Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Tame_san_03    20/08/2018    0 recensioni
La storia è ambientata dopo la sconfitta di Voldemort. I ragazzi tornano a scuola per il loro ultimo anno (molti di loro, come Harry, Hermione e Ron recuperano l’anno che hanno saltato). Ci saranno lacrime, gioia e ansia per gli esami finali, ma soprattutto ci sarà tanto tanto amore...
I personaggi non sono di mia proprietà ma appartengono alla scrittrice J. K. Rowling.
Questa è la mia prima storia che pubblico su Efp, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio, Chiara
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La mattina dopo il cielo era tornato sereno e i raggi del sole riflettevano e si facevano spazio nell’azzurro celeste, accecando chiunque provasse ad ammirarlo.

Ron ed Hermione vennero svegliati da alcuni rumori proveniente dal piano di sotto, molto probabilmente dalla Sala Grande, in cui i loro compagni erano appena scesi per la colazione.

“Buongiorno Ron” sussurrò lei.

“‘Giorno Herm” fece lui con una voce roca per il sonno.

“Pronto per la ricerca?” chiese la ragazza mettendosi seduta e scrollandosi di dosso il peso del rosso con una certa difficoltà.

“Che?”

“Dobbiamo trovare un incantesimo che restituisca la memoria ai miei genitori, ricordi?”

Lui si alzò dal letto e si diresse verso la testata del letto a prendere la divisa di Hogwarts per il primo giorno di scuola “Ah, sicuro, certo!”

Lei non si mosse dal materasso, in attesa che Ron si spogliasse.

“Che c’è?” chiese lui ridendo, con le braccia portate verso la maglietta che aveva usato come pigiama.

“No, nulla, vado a cambiarmi, ci vediamo giù in Sala Comune, così andiamo a fare colazione” disse in fretta Hermione, che in cuor suo aveva sperato che la sua presenza non gli desse fastidio. Dopo avergli sorriso uscì dalla porta del dormitorio e si voltò un’ultima volta, giusto in tempo per scorgere la schiena di Ron, modellata dagli anni e dagli allenamenti di Quidditch.

Andò nel dormitorio femminile e si mise velocemente la divisa di Grifondoro, poi scese di nuovo le scale e si fermò davanti al caminetto, sedendosi su un piccolo divano di fronte, guardandosi intorno.

Era davvero strano essere tornati ad Hogwarts, dopo tutti i luoghi perlustrati alla ricerca degli Horcrux, quella scuola era diventato come simbolo di soppressione da parte dei Mangiamorte, e avrebbero impiegato un po’ di tempo ad abituarsi alla nuova tranquillità. Detto così pareva che si fosse risolto tutto con un battito di mani, poteva sembrare che i combattenti avrebbero vissuto felici e contenti, ma sia gli studenti che gli insegnati non avrebbe mai dimenticato le pareti delle aule crollate e le ceneri e le polvere nell’aria e le urla e le scintille rosse e verdi e i corpi dei loro compagni colpiti dall’anatema che uccide.

Hermione si rannicchiò, con le ginocchia piegate verso il busto e la fronte appoggiataci sopra, immersa nei ricordi di circa due mesi prima.

“È strano vero?”

Si voltò, incontrando l’atletica e snella figura del suo migliore amico, Harry Potter, gli occhi verdi che la guardavano con un’espressione stanca, triste, ma felice allo stesso tempo.

Era cambiato molto in quei sette anni, dal quel bambino curioso e determinato, dal fisico filiforme, dagli occhiali rotondi e dalla famosa cicatrice sulla fronte, era nato un uomo, protettivo, deciso e consapevole che la vita non è tutta rosa e fiori. Anche se non aveva raggiunto ne la stazza ne il metro e ottanta di Ron, si era alzato di quasi trenta centimetri ed era più robusto.

“Più che strano, è difficile” rispose lei mentre Harry si avvicinava al camino “Non credo riuscirò mai a dimenticare ciò che Hogwarts ha passato... ciò che NOI abbiamo passato”

“Non devi farlo infatti, se ignoriamo tutto ciò che è accaduto, non riusciremo mai ad apprezzare le cose belle perché ci sembreranno scontate”

Harry si sedette accanto ad Hermione e le passò un braccio attorno alle spalle in segno di conforto. Lei gli sorrise affogando la mente nelle profondità dei suoi occhi chiari.

“Hai ragione, ma a volte vorrei non aver vissuto o anche solo visto la battaglia di Hogwarts. Mi capita spesso di avere gli incubi, Harry”

“Anche a me, ma so che passerà, siamo stati bravi e ci meritiamo questa tranquillità ora, giusto?”

Lei non distolse lo sguardo dal suo e gli sorrise grata “Giusto” e si appoggiò alla sua spalla.

Dopo qualche secondo sentirono dei passi pesanti scendere le scale e fermarsi appena dietro il divano su cui erano seduti.

Due mani coprirono gli occhi di Hermione e un viso lentigginoso le diede un bacio sulla fronte. Lei sorrise vedendo dei ciuffi rossi punteggiarle la fronte.

“Io vado, ho lezione di Trasfigurazione e devo ripassare, fortunati voi che la vostra prima ora è buca” disse Harry facendo forza con le mani sulle ginocchia per alzarsi “Ci vediamo dopo”

“Ciao, buona fortuna” lo congedò Hermione prima di vederlo sparire dalla porta.

“Scendiamo a fare colazione noi?” propose Ron cingendole da dietro le spalle con le braccia.

Lei alzò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri del fidanzato. Fece un piccolo sorrisetto misto ad un’espressione di rimprovero.

“Possibile che tu pensi sempre al cibo? Non potremmo passare del tempo da soli, qui, in tutta tranquillità?”

“Certo” esclamò facendo sorridere per un momento la ragazza “Ma prima mangiamo, no?” aggiunse facendole cadere le braccia.

“Aspetta due minuti...”

Gli fece cenno di sedersi accanto a lei e Ron fece come aveva chiesto.

“C’è qualcosa che non va?”

“Oltre ai soliti ricordi? No, sto bene. Passerà tutto, vero? Si, no?” chiese con voce flebile, parlando più a se stessa che al ragazzo.

“È la prima volta che ti vedo così dubbiosa e preoccupata” commentò l’altro prima di prenderle il mento con le dita “Hermione... guardami”

Lei fissò i suoi occhi con amore e rispetto.

“Andrà tutto bene, te lo prometto. Morirei al posto di vederti soffrire un’altra volta, davvero, già non mi perdonerò mai tutte le volte che non ho potuto fare nulla per proteggerti”

“Non importa, non potevi fare tutto. Fa niente se non te lo sei perdonato, io l’ho fatto ed è questo l’importante” lo rassicurò Hermione prima di tirarlo per il colletto della camicia e baciarlo.

Erano ancora seduti sul divano e le posizioni mutarono un po’ quando iniziarono ad approfondire il bacio. Ron si protese più verso di lei, tenendole con una mano la vita sottile e con l’altra sostenendo il peso del proprio corpo.

Hermione intanto stava impazzendo: quel dannato Weasley era capace di farle dimenticare tutto quanto. Tutto, persino che si trovavano in Sala Comune e che se qualcuno fosse entrato in quel momento li avrebbe visti pomiciare.

Lo tirò più vicino afferrandogli i capelli rosso acceso, che rispecchiavano alla perfezione il suo carattere alquanto colorito, e cominciò a passare le mani sul suo torace, dal collo, alle spalle fino all’altezza del diaframma.

“Potrei stare qui una notte intera, Ron”

“Perché un giorno non lo facciamo veramente, Herm?” disse lui in tono loquace. Lei, senza levare le mani dal corpo di Ron, si morse il labbro inferiore, tipico segno di quando si immergeva in pensieri abbastanza profondi. Quando le dita di lei si posarono dolcemente sul suo torace, Ron  fece un bel respiro gonfiando il petto per sottolineare la sua presenza e riportarla alla vita terrena. Hermione distolse lo sguardo dal vuoto che stava studiando e riprese a muovere le dita sulle sue spalle, ma sembrava avere un’espressione preoccupata.

“Che c’è?”

“Dove credi che siano stati Harry e gli altri vostri compagni di stanza stanotte?” chiese lei cambiando discorso improvvisamente.

“Beh, credo in un’altra camera, o qua in Sala Comune, perché lo chiedi?”

“Non so, magari ad Harry dà fastidio che noi stiamo insieme, può darsi che sia geloso” spiegò la ragazza fermando le sue braccia sulle sue spalle, incrociando le dita dietro il suo collo.

“Cosa... cosa ti importa?” chiese facendo spalancare gli occhi alla fidanzata.

“Ron... è il nostro migliore amico” 

“Si, ma... fa niente, lascia stare” 

“Che c’è?” insisté lei avvicinando il proprio viso a quello del rosso.

“Fa niente... è una cosa che mi hai già spiegato e che ora sta a me risolverla”

“Sicuro? Me lo dirai più avanti?”

Hermione portò una mano di nuovo sulle sue spalle e l’altra salì a scompigliargli i capelli.

“Si, ma quando lo avrò risolto, non voglio che ti preoccupi per niente” 

“Ok, come preferisci”

“Cambiando argomento, chi è il Caposcuola di Grifondoro quest’anno?”

“Oh, nessuno ti ha detto niente?”

Ron rimase in silenzio, aveva un’adorabile espressione interdetta, confusa e curiosa allo stesso tempo.

“Ginny”

“Cosa? Miseriaccia, perché non me l’ha detto?”

“Sai che non sei la prima persona con cui si confida” rispose lei ridendo.

“È vero, ma sono sempre suo fratello...”

Hermione si sporse ancora in avanti sorridendo e fece incontrare nuovamente le loro labbra.

Dopo qualche minuto di intimità cominciarono a sentire dei rumori e delle voci.

“È già ora della nostra lezione?”

Ron si staccò da lei e le mise una ciocca di capelli castani dietro un orecchio.

“Non ancora, state tranquilli” disse una voce femminile alquanto familiare.

I due fidanzati si voltarono e videro Ginny spegnere la luce e uscire di nuovo dalla porta con un sorriso in volto.

Hermione rise leggermente e gli chiese la ragazzo se volesse scendere a mangiare qualcosa.

“Ti seguo con piacere” esclamò lui alzandosi dal divano. Lei lo seguì ed insieme scesero velocemente le scale fino ad arrivare alla Sala Grande.

Era abbastanza vuota dato che molti degli studenti avevano già cominciato le lezioni.

Si sedettero al tavolo di Grifondoro e si guardarono intorno alla ricerca di volti conosciuti.

Riconobbero velocemente i fratelli Creevey e alcuni studenti che come loro aveva deciso di ripetere l’anno, la migliore amica di Lavanda Brown (qui Ron ebbe un sussulto e cercò inutilmente di nascondere la sua figura dietro quella minuta di Hermione) le gemelle Patil, Cho Chang con alcune sue amiche e anche Justin di Tassofrasso.

“Ron! Hermione!” esclamò una voce femminile e delicata alle loro spalle “Ragazzi, da questa parte”

I due fidanzati si voltarono a quel richiamo e videro che, al tavolo di Corvonero, una ragazza piuttosto bassa, magra, con dei capelli biondi e leggermente ondulati lunghi fino alle spalle, con degli inconfondibili orecchini rossi a forma di ravanello, li stava salutando animatamente con un sorriso sulle labbra.

“Luna!” esclamarono i due Grifondoro all’unisono. Si alzarono dalla panca e si avvicinarono a lei, non prima che Ron ebbe afferrato un biscotto ed essersi beccato un buffetto sulla spalla dalla fidanzata, ovviamente.

“Come va, ragazzi?” chiese la Corvonero con la sua solita voce melodiosa e leggera.

“Bene, e tu?” fece Hermione.

“Anche io bene, ti ringrazio... ah, Ron” disse rivolgendo al ragazzo che aveva terminato di mangiare il suo biscotto e che, dall’alto verso il basso, guardava l’amica in attesa che lei parlasse “Mi dispiace moltissimo per Fred, fai le condoglianze a tutta la tua famiglia”

“Grazie Luna”

“Prego, e... tra voi due?” chiese poi dolcemente, alterando lo sguardo dai loro volti sorridenti alle loro mani, le cui dita si intrecciavano nascoste, più in basso.

“Diciamo che stiamo trovando stabilità” rispose Hermione con un sorriso e gli occhi puntati più in alto, verso il rosso.

“Sono molto contenta per voi, davvero”

“E tu invece, con Neville?”

“Siamo usciti insieme un paio di volte e mi sono trovata molto bene direi, spero che non ci metta troppo a dichiararsi ufficialmente” disse lei con un sorriso.

“Beh, auguri allora”

“Anche a voi, ci si vede a lezione, e state attenti ai Nargilli” li salutò la ragazza mentre i due si allontanavano facendole un cenno di saluto con la mano.

Ron e Hermione si risiedettero al tavolo di Grifondoro e consumarono la loro colazione in silenzio, perché Ron si sentiva troppo in soggezione a proferire parole mentre la più cara amica della sua ex lo guardava in cagnesco dal tavolo di Tassofrasso.

“Grande e grosso e ti fai spaventare da una ragazza del quinto anno? Ron, hai praticamente diciotto anni”

“Mi ricorda troppo lei, e se prima di morire Lavanda le avesse ordinato di uccidermi?”

“Ron, non fare l’idiota”

“Non si può mai sapere cosa può aver fatto quella paranoica, fidati” disse Ron a bassa voce sporgendosi verso di lei per non farsi sentire dai compagni. Lei cercò di ignorare la sua ennesima dimostrazione di mancanza di tatto, dato che, per quanto fastidiosa poteva essere, Lavanda era comunque morta.

I ragazzi presenti li guardavano con un certo interesse, soprattutto quelli più piccoli.

Era anche plausibile in fondo: erano i due amici del famoso Harry Potter e insieme a lui avevano sconfitto il nemico più temibile di tutto l’universo magico.

“Vai a chiederlo tu, forza” stava dicendo Colin al fratellino più piccolo che, ansioso di conoscere i due ragazzi, si stava avvicinando piano piano a loro con la macchina fotografica in mano.

Nessuno si era ancora accorto della loro presenza quando Hermione guardò l’orologio da polso della ragazza seduta accanto a lei e le venne un sussulto.

“Per l’amore del cielo, Ron” esclamò alzandosi velocemente dalla panchina e prendendo il polso del fidanzato, che aveva appena finito di sorseggiare un po’ di succo “Siamo quasi in ritardo, muoviti”.

Appena si voltò però si scontrò con i due fratelli Creevey.

“Posso farvi una foto, ragazzi?” chiese il più piccolo.

“Scusa, magari dopo, ora dobbiamo andare a lezione” disse Ron al posto della fidanzata, che era già partita alla volta dell’aula di Trasfigurazione.

“Hermione, aspetta” esclamò il ragazzo vedendola già all’uscita della Sala Grande.

Il rosso la raggiunse e insieme si avviarono correndo dalla professoressa McGonagall.

Appena furono davanti alla porta aspettarono un attimo, spaventati dalla possibile reazione dell’insegnante alla vista del loro ritardo, che ormai era di cinque minuti abbondanti.

Hermione stava per abbassare la maniglia della porta quando questa si aprì magicamente dall’interno.

“Forza, su, veloci” disse la voce seccata della donna.

I due maghi entrarono e alla vista degli studenti che frequentavano la lezione si stupirono un po’, non c’era nessuno della loro età, erano tutti del settimo anno: non avevano mai pensato come sarebbe stato fare lezione con i ragazzi più piccoli.

I compagni iniziarono a bisbigliare tra di loro con gli occhi punti su Ron ed Hermione, fino a quanto la McGonagall non impose loro il silenzio e rivolse finalmente l’attenzione sui due ragazzi in ritardo.

“Signor Weasley, è incredibile come passa il tempo, ricordo come fosse ieri la prima volta che tu e il signor Potter entraste in quest’aula... in ritardo...”

“Professoressa, è il primo giorno di scuola, non può chiudere un’occhio per oggi?” chiese Ron facendo un mezzo sorrisetto di speranza.

“Ron!” fece Hermione a fianco a lui, dandogli una gomitata nelle costole.

“Non toglierò punti ai Grifondoro solo se vi sedete immediatamente e mi fate eseguire la lezione.

A quel punto alcuni ragazzi nell’aula si spostarono facendo loro posto, persino alcuni serpeverde più piccoli di loro.

“Wow” esclamò il rosso mentre sistemavano le loro cose nei due posti liberi, al secondo banco “Gli altri ragazzi ora sono più piccoli, e sono spaventati da noi”

“Figurati se non ci avevi già pensato” sussurrò lei prima di tacere a causa di un’occhiata della professoressa. Prese un foglio sotto mano e con la bacchetta, senza farsi vedere, vi fece comparire la scritta “Da me non sono spaventati perché non si capisce che sono più grande...è di te che hanno paura”

“E perché dovrebbero?” scrisse lui con la penna.

“Perché sanno che sei il famoso Weasley che ha aiutato Potter a sconfiggere il più grande mago oscuro di tutti i tempi, sei uno dei migliori portieri della squadra di Grifondoro, e poi è ovvio... qualunque studente di questa scuola, perfino quelli più grandi, ci penserebbero due foglie prima di scatenare una rissa con te...” scrisse sorridendo.

Il rosso ridacchiò leggermente senza farsi sentire dall’insegnante e da quel momento seguirono la lezione in silenzio, o almeno Hermione lo fece, mentre Ron cercava di prendere appunti il meglio che poteva.

Alla fine della lezione la professoressa assegnò un compito agli alunni, ovvero quello di esercitarsi con l’argomento di quella lezione: trasformare un pezzo di carta in una rondine e viceversa. Ovviamente Hermione aveva già ottenuto buoni risultati, il suo foglio aveva preso le sembianze di un uccello nero, nonostante ancora non volasse e avesse un’ala di carta.

“Sono negato io” disse Ron prima di raccattare i suoi libri e di sistemarseli tra le braccia.

Il suo foglio era solo diventato nero e uno degli angoli aveva assunto la forma di una coda.

“Tranquillo, è solo la prima volta, ci riuscirai” lo continuava a tranquillizzare inutilmente la ragazza, mentre Ron continuava ad essere preoccupato.

“Abbiamo due giorni per provare, ok?” concluse esasperata dopo un po’. Gli diede un bacio e lui si zittì immediatamente “Ora però abbiamo un’altra cosa da fare, vieni con me, cerchiamo Harry”

I due si diressero verso l’aula di Pozioni e si misero ad aspettare che i ragazzi uscissero dall’aula.

“Cosa stiamo facendo?”

“Aspettiamo Harry, dopo andiamo da Flitwick”

“Perché?”

“Per cercare il controincantesimo di Oblivion” ripose lei come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Si ma coma fai a sapere che Harry è...”

“Shh, stanno arrivando”

Hermione fece qualche passo avanti fino a quando non intravide la figura del loro migliore amico.

“Hey, ragazzi, che ci fate qui?”

“Non chiederlo a me, mi ci ha trascinato qui” rispose Ron cercando di non dare a vedere troppo la sua seccaggine per non infastidire la fidanzata.

“Come sapevi che a questa ora ho pozioni?” chiese curioso Harry.

“Già, stavo per chiederlo anch’io” gli fece eco il rosso.

“Visto che seguiamo corsi diversi ho fatto delle copie di tutti i nostri orari, così possiamo capire dove incontrarci e quando” disse lei dando a ciascuno di loro due fogli con scritti gli orari degli altri.

“È possibile che dopo più di sette anni che ci conosciamo ancora riesci a sorprendermi?”

Hermione sorrise alla battuta di Ron prendendola come un complimento e dopodiché si avviarono, guidati ovviamente da lei, in aula incantesimi.

“Aspetta” esclamò ad un tratto Harry, proprio mentre passavano di fronte al bagno delle ragazze 

“Che c’è?”

“Non ti sembra troppo silenzioso?”

Hermione e Ron stettero zitti per qualche secondo prima di rendersi conto che il loro migliore amico aveva ragione “Mirtilla Malcontenta!” esclamarono in coro.

“Non la sento piangere” disse Ron “Come mai non la sento piangere?

“Harry!” esclamò Hermione cercando di richiamare indietro l’amico che era già all’entrata del bagno per vedere cosa fosse successo e perché Mirtilla non si stesse lamentando come al solito della sua “vita” triste e senza senso “Harry, torna qui, dobbiamo andare da Flitwick”

Ma il loro amico non dava segno di voler fermare il suo passo spedito e quindi gli altri due furono costretti a seguirlo.

“Maledetti i motivi per cui il cappello parlante lo ha messo in Grifondoro!” commentò seccata Hermione.

Entrarono nel bagno e videro Harry aprire tutte le porte dei gabinetti, fino a quando non sentirono uno strano rumore da sotto i loro piedi, poi un un urlo soffocato proveniente dalla loro destra.

Ron si avvicinò alle finestre e attraverso il vetro vide l’acqua del Lago Nero muoversi leggermente a onde.

“La camera dei segreti” sussurrò.

“Cosa hai detto Ron?”

“La camera dei segreti” ripetè il rosso avvicinandosi ai lavandini in mezzo alla stanza “Mirtilla è là dentro”

Gli amici lo seguirono e si radunarono intorno a quel passaggio segreto che oramai sei anni prima Harry e il rosso avevano attraversato insieme a Lockhart.

Stavano per decidere se entrare o no quando sentirono dei passi giungere dietro di loro e fermarsi a qualche metro di distanza.

“Ragazzi” disse la voce rimproverante della McGonagall “Certo che voi non volete proprio starvene tranquilli nemmeno ora che tutto è finito”

“Professoressa? È possibile che...”cominciò il rosso ma dato che la fidanzata lo stava osservando scuotendo la testa si bloccò a metà frase.

“Si, signor Weasley?” lo invitò l’insegnante.

“No, niente, non fa niente” rispose lui con un’espressione un po’ confusa ma cercando di essere comunque convincente per evitare di far sorgere dubbi alla donna.

“Beh, in ogni caso se aveste qualche strana intenzione di combinarne una delle vostre, preferisco essere avvertita prima così non perderei tempo a cercare il colpevole” disse poi guardando Harry, che annuì con il capo.

Una volta che la professoressa li lasciò di nuovo soli Ron chiese come mai Hermione non volesse far conoscere alla McGonagall la sua supposizione.

“Ci ho pensando solo mentre ci stava parlando, Mirtilla è un fantasma” disse fissando negli occhi i due amici per vedere la loro reazione ma loro non afferrarono il concetto all’istante “Può passare attraverso le pareti, non può essere veramente intrappolata”

Stettero in silenzio per un po’ a pensare prima di sentire ancora la sua voce al di là del pavimento.

“Mirtilla?” chiamò Harry.

Il fantasma però non rispose e i ragazzi furono costretti ad abbandonare il bagno delle ragazze per l’ora tarda visto che se si fossero trattenuti ancora per un po’ non avrebbero fatto in tempo a consultare il professor Flitwick.

Giunsero di fronte alla sua aula e, guardando attraverso la porta mezza aperta, lo trovarono intento a preparare la lezione successiva.

“Professore?” lo chiamò Hermione entrando nella stanza “Mi scusi se la interrompo”

“Ah, signorina Granger, è un immenso piacere rivederla, e vedo che non è mai sola” esclamò scendendo dalla pila di libri costruita per la sua bassissima statura. Si avvicinò a piccoli ma veloci passi e con un sorriso in volto.

“Anche per me è un piacere rivederla, potrei chiederle un favore?”

“Certo, mi dica tutto”

“Lei sa se esiste un controincantesimo di Oblivion?” chiese lei speranzosa.

“Oh, si ma è molto difficile impararlo” disse “Posso chiedere a cosa le serve?”

La ragazza guardò i suoi amici e, vedendo che Harry le faceva su e giù con la testa debolmente, le raccontò di come aveva sottratto la memoria ai suoi genitori per aiutare il loro amico nella ricerca degli Horcrux.

“Santo cielo, dunque è una cosa di estrema importanza” commentò il professore con occhi spalancati “Va bene, le insegnerò il controincantesimo di Oblivion, la aspetto qui questo martedì alle otto”

“Fantastico, grazie mille professor Flitwick” rispose la ragazza felice.

Era fatta. Avrebbe imparato quall’incantesimo mettendo tutta se stessa, come mai aveva fatto per qualsiasi altro sortilegio.

Avrebbe riportato a casa i suoi genitori. E finalmente tutto sarebbe stato come prima.

Andava tutto bene.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Tame_san_03