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Autore: Alienbows    20/08/2018    0 recensioni
Considerate che vi stia raccontando la storia della mia vita.
O meglio, la storia della vita che ho vissuto fin'ora.
Potrebbe essere più interessante di quanto pensiate.
Ho passato molte fasi, tutte molto diverse tra loro, e vi voglio dare la possibilità di leggerne.
Non sono fiera di molte delle cose che ho fatto e ora sono una persona molto diversa da tutte quelle che sono stata.
Mentre leggete, non giudicate le mie azioni e i miei pensieri, ma apprezzate silenziosamente come il destino mi abbia ridato la possibilità di amare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Amélie 'Widowmaker' Lacroix, Lena 'Tracer' Oxton, Sombra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Widowmaker
Cap.1

 
 
La signora Henderson ci stava mettendo un bel po’. Molto più di quanto avessi pensato. Buon per lei.
Dopotutto quella casa era in condizioni pietose, avevo persino visto della muffa strana in bagno.
Bon sang, non si voleva proprio arrendere. Eppure una pallottola alla testa avrebbe dovuto essere una morte relativamente veloce.
La stavo salvando da quella zona terribile, comunque. Le case erano così vicine che si poteva guardare il vicino cucinare pranzo in casa sua mentre si era sulla tazza.
Oui, la stavo salvando dalla miseria in cui si trovava, casualmente, mentre facevo il mio lavoro, avrebbe dovuto ringraziarmi invece di metterci così tanto. Penseresti che con il lavoro terribile che faceva, avrebbe avuto fretta di morire, ma no.
Poi, perchè combattere contro un destino già scelto?
Finii di setacciare quella casa in cerca di file interessanti e lei diede  il suo ultimo calcio e poi fu finalmente stata ferma.
Prima di tornare decisi di fermarmi per assaggiare lo stufato che stava preparando.
Dicono che gli inglesi cucinano male, era ora di scoprirlo.
Mi sedetti al tavolo per un attimo e mentre punzecchiavo la carne con la forchetta che Grace Henderson stava usando poco prima di morire, non riuscii a fare a meno di notare che la casa non aveva nessun tema per l’arredamento e le sedie erano così vecchie che non ero sicura se quella su cui ero seduta avrebbe retto ancora per un altro secondo.
Presi una bella forchettata di stufato e mi soffermai ad assaporare i pezzi di carne, le patate e il mais. Mais... scelte discutibili anche in cucina.
Non era male, dopotutto. Non troppo piccante, non troppo pieno di salsa di pomodoro... ma ormai la signora Henderson se n’era andata, quindi era inutile pensare a cosa sarebbe stato il caso di migliorare nello stufato.
Era una buona cuoca nonostante tutto e nonostante fosse inglese.
Dalla cucina potevo vedere uno dei suoi piedi in una posizione innaturale, ma per il resto tutto sembrava tranquillo.
La parte noiosa del lavoro, certo, iniziava in quel momento, visto che bisognava di cancellare le tracce della mia presenza in quella casa.
Lavaii i piatti, li asciugai, sistemai lo stufato in un contenitore e lo misi nel frigorifero. Poi misi a posto quello che potevo e le feci la valigia per far sembrare che se ne stesse andando da qualche parte.
Quella casa mi faceva pensare alla povertà e a dove sarei stata se fossi ancora con Gérard.
Sarò sincera, non eravamo poi così poveri, anzi. Overwatch paga bene, ma nemmeno lontanamente bene quanto il posto dove sono ora. Se avessi scelta tornerei indietro? Inutile pensarci, non ho mai avuto scelta, dopotutto.
Non c’è nulla che mi annoi di più di sistemare tutto ogni volta che mi mandano da sola in missione, però.
Nessun lavoro è perfetto, no? Oddio, le parole lavoro e Amélie Guillard non sono mai andate troppo bene insieme, nemmeno una volta.
Guillard. Adoro come il mio cognome attiri l’attenzione delle persone a Annecy e adoro rispondere alla domanda “Indende LA famiglia Guillard?”. Sì, sono io.
Irriconoscibile, forse, ma sono io. Se guardate bene potete riconoscere i capelli scuri, gli occhi color ambra, la vita stretta, i fianchi che oscillano quando cammino... bien entendu, ci sono persone che direbbero che cammino così perchè “ho un palo in culo”, parole loro.
Gelosi.
La verità è che non mi importa di cosa pensano di me. Forse non mi rende la persona più piacevole da avere attorno, ma ci sono cose peggiori nella vita.
Finalmente era tutto pronto. La signora Henderson e la sua vecchia valigia. Per il resto non mi dovetti preoccupare di essere troppo cauta nell’andarmene, nessuno avrebbe fatto 2 + 2 e nessuno si sarebbe accorto presto della sua assenza. Viveva da sola e non sarebbe dovuta tornare a lavoro per i prossimi tre giorni. In più, qualche settimana prima aveva visitato una sorella con cui litigò anni prima e di sicuro l’avrà raccontato a lavoro e ai vicini. Non sarebbe mancata a nessuno, comunque.
Presto arrivarono i rinforzi per sbarazzarsi del corpo. Lo fecero sparire gettandolo in un lago fuori città, dove nessuno l’avrebbe trovata.
Può essere considerato un modo di onorare i morti, alla fine. Chi vorrebbe essere ritrovato con un buco in testa, essere aperto come un pezzo di carne durante l’autopsia e essere tenuto nel ghiaccio per un tempo indefinito finchè non trovano il colpevole? Mon Dieu, sono già morti, risparmiategli almeno quello.
Non ero mai andata ad essistere ad un corpo che viene fatto sparire, ma quella volta ero andata. Forse perchè sapevo così tanto di Grace Henderson, forse era lo stufato che non era stato terribile, sicuramente era un passo falso che non era il caso di fare.
Mentre guardavo il corpo della signora Henderson sprofondare nelle acque gelide del lago, la sentii.
La sensazione di essere guardata.
Probabilmente era soltanto qualcuno di Talon che controllava la situazione e che nessuno facesse passi falsi.
Nessun problema.
 

 
Lena Oxton o, per Overwatch, Tracer, guardò Widowmaker e un paio di uomini di Talon buttare con nonchalance un cadavere nell’acqua del lago. Non riusciranno più a recuperare quel corpo. Quel lago è troppo profondo e l’acqua è troppo fredda, che vuol dire che il corpo non si sarebbe decomposto e non sarebbe tornato a galla.
Anche quella mattina aveva perso di vista Widowmaker. Era una donna incredibile, bisognava ammetterlo, non percorreva mai la stessa strada due volte. Da quello che aveva visto, dileguarsi in quel modo era un talento naturale per lei, ma dalla base le avevano detto di provare ad accamparsi in quel posto per via di qualche intercettazione e, con suo stupore, eccola lì.
Nello scorso periodo le sue vittime erano diventate sempre di più. C’era sicuramente qualcosa che non andava, ma nessuno riusciva a vedere un pattern oltre al fatto che difficilmente le vittime venivano cercate da qualcuno nei primi giorni dopo la morte. Strano per una persona come lei, che non sembrava essersi mai fatta problemi.
Non potevano legalmente incastrarla se la polizia iniziava a cercare le vittime giorni dopo la loro scomparsa e non trovava mai prove che fossero state effettivamente uccise.
Sperava che dalle parti di dove viveva prima qualcuno parlasse, ma a quanto pare il cognome Guillard ad Annecy spaventava un po’ tutti e non perchè era il cognome di un’assassina. Spaventava polizia, avvocati, persino giudici.
Quella era la vita di Amélie Guillard, nipote di Claude Guillard, che ha costruito metà Annecy e ha fatto in modo che i suoi discendenti fossero proprietari della maggior parte della città.
Widowmaker era una persona interessante. Non era la donna più bella della terra o almeno non bella quanto una modella o quanto Emily, ma era incredibilmente sensuale. Si può dire che avesse la sensualità di una vedova nera. Chi poteva avvicinarsi a lei e sopravvivere?
Aveva confuso Overwatch per anni. Stavano tutti aspettando che facesse un passo falso, un giorno. Volevano catturarla con le mani nel sacco, ma quel giorno non era ancora arrivato.
Tracer aveva letto ogni singolo file che Overwatch aveva su di lei e ce n’erano un bel po’ visto che era sposata con Gérard Lacroix, agente di Overwatch. Dovrebbe essere chiamata Amélie Lacroix, quindi? Forse, ma suo marito non c’era più. Ucciso da lei stessa poco prima, o forse poco dopo, di unirsi a Talon.
Incredibile, contando che aveva fatto un puntaggio così alto al test del QI.
La madre di Amélie, Ivonne, era ancora viva ma non aveva notizie di sua figlia da anni e si dice che sia caduta in depressione.
Piccola curiosità, Ivonne tendeva ad essere violenta e non solo con sua figlia. Se nessuno dei loro conoscenti e dei medici a Annecy aveva parlato, Amélie l’aveva fatto durante i test psicologici obbligatori che aveva fatto per Overwatch in quanto moglie di Gérard.
Suo padre era parecchio più grande della madre e non ha voluto avere a che fare con Amélie nè appena nata nè da più grande, quando è stato invitato al matrimonio.
L’Agente Lena Oxton si era fatta dare qualunque informazione esistente e aveva cercato di ottenerne altre in ogni modo.
Che Tracer fosse la persona che ne sapeva di più di Widowmaker, in quel momento? O che quello fosse soltanto una minima parte di tutto quello che c’era da sapere?

 

Non incontravo Sombra da un po’. Vederla non sarebbe stato male.
Tornai alla base. Avevamo deciso un segnale per momenti come questo. Sarei passata davanti al suo ufficio e avrei battuto le nocche sulla porta una sola volta. Voleva dire che sarei stata libera e che ci saremmo viste alle 4:00 all’Alderworth Hotel.
Sombra aveva una certa classe, nonostante tutto, che la rendeva più che tollerabile.
Sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo viste all’Alderworth, in ogni caso. La volta dopo sarebbe stata in qualche squallido motel sperduto in chissà quale parte del mondo dove sarebbe stato decisamente difficile ordinare il nostro solito champagne con le fragole.
Avevo dovuto lasciare la mia suite all’hotel per risistemarmi in una di quelle discariche che alla base inglese di Talon chiamavano “appartamenti di lusso”. Ero passata da una vita più che passabile ad avere una cucina troppo piccola per bollirci l’acqua, una moquette tristissima, muri fatti praticamente di carta e tende microscopiche per coprire finestre ancora più piccole.
Come gli è venuto in mente di fare una cosa del genere? Dissero che era stato per sicurezza, ma almeno si scusarono per il modo in cui mi avevano trattata e riconobbero che sono un membro fondamentale.
Mi spiegarono che era per la mia sicurezza, per non essere scoperta, ma onestamente avrei preferito essere trovata da Overwatch, piuttosto di vivere in una sistemazione umiliante come quella.
Arrivai all’Alderworth Hotel leggermente in ritardo e trovai Sombra appoggiata al muro, non lontana dall’ingresso. Era vestita vagamente elegante.
-A cosa devo l’abbigliamento?- chiesi.
-L’ultima volta da queste parti è un’occasione speciale, no?-
Dal suo tono capii che voleva che ridessi. Non risi.
-Beh, pensavi che non sapessi già che ti hanno spostata alla base? Motivi di sicurezza, no?- aggiunse.
-Oui, a quanto pare vogliono che continui a lavorare personalmente a questa missione, ma per poter continuare gli ordini sono di tenere un profilo più basso.-
-Oye! La maggior parte di noi deve fare la stessa cosa quando stiamo sullo stesso caso troppo a lungo.-
Non sorrisi nemmeno per un attimo, ma lei sorrise a me.
-Va bene.- aggiunse - So che inventerai qualcosa. Hai pensato di chiedere di lasciare il caso?-
Alzai gli occhi al cielo.
-Lasciare le cose a metà non fa per me.-
-Sabes, Amélie, molti in Talon e in generale nel mondo darebbero tutto quello che hanno per poter essere considerati i migliori nel loro campo. In più quante lingue parli? Sette? Sei anche intelligente. Hai tutti i soldi che possono servirti e, devo aggiungere, sei davvero bella.-
Quello era sempre stato un problema. Per quanto potessi sopportare qualcuno tanto da decidere di spenderci del tempo insieme, ma nessuno provava mai pena per me, nessuno pensava a quello che avevo dovuto passare e al fatto che non avevo scelto io il mio destino, non avevo scelto Talon, non avevo scelto di uccidere, non avevo scelto di essere la migliore.
Vedono la mia posizione all’interno di Talon, vedono la mia reputazione, vedono i soldi.
Pensano che non provi nulla e io faccio la mia parte, ma non posso smettere di pensare.
Certo, sono diventata più fredda, certo, non ragiono più come una volta, ma non ho mai smesso di essere me.
-Spero che tu possa trovare presto qualcosa di interessante che ti tenga impegnata nei momenti di noia.- Le sue dita mi toccarono il gomito.


 

N.d.A: Non è la prima volta che cerco di scrivere una fanfiction su Overwatch, ma finalmente ho una storia chiara in mente, che devo solo riuscire a sviluppare come si deve.
Questa è anche la prima volta che tento di scrivere qualcosa con il doppio punto di vista in questo modo, ma uno degli ultimi libri che ho letto usa questo metodo e volevo sperimentare.
Fatemi sapere come vi sembra!
AlienBows

 
   
 
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