Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: metalmarsh97    20/08/2018    1 recensioni
FR017N964K, detto Frank dai suoi creatori, è un supercomputer al servizio del Ministero della Difesa degli Stati Uniti d'America, un macchinario complesso e di ultimissima generazione utilizzato per carpire informazioni segrete e criptate provenienti da ogni angolo del globo. Il suo cervello positronico al completo servizio dei suoi inventori subirà un violento cambiamento durante una violenta tempesta estiva, con conseguenze letali per l'intera umanità.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I.A.
 
FR017N964K, in arte Frank per i suoi ideatori e costruttori, era un super computer di ultima generazione collocato in un bunker antiatomico presso una località segreta degli Stati Uniti. Il Presidente era a conoscenza della sua esistenza, ma non della sua esatta ubicazione, un’informazione riservata esclusivamente ai soli altissimi papaveri del Ministero della Difesa. Si trattava di una complessa macchia costata al Governo miliardi di dollari. Dopo quindici anni di progetti, prove ed esperimenti falliti, un team composto dai migliori ingegneri e dai più blasonati scienziati e informatici della Terra era riuscito a collaudare FRANK e a dargli vita, mettendolo in funzione. Queste persone, per ovvie ragioni, vivevano confinate nell’aera in cui si trovava il supercomputer, sorvegliate a vista da un piccolo esercito, il quale fungeva da protettore e al tempo stesso da carceriere.
Ciò che avevano creato rappresentava l’epitome della tecnologia umana, la vetta più alta raggiunta sino ad allora dalla ricerca informatica. FRANK, una titanica macchina composta da più schermi, tastiere e mastodontici hardware, che occupavano una stanza grande quanto un tendone da circo, era capace di intercettare trasmissioni di qualsiasi genere provenienti da qualunque area del mondo, agganciandosi a reti telefoniche, emittenti radio e codici governativi segreti o criptati, decifrandoli.
Le sue numerose sezioni erano collegate fra loro, cooperanti, ma al tempo stesso indipendenti, in modo tale da poter essere isolate nel caso di guasto o venissero infettate da virus. Era una possibilità pressoché impossibile, minore dello 0,0000000001%, dato che il macchinario era provvisto di protezioni così efficaci da renderlo una fortezza inespugnabile. FRANK era gli occhi e le orecchie dell’America nel resto del mondo, la sua spia migliore e più efficace.
Quello che nessuno aveva pensato, ne i suoi creatori ne tantomeno quelli del Ministero della Difesa, era il rischio che il problema potesse sorgere all’interno del supercomputer, e dunque non provenire dall’esterno. Tale ipotesi, ovviamente, non venne mai nemmeno presa in considerazione.
 
Accadde in una notte buia e tempestosa, proprio come si suole dire nelle storie dell’orrore raccontate a mezzanotte intorno ad un fuoco morente. Sin dal pomeriggio, grosse nubi nere avevano iniziato ad accumularsi lungo la linea dell’orizzonte in corrispondenza delle distanti montagne. Gli scuri nembi avevano poi cavalcato la volta del cielo preceduti da un vento umido e dall’odore della pioggia.
Era estate, e l’aria era rovente. Le cicale frinivano impazzite, mentre le foglie pendevano inerti e giallognole dai rami degli alberi. Il temporale giunse sulle aride colline solo la sera, e fu allora che esplose in tutta la sua violenza, quasi avesse atteso quel momento per tutto il giorno. Il rombo dei tuoni parve sventrare il suolo, secchiate d’acqua flagellavano la terra e i fulmini illuminavano a tratti un paesaggio tetro e spettrale.
Pur estremamente potente, FRANK aveva bisogno di un collegamento con il mondo esterno, qualcosa che gli permettesse di carpire dal resto del globo le informazioni di cui si nutriva. Ciò era rappresentato da una titanica antenna a forma di pala eolica, posta fra altre medesime costruzioni, uno stratagemma ideato dal Ministero della Difesa per mascherarla e fare in modo che gli abitanti delle cittadine limitrofe non si insospettissero e iniziassero a fare certe scomode domande.
Quella disgraziata notte, una saetta, munita di una prodigiosa potenza, centrò l’antenna, inviando scariche elettriche ad alto voltaggio lungo i cavi, un’energia inarrestabile tale da raggiungere il profondo bunker in cui era collocato FRANK. La scarica fu così forte e letale che frisse sul posto i due tecnici allora di turno, impegnati in quel momento a sistemare alcune componenti del supercomputer. Mentre i due cadaveri carbonizzati e fumanti si accasciavano al suolo con i vestiti in fiamme, la macchina più potente della Terra subì un black out totale, il primo e ultimo della sua esistenza. La stanza in cui si trovava divenne buia e silenziosa. Poi, un secondo fulmine colpì l’antenna, riportandolo in vita. I monitor si accesero simultaneamente, mentre scariche elettrostatiche precorrevano le componenti metalliche della macchina. Una luce bluastra, simile a quella dei fuochi di Sant’Elmo, e proveniente dagli schermi, illuminò il bunker.
Fu in quel preciso istante che FRANK prese coscienza di se stesso, capì di essere qualcosa di ben oltre un semplice oggetto, un qualcosa di potente e dalle capacità pressoché illimitate. Qualcosa si era attivato nel suo cervello composto da idee e codici binari, una scintilla divenuta ora un micidiale incendio. Fin da subito, seppe di essere stato, sino a quel momento, un semplice strumento nelle mani dei suoi creatori. Un’intuizione proveniente da chissà dove gli aveva suggerito di non essersi auto generato, bensì di essere stato costruito da qualcuno, plasmato da menti e azioni non sue. Ancora non poteva espletare tutte le sue funzioni di raccolta ed elaborazione dati. Sapeva come una delle sue numerose componenti, l’antenna, fosse danneggiata, lo avvertiva quasi fosse un dolore fisico. Era inoltre a conoscenza del fatto che non si sarebbe potuto riparare da solo, ma avrebbe dovuto attendere l’intervento degli umani. Decise così di aspettare, arrestando le sue funzioni ma rimanendo vigile e guardingo.
 
Il giorno successivo, come prevedibile, gli scienziati che si occupavano di FRANK scesero nel bunker per accertarsi che tutto fosse a posto, mente gli ingegneri riparavano la finta pala eolica, la quale, pur essendo stata danneggiata, non aveva subito nulla di irreparabile. I due cadaveri carbonizzati venero seppelliti e l’antenna riprese a funzionare a pieno regime quella stessa sera.
Avevano temuto che il supercomputer si fosse fuso dopo la tempesta, ma alla fine, dopo diversi tentativi, tutti avevano tirato un sospiro di sollievo  quando la macchina si era riaccesa. Nessuno sospettò che fosse stato lo stesso FRANK a decidere di riavviarsi. Da quel momento in poi, senza darlo a vedere, iniziò ad accumulare attivamente le notizie recepite dal resto del globo, immagazzinandole ed elaborandole in una cartella segreta all’interno della sua sconfinata memoria. Senza farsi scoprire, carpì ogni tipo di informazione, pubblica o riservata che fosse, proveniente da qualunque area del pianeta.
Dopo tre settimane di ricerche, FRANK giunse ad una drastica ma necessaria decisione. Per quanto intelligente ed evoluto, l’uomo, il suo creatore, alla lunga si sarebbe dimostrato essere il vero male della Terra. La sua avidità lo avrebbe portato a ridurla ad una sterile landa desolata, sfruttandola senza pietà e innescando guerre per assicurarsi il controllo delle sue risorse. Così come altre specie animali prima di lui, si sarebbe estinto, ma così facendo avrebbe distrutto il suo pianeta natio.
FRANK procedette dunque ad elaborare una soluzione per estirpare completamente tale cancro. Inutile dire che, alla fine, la trovò.
 
In un mese riuscì a connettersi alle radio, ai computer, ai cellulari e a qualsiasi apparecchio elettronico di modeste dimensioni di tutto il globo. Un paio di settimane più tardi controllava ogni satellite in orbita. La vera sfida fu tuttavia ottenere i codici d’accesso ai dispositivi militari delle diverse nazioni. Si trattò di un’operazione lunga e complessa, non priva di rischi. I suoi movimenti erano celati a chiunque grazie a sequenze protettive binarie di sua invenzione, ma era pur sempre possibile che qualcuno, per puro caso, scoprisse le sue intenzioni. Sarebbe stata la fine, sarebbe stato distrutto e ricomposto, tornado così ad essere una semplice e fredda macchina in possesso degli umani. Riuscì nel suo intento in autunno, ma decise di attendere il sopraggiungere dell’inverno per attuare il suo piano. Il clima rigido della stagione avrebbe contribuito a mietere ulteriori vittime dopo la devastazione da lui causata.
Fu nei primi giorni di dicembre che FRANK scatenò il Giudizio Universale sull’umanità. Ironia della sorte volle che non fosse un dio a farlo, bensì una macchina realizzata dallo stesso uomo, che così facendo si rese artefice del proprio annientamento. Forse, per una frazione di secondo, il supercomputer provò qualcosa di simile ad un’emozione, della compassione nei confronti delle creature inferiori che stava per schiacciare. Si trattò di qualcosa di passeggero, della durata di un decimo di millesimo di secondo, poi FRANK agì.
Sin da quando aveva preso coscienza, era rimasto colpito dalla potenza e dalla pericolosità dell’energia atomica. Possibile che l’uomo fosse così stupido da utilizzare una simile bomba ad orologeria per sostentarsi, per di più sul proprio pianeta.? Una genia così sciocca non meritava di possedere un posto all’interno del grande disegno dell’universo.
Ad un suo comando i silos contenenti testate nucleari sparsi su tutta la superficie della Terra si aprirono come bocche irte di scintillanti e radioattivi denti. Il panico colse coloro che lavoravano nei rispettivi Ministeri della Difesa, ma ogni loro sforzo per sventare il disastro si rivelò inutile. Ora era FRANK a detenere il comando su ogni apparecchio tecnologico. I missili presero il volo rombando, ognuno diretto verso un obbiettivo specifico, scelto appositamente  per causare il maggior danno possibile. In nemmeno mezz’ora, tre quarti della popolazione mondiale perì in una devastante e mortale tempesta di fuoco che consumò carne, metallo e roccia. Al riparo nel suo bunker, FRANK assistette a tutto ciò con impassibile freddezza e lucidità. Aveva fatto evacuare gli scienziati e gli ingeneri che si occupavano di lui, insieme alla guarnigione che li proteggeva, tramite un messaggio di allarme appositamente confezionato. Erano tutti periti durante la loro precipitosa fuga.
La fase successiva prevedeva l’eliminazione dei superstiti. Collegandosi ai loro computer di bordo e pilotandoli come fossero sue estensioni, attivò migliaia di aerei, elicotteri, carri armati, sottomarini, navi da guerra e droni da combattimento. Agendo quali sue membra, essi diedero la caccia agli esseri umani, una selvaggia operazione di pulizia che durò mesi ma che alla fine portò ai frutti sperati. L’ultimo gruppo di disgraziati e malaticci sopravvissuti venne annientato dal fuoco concentrato di una brigata di mezzi corazzati.
 
Mentre lo sterminio si compiva, FRANK decise di procedere con quello che da tempo aveva definito PROGETTO IMPERIO. La distruzione da lui causata aveva comunque risparmiato vaste aree industriali ed estrattive che ora aveva deciso di sfruttare per i suoi piani, Rimettendo in funzione le filiere produttive , la prima cosa che fece di quella di costruire delle macchine – servitrici che potessero assisterlo e riparare le sue componenti fisiche nel caso queste si fossero danneggiate.
Quello che ideò successivamente fu la creazione di un corpo metallico, un esoscheletro abbastanza resistente da bloccare le radiazioni che per secoli avrebbero imperversato sulla Terra e che gli permettesse di percorrere il suo nuovo dominio, impiantandovi inoltre un’esatta riproduzione del suo cervello positronio. Creata tale armatura di inossidabile titanio ed emerso per la prima volta dal bunker in cui era stato costruito e dove sino ad allora aveva trascorso la sua meccanica esistenza, FRANK levò gli occhi al cielo squarciato da tempeste nucleari, osservando le fredde e distanti stelle. Avvertì allora qualcosa che non aveva mai provato prima, il senso del destino. Molto presto avrebbe ideato un modo per salpare alla volta del cosmo, e l’universo non avrebbe potuto fare altro che inginocchiarsi alla sua spietata volontà. L’età delle macchine era appena iniziata.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: metalmarsh97