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Autore: jhun    24/08/2018    1 recensioni
C'eravamo visti per la primissima volta in aereo porto dove eri venuto appositamente a prendermi- lo ricordi? Passeggiammo in una delle mille strade isolate della così tanta attesa e stupenda Corea.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Per te ho sofferto più di quanto potessi immaginare. Min Yoongi, hai vissuto nell'ombra per tutto questo tempo- hai vissuto dentro di me durante le tempeste e bei momenti.

Non ho mai scritto nulla in seconda persona, ma dopo tutto ciò che è stato detto e fatto mi sento obbligata a farlo. Tutti i tumultuosi eventi che ci hanno trascinato dentro a questo vortice infinito- dove io e te ci rincorriamo come due pazzi sadici disperati, giusto? Abbiamo forse sperimentato la pazzia, l'esagerazione nei suoi livelli massimi.
Nell'oscuro fulgore della notte abbiamo pianto e siamo stati male- nell'oscuro fulgore della notte sentivamo la passione chiamarci- ma non potevamo. Non potevamo consumare né il nostro dolore e né tantomeno la nostra passione.

Ma ormai è un'abitudine  vivere l'impossibilità delle cose, giusto? Giuro che ammiravo i tuoi sforzi donchisciotteschi, le tue parole eleganti e i tuoi regali sinceri. Ho ammirato addirittura la tua parte crudele, spregevole, dove ti mostravi così sfacciatamente- e dimmi se questo non era amore, dimmi se questo non era ciò che volevi.

Scrissi su di  te innumerevoli storie, scrissi su di te poesie, canzoni, addirittura feci dei quadri, dei fumetti- tu eri la mia arte, eri ciò che nessuno poteva capire.

Mi guardasti con malinconia e senza tanti giri di parole sfregasti gli occhi allungando poi una mano avanti a me. Io- che ti ero accidentalmente venuta addosso durante la strada di ritorno a casa- mi sollevai grazie al tuo aiuto chinandomi varie volte. Mi dicesti che andava tutto bene e che poteva capitare- per via dell'ora- di non essere pienamente lucidi. Io ti guardai, ti divorai con gli occhi- ero accecata da quella bellezza. Il sorriso che si formò pochi attimi dopo mi aveva incantata- era come se per un attimo tutto fosse tornato al suo posto. 
C'eravamo visti per la primissima volta in aereo porto dove eri venuto appositamente a prendermi- lo ricordi? Passeggiammo in una delle mille strana isolate della così tanta e stupenda Corea. Mi tenesti la mano, mi portasti in una piccola gelateria e mi offristi uno dei tanti frappé che adoro- eri un amore quel giorno. Non portavi la mascherina ed eravamo troppo lontani da Seoul per poter rischiare di avere guai.  
Le tue labbra rimanevano puntualmente schiuse e i tuoi occhi stavano fissi sui miei- consci di quanto avessero atteso. Mi guardasti mentre portavo il cucchiaino pieno di gelato alla vaniglia alla bocca e pulisti anche ciò che ne rimase sulle labbra. Portasti una delle tue mani sulla mia guancia e mi spostasti il viso verso la tua direzione- in quel momento ti mordesti le labbra e lessi dentro di te una grandissima voglia di farle scontrare con le mie- ma non lo facesti. 
Dopo quell'uscita mi tenesti per mano per tutto il tragitto del ritorno- mi facesti salire in auto aprendomi prima la portiera- sei stato fenomenale.
Mi accompagnasti con prudenza all'indirizzo da me stessa dettatoti, senza alcuna obiezione. Ti fermasti varie volte quando ne ebbi bisogno per usufruire di un bagno vicino e ogni quanto fu necessario- durante il viaggio- procurasti cibo e acqua. Passammo  quelle ore in segreto- e magnificamente. 
Una volta arrivati mi facesti scendere gentilente aiutandomi a portare dentro le borse- poi scomparisti. Rimasi immobile avanti l'entrata salutandoti più di una volta con una mano. 
Una volta dentro piansi, piangesti anche tu? Fui l'unica a dannare i momenti sprecati? Potevo essere io artefice del nostro destino- potevo essere io l'artefice del bacio. 
Fatto sta che la malinconia tornò subito e il vuoto dentro di me si ingrandì ancor di più- per molto tempo rimasi sola- di nuovo- ad aspettarti- ad aspettare il tuo ritorno, la tua definitiva appartenenza.

E dopo quel primissimo invito per la strada della pazzia sono rimasta per molto tempo chiusa in casa. Che dovevo fare? Dovevo chiamarti? Dovevo scriverti? La verità della paura era una menzogna- il principio del silenzio era l'imbarazzo e il dolore. Mi avresti mai risposto? Avresti mai abbracciato  il mio dolore?

Data la casualità ne approfittai per invitarti a passeggiare un po'- come facemmo le ultime volte. Ricordi? Giornate intere passate a camminare in due punti diversi della Corea- ed era come se tu fossi accanto a me. Era la tua voce al telefono a rassicurare le mie convinzioni e le mie speranze- e cazzo quanto era bella la tua voce. Camminammo lungo la via imbattendoci in un gelataio- ma stavolta non mi offristi un gelato. Imbarazzato mi dicesti di aver lasciato il borsellino a casa e che desolato avrebbe rimediato  la volta successiva. Eppure tenevo così tanto a passare più tempo con te  che il gelato lo offrii io. Non ti avrei lasciato andare. Non ora che eravamo sullo stesso suolo. 
Tu- felice ed imbarazzato- dicesti che andava più che bene e così sedemmo ad uno dei tavoli più nascosti della gelateria dai vivaci colori. Parlammo delle nostre vite osando poi a spingerci in un argomento più profondo e tagliente. Domandai della tua  vita sentimentale e fui sollevata di sentire che era rimasta tale a tre anni fa. Mi guardasti sorridente e rosso in viso- la tua pelle bianca bianca e il naso arrossato per via del freddo. Eri adorabile- incantevole come i fiocchi di neve che scendevano gentili al suolo.
Portasti una mano sulla mia e senza alcun ripensamento la stringesti- il mio corpo aveva subito una trasmutazione. Iniziai a tremare e con la scusa del freddo non domandasti oltre- anche il mio viso apprese quel colorito rosso e i miei occhi erano lucidi. Il tuo tocco non faceva male, anzi, mi faceva sentire a casa. 

Eppure penso a quanto ti ho dato, a quanto ho sperato in te- grazie per tutto ciò che hai sempre fatto, voglio solo dirti che sei un uomo stupendo.

Con tono preciso mi dicesti di volerti riscaldare un po' e con la scusa mi chiedesti di seguirti fino al tuo appartamento. Ero curiosa- entrare in casa tua, poter finalmente entrare in una parte della tua vita e non da un telefono. Ci alzammo a gettare le coppette ormai cuore nel cestino- poi ci incamminammo furtivamente verso casa tua. Ero eccitata all'idea di passare più tempo con te- ero felice quando mi chiamavi avvisandomi di aver finito prima di lavorare e di voler passare un paio di ore in mia compagnia.
Entrammo con velocità e senza esitazione mi invitasti a togliere il cappotto accomodandomi così in soggiorno. Io- colpita dalla tua ospitalità- feci quanto chiesto attendendoti comodamente sul divano. Tornasti con indosso un maglione azzurro e un paio di jeans neri stretti- eri un vero schianto. Accentuavano le tue forme, risaltavano il tuo viso, la tua carnagione- ma i colori freddi ti sono sempre stati bene. 
Continuammo a parlare del più e del meno notando nei tuoi occhi quella scintilla, quella cosa che in qualche modo stava per scoppiare- ed io, terrorizzata, non aspettavo altro che esplodesse. Si era fatto tardi e ben presto mettesti in ballo un invito a cena direttamente a casa tua, io accettai ovviamente senza alcun ripensamento avendo così ormai riconquistato quella confidenza celata dall'imbarazzo. Preparasti tutto in modo veloce e in mento tempo di quanto pensassi ritrovai a tavola pronto un piatto di pasta con salsa- ti eri agevolmente preparato ad una di quelle serate, vero? Mangiammo felicemente scherzando e ridendo del più del meno fino a tarda notte. Era tempo di doverti abbandonare ma la tua mano stretta al mio polso mi intrattenne di nuovo. 
<< Dormi qui >> mugolasti, costringendomi a non abbandonare la tua adorabile dimora. Così riprendemmo le chiacchiere finendo a vedere poi un film d'amore nel tuo soggiorno- avevo la testa poggiata sul tuo petto e la tua mano aveva- con qualche difficoltà- raggiunto un mio fianco. Durante la scena di pieno concepimento ti sentii deglutire- sapevo che ciò stava avendo un certo effetto su di te. Divoravi con gli occhi i baci che si stavano scambiando quei due, stavi desiderando arduamente di essere accarezzato e toccato in quel modo. Ti strinsi la mano pregando con tutta me  stessa che tu ricambiassi- e così fu. Qualche colpo di tosse producesti quando d'un tratto ebbe inizio la vera scena di sesso- e lì anch'io divenni rossa. Davanti mi passarono le provocazioni lanciate da te anni prima- tutte le tue fantasie sessuali e tutte quelle innumerevoli volte che desideravi avermi nel tuo letto. Non potevo però lasciarmi sfuggire un'altra situazione così ammiccante- non potevo permettere di lasciarti andare di nuovo.  Allungai una mano al cavallo dei tuoi pantaloni facendoti sobbalzare per un solo istante; l'oscurità che ci inghiottiva era dalla nostra parte. Deglutisti più forte cercando di far finta di nulla ma non appena feci salire il mio capo all'altezza del tuo collo mi guardasti con occhi desiderosi. E sapevamo che sarebbe accaduto- era inutile rimandare. Timidamente poggiai le mie labbra sulle tue- così piccole e graziose- e subito il mio corpo venne attraversato da più di mille brividi. Dopo essermi staccata ritrovai te con occhi socchiusi e labbra leggermente umide. Mi guardasti avvertendomi di non poter più attendere un attimo in più. Quelle labbra toccarono le mie più e più volte quella notte- le tue mani toccarono il mio corpo ed il mio corpo si fuse più e più volte col tuo. Afferrasti il mio viso con le tue incantevoli mani facendo scontrare le nostre labbra. Io- ormai degna donna vissuta- mi precipitai a saltarti addosso- a cavalcioni su di te sentii l'erezione esplodere nei pantaloni. Tu, ansimante mi pregasti di non giocare e di farti stare bene- non mi hai ancora detto se così fu. Passai le mani sul tuo petto fino a slacciare la cintura dei tuoi jeans. Tu mentre ti impegnasti a togliermi più vestiti possibili rendendomi nuda avanti ai tuoi occhi, così come fosti tu avanti ai miei. Senza alcuna esitazione portasti avanti il mio bacino invitandomi a far entrare dentro di me il tuo membro pulsante e bramoso di piacere. Permisi tale peccato muovendomi secondo le sue istruzioni  prosciugando fino l'ultima goccia di piacere. Ansimasti rumorosamente e le tue guance divennero rosse- ero affascinante dal tuo colore di pelle, da quelle espressioni facciali e anche da quei vivaci versi di piacere. Accarezzasti per tutto il tempo il mio corpo e le nostre labbra si unirono per quasi tutto l'amplesso. Le mie pareti strinsero il tuo membro una volta raggiunto l'orgasmo ed una volta anche tu sprigionasti il tuo seme dentro di me sentisti finalmente il battito cardiaco appagarsi. Ricordo che mi trasportasti in dormiveglia in braccio fino al tuo letto e che subito dopo mi copristi col lenzuolo. Passammo la notte abbracciati e a scambiarci altre effusioni amorose- come se la stanchezza non potesse raggiungerci. E fu il mattino seguente che ricevetti un'altra conferma ai miei sospetti- tu eri rimasto lì con la tua innocenza e il tuo affascinante viso da ragazzo vissuto e consumato dalla vita stessa. 
<< buongiorno >> mugolasti non appena aprii gli occhi, attorcigliando il tuo braccio al mio collo. << È una bella giornata, vero? >> poi il sorriso più bello che potessi mai dedicarmi.

   
 
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