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Autore: FlamingPhoenix    23/08/2018    0 recensioni
Lucy è una ragazza ordinaria, curiosa e un po' maldestra, una semplice liceale con una cotta stratosferica per un suo compagno di classe. In questa storia, ispirata ai momenti della vita reale dell'autrice, tutti i lettori che hanno vissuto un amore non corrisposto potranno rispecchiarsi e non riusciranno a fare a meno di legare e tifare per la sua divertente protagonista.
Dal capitolo 4 "[...] I suoi pensieri erano ridotti a un groviglio indistinto. Era rossa? Visibilmente. Accaldata? Eccome, ma per una febbre ben diversa da quella ordinaria. Bagnata? Senza dubbio, e non solo a causa del diluvio. E dire che, normalmente, era lei quella ingenua e lui quello pervertito… l’amore era un bel problema."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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1. Lucy In The Sky With Diamonds

"
And now all this time is passing by
 But I still can't seem to tell you why
 It hurts me every time I see you

 Realize how much I need you"
~I hate u, I love u, Gnash ft. Olivia O'Brien

 
12/09/2017
 
La scuola. Molti odiano tutto ciò che la riguarda – insegnanti, studenti e latrine perennemente sprovviste di carta igienica, che c’è da chiedersi se i bidelli non se la mangiano; alcuni la vedono come una prigione per ragazzini dalle menti superficiali e bombardate di ormoni; altri ancora, sicuramente la maggioranza della popolazione italiana sotto i sedici anni, come un’obbligatoria ed esasperante rottura di scatole. Lucy era una delle poche eccezioni. Cioè, non che adorasse incondizionatamente tutto e tutte le materie e i corsi da frequentare – talvolta anche lei si annoiava o scaraventava un quaderno di matematica contro il muro in preda alla frustrazione per un risultato che non veniva – ma a scuola aveva fatto la conoscenza e poteva incontrarsi con i suoi amici più preziosi, coloro che rischiaravano le sue giornate altrimenti vuote e dedite alla solitudine. Per questo motivo, la mattina del primo giorno del suo ultimo anno di liceo, la ragazza si era avviata verso la sua nuova classe demoralizzata e ancora barcollante dal sonno, come del resto gli altri alunni che, con gli occhi mezzi chiusi e la faccia da rimbambiti, brancolavano per i corridoi tipo zombi alla ricerca di cervelli.
A volte, Lucy si sentiva come la protagonista di un manga, la cui vita imperfetta da liceale di ordinaria bellezza e intelligenza veniva raccontata a fumetti tra delle pagine candide, nella speranza di allietare qualcuno che le avrebbe lette. Quell’idea la divertiva, anche se era troppo imbarazzante ed infantile da ammettere ad alta voce. Come un buon personaggio manga che si rispetti, la ragazza la mattina faceva una fatica assurda a scrollarsi dalle avvolgenti braccia di Orfeo. Come già accennato, era il primo giorno del suo ultimo anno di liceo, eppure aveva comunque trovato il modo di svegliarsi in ritardo. La sera prima si era dimenticata di puntare la sveglia, forse perché era ancora assorbita nella calma e svogliatezza delle vacanze estive per convincersi che fossero davvero finite. Quando sua madre era piombata in camera sua alla maniera di un terremoto, strillandole di alzarsi poiché era in un ritardo cronico, la giovane era caduta giù dal letto spaventata e si era procurata un livido al ginocchio. E quando la giornata iniziava così, poteva solo che peggiorare. Era filata in bagno a lavarsi e, mentre sgranocchiava un toast bruciacchiato, si era vestita a tempo record, ormai abituata e allenata a questa routine estrema da numerose situazioni analoghe durante gli anni scolastici precedenti. Aveva addirittura fatto in tempo a spiaccicarsi un po’ di trucco sul viso, perché va bene tutto ma non c’era verso che se ne uscisse di casa con quella faccia da cadavere senza prima ravvivarla con un minimo di blush. Lucy si era controllata allo specchio – occhi verdi e stanchi cerchiati dalle borse Chanel e Louis Vuitton, lentiggini moleste sparse ovunque e particolarmente concentrate sul naso lungo, capelli rossi e lisci che sembravano un nido di uccelli sfatto – ed era inorridita. Fortunatamente, abitava poco distante dalla scuola e non aveva quindi la preoccupazione di dover prendere un pullman probabilmente già passato da un pezzo. Prima di uscire di casa, giusto perché anche se si è di fretta non bisogna fare i maleducati, aveva accarezzato il suo gatto tigrato e ciccione Plumcake* che, con l’altezzosità e sufficienza tipica dei gatti, aveva ammiccato due volte e poi si era voltato dall’altra parte mostrandole il sedere. Antipatico.
La ragazza aveva raggiunto la sua aula e, dopo essersi accertata che il professore non ci fosse ancora, si era infilata dentro come una scheggia, silenziosamente e cercando di passare inosservata, ma la sua migliore amica Susanna non glielo avrebbe permesso.
«Non lo perderai mai il vizio di arrivare sempre in ritardo nonostante tu abbia la fortuna sfacciata di abitare a dieci minuti a piedi dalla scuola, eh Lucilla?» la rimproverò scherzosamente Susanna fin troppo ad alta voce, correndole incontro allegra e stampandole una pacca energica sulla schiena, di quelle che per poco non ti sbilanciano e fanno cadere per terra. Lei sì che era una persona mattiniera, con l’aspetto fresco e riposato, i bei riccioli castani ad accarezzarle il volto e gli occhi azzurri sorridenti. Lucy la conosceva da una vita, la loro era una grande amicizia che era nata ai tempi delle elementari per una semplice matita prestata e aveva continuato a crescere con l’età; ma, malgrado la loro intesa perfetta e magica, come riuscisse a sprizzare così di vitalità di prima mattina era per sempre destinato a rimanere un mistero irrisolto per Lucy.
«Shh Suzz, ma cosa ti urli? Dai che attiri l’attenzione di tutti... e non chiamarmi Lucilla, sai che non mi piace.» Era il suo nome per intero, ma lei preferiva mille volte il soprannome più corto e comune. I suoi genitori amavano i The Beatles e si erano ispirati alla canzone “Lucy In The Sky With Diamonds” per scegliere il suo nome, la canzone che, le avevano riferito un sacco di volte, stava suonando alla radio della macchina la sera in cui si erano dati il loro primo bacio.
«Piuttosto Suzz, dimmi che mi hai tenuto occupato il banco in fondo, ti prego.» Altra ragione per cui avrebbe potuto ritenersi l’eroina di un manga: il banco all’angolo in fondo, dove solitamente si sedeva il protagonista, era di sua proprietà, perché era il punto più strategico per nascondersi dai professori e tentare di schiacciare un pisolino. Non importa chi o per quale motivo, chiunque avesse provato a rubarglielo sarebbe andato incontro all’ira funesta della Pelide Lucy (no, suo padre non si chiamava Peleo).
«Certo carissima! Cosa faresti se non ci fossi io? Siamo una accanto all’altra.» rispose la sua migliore amica con tono compiaciuto. La giovane la abbracciò in un moto di gratitudine e poi si abbandonò come un sacco di patate e con un sospiro di sollievo sulla sedia del suo nuovo banco. Non notò subito il sorrisetto furbo e decisamente inquietante disegnato sul volto di Susanna, che si era chinata verso di lei per sussurrarle maliziosa all’orecchio «E indovina chi c’è nel posto davanti al tuo?»
Ricapitolando, l’ipotetica vita da manga ruotava attorno alla ragazza amabile e onesta, calamita di disastri e avventure, che avrebbe catturato la simpatia e l’appoggio dei lettori, la migliore amica burlona e affettuosa ed il posto all'angolo. Quale cosa fondamentale mancava ancora? Lo avrete già capito: il figo di turno di cui la protagonista era perdutamente e senza speranza innamorata. E questo “figo” si chiamava Joele.
«Ciao Lucy!»
Due mani grandi, morbide e dalle dita affusolate da musicista sbatterono sul banco, facendo sobbalzare Lucy dalla paura. Prima ancora di sollevare lo sguardo, sapeva a chi apparteneva quella voce calda e profonda, con un ritmo lento e delicato, a cui il suo cuore reagiva come un tamburo percosso all’impazzata in un antico rituale sciamanico. Il sole puoi anche non vederlo, ma lo senti, e lui era il suo sole.
«Ciao Lele.» ribatté con tono appena tremolante. Quattro anni trascorsi assieme come compagni di classe e amici, eppure non riusciva ancora a non farsi prendere dal panico ogni volta che gli doveva rivolgere la parola. Lui le sorrise e a lei parve di sentire il proprio cuore sgonfiarsi come un palloncino. Eccolo lì, il principale motivo per cui a Lucy piaceva andare al liceo.
«Pronta per questo nuovo anno?»
«Non vedo l'ora.»

*Questa storia, purtroppo per l'autrice, non è sponsorizzata dalla Mulino Bianco.

N/A: Ciao! Innanzitutto vi ringrazio per aver deciso di dare un'occhiata a questa storia, la mia prima originale in assoluto (spero non si dimostrerà un fiasco). Come noterete, ogni capitolò sarà introdotto da alcuni versi di canzoni attinenti e a me molto care. Aggiornerò ogni giovedì sera. Che dire, buon proseguimento di lettura!

-FlamingPhoenix
 
 
 
 
 
   
 
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