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Autore: EleAB98    22/08/2018    5 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Thomas Hunt varcò frettolosamente la soglia dell'università. Ancora una volta, il traffico sulla via di Beverly Hills aveva bloccato la sua intenzione di arrivare al lavoro nettamente in anticipo. Fortunatamente, mancavano poco meno di cinque minuti all'inizio della lezione. In cuor suo, sperava che almeno gli studenti non fossero stati imbottigliati nel traffico e che fossero lucidi e pronti ad assistere alla sua prima dissertazione.

Senza respiro, salì rapidamente le scale. All'improvviso, si ricordò dell'avvertimento che, il giorno prima, aveva impartito alla signorina McMiller:

“Non corra, signorina Jane: io sono in anticipo e lei non è in ritardo. Non c'è bisogno di correre su è giù per le scale, come non c'è alcun bisogno che io glielo dica. Dovrebbe conoscere le buone maniere.”

In quel momento, Hunt sentì che stava trasgredendo la regola. Se quella ragazza l'avesse visto, gli avrebbe quasi sicuramente detto qualcosa. Ma comunque, cosa poteva importargli? Lei era solamente una semplice studentessa, non aveva alcuna voce in capitolo riguardo le sue azioni e i suoi comportamenti.
Non appena entrò in classe, in molti notarono la sua aria accaldata.

“Buongiorno, studenti. Come saprete, oggi stesso pubblicherò i risultati concernenti le mie personali percezioni e valutazioni a proposito delle vostre personalità. Ovviamente, avrei bisogno della vostra email istituzionale. Scrivetele su questo foglio e nel pomeriggio vi comunicherò la sezione della quale farete parte. Ci tengo a precisare che, comunque, in entrambe le classi andrò di pari passo con le lezioni, i cui argomenti saranno esattamente gli stessi.”

Sistemate le sue ultime cose, il professore poté finalmente cominciare.

“Bene. Possiamo iniziare questa lezione partendo dalle fondamenta. Avrei una domanda preliminare da farvi. Secondo voi, quale ruolo ricopre maggiori responsabilità: l'attore o il regista?”

Ovviamente, la risposta che diedero gli studenti fu facilmente prevedibile. Il ruolo di regista aveva, senza alcun dubbio, molte più responsabilità dell'attore.
Eppure, Thomas Hunt ebbe modo di screditare, almeno in parte, quella loro convinzione.

“Ebbene, vi mostrerò che entrambi i ruoli ricoprono delle grandi responsabilità al fine di garantire la buona riuscita di un film. Le difficoltà da affrontare sono molteplici, da ambo le parti. Innanzitutto, è strettamente necessario che il regista e l'attore costruiscano un rapporto basato sulla fiducia reciproca. Come intuirete, ciò è un requisito indispensabile se si volgono evitare ulteriori rallentamenti nella produzione dello stesso film...”
“O se si vuole evitare il licenziamento in tronco dello stesso attore.” bisbigliò Jane al suo compagno di banco che, divertito, faticò a mantenere un atteggiamento serio di fronte alla sua asserzione.

Peccato che, anche stavolta, il professor Hunt avesse captato la sua affermazione e sentisse quasi ogni minimo sussurro da parte degli studenti. Infatti, Jane venne ancora una volta rimproverata davanti alla classe.
 
“Signorina McMiller, è la seconda volta in due giorni che la riprendo. Vuole forse accomodarsi fuori? Il campus è a sua completa disposizione.”
 
Jane cercò inutilmente di giustificarsi.
 
“Mi scusi professore, ma non ho detto nulla di sconveniente, inoltre....”
 
“Non gradisco affatto che qualcuno interrompa la mia lezione. Ci siamo capiti? Bene. Riprendiamo.”
 
Jane rifletté non poco riguardo lo strano atteggiamento di Hunt. Sembrava che quel docente notasse ogni sua mossa, ogni suo singolo movimento o asserzione. Sembrava che il professore incarnasse un vero e proprio segugio il cui compito fosse quello di tenerla d'occhio costantemente. Di certo la cosa la infastidiva e, allo stesso tempo, la rendeva tremendamente nervosa. Per caso Hunt avrebbe voluto espellerla dall'università? La cosa non sarebbe apparsa affatto sorprendente ai suoi occhi.

A ogni modo, lei non avrebbe mai permesso che qualcuno intralciasse i suoi buoni propositi. Perciò, la ragazza abbandonò momentaneamente tali pensieri per dedicarsi all'ascolto completo della lezione.
In fondo, era quello il suo obiettivo principale. L'amicizia con i colleghi poteva aspettare.
Thomas, nel frattempo, continuò a tenere la sua lezione: sembrava completamente assorbito nel suo ruolo di docente e regista.

“Come ho detto poc’anzi, entrambi i ruoli sono molto difficili da ricoprire. L'attore ha l'obbligo di sottostare ai dettami del regista e alle sue scrupolose condizioni. Inoltre, ha bisogno di molta memoria per imparare le battute e renderle uniche a livello interpretativo.”
Inaspettatamente, il professore si rivolse a Jane:
“Signorina, secondo lei quale potrebbe essere un requisito imprescindibile affinché il regista e l'attore possano andare d'accordo?”

Sul momento, la ragazza non riuscì a rispondere. Per caso il professore aveva intenzione di metterla in imbarazzo? In caso affermativo, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione. A seguito di una breve riflessione, Jane rispose alla domanda, cercando di mostrarsi sicura di sé.

“Ecco... io credo che, alla base di tutto, debba esserci il rispetto reciproco. Non penso che senza l'instaurarsi di un buon feeling tra attore e regista si possa creare un film degno di questo nome. Ovviamente, non è affatto semplice mantenere questa situazione di tolleranza reciproca, ma lo scendere a compromessi è di sicuro un buon punto di partenza per garantire una seria e proficua collaborazione lavorativa.”

Il professore sembrò alquanto impressionato da quella risposta, sebbene la sua espressione enigmatica non suggerisse particolari pensieri riguardo ciò che Jane aveva appena detto. Infatti, Hunt si limitò ad annuire alla sua affermazione, continuando a esporre nuovi quanto interessanti concetti.

“Per quanto riguarda la figura del regista, farne un ritratto fedele e completo è possibile solo se si è ricoperto, almeno per una volta, tale ruolo. Innanzitutto, egli ha il tassativo compito di occuparsi di tutte le fasi di montaggio del film e dei vari tipi di inquadrature, oltre che alla sceneggiatura dello stesso.”

Thomas prese il gesso e, sulla lavagna, scrisse due parole a suo giudizio fondamentali.

“Quali sono le caratteristiche chiave che un regista e un attore dovrebbero avere in comune? La sensibilità e l'originalità. Non tanto per la costruzione di una singolare trama del film, quanto per le tematiche che esso intende proporre al pubblico.”

Il professore prese a girovagare per la stanza: gli occhi dei ragazzi erano tutti puntati su di lui. In particolare, Jane rimase letteralmente incantata nell'ascoltarlo, tanto da non accorgersi che il suo compagno di banco le stava rivolgendo una domanda.

“Spesso è necessario, invece, che gli attori rispondano alle esigenze di mercato, magari anche a costo di rinunciare a essere loro stessi. Al contrario, il regista non potrebbe mai rinunciare a invocare la sua vera indole. Il suo compito è quello di trasmettere la propria visione al pubblico, di qualunque genere di film si tratti.”

Hunt continuò a parlare alzando momentaneamente la voce, quasi volesse far intendere l'importanza di ciò che stava per dire.

“E vi assicuro che essere se stessi non è affatto semplice, con tutte le convenzioni che caratterizzano la società odierna. Si è accecati dalla voglia di ottenere un sicuro successo e dalla fama che ne deriva, spesso senza minimamente pensare ai propri reali desideri e ai principi che li governano. Se siete venuti qui solo con la speranza di diventare famosi, è meglio che ve ne andiate subito dal mio corso. Il primo passo per diventare dei veri registi consiste nel rinnegare qualsiasi forma di pregiudizio e confidare in se stessi e nelle proprie idee. O almeno, questo è quello che ho fatto io. A prescindere dal successo ottenuto, posso ritenermi professionalmente soddisfatto. Sono sicuro che, un bel giorno, lo sarete anche voi. Dovete credere in voi stessi, altrimenti nessuno lo farà.”

Jane analizzò con attenzione quelle parole ma, soprattutto, pensò a una parola in particolare.

Professionalmente.

Il professore non era per caso soddisfatto della sua vita privata? Aveva forse un rapporto conflittuale con la propria famiglia o, addirittura, con se stesso?

Ebbene, la studentessa sapeva che non avrebbe dovuto in alcun modo immischiarsi in certe questioni, ma non poté fare meno di domandarselo. Sebbene non fosse affar suo, la sua spiccata curiosità aveva quasi sempre la meglio su ciò che, effettivamente, poteva essere considerato giusto.
Spesso, la sua spontaneità poteva persino dipingerla come una ragazza superficiale. Ma lei non lo era affatto: era una ragazza dai sinceri e profondi sentimenti, e chiunque la conoscesse bene poteva senz'altro confermarlo.

“Bene ragazzi, adesso che ho terminato di rifilarvi questa specie di sermone, avrei un compito da assegnarvi per l'indomani. Non è nulla di difficile, ve lo assicuro. Scrivete su un foglio gli aspetti negativi e positivi dell'essere un regista e un attore. Domani, in classe, valuteremo i risultati.”

Le ore dieci scoccarono in men che non si dica e Jane non mancò di osservare che il professore fosse dotato delle giuste arti oratorie per mantenere viva l'attenzione. Non poteva non ammettere quanto la sua lezione fosse stata interessante. Raccolte le sue ultime cose, la ragazza stava per uscire dall’aula quando, di punto in bianco, il professore le disse di fermarsi.
 
“Signorina, potrei scambiare due parole con lei?”
 
Visibilmente sorpresa, Jane gli concesse tale 'opportunità', sebbene credesse che quella conversazione non avrebbe portato a nulla di buono.
 
“Gradirei che facesse più attenzione alle mie lezioni, se davvero il sogno di divenire regista è il suo sogno più grande, come ho avuto modo di constatare leggendo il suo scritto.”
 
Cavolo. Tra tanti studenti, come poteva ricordarsi ciò che aveva scritto lei?
Ormai era ufficiale: Jane era nel mirino di quel professore.
In quell’istante, la giovane impallidì, ma cercò di rispondere nel modo più naturale possibile.
 
“Mi scusi professore, le prometto che da domani farò più attenzione.”
 
“Questa è la seconda promessa che mi fa da quando la conosco. Veda di mantenerle entrambe” rispose Thomas, scrutando profondamente il suo sguardo. “Per ora, con la divisa, siamo a posto. Può andare.”
 
“La ringrazio, professore. Non la deluderò.”
 
“Benissimo. Perché non tollerò alcuna distrazione. Soprattutto da lei.”
 
“E... potrei chiederle perché?” domando la ragazza, alquanto sorpresa da quella rivelazione.
 
Sul momento, il professore non rispose ma, proprio quando Jane stava per chiudere la porta dell'aula, l'uomo prese di nuovo la parola:
 
“Signorina McMiller? Deve promettermi anche un'altra cosa.”
 
A Jane mancò momentaneamente il respiro.
 
“Cosa?”
 
“Che eviterà di rivolgermi domande inutili o inopportune riguardo le mie asserzioni. Lei non deve distrarsi perché è una studentessa che deve dimostrare, come tutti, il suo valore. Non si perda in chiacchiere.”
 
La ragazza si limitò ad annuire, accomiatandosi da lui.
 
“Ricevuto professor Hunt, e mi scusi ancora. Arrivederci.”
 
Sul momento, al professore suonò strano il comportamento insolitamente sottomesso di Jane ma, allo stesso tempo, intuì che la giovane doveva certamente aver compreso quale ruolo le spettava all'interno del contesto universitario.
Thomas conosceva fin troppo bene l'ambiente nel quale si trovava a trasmettere le proprie competenze e sapeva sempre come agire, in qualsiasi circostanza. E in quel momento, si era sentito di ricordare a Jane il motivo per il quale si trovasse alla Hollywood U, quale fosse il suo scopo primario.

Non poteva tollerare alcuna distrazione, soprattutto da parte di quella studentessa dalla quale sentiva di poter nutrire delle aspettative. D'altronde, il suo compito era quello di tirar fuori il meglio dai suoi studenti. Ed era sicuro che, ben presto, Jane avrebbe imparato in modo più profondo i fondamenti della disciplina accademica con la quale avrebbe dovuto misurarsi.
Nel frattempo, la ragazza ripensò a quello che Hunt le aveva appena detto.

In verità, egli non sembrava affatto adirato con lei, anzi, le aveva vivamente consigliato di buttarsi a capofitto nello studio degli argomenti del corso. E lei, da studentessa diligente qual era, avrebbe iniziato all'istante. Non poteva non investire in ciò che un giorno l'avrebbe resa felice. Avrebbe profuso tutto l'impegno necessario al fine di raggiungere il tanto desiderato conseguimento a livello professionale.
 

 
***

 
Nel pomeriggio, Thomas aveva quasi concluso di inviare le email agli studenti, quando ricevette un messaggio ben poco gradito.
Egregio professor Hunt,
le comunico che, appena possibile, le invierò tutta la documentazione inerente l'ispezione accademica che dovrò tenere esattamente fra una settimana. Le sarei grato se, nel frattempo, mi inviasse le informazioni generali che ha raccolto sui vari studenti.
Cordialmente, Jack Wilson.
 
Thomas decise di rispondere immediatamente alla persona da lui considerata come 'l'inquisitore universitario'.

Spettabile direttor Wilson,
mi rincresce non poterle comunicare i risultati via email, poiché credo sia necessario discuterne di persona. Potremmo fissare un appuntamento? Mi dica lei quando le sarebbe più comodo.
Thomas Hunt

La risposta del direttore fu altrettanto rapida. Sembrava non aspettasse altro che ricevere quelle informazioni quanto prima.

Benissimo, come preferisce. Le andrebbe bene quest'oggi, alle ore 18:00? Potremmo incontrarci alla caffetteria della scuola.
Jack Wilson
 
Perfetto, pensò Hunt. Mi toglierò immediatamente questo ignobile compito che grava sulle mie spalle.
 

 
***

 
Nel suo dormitorio, Jane continuava nervosamente ad aprire la casella di posta. Ancora nessuna traccia della mail che il professor Hunt avrebbe dovuto mandarle.
E se si fosse dimenticato di lei? Se, ancora una volta, il professore stesse tentando di ostacolare il suo percorso accademico? D'un tratto, sentì uno strano suono provenire dal laptop.
L'email era ormai giunta al destinatario, e Jane poté finalmente rilassarsi e tirare un sospiro di sollievo.
 

Gentile studentessa,
le comunico che, da domani, la partecipazione alle lezioni di Cinematografia si terranno in aula II, terzo piano, sezione C.
Cordialmente, Thomas Hunt.

 
Jane chiuse il computer. Aveva fissato un incontro con Addison alla caffetteria della scuola non appena terminato il compito che il professore le aveva affidato. Le ragazze dovevano ancora festeggiare a dovere il definitivo accesso alla Hollywood U.
 
 
***
 
 
Thomas arrivò all'appuntamento con largo anticipo. Non voleva assolutamente far aspettare il direttore. O almeno, così diceva a se stesso. La realtà era, infatti, ben diversa: in quel momento, il professore avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi altro posto tranne in quel luogo, in cui non si sarebbe certo gustato un cappuccino in totale relax.

Il signor Wilson arrivò pochi minuti dopo. Sembrava insolitamente nervoso. In effetti, Hunt aveva notato che il direttore, nel dirigersi verso la caffetteria, armeggiava di continuo con un orologio da tasca - tutt'altro che di scarso valore - quasi temesse di essere in ritardo.

“Buonasera professor Hunt, come sta?”

I due si strinsero la mano, ed evitando altri inutili convenevoli, andarono dritti alla questione che aveva portato entrambi a incontrarsi.

“Diciamo bene, la ringrazio per l'interessamento signor Wilson. Ho preferito parlarle di persona poiché le questioni delle quali dobbiamo discutere non sono certo di scarsa importanza.”

Wilson rispose continuando, nel frattempo, ad armeggiare con il suo orologio.

“Capisco. Mi rendo conto che non debba risultare facile scambiarsi delle opinioni via mail riguardo questioni di natura accademica, specie se concernenti gli studenti.”

Thomas annuì.

“Converrà con me che il compito che lei mi ha assegnato si è rivelato tutt'altro che semplice.”
“Certamente, non lo metto in dubbio. Ma non lo avrei mai affidato a lei se non sapessi che lo ha svolto facendo fede alla sua indiscutibile esperienza e professionalità.”
“Su questo non posso darle torto. L'imparzialità è una qualità cui ogni professore dovrebbe appellarsi al fine di svolgere al meglio il proprio lavoro di insegnante. Oserei dire che tale caratteristica risulti imprescindibile per chiunque voglia intraprendere tale carriera.”

Wilson cercò inaspettatamente di mostrarsi comprensivo, sebbene quell'atteggiamento non convincesse Thomas in pieno.

“Quali sono state, in particolare, le difficoltà maggiori che ha riscontrato nella fase analitica dell'incarico assegnatole?”
“Ovviamente, analizzare uno per uno gli studenti richiede impegno, esperienza e capacità. Ma non solo” sentenziò Hunt, cercando di rispondere in modo chiaro e coinciso. “Molto spesso, anche l'istinto può suggerire degli elementi validi da tenere in considerazione e che possano dunque concorrere alla valutazione caratteriale di una persona. È difficile fidarsi delle proprie sensazioni, ma spesso è fondamentale.”
“Non la facevo un tipo così sentimentale. Credevo fosse la ragione il suo primo e ultimo criterio di valutazione.”

“In effetti lo è. Sono un uomo che utilizza qualsiasi ragionamento induttivo possa condurre alla verità. Ma quando si tratta di persone e non di fatti che necessitano obbligatoriamente di essere comprovati, la questione è ben diversa. Nell'analizzare il comportamento e l'attitudine di una persona entrano in gioco dei meccanismi che coinvolgono la sfera mentale, razionale, ma anche emotiva.”
“Mi sta dicendo che lei potrebbe forse farsi influenzare dagli studenti e dalle sensazioni che questi ultimi sono in grado di trasmetterle?”

“Non proprio. Ma posso garantirle che nel mio ruolo di professore mi sono spesso affidato alle mie personali sensazioni, ovviamente coniugate a quella giusta imparzialità che mi ha sempre contraddistinto. Vede, il compito di un insegnante è quello di mantenere il giusto distacco con gli studenti, senza però abbandonarli totalmente a loro stessi. Proprio per questo, come ben sa, non mi trovo affatto d'accordo con la sua decisione.”
“Capisco. Dunque, in sintesi, nel giudicare i suoi studenti, ha fatto affidamento al cervello e al cuore. Alla razionalità rapportata ai sentimenti.”

“Mi rallegro del fatto che lei abbia compreso la mia metodica” disse Hunt, mostrando un leggero sorriso. “Certamente, non escludo affatto che io possa aver commesso degli errori. D'altronde, le risposte fornite dai discenti nel questionario che abbiamo preparato potrebbero essere addirittura frutto di invenzione, sebbene mi senta di respingere fortemente quest'ipotesi.”
“Benissimo. So che, forse, non dovrei rivolgerle questa domanda ma... ha per caso notato degli studenti che, più di altri, si sono contraddistinti per la loro forte quanto eccentrica personalità, dimostrandosi delle persone tutt'altro che deboli di carattere?”

“Come in tutte le classi è normale che vi siano studenti più motivati di altri ed è, perciò, altrettanto normale percepire delle leggere differenze riguardo ciascuno di loro.”
Wilson lo guardò con espressione contrariata, decisamente insoddisfatto della sua risposta.
“Forse non sono stato abbastanza chiaro. Le domandavo se in questi giorni avesse rilevato, nel particolare, dei ragazzi i cui comportamenti possano averle dato delle ulteriori certezze riguardo al modus operandi con il quale lei ha constatato di averli valutarli correttamente.”

Thomas si domandò per quale ragione Wilson gli stesse rivolgendo quella domanda. Certo, doveva essere al corrente dei dettagli del suo incarico, ma qualcosa gli diceva che quel direttore facesse di tutto per mettere in evidenza i suoi punti deboli. In ogni caso, l'uomo decise di rispondergli con assoluta sincerità.

“Come le ho detto prima, non esonero me stesso da nessuna responsabilità, né tantomeno posso affermare di essere infallibile. Nello specifico, però, una studentessa mi ha fornito sicuramente dei validi imput per poter suddividere equamente anche gli altri ragazzi del corso. D'altra parte, sembra che questa studentessa stia mostrando un lato del suo carattere che, almeno per il momento, non saprei se considerare esclusivamente come positivo.”
 
In quel preciso istante Thomas si accorse che, appena due tavoli più avanti, vi era seduta proprio la signorina McMiller, presumibilmente insieme a una sua amica. Di primo acchito, sembrava che lei non si fosse minimamente accorta della sua presenza: assorta nei suoi discorsi, continuava a conversare e a ridere di gusto con la sua amica.

D'un tratto, però, la ragazza si voltò e i loro sguardi s'incrociarono momentaneamente, per la seconda volta.

Al professore non sembrò il caso di confidare al direttore che la ragazza di cui stava parlando si trovasse proprio dietro di lui. Dunque, facendo finta di niente, tentò di concentrarsi nuovamente nella conversazione sperando che Wilson non avesse captato la sua momentanea disattenzione.
Il direttore continuò:

“Sa meglio di me che gli studenti ribelli rappresentano, per così dire, una continua sfida per voi professori, che fate di tutto per metterli in riga. Ma non è sempre la cosa giusta da fare... Si ricordi che molti studenti dalla forte personalità sono riusciti nel loro intento molto più di altri che, pur essendo in gamba, non godevano dell'indole giusta per emergere.”
                            

 
***

                                                                                                     
“Non ci credo, mi segue ovunque!”
“Non ti capisco. Di chi stai parlando?” ribatté Addison, cercando di decifrare lo sguardo dell'amica.
“Di Thomas Hunt! È proprio dietro di te.”
“Ho visto. Insieme a lui c'è un'altra persona. Chi potrà mai essere?”

Jane sbuffò. Era piuttosto nervosa.

“Non ne ho la minima idea. Magari il suo agente segreto, al quale starà ordinando di seguire ogni mia singola mossa.”
“Dai, adesso non esagerare! Se si trova qui è per pura casualità.”
“Tu credi? Sto cominciando a pensare che quel professore ce l'abbia davvero con me. Oggi, in classe, ha persino sentito ciò che dicevo sottovoce al mio compagno di banco.”

“Wow, ha un udito finissimo il nostro Hunt!” dichiarò l’amica con enfasi.
"Addi, ti assicuro che non è divertente. Non è stato affatto piacevole ricevere da lui l'ennesimo ammonimento di fronte alla classe.”
“Jane, permettimi di darti un consiglio. Concentrati esclusivamente sul tuo obiettivo. Non fossilizzarti su quello che Hunt pensa di te. Con il tempo, vedrai che imparerà a conoscerti davvero e magari ad apprezzarti per la persona che sei.”

“In effetti, è proprio ciò che mi ha detto lui a fine lezione. Devo concentrarmi sul mio obiettivo poiché Hunt non tollera alcuna distrazione, soprattutto da parte mia. Confesso che inizialmente ho pensato che la sua affermazione nascondesse un messaggio positivo.”
“Invece non è così?” domandò Addison con aria perplessa.
“Non lo so. E se lo avesse fatto solamente per tenermi sotto controllo?”

“Sicuramente, occorre rispettare la sua autorità” asserì Addison. “Ma non preoccuparti: adesso sei all'università e nessuno potrà prendere provvedimenti seri finché ti comporterai nel modo giusto.”
Jane recepì il messaggio.
“Lo so, forse dovrei essere meno diretta e dimostrare ciò di cui sono capace attraverso i fatti, anziché dibattermi inutilmente con le parole.”

Addison le sorrise mostrandosi, in quel momento, come una madre amorevole, dispensatrice di preziosi suggerimenti.

“Amica mia, ascoltami bene. Tu non devi affatto cambiare, sei perfetta così come sei. Ognuno di noi ha pregi e difetti, ma ricorda che si può sempre migliorare, per se stessi e per gli altri. Ma ogni minimo cambiamento, ogni variazione che possiamo apportare al nostro carattere, anche la più piccola, può trasformarci in persone completamente diverse da quelle che siamo. E non sempre questa evoluzione individuale risulta positiva. Dunque sii sempre te stessa ma, allo stesso tempo, impara a discernere quali tipi di comportamenti risultino più o meno appropriati in determinati contesti.”

Jane ringraziò sentitamente l'amica per le sue perle di saggezza.

“Hai ragione Addi... come sempre, del resto. Da oggi in poi cercherò di essere meno impulsiva e più ragionevole. Ma ti garantisco che la mia essenza e la mia indole rimarranno esattamente le stesse. Non potrei mai rinunciare alla mia reale identità. Per nulla al mondo.”
 

 
***

 
La conversazione tra Thomas e Wilson sembrava procedere senza intoppi. Il direttore non si era minimamente accorto della momentanea 'assenza' di Hunt, i cui pensieri lo avevano allontanato per un attimo dalle incessanti domande dell'uomo. Riguardo la particolare personalità della sua studentessa, Hunt poteva affermare con assoluta certezza di comprendere perfettamente l'irruenza della giovane dato che anche lui, ai tempi dell'università, aveva più volte mostrato quel lato del suo carattere.
Non era certamente contrario nel confrontarsi con studenti dal carattere motivato e deciso. Pertanto, il professore fece presente a Wilson di trovarsi d'accordo con lui, non lasciandosi però sfuggire un particolare apparentemente negativo a proposito di Jane:
 
“...Comunque, non mancavo certo di rispetto ai miei insegnanti.”
 
Il direttore assunse un'aria decisamente sorpresa.
 
“Questa ragazza le ha per caso mancato di rispetto?”
 
“Non esattamente. Diciamo che ha mancato in qualche suo comportamento non molto appropriato. Nulla di grave, comunque. Saprò educarla in modo esemplare e fare di lei una studentessa di valore. Il mio compito è e sarà sempre quello di spingere gli studenti a dare il massimo.”
“Non dubito che lo farà. Ma mi scusi se mi permetto...”
“Non si preoccupi, dica pure” lo incalzò Hunt, ormai pronto a rispondere a qualsiasi domanda.
“Credo che lei, nei confronti di questa studentessa, nutra delle certe aspettative. Mi corregga se sbaglio e mi scuserò all'istante. La mia è solo una sensazione.”
 
Incredibilmente, quella sua sensazione si era rivelata giusta. Thomas non sapeva che il direttore fosse un tipo così arguto e intelligente tanto quanto lui nel comprendere i reali pensieri di una persona.
Comunque, la sincerità e la trasparenza di Hunt furono, anche in quel caso, la carta vincente che destò nel direttore una certa ammirazione nei suoi confronti.

“Veda, io credo intrinsecamente nelle capacità degli studenti. Sono forse un inguaribile ottimista. Ed è la verità, ammetto di aspettarmi qualcosa di buono da quella studentessa. Al di là del suo carattere impulsivo, intendo giudicarla imparzialmente a livello accademico. D'altronde, non è la prima volta che mi capita di dovermi confrontare con individui dall'alto calibro. Ovviamente, la mia è soltanto una percezione. I fatti mi dimostreranno se quella persona sia o meno meritevole di fiducia.”

Wilson tentò di nascondere un sorriso furbo, che risultò invece assai malcelato.

“Non metto in dubbio che lei abbia avuto a che fare con degli studenti promettenti, in passato. Ma non capita certo tutti i giorni di azzardare delle ipotesi tanto immediate riguardo le possibili potenzialità di una studentessa sconosciuta.”
Thomas sorrise di rimando, compiaciuto del fatto che Wilson avesse fatto un passo falso.
“Ma è proprio quello che lei mi ha chiesto di fare, caro collega.”

'L'inquisitore' rispose, per nulla imbarazzato.

“Touché.”
“Comunque, direttore, le ho già inviato alcuni referti. Ha forse avuto modo di dare loro un'occhiata?”
“Al momento, ne ho visionati la metà. Aspettavo che lei mi inviasse gli altri in modo da garantirmi una totale 'full immersion' nei prossimi giorni, analizzando quei fascicoli in cui sono raccolte le varie informazioni da lei reperite.”
Il professore espresse, implicitamente e per l’ennesima volta, la propria opinione.
“Sa Wilson, le confesso che in questo momento mi sento come se le stessi facendo da investigatore privato.”
“Ammiro la sua franchezza professor Hunt, mi creda” sospirò il direttore. “Ma era strettamente necessario portare a termine tale incarico per garantire la preservazione del buon nome che suo padre ha dato a questa università.”

Sul momento, a Thomas infastidì non poco il fatto che Wilson avesse nominato suo padre Mark, sapendo quanto i due non fossero in buoni rapporti. Nonostante ciò, l’uomo decise di stare al gioco, comportandosi con perfetta indifferenza.

“Se lo dice lei. Mi auguro che la sua sia stata una mossa non troppo azzardata. Quanto al buon nome dell'università, ha perfettamente ragione. Infangare il benefattore della Hollywood U non rientra certo nei nostri piani.”

Wilson sorrise di nuovo, questa volta con maggiore intensità. Quei baffi neri, che sembravano dipinti e che ricoprivano in parte la sua espressione accentuando una certa dose di mistero correlata alla sua figura, conferivano all’uomo un aspetto decisamente più furbo di quanto non lo fosse in realtà.

Nonostante la sua innegabile perspicacia, Thomas era sempre stato capace di comprendere a fondo le sue reali intenzioni sebbene, questa volta, non riuscisse proprio a giustificare alcuni suoi ambigui atteggiamenti.

“Bene professor Hunt, la ringrazio per avermi concesso questo incontro immediato e senza alcun preavviso anticipato. Ci vediamo la prossima settimana.”

Il professore ricambiò con glaciale freddezza la sua stretta di mano.

“Grazie a lei. Arrivederci.”
Terminato l’incontro, Thomas si avviò verso casa, a cuor leggero. Sperava che, dopo l'ispezione, non avrebbe più rivisto Wilson, almeno per un po' di tempo. Quanto al quesito riguardante i dettagli della personalità della sua studentessa, Hunt non riusciva a smettere di chiedersi per quale assurdo motivo il direttore gli avesse fatto una domanda così personale.

D'altronde le sensazioni di un professore, se non confermate al momento giusto direttamente dai fatti o quantomeno dalle circostanze, rimangono tali. Ed egli aveva sempre svolto il proprio lavoro con perfetta serietà e altrettanta imparzialità.
Aveva forse dato modo di credere a Wilson che non fosse così? Oppure, il motivo della sua domanda era un altro?

In ogni caso, Thomas sentiva di avere la coscienza tranquilla. Nessuno avrebbe potuto turbare il suo sonno. Arrivato a casa, stappò una bottiglia di spritz, mangiò qualcosa e andò immediatamente a dormire. L'indomani avrebbe affrontato altre due ore di lezione: un buon sonno ristoratore avrebbe sicuramente giovato al suo spirito.
 
   
 
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