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Autore: It hurts too much    23/08/2018    0 recensioni
Quando tutto implode.
Io parlo di te.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Primavera
Era uno dei soliti pomeriggi, quelli tutti nostri divisi fra divano, faccende e film ridicoli.

-   Io… devo parlarti. – feci a bassa voce dall’atro vano di casa. 
Tu senza ignorarmi, facesti capoccella dalla cucina.
 

-     Va bene ma lo vuoi il caffè? – il tuo volto era teneramente tranquillo, tutto il contrario del mio.

Entrai lentamente, con il mio solito andare un po’ scomposto, sghembo, presi una sedia e mi sedetti, poco lontano da te, tutto intento ad armeggiare con la moka.
-     Che c’è, è successo qualcosa? – domandasti senza voltarti.Mi schiarii la voce più volte, tanto
per ingannare un silenzio che non ero in grado di riempire.
Lo dico o non lo dico?
Lo dico o non lo dico?
Lo dico o non lo dico?
Lo dico:

-     E se un giorno ti stancassi di me?Prima bomba sganciata.
Ti voltasti di scatto, con uno sguardo di curiosità misto ad un senso di stupore:


-    Ma… - ti bloccai.

-     No, ti prego, lasciami dire… se un giorno ti stancassi di questo. – mostrai con le mani la mia figura della sua interezza.
-     Intendo… di aiutarmi in tutto, anche nelle piccole cose, di dover pensare sempre per trovare un ristorante, non solo a quanto cucinino bene ma anche e soprattutto a considerare la presenza di barriere architettoniche.
-   Se ti stancassi di non poter essere celere, sbrigativo, perché la sottoscritta a riempire le buste al supermercato, potrebbe impiegarci più di un quarto d’ora.
-   Se un giorno volessi un’altra persona, una con la quotidianità un po’ più… 
-   Giuro che se dici normale prendo l’acqua da litro e te la verso in testa. – minacciasti alzando gli occhi al cielo.
-     No… semplice… volevo dire semplice. – ripresi.
-      Ecco io, vorrei me lo dicessi… perché potrebbe capitare ch’io rompa un pezzo di un servizio buono da ventiquattro, che inciampi proprio in un vaso etnico, regalo di tua zia… ecco quando tutte queste cose, inizieranno a darti sui nervi, ti prego lasciami. – 
Dissi tutto, come in preda ad un conato infatti, mi presi del tempo per tacere.
 

-     Posso? – mi chiedesti quasi divertito. 
Ti avvicinasti e facesti per abbassarti, all’altezza dei miei ginocchi.
 
Il mio sguardo si fece triste ed amaro.
 

-     Okay, Okay, sguardi alla stessa altezza, prendo la sedia. – così ti ritrovai di fronte.
-   Io so soltanto una cosa: sono qui perché lo voglio, non ho nessun contratto, nessun cospicuo bonus a otto zeri, da nessuna Onlus.
-   Sono qui perché mi piace come stiamo e non lo riesco a vedere tutto quel che vedi tu. Ma te lo prometto, non tradirò mai la tua intelligenza e ti dirò sempre qualsiasi idea mi passi per la testa e per ora…
-   Per ora?! – esortai.T’apristi in un sorriso.
-    Per ora mi piace il tempo quando passa con te. 
Ti lasciai un flebile bacio sulle labbra.
 

-  Cazzo! – strillai.
-   Oddio! Che ho fatto? – replicasti.
-    Il caffè! – indicai la moka ormai strabordante.  -   

-   Vedi? Non ci fossi stata tu, sarei morto in un incendio.Scoppiamo a ridere.
 
Come piace solo a noi.
   
 
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