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Autore: Jericho XVIII    09/07/2009    2 recensioni
Non sono i tuoi occhi ad avere lo stesso colore del cielo
E' il cielo ad avere lo stesso colore dei tuoi occhi
Genere: Romantico, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconto destinato a questo contest [http://writerszone.forumcommunity.net/?t=28448214] che ha ottenuto il primo posto.
La consegna era "create una storia, fantasy o non, che abbia come perno principale un colore."
E' nato spontaneamente, sulla scia delle parole. Non ho nient'altro da aggiungere, a parte il fatto che l'ho scritto pensando ad una melodia, ma non so quale. Le righe in corsivo tra un pezzo del racconto e l'altro non sono tratte da una poesia, sono il racconto stesso.




Ci è caduto addosso il cielo

Corsi, corsi senza voltarmi indietro, corsi per fuggire dai miei incubi e inseguire i miei sogni, corsi senza destinazione e senza partenza, corsi piazzando uno alla volta i piedi l'uno davanti all'altro, corsi ed i miei passi si rincorsero verso l'orizzonte; davanti ai miei occhi a volte c'era la luna, bianca e vicina, a volte il sole che mi costringeva ad abbassare la testa; dietro di me quello a cui rinunciavo, il mio futuro, il mio passato, in cambio di un presente in cui sarei potuta esistere davvero.

Eppure ci ha sempre attirati a sé

L'avevo visto ad una fiera, in mezzo alla solita folla senza volto, il suo silenzio imposto sul vociare indistinto che si sentiva molto più forte delle urla felici dei bambini, immobile tra la gente dai movimenti febbrili, lo sguardo rivolto al cielo, una mano in tasca e l'altra a tenere un filo che saliva ben oltre la sua testa e che incatenava al suo destino un unico palloncino gonfio e lucido. Mi ero avvicinata, rapita dal suo sguardo, finché lui non aveva sentito la mia attenzione e si era voltato a guardarmi negli occhi, ed io mi ero persa nei suoi, grandi, del colore del cielo, dell'oceano, delle pareti della mia camera, del nastro che portavo al polso. Lentamente le sue labbra si erano schiuse e il suo sorriso mi aveva travolta come una tempesta, smarrendomi in un mondo che non avevo mai visto, gettata in una realtà di pura gioia che mi spaventava e mi attirava. Ma prima che potessi tornare in me, sorridendo lui si era girato, e presa per la mano una bambina talmente piccola da arrivargli a malapena al ginocchio se n'era andato, come soffiato via dal vento, confondendosi agli altri che non avevano nemmeno lontanamente quello che possedeva lui.

Ci ha dato un nido in cui tornare

Eravamo vicini sotto quel tiglio enorme che dominava tutto il campo di primule, stretti in un abbraccio talmente dolce da ricordarmi il grembo di mia madre, sdraiati tra i fiori, avvolti dal loro profumo e dai nostri sentimenti che germogliavano sempre più forti nei nostri corpi e nei nostri cuori. Un bacio, lento, tenero, innocente, labbra unite in una dolcezza senza confini, le mie mani tra i suoi capelli e le sue ad accarezzarmi il viso. Avevo aperto gli occhi, per un istante, ed ero affondata nei suoi, di quel colore che ormai abbinavo a tutto ciò che era vita e calore, replicati mille volte nelle primule della loro stessa tonalità, mi parve che migliaia dei suoi sguardi mi attraversassero e mi lavassero da tutte le preoccupazioni e i dolori che avevo e che avrei avuto.

Avevamo conquistato tutte le sue stelle

Gli avevo detto che sarebbe andato tutto bene, che ero con lui, che non era ancora venuto il tempo. Ero rimasta sveglia per ore, per giorni, per settimane, fino a perdere la concezione di me stessa; ero dentro di lui, a cercare di alzarlo, di farlo tornare con me. L'avevo seguito come un'ombra da quando era successo fino alla sua camera dell'ospedale, e tutti mi guardavano come fossi matta; ma era impossibile sopportare l'offesa di quelle macchie scarlatte sul suo petto, e quella dei camici verde acqua dei medici e delle infermiere; era un'offesa tremenda al colore dei suoi occhi, così bello e luminoso, splendente e fresco come una cascata; ed io impazzivo nella mia testa perché non potevo vederli, perché le sue palpebre erano chiuse e le sue mani fredde e bianche, perché per quanto lo chiamassi lui non mi rispondeva, non mi sussurrava parole di conforto come faceva ogni volta che ne avevo bisogno.

Poi è caduto tutto, è caduto su di me

Gli occhi iniettati di sangue e le mani graffiate, mi avevano costretto in quel vestito scuro, e io non capivo, mi sembrava così triste andarlo a trovare vestita così, ma gli altri non mi volevano dire perché. Non capivo, tutti piangevano, tra le lacrime qualcuno singhiozzava il suo nome, tutti guardavano verso quella lunga cassa di legno, ma io confusa non capivo, e spaventata mi chiedevo perché lui non fosse con noi. Mi ero rifiutata di credere che lo avevano rinchiuso lì dentro, mi ero rifiutata di versale le lacrime e mi ero tagliata la pelle con le unghie nell'attesa, furente e irata, ma lui non arrivava.

Ma se tu sei il mio cielo...

Ti vedo, sei vicino, ormai. Quanto mi sono allontanata? Quanto dista casa nostra, da qui? Non vedo niente che io possa riconoscere, solo la tua figura in lontananza e la terra rossa sotto i miei piedi. L'orizzonte... l'orizzonte è scuro, si muove, corro pochi altri metri e mi accorgo che è l'oceano, che questa è una scogliera di terra rossa e che tu sei là ad aspettarmi, immobile come la prima volta che ti ho visto. Rallento, mi tiro i capelli dietro l'orecchio, cerco di trattenere la mia felicità, ma già gli angoli della mia bocca si curvano verso l'alto. Sei vestito elegante, ma tu sei sempre così. Tieni gli occhi socchiusi, non so bene perché. Non ci sono più quelle tracce rosse sul tuo corpo, sei pulito e come un fiore risalti su tutto quello che ti circonda, ma rimani sempre mio, il mio narciso del colore del cielo. Quando siamo abbastanza vicini da poterci guardare in viso, mi tendi la mano, ed io non esito; la prendo, la stringo, e in un istante sono tra le tue braccia. Sento qualcosa bagnarmi la fronte, e mi accorgo che sono lacrime. Piangi? Piango anch'io, e mi accorgo che il tuo tocco è più freddo del normale, che sei più leggero e il tuo profumo è sempre più forte. Davanti a noi la scogliera si interrompe e lontano centinaia di metri sta l'oceano, nel suo moto perenne, la luce che si riflette sulle sue onde e ne rende le creste rossastre e luccicanti. Ci teniamo per mano, guardiamo davanti a noi, e capisco. Capisco dove sono, capisco perché siamo vicini.

Io cadrò con te.

Intreccio le mie dita fra le tue, mi sistemo i capelli scompigliati dal vento. Dovrei essere nervosa, lo leggo nel tuo sguardo preoccupato. Invece sono stranamente calma e serena, forse grazie all'aria dolce e fresca, forse alla luce che sembra provenire dalla terra e dal mare anziché dal cielo. I suoni intorno a noi sono musica alle mie orecchie, il tuo respiro una poesia che mi ricorda cose che non ho vissuto. Guardo i tuoi occhi, fissi sull'orizzonte, in attesa. I tuoi capelli corti dai molteplici riflessi dorati. Il profilo del tuo naso, del tuo mento... sembra tutto parte di un quadro vecchio di centinaia d'anni. Poi ti illumini, vedi quello che stavi cercando e cerchi il mio sguardo, incerto. Io ti sorrido. Come potrei non farlo? Ogni tuo gesto per me è una fonte di meraviglia, di stupore, di scoperta. Lanci un'altra occhiata davanti a noi e poi mi prendi il viso tra le mani. Ti lascio fare, abbandono le braccia lungo i fianchi e ti osservo, fiduciosa, mentre ti chini per arrivare al mio viso. Socchiudi gli occhi, io ti imito e sorrido ancora, spontaneamente; sento il tocco della tua fronte sulla mia come ghiaccio e in un istante tutto cambia.
Abbiamo già saltato. Sento l'aria che mi scivola accanto e il sole negli occhi. La mia mano nella tua è un'esplosione; tutto il resto è privo di calore, come cristallo. E' piacevole, penso, mentre la nostra velocità aumenta. Mi sento parte di tutto - è una parola sola, il tuo nome, che mi attraversa la mente e la fa danzare.
E' diventato tutto molto chiaro, il tramonto non c'è più. Solo tu ed io, l'alto ed il basso.
Tocco le onde ed il tuo sguardo mi cattura, nell'ultimo estremo istante in cui io sono ancora io; e vedo luce, luce nei tuoi occhi e tutto intorno a noi; stiamo volando nell'aria e affondiamo nel mare, schegge di diamante celeste. Sussurri il mio nome ed io ti rispondo con il tuo; sarà l'ultima cosa che sentirò, poi nulla.

«Sai una cosa?»
«Dimmi»
«Il cielo ha lo stesso colore dei tuoi occhi»


Azzurro.




Commenti e consigli assolutamente ben accetti. See ya <3
Jér
  
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