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Autore: anna_22    22/08/2018    1 recensioni
Kara Danvers dopo il liceo si è arruolata e dopo cinque anni sta finalmente tornando dalla sua famiglia. Per lei inizierà un nuovo capitolo della sua vita e incontrerà una nuova persona. Quest'ultima le stravolgerà la sua intera esistenza?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor, Maggie Sawyer, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kara Danvers era sull’aereo per tornare a casa dalla sua famiglia. Sua sorella Alex e sua madre la stavano aspettando da anni per poterla finalmente riabbracciare. Era da cinque anni che non le vedeva dato che era partita per andare in guerra dopo essersi arruolata alla fine del liceo. Inizialmente, tutti volevano dissuaderla dal partire, ma poi con il passare del tempo avevano accettato a malincuore la scelta della ragazza. All’inizio dell’addestramento Kara si era pentita, non voleva più rimanere là. Successivamente, però, incominciò a trovare i suoi spazi e a prendere il ritmo e in fretta diventò una delle migliori di tutto il campo. Aveva deciso di arruolarsi subito dopo aver scoperto la causa della morte dei sui genitori biologici. I due erano deceduti in guerra durante un attacco e a Kara rimanevano solo qualche foto e qualche ricordo spezzato.  Il suo aereo stava per atterrare e lei stava giocherellando con la piastrina identificativa che ormai era diventata una parte di sé. Spesso, passava il suo tempo a rigirarsela nelle mani e a pensare al fatto che in quei pochi centimetri di metallo c’era la sua identità, là sopra erano scritti tutti i dati più importanti della ragazza e in caso di emergenza o peggio in caso di morte sarebbero ritornati utili. Se in quei cinque anni fosse morta in battaglia alla sua famiglia sarebbe rimasto quel piccolo oggetto freddo. Kara lo riteneva molto utile perché una volta leggendo il gruppo sanguigno era riuscita a salvare un suo compagno facendo una trasfusione di emergenza, però allo stesso tempo non sopportava l’idea che quella piastrina servisse anche ad identificare un cadavere. Lei dopo la morte era racchiusa in quelle poche parole incise che portava da anni al collo. Da quando era salito sull’aereo che l’avrebbe portata a casa un pensiero la stava assillando: cosa avrebbe fatto della sua vita d’ora in poi? Era stata congedata dall’esercito e poteva essere richiamata da un momento all’altro per tornare a difendere il suo paese, però non poteva aspettare quella chiamata senza fare niente. Non poteva dipendere dalla sua famiglia, quindi doveva trovarsi un lavoro e doveva farlo anche abbastanza in fretta proprio per evitare di essere un peso dopo aver fatto stare in pena Alex e Eliza. I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di una hostess che annunciava l’atterraggio, quindi Kara si sistemò come le era stato ordinato. Pochi minuti dopo il suo aereo atterrò e lei si ritrovò a fuggire verso l’uscita, non vedeva l’ora di poter rivedere i suoi cari. Nella fretta di arrivare al nastro per recuperare il suo unico bagaglio urtò una ragazza e la fece cadere.
“Scusami sono mortificata.Ti ho fatto male?” Kara cercò di aiutare la sconosciuta e la tirò di nuovo in piedi.
“Non preoccuparti, io ero abbastanza persa nei miei pensieri.” La giovane sorrise e Kara si rese conto di non aver mai visto una donna più bella di quella che aveva davanti. Cercò di tornare alla normalità e se ne andò salutando la sconosciuta.
Il suo zaino tardava ad arrivare, era la terza volta che vedeva le stesse valige girare e ormai era rimasta solo lei là davanti. Vide che una figura si avvicinò a lei, magari non era l’unica che stava aspettando di riavere il bagaglio.
“Secondo me le hanno perse.” La persona che si era avvicinata era la stessa che aveva urtato poco prima.  Kara decise di rispondere: “spero di no dato che non vedo l’ora di uscire da qui, comunque mi dispiace ancora per prima.”
“Non mi sono fatta male, comunque io sono Lena.” Kara non ebbe neanche il tempo di rispondere che vide girare sul nastro il suo zaino. Si precipitò a prenderlo e tornò da Lena che nel frattempo non aveva ancora recuperato la sua valigia.
“Sei nell’esercito!” Kara fece una faccia interrogativa e Lena le fece notare il suo zaino con su scritto il suo cognome sopra e indicò la piastrina di riconoscimento che nel prendere la borsa era uscita da sotto la maglia.
“Sì. È la prima volta che torno a casa dopo cinque anni.”  Kara non sapeva il motivo della sua confessione, ma era troppo felice per nascondere il suo entusiasmo. Lena stava per dire qualcosa, quando il suo telefono squillò e si allontanò per rispondere. Kara non sapeva cosa fare e decise di allontanarsi verso l’uscita. Poco dopo sentì urlare:
“Non mi hai detto il tuo nome!” Si girò e vide Lena che la stava guardando con il telefono ancora in mano. Di rimando il giovane soldato urlò il suo nome e sorridente uscì finalmente dall’aeroporto. 

 Nei giorni seguenti Kara, dopo essersi di nuovo sistemata a casa della madre adottiva e dopo aver conosciuto la ragazza di sua sorella Alex, iniziò a cercare lavoro. Dopo vari colloqui interminabili e sfiancati era riuscita a trovare un impiego come personal trainer in una palestra e uno come barista in un pub veramente carino vicino all’ufficio di sua sorella. Kara in quei giorni però continuava a pensare a quella persona che aveva conosciuto all’aeroporto. Le era sembrata diversa, ma forse era perché dopo tanto tempo nell’esercito le era parso strano parlare anche solo per poco tempo con una sconosciuta. Lei era abituata a parlare al campo con i suoi compagni che conosceva benissimo e con cui aveva un rapporto molto stretto dettato anche dalle varie volte in cui tra di loro si erano aiutati. In più con i suoi vari compagni di solito le conversazioni vertevano su quello che avevano lasciato a casa, sui ricordi e su tutto quello che volevano dimenticare di quell’incubo che era la guerra. Spesso parlavano anche solo del loro libro o film preferito per ricordarsi che erano persone e non assassini. Una cosa che Kara aveva imparato in cinque anni era quella di spegnere le emozioni. Non poteva provare alcuna emozione sul campo di battaglia, la indebolivano e lei non poteva essere debole se voleva tornare a casa viva.  Questi suoi pensieri le fecero capire che le mancavano degli amici, era tornata a casa, ma oltre ad essere stata con la sua famiglia non aveva visto nessun altro. Le sue preghiere sembravano essere state ascoltate perché nel pub entrò la sua prima cliente. Non poteva credere ai suoi occhi, la ragazza che era appena entrata nel locale era Lena.L’unica ragazza con cui aveva parlato oltre alla sua famiglia, dopo il suo ritorno a casa, era nel locale in cui Kara lavorava e sembrava quasi l’avesse chiamata dato che stava pensando proprio a Lena. Quest’ultima si avvicinò al bancone e ordinò uno scotch.
“Sono solo le cinque del pomeriggio e tu ci vai già giù pesante.” A quelle parole Lena alzò la testa verso la barista e riconobbe Kara.
“Ora oltre a servire il nostro paese servi pure in un pub?” Dicendo questo sorrise per la sua battuta  in un modo che fece scaldare il cuore alla giovane militare.
“Facciamo così, io ti porto la tua ordinazione e tu mi dici cosa ci fai qui a quest’ora.” Kara armeggiò un po’ con le bottiglie prima di riuscire a dare a Lena quello che le aveva chiesto, ma dopo un po’ riuscì a portare alla sua prima cliente il bicchiere pieno di alcool. Intanto Lena osservava ogni mossa dell’altra ridendo per la lieve confusione che la ragazza stava creando. Lena bevve un sorso e iniziò a raccontare alla neo barista i motivi che l’avevano spinta ad entrare in un pub alle cinque del pomeriggio. Kara non riusciva a stare dietro ad ogni singola parola della ragazza che aveva davanti perché spesso veniva chiamata da altre persone che iniziavano ad affollare il locale, però aveva capito che Lena si era trasferita a causa dei problemi familiari che l’avevano portata ad allontanarsi e a tagliare ogni tipo di comunicazione con i suoi parenti.
“ In più oggi doveva arrivare la mia ragazza, ma ha avuto dei problemi al lavoro e quindi fino alla prossima settimana non ci potremo vedere. Lei lavora a Parigi ed è molto complicato cercare di mandare avanti una relazione a distanza. Si è dovuta trasferire un anno fa e io sono rimasta qui perché non potevo rinunciare alla mia vita e al mio lavoro per andare in un paese di cui non conosco neanche la lingua. Tutta questa situazione sta cercando varie tensioni tra noi due.” L’attenzione di Kara si era riaccesa a quelle parole.
“Non sono la persona più indicata per dare consigli dato che ho lasciato tutto per unirmi nell’esercito, ma sono certa che quando vi vedrete si sistemerà tutto e chiarirete.” Cercava di essere il più convincete possibile, ma la faccia di Lena le fece capire che stava miseramente fallendo.
“ Quando finisce il mio turno ti porto fuori a divertirti. Che ne dici?” Lena si illuminò e accettò. Kara la lasciò lì al bancone e andò a servire altri clienti fra i tavoli, spesso buttava un occhio per vedere se Lena era ancora lì. La ragazza che era seduta al bancone aveva lasciato la sua famiglia per evitare di cadere con loro nella loro pazzia e nel loro essere corrotti, lei stessa aveva denunciato i suoi genitori e suo fratello e aveva lasciato la città in cui era nata e cresciuta per ricominciare una nuova vita sana. In più aveva una ragazza, fatto che l’aveva un po’ sconvolta, che viveva a Parigi e che non era venuta a trovarla. Forse le vite delle due non erano poi così tanto diverse, sicuramente erano tutte e due molto incasinate. Il turno di Kara durò più del previsto dato che  aveva dovuto sedare una rissa tra due ubriachi e aveva dovuto pulire i bagni e il bancone su cui uno aveva vomitato. Nel frattempo Lena lavorava su un computer e spesso parlava al telefono con qualcuno, forse la sua fidanzata. Uscirono dal bar solo alle otto e fuori ormai era già buio. Camminarono per un po’ vicine senza dire niente, il silenzio stava diventando imbarazzante.
“Tu sai la mia storia, ora raccontami la tua.” Kara non aveva voglia di raccontare la sua vita, non voleva ritornare a pensare ai momenti passati in orfanotrofio dopo la morte dei suoi genitori, non voleva descriverle tutte le festività passate chiusa in una stanza perché gli altri bambini la isolavano, non voleva parlare dei problemi che aveva avuto ad accettare la sua sessualità e a viverla di nascosto per paura di non essere adottata o di essere insultata ancora di più dai vari ragazzini, non voleva descrivere la guerra, non voleva.
“Magari è meglio mangiare prima.” Le due giovani donne entrarono in una pizzeria molto carina. All’interno c’erano poche persone oltre a due camerieri che si aggiravano abbastanza in fretta tra i tavoli. Scelsero di sedersi in un tavolo un po’ appartato vicino ad una finestra e un cameriere arrivò per prendere le ordinazioni. Kara dentro di sé era combattuta, non sapeva se dire tutto a Lena o se fare finta di niente e iniziare una conversazione su un altro argomento.
“Se preferisci non parlarne non è un problema, alla fine io sono una sconosciuta.” Kara era sorpresa, quella ragazza aveva capito quello che le stava passando per la mente e lei non aveva dato nessun indizio per far comprendere qualcosa.
“Non è che io non voglia parlarne è solo che non è una storia tanto allegra. Ormai tu diventerai mia amica, conosco solo te qui oltre alla mia famiglia.”
“Io sarò sempre disposta ad ascoltare quando tu vorrai dirmi. Allora vedrò di non scappare da qualche parte per rimanere con te.” Le due si sorrisero a vicenda e subito dopo arrivarono le loro ordinazioni. Kara si fiondò verso la sua pizza e aveva già la bocca piena, invece Lena stava ancora cercando di tagliare e mangiare la pizza con le posate.
“Magari in cinque anni le mie buone maniere sono diventate più rozze, ma non si può mangiare la pizza con le posate: è reato.” Lena scoppiò a ridere perché notò che Kara aveva del pomodoro sul naso. Quando le fece notare questo, l’altra divenne rossa in viso dall’imbarazzo e si pulì subito scusandosi in modo frenetico. La loro cena continuò tranquillamente tra chiacchiere stupide fino a quando la mora  non fece una domanda alla ragazza che aveva difronte:
“ E tu stai con qualcuno?” Kara mandò di traverso la birra che stava bevendo e dopo qualche colpo di tosse finalmente rispose.
“Mantenere una relazione mentre si è in guerra è molto complicato, io stessa non obbligherei nessuno a stare con me dato che quando sono sul campo rischio sempre la vita e in più anche adesso potrei essere richiamata per tornare a combattere. Mi sono rassegnata a non avere nessuno al mio fianco, sarebbe troppo doloroso e difficile da tutte e due i lati.” Kara iniziò a giocherellare con la piastrina che aveva al collo, lo faceva sempre quando voleva evitare di perdersi nel turbine dei suoi pensieri.
“ Come funzionano le comunicazioni quando sei lì? Puoi chiamare la tua famiglia?” Lena voleva cambiare argomento, ma allo stesso tempo era molto curiosa.
“Di solito mando delle lettere anche se impiegano quasi un mese ad arrivare, però le preferisco, amo vedere le risposte e tenerle con me. Mi ricordo che una volta Alex mi ha mandato una foto che aveva scattato durante il primo Natale in cui ero in guerra e me la tenevo sempre con me nell’uniforme perché c’erano le persone che amo. Le chiamate e le videochiamate si possono fare, ma spesso si è obbligati a dover interrompere le trasmissioni lasciando l’altra persona in ansia. Preferisco non far soffrire le persone più del dovuto soprattutto perché la mia scelta di arruolarmi nell’esercito ha già fatto stare male.” Kara stava pensando a tutte le volte in cui aveva visto sua sorella e soprattutto Eliza in lacrime, mentre stavano facendo una videochiamata. Non voleva farle stare male, ma aveva fatto quella scelta e doveva rispettarla per lei e anche per i suoi genitori biologici. Il telefono di Lena si illuminò e lei si allontanò per rispondere alla chiamata scusandosi con la sua nuova amica. L’altra approfittò di questo tempo per andare a pagare il conto e notò che la cassiera stava scrivendo un numero di telefono dietro lo scontrino. A Kara venne da sorridere, era da anni che nessuno provava interesse per lei, ma subito dopo si ricordò delle parole che aveva detto a Lena: lei non poteva legarsi affettivamente a nessuno. Quando si girò verso la porta per vedere se Lena aveva finito la chiamata si  rese conto che lei stava baciando una ragazza.
Kara sbalordita dalla scena decise di avvicinarsi lentamente alla sua nuova amica. Lena la guardò, era senza parole, non sapeva cosa dire.
“Ehm... Kara questa è la mia ragazza.” La fidanzata di Lena le strinse un fianco e sorrise verso Kara.
“Piacere di conoscerti, io sono una nuova amica di Lena.” Dicendo questo provò a essere il più gentile possibile e allungò la mano per stringere quella della persona che aveva appena conosciuto.  
“Le’ ti dispiace se poso la mia roba a casa tua? Starò qui solo per due giorni, volevo farti una sorpresa.” Lena durante tutta la scena continuava a guardare Kara e con un semplice movimento della testa  acconsentì alla proposta della sua ragazza che non aveva considerato neanche la presenza della giovane  bionda.
“In questi giorni passo al bar. Scusa.” E così Lena se ne andò stretta alla sua ragazza e lascio Kara da sola a fissare il vuoto.  Le dispiaceva un po’ non aver potuto passare più tempo con Lena, ma non poteva incolparla se aveva una ragazza anche un po’ antipatica a quanto aveva potuto vedere Kara. Era di nuovo senza compagnia e lei voleva fare qualcosa, quindi decise di provarci con la cassiera che le aveva lasciato il numero sullo scontrino senza pensare alle conseguenze. Dopo un’oretta si ritrovava in una discoteca con una sconosciuta. Si stava pentendo della sua azione dato che lei non ballava mai e dato che stava continuando a bere, ormai aveva perso il conto dei bicchieri di alcool che aveva tirato giù. Il suo cervello e i suoi pensieri iniziavano a farsi sempre meno chiari e poco dopo si ritrovò schiacciata ad una parete con le labbra di quella sconosciuta sulle sue. Il bacio non le stava piacendo, ma non voleva fermarsi, aveva bisogno di quel contatto. Sapeva già che si sarebbe pentita di tutto la mattina seguente, ma in quel momento contava solo non pensare. Non capiva cosa stava provando, era arrabbiata con Lena perché l’aveva lasciata per andare dalla ragazza che l’aveva fatta stare male, era arrabbiata con se stessa perché stava cercando di soffocare tutto quello che stava provando e in più era anche triste dato che non riusciva a trovare di nuovo il suo posto da quando era tornata. Nell’esercito lei aveva un posto, sapeva cosa doveva fare e invece in quella maledetta città non riusciva a ritrovarsi. Aveva pensato che tornando sarebbe riuscita a riprendere tutto da dove l’aveva lasciato, ma in realtà aveva dovuto ricominciare tutto e lei odiava i nuovi inizi. Aveva dovuto iniziare una vita dopo la morte dei suoi genitori e fino a quando non venne adottata per lei era stato veramente orribile. L’inizio nell’esercito aveva creato nuove paure e questo inizio le stava ricordando vecchie emozioni che si era promessa di non provare più. Intanto la ragazza che era con lei continuava a far vagare le sue mani su tutto il corpo di Kara e le sue labbra continuavano a premere con forza contro le sue. Kara con quella poca lucidità che le era rimasta allontanò la ragazza e uscì dal locale urtando varie persone che intralciavano il suo cammino. Appena aprì le porte della discoteca dell’aria fredda la investì e iniziò a tremare. Prese il telefono e vide che erano le quattro del mattino e che aveva due chiamate perse e cinque messaggi che le chiedevano se era ancora viva e se stava bene mandati da sua sorella. Doveva chiamarla soprattutto perché voleva solo abbracciarla senza pensare a niente. Dopo vari squilli Kara senti la voce di sua sorella che le urlava contro perché non si era fatta sentire.
“Alex, ti prego vieni a prendermi.” La voce di Kara era così tremante che la più grande delle Danvers decise di non dire niente e di farsi dire l’indirizzo. Dopo una decina di minuti le due sorelle si trovavano in macchina e nessuno osava dire niente.
“Scusa. Eri con Maggie e non volevo disturbarti, mi sono fatta sopraffare dalle emozioni.”
“Emozioni positive o negative? La macchia che hai sul collo c’entra qualcosa?” Alex buttò un veloce sguardo verso la sorella più piccola. Kara si passò la mano sul lato del collo e pensò alla ragazza che aveva lasciato senza spiegazioni da sola in una discoteca.
“Sono un mostro. Ho lasciato in un locale orribile una ragazza che ci stava provando con me dopo aver provato a dimenticare tutto con l’alcol. L’ho usata, Alex.” La voce della bionda iniziò a spezzarsi leggermente.
“Tu non sei un mostro, Kara. A casa mi parli di tutto, ora prova a chiudere semplicemente gli occhi.” La piccola Danvers fece quello che le era stato consigliato e si addormentò. Al suo risveglio si trovava in una stanza che non riconosceva, forse era nell’appartamento di Alex. Provò ad alzarsi, ma delle forti fitte le presero la testa. Con calma si alzò e uscì dalla stanza trovando sua sorella sul divano con una tazza in mano e con la testa di Maggie sulle gambe.
“Scusate non volevo disturbare ora me ne vado.” Kara si rese conto di essere un intruso in quella scena e si fiondò verso l’uscita.
“Tu stai ferma lì, noi dobbiamo parlare.” Alex fulminò con lo sguardo la sorella che si fermò davanti alla porta.
“Alex non mi sembra il caso...”
“Kara siediti su questo maledetto divano che se no ti faccio sedere io trascinandoti per le orecchie.” La più piccola delle Danvers evitò di protestare e si sedette sul divano vicino a quello sui cui c’erano Alex e Maggie. Iniziò a parlare dell’incontro con Lena all’aeroporto e a tutto quello che era successo con lei. Raccontò anche della ragazza di Lena e di quella che lei aveva rimorchiato e che aveva trascinato in una discoteca solo per non pensare alle sue emozioni.
“Un tempo spegnevo le emozioni con facilità e ora non ci riesco. Non posso non pensare e ho un casino in testa.” Kara smise di parlare e affondò la sua faccia in un cuscino.
“Kara cosa provi per questa Lena?” Alex si rivolse alla sorella con uno sguardo di chi sapeva già tutto.
“Siamo amiche! L'ho appena conosciuta. ” Non sapeva se stava provando a convincere Alex o se stessa.
“Non ti vedevo così giù dal liceo. Ti ricordi quando la tua cotta ti lasciò per il capitano della squadra di football?” Alex si avvicinò alla sorella.
“Come facevi a saperlo? Io non ti avevo detto niente.” Kara iniziò ad agitarsi
“Sono tua sorella e avevo capito il tuo orientamento prima di capire il mio. Smettila di nasconderti e  inizia a capire che ieri ti sei ridotta così perché Lena ti piace.”
“È fidanzata e non mi piace. La trovo solo attraente.” Alex abbracciò subito la sorella.
Maggie propose di passare la giornata insieme e il tempo volò tra risate, ricordi e giochi stupidi. Dopo cena Kara tornò a casa da sua madre e nel prendere le chiavi per aprire la porta trovò nella tasca della giacca un tovagliolo con su scritto un numero. Lo guardò e vide che era il numero di Lena, le aveva lasciato il numero nella tasca della giacca e lei non se ne era resa neanche conto. Entrò in casa con un lieve sorriso sulla bocca e decise che le avrebbe scritto il giorno dopo.




Angolo autrice:
se per qualche motivo vi sembra di avere già letto una storia simile è normale. Avevo cancellato questa fanfiction perché non ero molto soddisfatta di come stavo procendendo, poi una persona speciale mi ha convinto a pubblicarla di nuovo e sono di nuovo qui. Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, a presto!

   
 
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