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Autore: Cress Morlet    23/08/2018    25 recensioni
[Anna/Gilbert]
Lei è bella.
E' bella perchè ti apre il petto e ti guarda il cuore, cercando di non farti male, e piange, sulla tua clavicola scavata, le sue lacrime pure.
E' bella come la neve bruciata dal fuoco, come un Sole tra le mani, come un oceano di stelle.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Shirley Cuthbert, Gilbert Blythe
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Incanto 1

Breve premessa.

Ciao a tutti! Questa storia è davvero anomala e non so neppure io come presentarla. E' nata in una sola notte, tutta quanta, è stata scritta di getto ed è stata un'esperienza stranissima che io non avevo mai vissuto. Questo racconto parte e si è ispirato alla visione di una magnifica, splendida, incomparabile Serie Tv di Netflix: 'Chiamatemi Anna' o meglio conosciuta come 'Anne with an E'. E' una serie stupenda e trovo che vengano affrontati dei temi delicati in maniera matura e profonda. Consiglio vivamente la visione, è una medicina per l'anima.  Inoltre c'è la bellissima coppia Anna/Gilbert di cui io mi sono follemente innamorata, proprio totalmente. Questa storia non so come potrebbe essere definita, se un missing moment o una semplice speranza per il loro futuro insieme. Non lo so davvero. Per chi ha visto la serie, troverà dei chiari riferimenti nel testo. Buona lettura! (Lo spero tantissimo! Non immaginate quanto!).

Dedico questo delirio, sperando possa far loro piacere, sempre a Jill Shitsuji, Victoria Buchanan e Mari Lace perchè sono meravigliose, io vi adoro, e a Miryel che io ringrazio tantissimo per essere così come è, ti voglio tanto bene ciccia.

                                                                                                                                INCANTO

È lì.
Lei è lì.

Lo sapevi, sapevi benissimo che l’avresti trovata nel bosco, di nuovo, a cantare con le foglie tra le mani e le farfalle sulle ginocchia, lo sapevi. Per questo sei corso lì, veloce hai compiuto i milioni di passi che vi separano, vi separano sempre, e hai scostato i rami secchi, ti sei lasciato graffiare dalle erbacce e hai fatto cadere la borsa a tracolla con dentro tutti i tuoi libri.
La senti ridere, sta ridendo con la bocca aperta e le dita puntate verso il cielo, ride e parla con gli alberi, parla con la sua volpe, intona una canzone e spaventa gli animali mentre si copre la testa con uno scialle e si inginocchia a terra e tu la senti, tu la senti già, così come senti il rumore sordo delle sue gambe contro la terra, delle foglie spezzate e delle sue parole pretenziose.
Corri, corri, corri a vederla, perché la vuoi vedere, vuoi vedere il suo volto bianco e le sue lentiggini, vuoi le sue lentiggini, vuoi contarle fino al mattino e poi fino a pomeriggio e poi fino a sera e poi di nuovo fino all’alba del giorno dopo e di quello dopo ancora.
La vuoi tutta, Anna, la vuoi sempre e la vuoi soprattutto adesso.
Ti scortichi i palmi aggrappandoti ad un albero perché appena la guardi, appena la trovi, capisci di non poter più respirare perché lei è lì, eccola è lì, finalmente, vicino al ruscello con la gonna ampia che le copre le caviglie sottili e i capelli corti che tentano invano di lambirle il collo. La vedi e la vuoi, la osservi e la pretendi, sbirci i suoi polsi ruotare in senso orario e ti accorgi di volerli avvolgere tra le dita e chiederle di rimanere con te, incatenata, fino alla fine dei vostri giorni.
Oh ma no. Non sarebbe una prigionia crudele, non la rinchiuderesti in gabbia come un povero uccellino che canta solo per rabbia, no, mai.
La supplicheresti, con ogni preghiera conosciuta, di rimanere identica ad ora, a questo momento perfetto, e di farlo per tutta la sua esistenza. Piangeresti ogni tua lacrima chiedendole di portarti con lei, in quei suoi mondi di fate, magia e amori romantici, tu la pregheresti di legarti a doppio filo a lei così da non perdere mai la via del ritorno, la strada di casa.
Faresti questo e qualsiasi altra cosa, lo sai, e ne sei consapevole sempre di più mentre ti incanti nell’ammirare la sua figura snella, tutta ossa e capelli rossi, accovacciata su se stessa e intenta a giostrare i suoni della foresta,  con la sua voce squillante e la schiena magra.
Le tue mani sono sporche e non sai se è giusto toccarla, se puoi attirare la sua attenzione e fermare la sua favola, il suo monologo struggente di Principessa povera e diseredata che è tanto sola, è tanto triste, e desidera solo ritrovare l’amore della sua vita, il suo Principe perfetto.
Posi la testa contro il legno e percepisci il sangue colare dalle ferite delle gambe, dalle piaghe delle mani, e ti mordi le labbra screpolate per non chiamare insieme a lei quel Principe Perfetto che pare non voler giungere lì con il suo nobile destriero, che sembra non voler salvare la sua amatissima Cordelia.
Tu, un Principe, non lo sei. Eppure vorresti esserlo, solo per poter rappresentare tutti i suoi sogni romantici, quelli sospirati e amati, e per poterle far provare quelle vite lontane in cui sprofonda leggendo i libri rilegati che nasconde sotto il cappotto.
Lei è bella.
È bella perché ti apre il petto e ti guarda il cuore, cercando di non farti male, e piange, sulla tua clavicola scavata, le sue lacrime pure.
È bella come la neve bruciata dal fuoco, come un Sole tra le mani, come un oceano di stelle. 

Le tue rotule si stanno ribellando alla tua corsa sfrenata di giovane uomo stolto, perché ti sei innamorato della ragazza più bella, della più meravigliosa creatura che vive sotto le nuvole bianche del mondo blu.

“Anna.”
Lo hai urlato, il suo nome, lo hai urlato a squarciagola come se vi trovaste lontani miliardi di passi, perché lo siete, lo siete sempre stati, e lei si volta di scatto verso di te facendo cadere lo scialle e i fiori appena raccolti. Ha un’espressione sorpresa e ti osserva come se fossi un pazzo, afferra i petali più vicini e se li porta al petto, come se volesse difendersi.
Oh, ma non glielo hai detto?
Sei tu. Sei tu quello indifeso e pentito, sì, tu ti penti aggrappandoti all’albero e chinando il capo sul letto di foglie rosse che calpesti a malincuore.
“Anna.”
È bella.
“Anna.”
È così bella.
“Anna non è qui. Io sono la Principessa Cordelia.”
Lei si alza e tu credi di essere già ai suoi piedi, dove è giusto che tu sia, e pensi, mentre congiungi i palmi in preghiera e posi i polpastrelli sulle labbra, che sia un destino infelice il tuo. 
Infelice e meraviglioso.
“Principessa Cordelia, vi prego di dirmi, di rivelarmi, dove è la mia Anna. Dove è la mia Anna? Dove si trova?”
Le farfalle sono tornate a incorniciarle il viso e tu muori lentamente, con un cucchiaio dolcissimo di miele avvelenato, e cerchi i coriandoli delle foglie, dispersi intorno alle tue ginocchia stanche.
Le porgi le foglie, le regali i fiori che ha perso e le afferri le mani di cui baci i palmi e poi i polsi.
“Dove è la mia Anna? Dove si trova?”
“Anna non è tua. Anna non è di nessuno.”
La stai spaventando e lo noti perché le sue braccia tremano e lei ha inclinato il capo a sinistra e non vuole continuare a giocare, vuole correre via, correre via da te. I rami sono scheletri, le radici sono zanne di aquile e le nuvole sono diventate più nere, più minacciose, si muovono e fanno rumore.
Tu non ne sei sicuro però, perché il cuore è nelle tue orecchie, nella tua testa e forse lo stai anche masticando tra i denti e per questo motivo stai sbagliando tutto, per questo motivo lei non ti ha mai voluto.
“Ma io sono di Anna. Io sono suo.”
Posi di getto la tua fronte tra le sue mani e aspetti una sua parola, un suo gesto, un altro suo canto. Hai le labbra che tremano e sulla schiena un peso che ti incurva le spalle, ti schiaccia le vertebre fino a non lasciartene nessuna.
Ti abbandoni fra i suoi palmi e le chiedi pietà, supplichi per un po’ di pietà, mormori un ‘per favore’ che la terrorizza ancora di più.
“Principessa Cordelia, ditemelo. Anna potrebbe mai amarmi?”
“Basta, Gilbert.”
“Potrebbe? Potrebbe volere me, fra tutti, potrebbe? Oppure non ho speranze e devo rimanere qui, per tutta la vita, ad attendere il suo ritorno e poi sperare in un suo sguardo?”
Sollevi il viso e lei ha le labbra imbronciate, il grembiule mezzo scomposto, i capelli annodati dal vento e gli occhi talmente profondi che ti divorano e ti afferrano per il mento e ti costringono a sillabare tutta la tua devozione.
“Le donerei l’amore tragico e romantico che tanto ammira, tanto legge e tanto canta in ogni sua poesia. Mi farei mangiare metà corpo da un drago e poi rimarrei comunque in piedi e l’aspetterei lì, proprio in quel punto. Lo vede quel punto, Principessa? Sotto quell’albero gigante, in mezzo a quelle pietre bianche, rimarrei ad aspettarla ogni secondo di ogni giorno pur di coronare il tragico amore da lei voluto e agognato, l’amore travagliato vissuto nell’attesa di un suo sorriso.”
Ti stendi per terra e la porti giù con te, ti sistemi sulla schiena e stringi il suo corpo contro il tuo, per non farla scappare e per sussurrarle altre parole all’orecchio mentre lei scalcia e ti urla di smetterla di prenderla in giro, di smetterla subito.
“Non basta, non per Anna, che io sia ai suoi piedi. E allora, allora sia, sono qui sdraiato al suo cospetto e l’aspetto, le dirò che può sdraiarsi su di me o calpestare le mie gambe e il mio torace. Sono a terra, sull’erba umida e bagnata e sporca, sono a terra e pregherò la mia Anna di essere gentile e di avere misericordia di un povero uomo stremato da un amore così immenso che lo ha fatto impazzire. Sono folle, sono folle d’amore per Anna. Potrà mai amarmi la mia Anna? Potrà, Principessa Cordelia?”
Lasci le sue spalle e getti le braccia sulle foglie, le mani aperte, e Anna si alza sui gomiti e poi si poggia sulle ginocchia e inizia a picchiarti, ti colpisce il petto e ti urla di smetterla, di smetterla, di smetterla subito perché non è divertente, lei non si sta divertendo e piange, Anna piange, si copre le guance con gli avambracci e si alza barcollando.
La raggiungi. Ti ritrovi in piedi e la fermi abbracciandole la vita e immergendo il viso tra i suoi capelli rossi, le blocchi i pugni e con il tuo mento senti il suo, così bagnato dalle lacrime e scivoloso come la pelle del collo e della mandibola.
Le stringi forte la pancia e le domandi perdono, lo fai ancora una volta e poi un’altra ancora mentre lei parla con la voce spezzata dai singhiozzi.
“Sei crudele, sei tanto crudele, sei così crudele. Tu esisti solo per farmi soffrire, Gilbert. Tu vuoi vincere e basta.”
“Voglio Anna, voglio la mia Anna.”
“Io sono brutta, io ho i capelli rossi!”
“Bacerò ogni tua ciocca rossa, le amerò tutte e tutte allo stesso modo. Le amo già.”
Lei compie due passi e tu le arpioni lo stomaco con una mano e con l’altra le cingi i fianchi fino a non lasciare neppure un po’ di spazio tra i vostri corpi, tra le vostre labbra poco distanti e sempre lontane, sempre troppo lontane per te.
La obblighi a trovare il suo solo confine di esistenza tra le tue ossa e la tua carne, formuli a fatica un altro ‘perdonami perché sono un folle’ e poi indugi con la punta del naso fra i suoi capelli.
“Tu sei bellissima.”
“Non è vero, non è vero, non è vero.”
Ridi sottovoce e sorridi contro il suo orecchio.
“Sei bellissima, sei meravigliosa. Lasciami guardare le tue lentiggini e consentimi di trovarne una nuova ogni giorno, per favore. Ti prego. Sei così bella e l’esistenza è così breve e a me servirebbero mille vite per amarti nel modo giusto e poi nel modo in cui tu sogni e infine come desidero io. Almeno un po’, te ne prego, almeno un po’ lasciami sperare.”
Lei volge il viso a destra e ti osserva con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse e tu vedi delle lentiggini anche intorno alla sua bocca, giù per il mento, vicino alla radice del naso e su per tutta la fronte e le tempie. Anna sbatte le ciglia e alza i palmi verso l’alto, le dita distanti, e sorride con i denti in bella mostra in direzione del tuo volto sbalordito.
Ti dice un’intera lunga frase e tu capisci solo ‘la pioggia’ e poi poco dopo inizia a tuonare e il cielo sembra squarciarsi e aprirsi sopra le vostre teste.
Ma lei rimane bella.
Lei è bella oltre ogni umana sofferenza.
Lei è un tormento a cui vuoi dedicarti, anima e corpo, fino al tuo ultimo respiro in gola.
Sleghi il vincolo a cui l’hai costretta e intanto lei beve la pioggia, apre la bocca e ride, ride, ride, ride, ride.
Lei sta guardando le gocce di pioggia crollare sui suoi vestiti e tra i lacci dei suoi stivali e tu ti incanti, di nuovo, ad ascoltare il suono della sua risata che ti scuote lo sterno in una maniera frenetica.
Anna si volta verso di te, con tutto il corpo, e ti concede un sorriso e tu le afferri le guance e baci la sua risata per sentirtela scendere dalla bocca fino al petto, così finalmente potrà sorridere anche il tuo cuore e vivere un po’ di pace.
Un po’ di pace, non chiedi altro.
Le baci il naso, le baci le palpebre, le baci le ciglia e di nuovo il naso. Baci le sue labbra, i denti e la lingua, baci il suo palato e ancora la lingua e la divori così come lei ha divorato te ogni giorno da quando vi siete incontrati, tremi perché lei non si scosta da te e poi ti disperi perché capisci che da quel momento non potrai mai più lasciarla andare, non senza morirne.
Mastichi la sua risata e con affanno ti stacchi dalla sua bocca, facendo un rumore di bacio a vuoto, e cali dolcemente sul suo mento accarezzandole gli zigomi con i pollici feriti e tagliati.
“Io sono tuo. Fa’ di me quel che vuoi.”
Le sfiori le ossa della gola ma ritorni veloce a coprirle interamente le guance e a respirare solo contro la sua pelle e le sue lentiggini che hai assaggiato e che vuoi ancora e che vorrai sempre, come un povero mendicante affamato. Tu la vuoi tutta, oltre ogni infinita possibilità di immaginazione, tu la vuoi inseguire per poi riprenderla, tu la vuoi riprendere per poi inseguirla.
L’importante è averla tra le braccia.
Ma lei non riesce a parlare, lei boccheggia, lei ti scuote acciuffando la tua logora camicia.
Piove su di voi, piove sui suoi capelli rossi e sul suo petto scosso.
Piove e cerchi di consolarla, piove e vuoi riprendere a baciarla.
Lei ha il sapore di mille storie mai raccontate. È un sogno dorato, è un arcobaleno in una bolla d’acqua.
Anna è tutto il tuo mondo.
“Anna, ti amo così tanto. Ti amo da morire.”
Tutto il tuo mondo.
“Io ti odio, Gilbert. Io ti odio.”
Un mondo intero da conquistare.
“No, aspetta. Aspetta, ho lasciato un mio desiderio qui. E poi uno qua e un altro là.”
Le baci lo spazio tra il naso e la bocca, le riprendi il labbro superiore tra i denti e ti sposti a sfiorarle l’angolo dell’occhio sinistro.
Un mondo intero da proteggere.
Le pupille di Anna si espandono e ti sembra che lei abbia gli occhi neri e pensi che è giusto così, perché tu stai precipitando in un pozzo senza fondo da cui non tornerai mai più, non da vivo.
Rimani in bilico per un secondo e poi ti butti giù, ti abbandoni con la tua fronte contro la sua e con le dita incastrate tra le sue ciocche.
“Ti sposerò.”
Lei si nega e tu hai una voragine nel petto.
“Ti sposerò nel modo in cui tu desideri e quando lo vorrai. Tra mille anni, tra cento secondi. Al cospetto della Regina delle Fate oppure prostrato dinanzi al Re di Camelot. Scegli tu, scegli tu ogni cosa.”
“Io sono mia.”
“E io sono tuo.”
La pioggia continua a scivolare via dalle nuvole e ti fa starnutire, vi fa starnutire, perché siete incoscienti, e allora tu ti abbassi a ricercare lo scialle e le copri il capo, le celi la nuca, ti nascondi insieme a lei. Hai i nervi a fior di pelle e la sua bellezza ti soffoca la ragione quando ricordi che amarla è stato spontaneo e necessario come il respirare e che l’amerai nonostante il dolore di mille spine lanciate per colpire il tuo cuore.
Quanto è bella.
Anna è così... bella.
E lei adesso ti sfiora, impalpabile, il profilo del viso, prima solo con i suoi polpastrelli, poi gira le mani per accarezzarti le guance con le dita, per fermarsi stordita.
C’è un infinito tempo dentro di lei, perché Anna ha le chiavi di ogni stagione.
Dentro di lei c’è la tua casa. C’è tutto.
“Mi ami, Anna?”
“Gilbert, non sei leale.”
“La nostra casa sarà sul più bel albero di ciliegio di questa isola o di qualsiasi terra in cui vorrai vivere. Le stanze saranno tutte decorate con fiori e nastri. E specchi. Tanti specchi per insegnarti quanto sei bella.”
Lei inizia di nuovo a piangere e il suono dei suoi lamenti non può confondersi con la pioggia sottile che crolla a gocce dai rami degli alberi ormai spogli.
“Smettila, Gilbert. Oppure non riuscirò mai più a respirare e morirò, morirò giovane e senza aver vissuto l’amore.”
Anna si alza sulle punte dei piedi e ti strappa lo scialle con cui si accinge a coprire soltanto il suo viso, arrotola la stoffa più e più volte intorno al suo intero volto scarlatto e si appoggia alle tue spalle per non ruzzolare a terra.
“Lo vedi adesso? Lo capisci, Gilbert? Se io fossi così, se io non avessi i capelli rossi, andrebbe tutto bene. Ma tu sai che non è vero, tu sai che io i capelli rossi li ho davvero e che quindi non potrò mai essere felice. Non felice così, mai immensamente.”
Ti abbassi, senza lasciarle il tempo di finire di parlare, e le baci i ciuffi rossi che sono sfuggiti alla sua furia e la attiri a te per la schiena, distrutto al rimbombo del suo cuore che batte forsennato.
“E io ti rendo così? Io ti rendo immensamente felice?”
Lei smette di respirare e tu non puoi sopportarlo, lei tanto pallida con quegli immensi e lucidi occhi azzurri, e allora inizi di nuovo a baciarla, le dai la tua aria, prendi tutta la vita che è dentro di te e gliela regali sulla punta della lingua e continui a parlarle e mentre le parli la baci e mentre la baci sospiri a fatica e ritrovi la forza premendo forte sulle sue labbra che sono da consumare.
-Anna, Anna, Anna-
Le fermi il viso e stringi le palpebre fino a lacrimare.
-Mi manchi sempre, anche quando sei accanto a me-
Lei risponde al movimento della tua bocca e una assurda frenesia ti agita i pensieri fino a riversarsi tra i palmi delle tue mani che le afferrano vestiti e pelle, dolorosamente, e la imprigionano contro il tuo torace e tra i tuoi gomiti, le tue gambe.
-Mi stai mancando anche adesso-
E piove, piove, continua a piovere sulle vostre incantevoli lacrime, sui vostri cuori spaccati a metà e sbriciolati insieme alle foglie.
“Gilbert, soffocherò. Sarei già dovuta soffocare, non ho più aria, non ho più nulla. Mi sento soffocare.”
Ti allontani quel che basta, ti allontani di due respiri, e continui a sussurrarle altro sulle sue palpebre e tra le sue ciglia tremanti.
“Non so se è un sogno. Non so se ci troviamo in una favola oppure in un romanzo o in un racconto di una sola misera pagina. Non so se è la realtà oppure un mio disperato immaginare, non so cosa sia questo incontro. Ma io sono con te. Ovunque noi siamo, in qualsiasi luogo e tempo, a me va bene. Perché sono con te e se sono con te sono felice, io sono felice. Mi basta questo.”
Le nascondi il viso contro il tuo collo.
“Mi basti tu.”
“Sei così... stupido. Certo che è reale, è tutto reale. Non te ne sei accorto?”
Ti ruba una lacrima con l’unghia e te la mostra non allontanandosi da te, con il naso sotto il tuo mento e il braccio allungato verso un orizzonte di alberi maestosi. La lacrima si mantiene in equilibrio e non viene toccata dalla pioggia, rimane lì, a dondolarsi sul bordo dell’unghia ed ad affacciarsi verso il terreno fangoso.
“Solo se sei sveglio puoi notare come le lacrime hanno una forma diversa rispetto alle gocce della pioggia. Ora lo vedi? Le lacrime sono quasi bianche mentre la pioggia è scura. Nei sogni questo non potresti mai capirlo.”
E tu ridi.
La lacrima cade, tu non puoi farci nulla e ridi.
Tu ridi.
Ti lasci bagnare dall’inchiostro, le riprendi il braccio e la riprendi tutta, ridi e piangi e le prometti di piangere ogni giorno della tua vita per avere la certezza di vivere la realtà e le prometti anche di non dormire mai più, non se nei tuoi sogni lei non ti raggiunge. Sei perso, sei dentro di lei, ti ritrovi e poi ti perdi ancora.
Anna ti sgrida, Anna giura di vendicarsi contro di te e poi ti cerca le labbra perché ti dice arrabbiata di volere altri baci e di volerne tanti perché ha aspettato troppo.
Ti cerca la bocca e ti dice che mica lo sapeva lei che i baci erano così belli, ti bacia e ti rivela che forse sono i tuoi baci ad essere tanto belli, ti abbraccia e ti confessa di volere solo i tuoi baci perché sembrano i baci del vero amore, quelli descritti così bene nei libri.
Lei è... un incanto.
“Allora mi ami? Mi ami?”
Anna scuote la testa, piano, da destra a sinistra, e poi trova il tuo viso e si specchia nei tuoi occhi.
E tu lasci, tu accetti, che lei ti strappi il cuore dal petto, fino a sporcarlo con la pioggia.
Ma va bene così, perché tu hai tutto l’amore del mondo e lei potrà essere felice, in un incantevole amore tragico, lei potrà essere felice e tu vivrai con lei, suo schiavo, e le donerai ogni giorno l’affetto che anela, l’amore che sogna.
Ti va bene così, anche a costo di morire per mano sua, anche a costo di soffrire tormenti infiniti nelle pause dei suoi sorrisi.
Va bene così.
Sì, va bene così.

   
 
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