia le si spalancò la bocca. “Come puoi essere così affamato?”
“La luna piena è domani,” scrollò le spalle.
“Oh.”
Prendendo il suo posto davanti al frigorifero aperto, guardò gli scaffali in cerca di qualcosa di appetitoso, decidendosi per il pollo arrosto.
“Quindi… come va?” le chiese con vaghezza.
“Come pensi che vada?” replicò cupamente, buttando il pollo arrosto sul bancone e scolpendolo mentre s’immaginava di fare lo stesso con i dipendenti cerebrolesi del Ministero che erano stati manipolati per far passare un simile abominio.
“Non bene, immagino,” borbottò. “Quel pollo ti ha offesa?”
Diede un’occhiata, e vide che aveva infilzato il pollo nel petto. “Tutta questa situazione continua a peggiorare. È già abbastanza brutto venire forzati a sposarsi, ma…” Gemette, estraendo il coltello dalla carcassa.
“Hermione,” disse con gentilezza. “Sei una strega brillante. Di certo vedrai la necessità in questo.”
“La vedo…” sospirò. “È solo che non ho mai… E non è esattamente qualcosa che posso imparare da un libro, no?”
Si massaggiò nervosamente la nuca, arrossendo. “Rimarresti sorpresa.”
Dopo un momento di riflessione, scoprì che aveva imparato un bel po’ dai libri che Sirius le aveva irriverentemente nascosto tra gli scaffali. In ogni caso, era più simile al volare su una scopa che Erbologia; il solo leggere il libro l’avrebbe aiutata fino a un certo punto.
“Senti,” disse Remus una volta svanito il suo dolce imbarazzo. “Pensalo come un’altra materia che devi imparare. Quando si tratta di questa materia in particolare, sospetto che ti sarebbe difficile trovare un insegnante migliore di Sirius. Ha speso più della sua buona dose di tempo in camera da letto.”
“Stai insinuando che sono uno facile, Lunastorta?” domandò Sirius entrando in cucina. La sua voce era dura, ma c’era un sorriso familiare sulle sue labbra.
Remus scosse la testa. “Nessuno oserebbe chiamarti un appuntamento a buon mercato. Ricordo una Silvia Dunn, che al settimo anno ha speso una fortuna per comprarti una giacca di pelle a Natale solo per attirare la tua attenzione. Povera ragazza.”
“Povera ragazza?” ripeté Sirius, scandalizzato. “Povero me! Aveva cosparso quell’affare di pozione libidinosa. Non sono riuscito a ragionare per un mese!”
Hermione rise. C’erano alcune ragazze ad Hogwarts che riusciva ad immaginare fare tali bravate.
“Non si ride di me nella mia stessa casa, dannazione,” li fulminò entrambi. Solo per questo, mi dovete un panino.” Batté la mano sul bancone come se fosse il Supremo Pezzo Grosso stesso.
“Chi di noi?” chiese Remus.
“Entrambi!”
“Beh, ora stai facendo l’idiota.”
“La mia casa, le mie regole. Ridete di me, mi fate un panino,” la sua dichiarazione solenne avrebbe potuto fare più impressione se la sua faccia non si fosse rotta in uno sbadiglio nel mezzo.
Remus scosse la testa. “Forse invece dovresti andare a dormire.”
“Questo ha l’aria di essere un piano migliore,” concordò. “C’è un sacco di spazio nel caso qualcuno avesse freddo stanotte.” Con questa strana offerta ad aleggiare nell’aria, guardò Hermione e se ne andò.
 
 
   
 
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