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Autore: KHREM    21/08/2018    0 recensioni
Dafne, una giovane modella in carriera rimane folgorata da un semplice ragazza sconosciuta e incontrata per caso nel panificio in cui lei era solita passare. Sente subito che non può lasciarla andare via così come tutta l'altra gente che scorre sulle vie di quel quartiere. Da quell'attimo inizia una dolcissima storia destinata a nascere e ad evolversi tra mille ostacoli e prove a cui la vita non la risparmierà.
Sarà proprio Dafne a narrare la storia.
"[...] lei come la foglia più leggera d'autunno, se ne stava lì in un angolino in compagnia del profumo del pane, delle nostre voci e di un posto nuovo tutto da conoscere. [...]" - cit. dal primo capitolo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La cintura mi stava letteralmente soffocando, così la sganciai e nell'avvicinarmi di più al sedile accanto per non far cadere sotto al sedile il contenuto della scatola, i miei occhi si riflessero nello specchietto.
Non mi ero neanche accorta, presa dalla fretta e confusa dal gesto di Ellie, di avere una corona di fiori in testa.
Posai tutto e sorrisi continuando a guardarmi.
Presi con cura la corona di fiori e cercai di annusarne ogni piccola parte.
Si sentiva anche il profumo di Ellie.
Ebbi una vampata di calore fortissima che fece scottare il mio viso come carne sulla griglia.
Rimisi la mia coroncina sulla testa e mi scattai una foto.
Mi lasciai andare per qualche istante con le spalle addosso al mio sedile.
Iniziai a contemplare i raggi del sole che cominciavano a scaldare sempre di più il vetro dell'auto.
Avevo difronte a me una lunghissima giornata di lavoro, ero di rientro in città in giornata, ma sarebbe stata pur sempre faticosa e stressante.
Avevo la testa annebbiata da molti pensieri in quel periodo e stavo anche pensando di vendere quel enorme palazzo in cui portai Ellie dopo averla soccorsa.
Non mi serviva, era troppo fastoso, troppo in vista per una che voleva solo nascondersi.
Pensavo a come poter poi reinvestire i soldi ricavati dalla vendita e se mai sarei riuscita a fare in modo che ne valesse la pena.
Poi ci stavano i domestici, non sapevo ancora se dar loro modo di vivere altrove e sempre lavorando per me o se invece lasciarli andare con una buona liquidazione.
D'altronde a me i domestici non servivano.
Io amavo starmene da sola per conto mio, a casa.
Ed ora che provavo ad immaginare come sarebbe stato svegliarmi con Ellie accanto, capivo ancora di più quanto non avrei avuto bisogno di nient'altro.
Smisi per un attimo di pensare e riposi di nuovo l'attenzione sulla scatolina che avevo trovato nella borsa.
Ormai era già aperta.
La scatolina era piena di petali rossi, alcuni caduti anche nella borsa. Ancora altri "dannati" petali rossi.
Capendo che Ellie aveva deciso di farmi una sorpresa, cercai con le dita di scavare all'interno per vedere se ci fosse qualcosa ricoperto dai petali.
E così fu, ci stava un bigliettino scritto da Ellie:
"Mi hai salvato la vita e non ti ho ancora ringraziata per questo. Posso invitarti a cena da me una di queste sere? Non ti avveleno promesso! Ellie."
In quel momento, una giornata che si prospettava piena di caos, iniziò ad avere un senso.
Stavo per scrivere un messaggio ad Ellie, quando pensai che volevo sentire ancora la sua voce, e così misi il vivavoce nell'auto e mentre ripartii, il suo telefono iniziò a squillare.
Avete mai provato quella forte sensazione del cuore che sta per uscirvi fuori dal petto, mentre va a tempo con il suono degli squilli di un telefono?
E mentre sentite quegli squilli in quegli interminabili secondi, inizia a mancarvi il respiro, cominciate a cercare la sua voce tra i ricordi che avrete e su quella voce vorreste morirci volentieri, dentro.
«Vuole ordinare dei fiori, Signorina?
»
«In realtà a me non interessano particolarmente i fiori in questo momento...»
«E come posso esserle utile allora?» domandò Ellie con qul suo tono soffice.
«Vorrei parlare con una certa persona che oltre ad aver ornato la mia mente piena di pensieri, con una splendida corona di fiori, mi ha anche invitata a cena.»
La sentii quasi sorridere in quei piccoli istanti imbarazzanti ma dolci, di silenzio.
«Lei è sicura che sia la stessa persona ad aver fatto entrambe le cose?»
Io sorrisi.
«Ci metterei la mano sul fuoco.»
«E allora, cosa riferisco a questa persona? Per la cena intendo.»
Feci un piccolo respiro.
«...Che se le va bene, domani sera sarebbe perfetto.»
«Facciamo allora domani dopo le venti?» chiese per conferma Ellie.
«Va benissimo.»
«A domani, Dafne.» disse, e mentre stava per riagganciare io mi precipitai con la voce per bloccarla: «Ellie?» 
«Si?» - rispose lei.
«Grazie per la sorpresa
Ci scambiammo gli ultimi saluti e poi riagganciai.


[qualche ora dopo]


Mentre Ellie era immersa nei fiori, io ero assalita dai flash della macchina fotografica di Bernardo.
«Oggi sei particolarmente radiosa! Sei perfetta!» esclamò entusiasto lui.
Gli dedicai un sorrisone e gli diedi una pacca sulla spalla.
Lui era un uomo sulla cinquantina, che dava si, l'impressione di essere uno stronzo, ma in realtà amava così tanto il suo lavoro, da voler ogni volta spaccare il minuto con la consegna degli scatti.
Erano già un paio di anni che lavoravamo insieme e quando purtroppo subivamo un cambio di produzione, e non era lui al timone della carrellata di fotografie, io mi sentivo sempre un po' a disagio e un po' persa.
Ci punzecchiavamo parecchio durante le ore di lavoro, a volte volavano anche gli insulti tra la tensione e la pressione di dover fare tutto all'ultimo minuto, ma c'era molta intesa tra il suo modo di porre l'obiettivo e me in tutte le mie forme.
«Fra poco arriva Mario lo sai?» rise.
«Quello lì ti ha praticamente messo gli occhi addosso e mi sa che non vede l'ora di metterci anche le mani!»
Continuò a ridersela.
«Ah! Perfavore, Bernardo.»
«Lui mi guardò e poi disse: sta tranquilla, se quello inizia a rompere, lo aggiusto io!»
Andai in camerino a cambiarmi per la prossima sessione e nel mentre che aspettavo la truccatrice, iniziai a spogliarmi.
Mi tolsi le scarpe, il vestito intero che avevo addoso e rimasi in intimo per qualche minuto.
Non ero sicura di dover cambiare anche quello, e quindi aspettavo che entrasse chi di competenza per stabilirlo.
Mi spostai dal paravento per andare a prendere il mio cellulare che avevo lasciato sul mobile con lo specchio.
Lo presi e mi sedetti ad aspettare sul divanetto rosso di pelle, controllando qualche notifica e impostando come immagine del profilo, quella foto che avevo scattato in macchina di mattina.
Mi stavo rilassando un po' nell'attesa, quando all'improvviso sentii uno strano calore intorno al collo.
Mi toccai con una mano dietro, ma non avevo nulla di particolare.
Appena tolsi la mano, ebbi come la sensazione di un qualcosa di bagnato e morbido che mi toccava.
Capii subito cosa diavolo era.
Mi alzai di colpo e inziai a dare di matto.
Lui rideva e se ne stava lì, a torso nudo, a guardarmi soddisfatto.
«Che cosa cavolo hai da guardare? Va fuori di qui!»
«Dai...non te la prendere Dafne! Era solo un bacino tenero.»
«Mi fai schifo...chi ti dà il permesso di fare una cosa del genere?»
«Come sei scorbutica...»
«Vattene, ho detto!»
«Anche se sei incavolata nera...non hai idea di quanto sei sexy!»
«E' il mio camerino, cazzo! Và fuori!»
All'improvviso si aprì la porta.
«Ehi, ma che succede qui dentro?» domandò scossa Leila.
«E' Dafne che ha le sue cose...»
«Ciao Mario!» gli disse Leila ammiccando un sorrisetto malizioso e poi continuò «sai che a Dafne non piace scherzare...», mi lanciò un'occhiata aggiustandosi il rossetto agli angoli della bocca.
«Mi ha sbavato sul collo! E questo è il mio camerino!», dissi incrociando le braccia.
«Era un bacio, quello, carina.»
, disse Mario avvicinandosi a me un'altra volta.
«E ti incazzi così per un bacio, Dafne?» aggiunse Leila.
Io mi sentivo ancora il suo fiato sul collo e quella sensazione di bagnato non mi usciva dalla testa, così
, avendone abbastanza di tutti e due, presi per un braccio Leila strattonandola.
«Andate fuori tutti e due!» esclamai furiosa.
«Ehi, sta calma! Non ti preoccupare, me ne vado...» ribatté Leila.
Leila iniziò ad uscire mentre Mario, seguendola, mi mandò un bacio
«ciao amore».
«Vaffanculo idiota!» afferrai la maniglia della porta e la sbattei forte nel chiuderla.


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NOTE:
ammetto spudoratamente, che il capitolo precedente, era un po' lento, frutto di una specie di ponte che credo stia bene per rallentare un po' gli eventi della storia. Spero di essermi ripresa con questo capitolo. Se così non fosse allora la magia è finita. u.u Poi, mi è andato in tilt il program NVU che uso per l'html, quindi probabilmente il carattere risulterà più piccolo e non c'è verso stasera di metterlo a posto. Quindi, chiedo venia, poiché provvederò a sistemarlo a breve.

Puoi scrivermi per qualsiasi cosa: consigli, suggerimenti e critiche, sono tutti sempre, i benvenuti. :)

Grazie per la lettura e a presto! 

KHREM





   
 
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