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Autore: daphtrvnks_    23/08/2018    2 recensioni
E se la solitudine era sua compagna la mano della morte si allungava in suo aiuto, supplicava a quel povero corpo di seguirla, le prometteva e le urlava a gran voce che loro erano lì ad aspettarla tra le nuvole e l'amore che finalmente le sarebbe stato donato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirai!Chichi, Mirai!Gohan, Mirai!Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo con le sue lucenti stelle e la luna con il suo candore, le distese primaverili di smeraldi che lentamente si muovevano al dolce suono della brezza.

Freddo e senza vita il suo cuore, un deserto di ghiaccio che le bloccava l'anima togliendo a quel fuoco l'ultimo accenno di calore, lasciando dietro di sé la scia di luce di una candela oramai spenta.

I suoi grandi occhi correvano tra i ricordi. 

Le risate felici del figlio e di suo padre, sporchi del fango e della gioventù che crudele li aveva portati via.

Rimaneva sola su una vecchia sedia in legno, dondolava infelice, ingiallita come le pagine di un libro che nessuno osava più leggere e sfogliare. 

E se la solitudine era sua compagna la mano della morte si allungava in suo aiuto, supplicava a quel povero corpo di seguirla, le prometteva e le urlava a gran voce che loro erano lì ad aspettarla tra le nuvole e l'amore che finalmente le sarebbe stato donato.

Muta, come cucita da invisibili fili, negava con insistenza, non voleva abbandonare quel luogo, non voleva lasciar solo il silenzio mentre fuori da lì la distruzione per mano di due diavoli faceva il suo corso. 

Ed a nessuno parve importare di quella donna, che tra il susseguirsi dei mesi e delle stagioni lentamente e senza rendersene conto prendeva saldamente quella mano. 

La fedele e brillante nuvola d'oro la osservava spesso da lontano ed ella si abbandonava a quelle premure.

Quella sera la vide arrivare.

Incuriosita aguzzò la vista e la divina creatura si avvicinò invitandola a salire sul suo soffice manto, incerta si chiese se ne valesse la pena o se semplicemente dovesse ignorarla.

Alla fine, dopo qualche minuto si decise, con le gambe tremanti si appoggiò, la paura di sprofondare sparì ed essa prese a correre veloce superando alberi e prati.

Si tenne con forza assaporando la dolcezza di quei momenti passati con il suo amato, quando per divertirsi sfrecciavano a qualche centimetro dalla superficie del mare, accarezzando con le dita l'acqua e bagnandosi dei suoi schizzi salati. 

Quando il vento troppo violento la faceva rabbrividire e lei, cercando riparo, si appoggiava alla sua schiena. 

Ora non aveva nessuno a cui tenersi o chiedere conforto.

La nuvola salì mentre i suoi occhi si chiusero colti da un'improvvisa stanchezza ed il cuore, che impavido in quegli anni aveva continuato a battere, si fermò.

Più veloce, sempre più in alto fino a perdersi alla vista.

Si ritrovò su uno strano pianeta, il cielo azzurrino accoglieva due brillanti soli e una piccola casetta si ergeva sulla verde pianura.

La nuvoletta la cacciò facendola scendere bruscamente.

'Dove diavolo mi hai portata!?' 

La sgridò, stanca e senza alzare il tono le parole uscirono malinconiche, non era più la stessa, solo l'ombra della donna di un tempo. 

Spaventata e scossa dal piccolo viaggio si guardò intorno.

Ebbe un sussulto, dietro la costruzione singolare a forma di cupola simile alla sua piccola casetta sui monti scorse la stramba pettinatura del marito.

Sul capo un cerchietto dorato, lo sentì ridacchiare, il viso le si riempì di lacrime ed i piedi rimasero fermi sul terreno, non riuscì a compiere un passo.

Le neri iridi liquide come laghi e le pallide guance di un colore rosato.

'Mamma!' 

La figura del figlio si sporse oltre l'edificio, sorrideva felice salutandola con una mano.

Proprio come lo ricordava, con la tuta del padre e le innumerevoli cicatrici sul viso, quella forza di volontà e la gentilezza che sempre lo avevano contraddistinto. 

L'aveva lasciata troppo presto.

Le ginocchia cederono lasciandola crollare al suolo, singhiozzi fuoriuscirono dalle sue labbra dando sfogo alla malinconia e la tristezza che serbava dentro di sé. 

Pronunciò in un sussurro il suo nome, incredula che ciò che stesse accadendo fosse reale.

Lo sguardo del figlio si incupì e dando una leggera pacca al padre lo fece girare.

Lo vide rimanere sorpreso, irrigidirsi per qualche secondo e poi correre, chinarsi al suo fianco, l'espressione ingenua e rilassata che aveva impresso a fuoco nella sua mente e che ogni notte, tra le fredde lenzuola, veniva a farle visita impedendole il sonno.

'Che ci fai qui Chichina?'

Mormorò lui con dolcezza, il palmo della sua mano sfiorò la pelle del suo viso togliendo le lacrime con attenzione, si beò di quel contatto socchiudendo le palpebre e calmando il respiro.

Non disse nulla rimanendo con le labbra serrate in una morsa che le impediva qualsiasi reazione.

'Questo non è posto per te, lo sai… non è ancora il tuo momento..

Altre lacrime fecero capolino proseguendo sulla mano del guerriero e scivolando giù per tutto il suo braccio.

'Mamma ti voglio bene, ricordalo.'

La sua amorevole voce la rilassò. 

‘È ora di andare, noi saremo qui ad aspettarti.'

Un'altra carezza e lo scoccare di un bacio tra i leggeri fil di seta dei suoi crini.

'Non voglio… no, non lasciatemi ancora sola!.'

Riuscì a gridare, non servì. 

Rimasero incastrati nel suo ultimo sguardo i loro sorrisi sereni e dopo, il nulla, soltanto il nero che lentamente la inghiottì. 

Si ritrovò sulla vecchia sedia, dondolava, la nuvola dorata al suo fianco.

Solo un sogno, si ripeté, solo un sogno.


//Yay!

Chiedo venia, non so da dove mi sia uscita questa *non ho idea di come chiamarla* derivata da una notte insonne.

Insomma, l'universo è quello Mirai! e suppongo si sia notato! 

Spero vi piaccia, anche se dubito, lol.

-Daph 

 







  
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