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Autore: blackthornssnaps    25/08/2018    1 recensioni
DAL TESTO:
«Non ci penso neanche a farti usare la mia macchina.» [...]
«Non mi interessa se per la legge puoi guidare senza problemi, Jo, la mia macchina non la usi.» [...]
Cameron aveva sempre odiato gli stereotipi, ma era presto arrivato a capire cosa volessero dire tutti quegli stupidi modi di dire sugli uomini e la loro fissa per calcio e motori. Per quanto la cosa fosse irritante, scoprì che avevano ragione.
Forse non tutti, ma buona parte di sicuro.
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A tutte le ragazze almeno una nella vita è capitato questo momento. Se con il padre, con il fratello, con un amico o con il fidanzato non importa, lo stereotipo della donna che non sa guidare o che non è mai brava come la controparte maschile c'è da sempre. Così come l'uomo troppo fissato con la sua macchina per lasciarla a qualcun altro senza prima avere una crisi isterica.
Ma se pensate di sapere come finirà questa volta tra Cameron e la sua ragazza, Juliet... beh, probabilmente vuol dire che proprio non la conoscete.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non ci penso neanche a farti usare la mia macchina.»
Non si era scomposto di un millimetro per pronunciare quelle parole. Diretto e conciso.
Non che Juliet si fosse davvero aspettata una risposta diversa quando aveva deciso di chiederglielo, ma, come si usa dire, “tentar non nuoce”.
Non sapeva nemmeno che cosa le fosse preso, in realtà. 
Guidare era già una pessima idea di per sé, ma guidare la macchina del suo ragazzo con lui al suo fianco? Assolutamente da pazzi.
Evidentemente anche Cameron sembrava pensarla così, perché l’occhiataccia che le aveva rivolto quando lei aveva casualmente proposto la cosa, sarebbe stata in grado di esprimere bene il concettopure se non avesse parlato subito dopo.
E questo già avrebbe dovuto essere sufficiente per lei da capire che chiudere la questione sul nascere sarebbe stata la mossa più saggia da fare. 
Solo che non era mai stata particolarmente brava a “lasciar perdere”.
«Perché no? Guarda che non mi hanno dato la patente solo perché sono simpatica» continuò lei con una smorfia. 
Era decisa a non accettare un “no” come risposta.
«Non mi interessa se per la legge puoi guidare senza problemi, Jo, la mia macchina non la usi» ribatté Cameron allora, senza il minimo cenno di esitazione e insolitamente fermo nella sua decisione.
Questo sì che è strano.
Ha sempre ceduto facilmente sulle cose che gli venivano chieste, specialmente quando era lei a farlo, senza che ci fosse davvero bisogno di pregarlo troppo. 
Stavolta sembrava diverso, invece, più deciso, quasi fosse una questione di vita o di morte.
E senza saper dire esattamente come, stavolta Juliet sapeva che non sarebbe stato facile fargli cambiare idea.
Sbuffò.
«Che noia che sei, però» commentò, alzando gli occhi al cielo.
Era una cosa ridicola, non gli avrebbe certo distrutto la macchina per una volta che aveva deciso di volerla usare. Tutta quest’ansia che si portava dietro – e che stava iniziando a trasmettere pure a lei – era insensata.
E questo era un problema perché, al contrario di lui, Juliet era estremamente testarda.
Probabilmente avrebbe anche lasciato perdere se Cameron non si fosse agitato così tanto per la sua richiesta. 
Stava bene a fare la passeggera, si sentiva più a suo agio, specialmente quando alla guida c’era lui, non aveva motivo di smettere di punto in bianco.
Il problema, però, era che Cameron invece si era agitato, impuntandosi per non cederle il posto, e questo la stava facendo innervosire. 
Sembrava quasi che lui la stesse sfidando, come per testare qualcosa – anche se non avrebbe saputo dire cosa – e non avrebbe rinunciato senza lottare.
Non ancora.
Decise di provocarlo un po’, tanto per vedere quanto avrebbe resistito. Era convinta di poterlo convincere, doveva solo trovare il modo.
«Comunque, tuo fratello me l’ha fatta usare la sua macchina, una volta. L’ho perfino riaccompagnato fino a casa. E non si è mai lamentato, a differenza tua.»
Si sarebbe pure sentita in colpa per questa affermazione, – riconosceva di aver un po’ esagerato, sapeva bene quanto i paragoni e le aspettative verso il fratello maggiore lo facessero sentire a disagio – ma la faccia scandalizzata che Cameron fece in risposta riuscì a farle dimenticare ogni cosa – era davveroimpagabile – e Juliet dovette sforzarsi per trattenere una risata, nonostante tutto.
 
***
 
Ha fatto che cosa?!
Non riusciva a capire per cosa fosse più sconvolto: se per averle lasciato guidare una macchina senza esperienza, a New York per giunta, o se fosse per non avergli mai detto niente.
Avrebbe proprio dovuto farci una bella chiacchierata con il suo presunto fratello maturo e responsabile perché stava iniziando a dubitare della sua capacità di giudizio. 
E probabilmente pure di quella degli altri, visto come stavano le cose.
«Io non ci posso credere… non può averlo fatto davvero.» Era una riflessione più verso se stesso che verso Juliet, ma si rese conto troppo tardi di aver parlato ad alta voce. 
«Beh, credici o no, però lo ha fatto. Per cui non li vedo tutti questi problemi che ti stai facendo tu nel lasciarmi la tua auto, per una volta.»
Certo, la faceva facile lei. Non capiva cosa significasse per lui lasciarla nelle sue mani, lo sforzo che avrebbe dovuto fare per riuscirci.
Cameron aveva sempre odiato gli stereotipi, ma era presto arrivato a capire cosa volessero dire tutti quegli stupidi modi di dire sugli uomini e la loro fissa per calcio e motori. Per quanto la cosa fosse irritante, scoprì che avevano ragione.
Forse non tutti, ma buona parte di sicuro.
Insomma non è che non si fidasse di lei… Semplicemente non si fidava a far guidare a qualcun altro la sua macchina in generale. 
Nel frattempo Juliet era rimasta a guardarlo, probabilmente in attesa di una sua reazione.
Se ne stava lì con le braccia incrociate, il mento alzato e uno sguardo di sfida. 
Dai – dicevano i suoi occhi – trova qualcosa da ribattere, sto aspettando. Voglio vedere che cosa farai ora.
Juliet era testarda, incredibilmente anche, lo sapeva, ma non poteva permettersi di lasciarla vincere ogni volta. Doveva prendere anche lui una posizione ogni tanto.
La sua ragazza ancora non sapeva di che cosa sarebbe stato capace.
«Stammi a sentire: No, Jo, okay? No. Non se ne parla. Solo perché lui è un idiota non vuol dire che lo sia anche io» le aveva appoggiato le mani sulle spalle mentre parlava, guardandola negli occhi con una serietà che pensava di non aver mai ostentato in sua presenza. 
Si rese conto un attimo dopo di essersi avvicinato, quando lei distolse velocemente lo sguardo e lui sentì il suo respiro sul viso. Durò un secondo, poi lei tornò a guardarlo, aprendo la bocca per rispondergli, ma lui non le diede il tempo di farlo.
Sapeva che avrebbe ceduto se glielo avesse permesso. Era già difficile mantenere il contatto visivo e non sporgersi per baciarla, non poteva lasciarla parlare e convincerlo.
Non guardarle le labbra, Cameron, per l’amor del cielo non farlo.
La macchina, pensa alla macchina.
Con questo pensiero si riscosse. 
«La discussione è finita, non voglio sentire altro. Sali in macchina, Juliet, ma guido io.»
Contro ogni aspettativa, Juliet rimase in silenzio. Nessuno dei due, però, accennò a muoversi, iniziando nuovamente una mezza guerra di sguardi.
Era evidente come Juliet rifiutasse di lasciar cadere l’argomento, destinata ad ottenere il suo permesso di mettersi al volante, ma Cameron non aveva intenzione di mollare la presa.
Alla fine la ragazza rinunciò sbuffando, non c’era modo di farlo cedere e non aveva voglia di iniziare una vera e propria litigata.
Alzò le mani in segno di resa e si allontanò da lui, rompendo la posizione per sorpassarlo e andare verso il lato del passeggero.
Cameron la osservò in silenzio per qualche istante, non riuscendo a capire cosa lo turbasse.
Aveva ottenuto quello che voleva, no? Eppure c’era qualcosa che non gli tornava, una domanda specifica che non voleva azzardarsi a chiedere, ma che lo stava logorava dentro. 
La curiosità prese il sopravvento, allora, e non resistette più. 
Affrettò il passo raggiungendo la sua ragazza e fermandola prima che potesse aprire la portiera.
«Senti, ma si può sapere come accidenti ti è venuta quest’idea? Tu detesti guidare!» 
«Beh sì… è vero, ma con questo, scusa? Non posso semplicemente aver cambiato idea per una volta?» l’aveva detto con un tono così sulla difensiva che Cameron restò senza parole a fissarla confuso. 
Juliet sospirò, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Ascolta, non è che odio guidare, semplicemente non mi piace farlo. Quando posso di solito evito e questa cosa non è cambiata. È solo che oggi ne ho voglia, okay? Meglio sfruttare le poche occasioni in cui succede.» 
Alzò le spalle con nonchalance, come se tutto questo fosse normale. Cameron continuò a guardarla senza fiatare, non sapendo bene cosa dire.
«Quindi… il tuo silenzio significa che mi lascerai guidare la tua macchina?»
Lo guardò speranzosa.
«Assolutamente no.»
 
***
 
Alla fine fu Juliet ad avere la meglio, naturalmente.
Guidò dritta fino a casa, senza troppi problemi, sapendo comunque come gestire, ed evitare, il traffico fitto di quell’ora. 
Cameron sedeva al suo fianco con un’espressione indecifrabile.
Non aveva detto una parola da quando era salito in auto e aveva passato tutto il tempo guardando la strada, senza battere ciglio.
Juliet non sapeva se essere felice o preoccupata della cosa.
Si era aspettata un viaggio pieno di discussioni sulla tenuta della macchina o sul suo stile di guida, che sospettava lui non avrebbe apprezzato, data la sua inesperienza, invece niente.
Iniziò a farsi prendere dal panico. Magari lo aveva pressato troppo prima per convincerlo a lasciarla guidare e ora lui si era infuriato. Era possibile, in fondo.
 
Quando alla fine arrivarono, parcheggiò e scese velocemente dal veicolo, senza nemmeno voltarsi.
Aveva bisogno di aria per affrontare Cameron, non poteva farlo chiusa in macchina con lui.
Chiuse la portiera e ci si appoggiò contro, giocherellando con le chiavi e aspettando che lui la raggiungesse, senza però guardarlo.
Codarda.
Dopo un momento, lui lo fece.
Si avvicinò a lei piano, con in faccia un’espressione ancora più strana di quella di prima, che fece salire l’ansia di Juliet alle stelle.
Ecco, ora si arrabbierà davvero, pensò.
Invece lui, nuovamente, la sorprese.
«Sei brava, lo sai?»
Un attimo, che cosa?
Juliet era rimasta a corto di parole. Questa proprio non se l’aspettava, non era certa di aver capito.
Probabilmente lo stupore le si era dipinto in volto perché Cameron ridacchiò e continuò a parlare.
«Dico sul serio, pensavo che avrei dovuto avere paura a lasciarti guidare, mi ero preparato a questo, ma sei davvero brava, invece.»
Anche lui era sorpreso delle sue parole, si vedeva, però c’era anche qualcos’altro nella sua voce. Come se, in fondo, fosse anche orgoglioso di lei.
Si passò una mano tra i capelli.
«Ti serve comunque un po’ di pratica, naturalmente, dato che non guidi mai. Eppure devo dirlo, davvero Julie, sei brava.»
«Questo credo tu l’abbia già detto» borbottò lei. Continuare a ripeterlo la stava mettendo a disagio.
«Sì, è vero. Però ora la domanda sorge spontanea, Jo: allora perché non lo fai?»
Non sembrava arrabbiato, quanto piuttosto dispiaciuto. La stava guardando con un’intensità tale da farla sentire in soggezione.
Juliet scrollò le spalle.
«Come ho detto prima, non mi piace. Insomma, non è una cosa con cui mi sento del tutto a mio agio. Va bene ogni tanto, ma… preferisco evitare.»
Cameron la guardò alzando un sopracciglio, chiaramente in disaccordo, ma non aprì bocca sull’argomento. Probabilmente intuì che sarebbe stata una discussione inutile che non avrebbe portato da nessuna parte, se non forse ad una litigata.
«Continuo a pensare che dovresti farlo più spesso, comunque» disse infine. «è un peccato, insomma sei–» non gli fece finire la frase.
«Sì, sì, ho capito. Sono brava. Lo hai già detto.» 
Juliet alzò gli occhi al cielo, stava diventando ripetitivo.
«Lo penso davvero.»
La sincerità nella sua voce le scaldò il cuore.
Poi però sorrise, in modo molto malefico, rendendosi conto delle implicazioni della sua affermazione.
Cambiò posizione, ora più spavalda e rilassata, continuando imperterrita a giocare con le chiavi, che ancora non gli aveva restituito.
«Mmh, okay. Quindi questo vuol dire che mi farai usare la tua macchina più spesso?»
L’espressione di Cameron si trasformò in meno di un secondo.
 
***
 
Ah ecco, ora la riconosco.
Nonostante sapesse perfettamente quante insicurezze Juliet nascondesse dietro la sua aria da dura, non si era ancora abituato a vederla così indifesa, nonostante tutti gli anni passati insieme.
Il fatto, poi, che la sua ansia da prestazione la stesse divorando viva davanti ai suoi occhi e non desse segno di voler sparire lo stava seriamente preoccupando.
Il ghigno che le si era appena stampato in faccia, però, lo tranquillizzò.
Questa era la sua principessa, quella che si approfittava di ogni situazione possibile per prenderlo in giro e metterlo alle strette, come in quel momento.
Cercò di mantenere un’aria indignata, ma non ci riuscì a lungo. In fondo questi battibecchi tra di loro erano parte del motivo per cui l’amava.
Scoppiò a ridere.
«Bel tentativo, ma la risposta è sempre no.»
Juliet sbuffò.
Lui rise di nuovo, sporgendosi per baciarla finalmente.
Si riprese le chiavi – per sicurezza – mentre lei gli fece passare le dita sullo scollo della maglia, tirando leggermente, per averlo più vicino.
Gli ripeteva sempre di essere troppo alto, lei doveva stare in punta di piedi per baciarlo, ma sapeva che in fondo lo adorava.
«Potresti sempre farmi tu da insegnante» tentò il colpo lei, di nuovo.
«Certo, tu procurati una macchina e io ti insegno quello che vuoi.»
Juliet lo guardò male.
Fu il suo turno di sorridere malevolo, questa volta, dandole un ultimo bacio a stampo prima di prenderla per i fianchi, allontanarla dalla macchina e spingerla piano piano verso la porta di casa.
La lasciò andare solo quando Juliet era ormai sulla soglia.
«Ci vediamo, Principessa» le disse, senza smetterla di guardarla, mentre apriva la portiera.
Lei sorrise.
«A domani, stronzo.»
Cameron salì in macchina, l’eco della sua risata risuonò nell’aria anche dopo che se ne fu andato, mentre Juliet si chiudeva la porta di casa alle spalle, sorridendo da sola nell’ombra, con una mano sul cuore.
   
 
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