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Autore: adrienne riordan    22/08/2018    3 recensioni
Questa storia partecipa al “Living Mars” a cura di Fanwriter.it!
Tanto tempo fa la vita cresceva rigogliosa sugli otto pianeti che formano il nostro Sistema Solare. Ciascun pianeta, indipendente ma collegato agli altri tramite la stessa energia cosmica che lo “nutriva”, ospitava creature umane o umanoidi di grande sapienza e saggezza, consapevoli di non essere i soli nell’Universo. La comune energia rendeva di fatto queste popolazioni aliene un po’ cugine tra loro, ma si poteva dire che alcune persone fossero più “familiari” di altre. Esisteva infatti una specie di “legame mistico” che accomunava soltanto poche persone complementari tra loro, i cosiddetti “fratelli dell’anima”: ciascun abitante di un pianeta aveva un “fratello”, o una “sorella”, di natura esclusivamente spirituale, una “parentela” diversa ma non certo più o meno importante dei legami di sangue che legavano i membri di una famiglia.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Iniziativa: Questa storia partecipa al “Living Mars” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole:  capitolo 1 (prologo) 825
Prompt/Traccia:  “Soulmate!AU, in cui A vive sulla Terra e B su Marte” + accenno a “Mangiare prodotti coltivati con terra e acqua marziana porta gli esseri umani a mutare e/o sviluppare poteri (psichici/elementali/qualsiasi cosa)”

Rating: giallo? Arancio? Boh, prevedo un limone duro ma alla fine ancora non so come sarà… dovesse essere un limone troppo duro, o sfociare in qualcos’altro, provvederò a cambiare rating.

Disclaimer: non riuscirò a finire la fanfiction entro il 23 agosto come richiede il contest ma intanto partecipo. Siccome i capitoli successivi al prologo dovrebbero essere massimo due, spero di finire  e pubblicare comunque in tempi brevi.

 

Tanto tempo fa la vita cresceva rigogliosa sugli otto pianeti che formano il nostro Sistema Solare. Ciascun pianeta, indipendente ma collegato agli altri tramite la stessa energia cosmica che lo “nutriva”, ospitava creature umane o umanoidi di grande sapienza e saggezza, consapevoli di non essere i soli nell’Universo. La comune energia rendeva di fatto queste popolazioni aliene un po’ cugine tra loro, ma si poteva dire che alcune persone fossero più “familiari” di altre. Esisteva infatti una specie di “legame mistico” che accomunava soltanto poche persone complementari tra loro, i cosiddetti “fratelli dell’anima”: ciascun abitante di un pianeta aveva un “fratello”, o una “sorella”, di natura esclusivamente spirituale, una “parentela” diversa ma non certo più o meno importante dei legami di sangue che legavano i membri di una famiglia. In parole povere, su Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, e, naturalmente, sul nostro pianeta Terra, era presente, per ciascun abitante, un proprio complementare alieno. Otto pianeti, otto persone legate tra loro, uguali ma al tempo stesso diversi, che se avessero potuto fondersi tra loro avrebbero creato un essere perfetto, o almeno così raccontavano le leggende dell’epoca.

Per queste persone elette dal legame cosmico era facile frequentarsi, pur vivendo tra loro ad anni luce di distanza. Il metodo più veloce era tramite la telepatia, che si manifestava con lo scambio di pensieri, visioni o anche di sogni. Più complesso, ma ugualmente fattibile, era l’incontro fisico: bastava semplicemente desiderare di essere dove si trovava il proprio “fratello d’anima” per raggiungerlo in un batter d’occhio. Non si trattava di un teletrasporto verso un luogo, ma verso un’altra parte di te, e richiedeva un legame davvero forte tra le due persone. Il legame mistico non era infatti ugualmente forte tra tutti i membri, anzi. Solitamente abitanti di pianeti vicini o simili per conformazione avevano il legame più forte, e non era raro che si giungesse a vere e proprie unioni romantiche, con la felice benedizione degli altri “fratelli”. Ovviamente non era la regola, e si potevano incontrare anche amanti che provenivano dagli estremi opposti del Sistema Solare, o da un piccolo pianeta roccioso e un gigante gassoso. È doveroso sottolineare che la presenza di un “fratello dell’anima” consentiva non solo il trasferimento da un pianeta all’altro, ma anche la sopravvivenza dello stesso nel pianeta per lui alieno. L’energia cosmica poteva garantire la sopravvivenza a radiazioni, assenza di ossigeno o terrificanti sbalzi termici, inutile chiedersi come ciò avvenisse, accadeva e basta. Come logica conseguenza, la morte di un fratello portava, oltre a un lutto inconsolabile, anche all’esilio perpetuo dal pianeta del compianto.

Poi venne il declino.

L’inizio della fine coincise con quella di Mercurio e Venere: da sempre abituati al clima di quei pianeti, all’improvviso i corpi degli abitanti non erano più riusciti a tollerarlo e presto perirono. Non si ebbe nemmeno il tempo di indagarne le cause che la fine giunse anche per Saturno: una pioggia di schegge taglienti fecero una carneficina dei suoi abitanti. Le schegge erano materiale caduto dai caratteristici anelli del pianeta. Giunse poi il turno di Giove e Urano: le macchine che garantivano l’omeostasi impazzirono. Le dighe di Nettuno crollarono.

Gli abitanti di Marte, semplicemente, scomparvero. Non rimase alcuna traccia della loro vita sul pianeta rosso né era possibile cercare segnali su che fine avessero fatto. Non erano morti: i “fratelli dell’anima” terrestri, unici superstiti, lo avrebbero saputo;  tuttavia non riuscirono mai più a raggiungere Marte coi modi consueti, né riuscirono a captare segnali di alcuna natura.

Ormai soli, gli abitanti della Terra attesero di condividere il nero destino dei fratelli alieni. Nulla accadde: non vi fu alcuna interruzione dell’energia cosmica, seppur ridotta al lumicino dalla scomparsa delle altre popolazioni. Nessuna minaccia proveniente dall’interno o dall’esterno del pianeta azzurro pose fine all’ultimo baluardo della vita nel Sistema Solare.

Si diffuse l’ipotesi che la salvezza degli abitanti della Terra fosse in qualche modo imputabile ai loro complementari marziani ma in assenza di prove tali voci si spensero nel tempo.

I secoli passavano e presto tutti i ricordi sui “fratelli dell’anima” si trasformarono dapprima in favole, poi in superstizioni che dovevano essere dimenticate. I terrestri cominciarono a convincersi di essere sempre stati soli nell’Universo e concentrarono le proprie energie a coltivare il proprio orticello, relegando alla volta celeste, ormai irraggiungibile, il mero compito di orientare i navigatori e i pellegrini nei loro viaggi.  Le tecnologie del passato furono rinnegate e dimenticate; i pochi resti scoperti casualmente divennero oggetto di superstiziose mistificazioni.

Malgrado la credenza di essere l’unica forma di vita intelligente, i terrestri non smisero tuttavia di percepire il legame mistico che, seppur svuotato di energia, suggeriva l’esistenza di vita su un altro piano di realtà non visibile ad occhio umano. L’ignoranza attribuì a queste sensazioni qualcosa di divino e alla fine la fede nelle religioni prese il sopravvento.

Lo scorrere lento dei secoli ci ha portato ad oggi, 22 agosto 2018. L’energia cosmica non ha ancora finito con il pianeta rosso e il pianeta azzurro.

  
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